giovedì 22 novembre 2007

Intervista da DENUNCIA: tutta la verità sui SIDE-ONE!!!


8 ottobre 2007: in occasione della data insieme agli OutlawStars, i Side~One distruggono la loro carriera rilasciando questa intervista: Nikky (vox), Mav (bass) e Tommy (drums).

(GN) Quanti anni di Side~One? E quante volte vi siete pentiti in questi anni?
(N): Inizio ufficiale nel 2000, quando entra Mav in formazione. Primo album ufficiale nel 2003, “Whiskey for Rock”, una cosa orrenda a livello discografico, fatto in cantina ma pagato l’ira di Dio. Però esce nel periodo del “boom” della scena Nord-Est e va benissimo. Del 2004 il singolo “Sexy Telephone” (anche qui buon risultato a livello di vendite), ultimo lavoro col chitarrista Ace: le cose cominciano a girare meglio e quindi Ace se ne va per divergenze musicali. Ci eravamo rotti di suonare glam-punk, volevano fare roba più dura e arriva Andy alla chitarra. Da lì decidiamo cosa vogliamo fare e nel 2007 facciamo uscire “The Contraddiction Age”, il primo 3-pezzi con Andy. Poco pubblicizzato per scelta nostra, visto che all’epoca eravamo contenti ma non convintissimi. Recentemente abbiamo con noi anche Switch alla seconda chitarra e finalmente abbiamo preso una direzione musicale precisa.
(M): Per quanto riguarda il pentimento, da sette anni mi pento due volte al giorno minimo.

(GN) E adesso?
(N): Adesso entriamo in studio per il full-lenght. Poi cerchiamo un’etichetta, la solita trafila che fanno tutti. Non puntiamo a fare soldi, chiaro, anche se il desiderio recondito c’è.
(M): Se parti pensando di far soldi hai perso in partenza. Se poi capita…

(GN) Qualche anno fa c’era la Nord-Est Rock’n’Roll Family. Personalmente l’ho sempre vista come una scena di musicisti che andavano ai concerti di altri musicisti. Secondo voi, cos’era e cosa ne è rimasto?
(N): La Nord-Est Rock’n’Roll Family era nata con i migliori intenti. Nel 2000 c’è stato il boom della band scandinave (Backyard Babies, ecc.), allora abbiamo tutti mollato l’aratro e abbiamo detto: “Perché non facciamo anche noi qualcosa?”. Si era partiti bene, erano gruppi che volevano collaborare tra loro, ma in Italia una situazione del genere non dura, se possiamo ci inculiamo la mollica di pane a vicenda. La Nord-Est è andata a puttane per colpa delle stesse band, noi inclusi. Con 5 locali che ti fanno suonare e magari ti danno pure qualche soldo, le band cominciano a parlarsi alle spalle per non farci suonare “la concorrenza”, che poi erano le stesse band della Nord-Est! Se la cosa è andata in vacca, la colpa è della stessa scena. Qui si pontifica sulla fratellanza del Rock e poi ci si frega a vicenda.
(T): Alla fine non si era più compatti, non ci si divertiva, non si era neppure più amici. Se io portavo più persone di altri, esigevo di essere headliner. Se io ero in giro da due mesi prima di te, allora meritavo di suonare per ultimo. E avanti così… Certo, succede anche tra gente che conta molto più di noi, ma non è una scusa, perché almeno ci fossi contesi soldi veri…
(N): E ancora… prime recensione all’epoca, il nome delle band gira, la gente comincia a cagarti… e subito cominci a sentirti Dio. E quanti ne abbiamo visti che hanno fatto questo percorso.

(GN) A livello discografico vi ricordate qualcosa di positivo prodotto dalla Nord-Est?
(N): Bello “The Damage” dei Crackhouse, anche se a mio parere registrato di merda. Bella canzoni, registrazione terribile. C’era anche il disco fantasma dei Bastet, di cui tutti hanno parlato bene ma è girata solo una traccia: pareva bello, ma è finita lì. Grandi i Rival Skulls, che non erano della Nord-Est perché punkeggiavano ma che nel 2003 hanno fatto “The Death Masks”, spettacolare.
(M): I Rival Skulls si sono fatti veramente il culo e hanno meritato quello che hanno ottenuto. Sono riusciti a girare l’Europa, cosa che ai gruppi della Nord-Est non è mai riuscita…
(N): Per il resto, poca roba. I Loving Dolls han fatto un demo registrato a casa del bassista, suoni di merda anche lì e alla fine sono spariti. I Baby Ruth sono usciti con l’album troppo tardi. Anche i Pink Lizard hanno prodotto un 5-pezzi ma l’ho ascoltato poco, troppo hair metal per i miei gusti.
(T): Ricordo anche gli Al Capone Ride, che non c’entrano niente con la scena e sono una band pazzesca. Incredibili. E personaggi ottimi.

(GN) Voi semi-lagunari da Mestre come vi inserivate in una scena che ruotava attorno a Padova?

(N): Noi eravamo penalizzati. Padova era Los Angeles, noi eravamo i contadini da fuori e questo ci ha fregato tanto. Abbiamo suonato molto meno rispetto ai gruppi della zona.
(M): Inoltre per lo più si suonava a Padova, quindi i gruppi locali potevano portare molto più pubblico rispetto a noi. La gente da Mestre non andava fino a là. Aggiungi che oggi a Mestre non c’è proprio nulla, a livello di band e di locali. All’epoca suonammo al Pop Art e al Fisherman, una data con Adam Bomb e una di promozione per il singolo. Basta.
(T): Continuo a ripeterlo: ci sono seri problemi di gestione dei locali. In Italia c’è paura dell’investimento, non ci sono soldi e siamo tutti teste di cazzo. Questo è quanto.
(N): Una volta era il musicista che forniva un servizio al locale e veniva pagato per questo, oggi è il locale che ti fa il “favore” di farti suonare. Niente consumazione, niente soldi, nemmeno la birra gratis. E se non porti gente, lo stronzo sei tu.

(GN) Restiamo sulla questione “Nord-Est”. come sono arrivati quattro agricoltori veneti a credere di essere in California?
(M): Parlando per noi (e preciso che comunque sono camionista e non contadino), il punto di partenza è stata la fantasia, il desiderio di fare qualcosa di diverso per potersi esprimere.
(N): In un certo senso, soprattutto all’inizio, era molto divertente e pittoresca. Se fosse rimasta così… i problemi sono arrivati quando la gente ha cominciato a vedersi già in copertina di “Rolling Stone”.
(T): Era una carnevalata, ma si era partiti anche col desiderio di provare a emergere. Quando però è rimasto solo quello, la cosa è finita.

(GN) Oggi una scena vera e propria non esiste. Come giudicate questa situazione?
(N): Forse è anche meglio, perché c’è più sincerità. Insomma, se si suona insieme ad altre band oggi non è per convenienza ma per amicizia, i calcoli li lasciamo fuori. Oggi la gente viene a vederti per quello che suoni, non perché si pensa di essere a Los Angeles. Meno clamore, certo, ma meglio adesso.
(T): Forse adesso facciamo date più azzeccate. Date del cazzo a suo tempo ce ne sono state una valanga. 200mila show al Country Star o al Magic Bus, una settimana sì e l’altra anche. Si finiva a suonare per il fonico e per il padrone del locale. E ancora tra gruppi si faceva a botte per chi doveva suonare prima…

(GN) Però in Italia i gruppi stranieri “di genere” hanno trovato un’ottima accoglienza. Hardcore Superstar, Gemini 5, i vecchi come L.A. Guns, ecc. ?
(M): Buona accoglienza, certo, e da quel momento hanno cominciato a venire giù ogni anno. Ad un certo punto hanno anche stufato.
(N): Secondo me le band più vecchiotte hanno capito che qui in Italia ci beviamo tutto. Anche se non suonavano più negli stadi come negli anni ’80, qui c’era tanta voglia di vederli e quindi ne hanno approfittato. È uno dei fattori che ha minato la scena: la presenza di band senza più niente da dire e che però riempivano i locali a discapito di gruppi italiani più giovani che proponevano anche roba valida. Noi abbiamo lavorato con gli L.A. Guns alla prima data in Italia dopo tanti anni, ma chi erano? Degli storici c’erano Phil Lewis e Steve Riley, alle chitarre avevano Keri Kelly e Brent Muscat (Faster Pussycat) e al basso ignominioso Adam Hamilton. Una band che tira avanti solo sul nome, come i Misfits.
(M): C’era anche un festival a Verona con Pretty Boy Floyd, Enuff ‘z Nuff e Bang Tango. La band era la stessa, cambiavano solo i due cantanti. Ti pare una cosa seria? Oppure la data con Bang Tango, Kristy Majors e qualcun altro: stessa storia.

(GN) Quel rock anni ‘80 sembra aver detto la sua. E quello odierno?
(N): In primo luogo, evitiamo la bestemmia che il rock è morto. Il problema in Italia è che siamo esterofili. Abbiamo band veramente bravissime e andiamo dietro ad americani e inglesi perché pensiamo che possano fare meglio di noi.

(GN) Un paio di anni fa vi lamentavate che gli italiani andavano a vedere i “vecchi” e se ne fregavano di supportare le nostre band. Però da poco avete fatto da supporto proprio ai rimasugli degli Skid Row…
(N): Intanto, grandissima soddisfazione perché apri per una band con cui sei cresciuto. E poi è l’unico modo che hai per farti vedere da tantissima gente. Un festival col meglio della scena italiana non potrà mai avere tanta gente quanta quella venuta per gli Skid Row. Se poi vuoi sapere quanta gente che si è mossa per gli Skid Row ha apprezzato anche noi, allora ti dico: Spero tutti!
(M): Anzi, è stata la prima volta che ho visto la gente così partecipe dei nostri pezzi. Certo, non era solo merito nostro: il pubblico era là per divertirsi, non si sono fatti problemi a fare casino anche con noi e quindi ben vengano esperienze da supporto come queste.
(N): Che poi gli Skid Row originali fossero solo due, alla gente fregava poco. Sono bravi, non fanno figure di merda tipo Phil Lewis che non ci arriva più.

(GN) E questi Skid Row come si sono comportati con voi?
(N): La cosa è iniziata male. Come capita spesso, la band di supporto per contratto non può entrare nel camerino. Quindi ci siamo trovati a cambiarci in mutande davanti al pubblico. Però abbiamo suonato bene, gli siamo piaciuti e quindi ci hanno lasciato via libera. E dopo il concerto si sono rivelati persone ottime, anzi, non ci lasciavano più stare!

(GN) Invece, personaggi pessimi che avete incontrato?
(M, T e N): Phil Lewis! Una testa di cazzo! Keri Kelly, un esaltato non da poco che è entrato sempre in band in fallimento! Taime Downe ha problemi mentali seri. E anche Blackie Lawless, che tratta i fans come merda e li fa cacciare dal locale dopo lo show perché non vuole essere disturbato.
Invece Tracii Guns è un grande personaggio, lo abbiamo riportato in albergo a Venezia in Panda ed era tranquillissimo, anzi ci ha offerto pure le sigarette. E ha pubblicamente sputtanato Lawless dicendo che è una testa di cazzo e che a Los Angeles non se lo caga nessuno.
(T): C’è chi esce dagli anni ’80 e chi ci resta. Finché reciti un personaggio va bene, ma non puoi mancare di rispetto al tuo pubblico.
(N): Questi sono quello che sono grazie a noi, grazie alla nostra mamma che ha fatto la puttana per comprarci i dischi. Quindi essere gentile non ti costa niente.

(GN) Adesso come adesso, che cosa vi piace ascoltare?
(M): Sicuramente non i Side~One! Sono fanatico dei Backyard Babies e comunque sono un po’ più punkettone dei miei colleghi, che per questo mi puniscono puntualmente.
(T): Manà, Rage e Pantera. I primi perché ho una vena molto latin-rock, da piccolo ballavo con le maracas e le nacchere. I Rage per la batteria, sono allucinanti. Pantera perché sono pugni in faccia.
(N): Motley Crue perché ci sono cresciuto, ma anche Pantera e Social Distorsion.

(GN) E con chi di questi vorresti fare a botte?
(N): Social Distortion, sicuramente. Ma ne prendo tante. Io VOGLIO che mi ammazzino di botte!

(GN) Prossimi passi?
(N, M e T): Suoniamo a Suonica. Fare i concorsi sta sul cazzo perché fai tre pezzi e subito ti devi levare dalle balle, ma Suonica è il migliore tra i concorsi di questo genere. Non come Emergenza, dove le band sono trattate di merda. Dopo Suonica ci fermiamo un po’ per integrare Switch e fare finalmente un album serio, senza fare le cose di corsa come in passato.

(GN) Lacrime: di cosa ti penti o ti vergogni (esclusi i Side~One)?
(M): Di aver trovato il lavoro che ho, di aver comprato il basso… forse di essere ancora un po’ troppo ragazzino…
(N): Mi pento di aver fatto il cretino per imitare i miei miti, anche nel senso drammatico della cosa. Poi ti ritrovi senza niente in mano, senza un lavoro, senza un soldo, senza un diploma/laurea, ma non sei nemmeno diventato una rockstar. Per fortuna si può riuscire a fare la rockstar part-time e nel resto del tempo si investe nel futuro.
(T): Io non mi pento di niente, forse avrei potuto fare tante cose meglio in ambito musicale…

(GN) Chiusura?
(N): Faccio il serio. Se vuoi fare Rock fallo, magari ti capita anche di scopare, ma non mandare tutto a puttane con droga o robaccia del genere. Questo è la prima cosa che mi viene in mente. Fai rock per divertirti, fallo per te e non fotterti il cervello per imitare i tuoi idoli.

lunedì 5 novembre 2007

Minestrone

Qualche idea sparsa, tanto per riprendere qualche discorso...
  1. Appena sostenuto un esame scritto all'Università. Una farsa. Un centinaio di persone strette come polli, nessun controllo da parte dei docenti (che se ne sono andati al bar, poche storie!!!). Scopiazzature indegne stile "prima liceo", c'era chi durante l'esame ha letteralmente trascritto da libri e quaderni. Lo so che l'occasione fa l'uomo ladro, ma non siamo alle superiori dove la sopravvivenza è il parametro a cui adeguarsi. Qui si tratta di un esame fondamentale che deve essere la base su cui costruirsi una cultura nella materia. Se le premesse sono queste, che vada a quel paese anche questa Università. Come posso prendere sul serio una facoltà che non ti prepara minimamente nelle materie fondamentali?
  2. Al Rock io ci credo, mi diverte e mi fa passare splendide serate. Se c'è da fare 300 km per andare a vedere una band che vale, e il giorno dopo si lavora, si fa. Dormirò quando sarò morto, diceva Bon Jovi nell'ultimo album decente che ha scritto ("Keep the Faith", era il '92 e lo ascoltavo di nascosto perchè i Metallari dovevano odiare Bon Jovi). Mi sarà sempre difficile adeguarmi all'andazzo "spriz in centro-cena fuori-discoteca". Vuoi mettere "viaggio in macchina con musica a palla-show incendiario- sosta all'alba in autogrill"? Ogni volta che vado a un concerto so che porto un mattone per erigere la Grande Cattedrale del Rock.
  3. Il Rugby è il più grande sport del mondo. Perfino una partita del tristissimo campionato italiano, sempre più involuto tecnicamente e ricco di stranieri di terza categoria, mi esalta più di una partita di Champions League o di NBA.
  4. Mea Culpa... i KISS degli anni '80 hanno saputo scrivere album spettacolari. Riascoltavo l'altro giorno "Crazy Nights". Gente! E' un capolavoro del genere! Hard Rock anthemico con ritornelli da polmoni extralarge. E tanta, tanta melodia di quella bella, genuina, che ti fa sognare l'America e ti vende un sogno che non esiste. In questo Novembre curioso, che sembra piuttosto un brutto Settembre, questi Kiss ci vogliono...
  5. Lo scopriamo adesso che l'immigrazione incontrollata ha portato in Italia anche un'orda di delinquenti? Doveva arrivare Veltroni ad illuminarci?
  6. Andrò controcorrente, ma la filosofia di S. Agostino e Tommaso d'Aquino resta un monumento affascinante. Per il sottoscritto le loro opere sono come il Vallo di Adriano, oltre c'è solo barbarie. Elitario, classista, prepotente, ecco la mia descrizione attuale: ma attenzione, mai superficiale.
  7. Ero in palestra col lettore mp3 e guardandomi intorno mi sono detto: "Ecco perchè qui dentro parlo con 3 persone in tutto... gli altri non sanno nemmeno cosa siano Alaska (Shadow Gallery) o Someone Else (Queensryche)!". D'ora in poi farò l'esame "Alaska" ai miei interlocutori.
  8. "Someone Else?" (dei Queensryche, dall'album "Promised Land", 1994) è una delle più belle canzoni per piano e voce che siano mai state scritte. Poche storie. Musica, testo, interpretazione vocale... c'è tutto! Ma non è una canzone per tutti. Anzi, se piacesse alla massa mi preoccuperei, l'arte non è per tutti. Elitarismo, appunto...