martedì 30 luglio 2019

Esami di Stato 2019 - parte 2: vessazioni, riunioni ed emanatismo neoplatonico

ESAMI DI STATO 2019 – parte 2


Breve, dolorosa introduzione autobiografica.
Inizio 2019, il Ministero decide che le mie materie non saranno state gestite da commissari esterni all'Esame di Stato. In altre parole, anche quest'anno sarò commissario interno. Disdico i due mesi di ferie a Las Vegas e mi rassegno a gestire la classe Quinta di cui sono coordinatore. La Dirigenza della mia scuola, in una riunione segreta stile Patto di Londra, mi chiede se sarei disposto a seguire anche l'altra Quinta come commissario interno.
Ecco le scenario che si profila:
doppie riunioni, doppie correzioni di compiti, almeno tre settimane di lavoro (domeniche escluse), interazioni sociali con sconosciuti, 12 giorni di orali con collegamenti interdisciplinari allucinati, paga da raccolta pomodori in Marocco.
Risposta: “No”.
Dirigenza: “La ringraziamo per aver risposto Sì, apprezziamo la professionalità e lo spirito di sacrifico. Sempre e comunque per i ragazzi”.
Replica: “No!”.
Dirigenza: “Buon lavoro!” (scappando dall'ufficio per una finto allarme antincendio preventivamente concordato col bidello marrano e traditore).

Le Riunioni.

Hegel a volte mi fa incazzare, ma quando è ora di esami di stato e penso alla sua massima “Ciò che è razionale è reale; ciò che è reale è razionale”, vorrei declassarlo da filosofo a omeopata. 
Perché anche le riunioni delle commissioni sono reali e quindi, stando a Hegel, sono razionali.
Ma le riunioni sono l'abisso dell'irrazionale.
E sono il male.
Certo, gestite da una commissione agile, slanciata, dinamica, pragmatica, esse possono rappresentare un male minore (quindi semplice perdita di tempo). Sporadicamente, si precipita nell'inquietudine kafkiana.
Essenzialmente, è una questione di fortuna. Che per Machiavelli governa la metà delle umane vicende, ma scriveva in un'epoca in cui la scuola era per pochi.
Come ho già scritto in passato, il Presidente detta i tempi, ma, di fronte a palesi casi di squilibrio mentale, edonismo sfrenato, logorrea acuta e culto della personalità, nemmeno il Presidente può nulla (a meno che la prossima Riforma non permetta l'uso della corte marziale).

INTERMEZZO, 
o meglio, LEZIONE DI UMILTA'
In effetti l'umanità è vasta, varia e strana, la gente anormale esiste e a volte (a volte) insegna a scuola. Il che non significa che i docenti siano tutti malati di mete. Prima dunque che vi lanciate in accuse verso i vostri prof che osavano interrogarvi, darvi compiti per casa e bocciarvi, vi deluderò usando una versione irritante del “rasoio di Occam”: la soluzione più semplice è spesso la più probabile.
POSTE LE DUE PREMESSE 
  • i prof squilibrati sono una minoranza
  • tu hai sofferto a causa di un prof
COSA E' PIU' PROBABILE?
  1. Che tu abbia effettivamente avuto uno dei pochissimi docenti da manicomio
  2. Che tu sia stato un fannullone che accusa i prof normali di essere psicopatici
Il rasoio di Occam, povero te, dice 2.
A te piace pensare 1, forse nel tuo caso specifico è anche vero, ma nella grande maggioranza dei casi è 2.
E le eccezioni sono, per l'appunto, rare

Qualche commissario nominati non si presenta, perché si è scatenata un'epidemia di unghie incarnite da ricovero immediato in Costa Azzurra. In tal caso il Ministero invia qualche sventurato precettato all'ultimo, perché in Italia amiamo vivere in emergenza e risolvere creativamente i problemi che scateniamo e portiamo all'estremo.
Accade pure che si presentino commissari in più, di solito a causa di errori nel sistema delle convocazioni o per imperscrutabili misteri della fede. Questa povera gente viene congedata durante la prima riunione, tuttavia dal Provveditorato (entità che emana dal Ministero come il mondo emana dalla sovrabbondanza di perfezione che caratterizza l'Uno) amano precisare loro di non prendersi impegni, perché l'epidemia di doppie punte imperversa e c'è bisogno di supplenti.

La Riunione delle BUSTE.
Come spesso accade nel mondo della scuola, le richieste del Ministero rappresentano l'Ideale, a cui tuttavia corrisponde poi un mesto adattamento alla realtà dei fatti, il Reale. Questo rapporto tra Ideale e Reale è dibattuto da secoli in ambito religioso e filosofico, ma alla fine il Ministero ha risolto la questione sancendone la coincidenza proprio nell'ambito delle BUSTE. Socrate, Bruno, Galilei ai rispettivi processi avrebbero potuto dire “BUSTE” e avrebbero avuto piena assoluzione. Ma, appunto, all'epoca non c'era il Ministero a rischiarare le tenebre dell'ignoranza.
I docenti devono quindi preparare tot buste, contenenti materiali che gli studenti possano riconoscere e su cui possano costruire un colloquio interdisciplinare. 
Analizziamo le parole chiave, nell'ingrato tentativo di razionalizzare l'irrazionale:
MATERIALI. Testi, citazioni, immagini, mappe, grafici, problemi (e tu, lettore, non sai quanti...). Come già detto, devono essere noti non noti ma nemmeno ignoti. E come si fa? Non si fa, ecco. 
I commissari esterni leggono i programmi delle loro materie ed estrapolano materiale che i titolari della disciplina hanno “fatto, ma non proprio fatto, piuttosto toccato di striscio, ma non troppo di striscio, anche in maniera approfondita, ma senza essere esaurienti”.
I commissari interni si rileggono il loro programma e, se ci capiscono qualcosa, buttano dentro ciò che hanno fatto (senza troppe remore sul noto non noto ma nemmeno ignoto).
Le buste sono quindi pronte e con essere la prova che valuterà le competenze di vendita del prodotto: il prodotto, in questo caso, sono le competenze dello studente, il quale quindi è tenuto a usare le proprie competenze per convincere la commissione di averle. 
Chiaro? No? BUSTE.
COLLEGAMENTI. Nel mondo dell'Ideale, gli studenti sono in grado di esaminare il materiale della busta ed elaborare un discorso lucido, coerente, intrigante e competente intrecciando tutte le discipline presenti in commissione. 
Nel mondo del Reale le discipline presenti in una delle mie commissioni erano Filosofia, Storia, Italiano, Diritto, Scienze della Terra, Matematica, Fisica, Inglese. Provateci. 
Provate a estrarre dalla busta un testo sulla Deriva dei continenti. 
Avanti, abitanti del Mondo Reale. 
Che il Ministero dice che anche un diciottenne ce la fa senza problemi all'Esame di Stato.
INTERVENTI DEI DOCENTI. Il Ministero dice che i docenti non possono intervenire durante l'esposizione dei ragazzi, perché interrompere la Matura Esposizione delle Competenze è lesa maestà. Del resto già in classe, quando scovi uno studente a copiare, devi perdere tempo ad ascoltare la sua linea di difesa (che solitamente è negare l'evidenza piazzando qualche “Questo lo dice lei!”), quindi perché all'Esame dovremmo interrompere un brillante genietto che sta collegando la Deriva dei continenti a Kant sostenendo che anche Kant viveva su un continente?
Partono poi le trattative col Presidente. Tutti i docenti vogliono in qualche maniera fare domande. Si può? Non si può? Quanti capponi devo donare per il privilegio di porre domande agli esaminandi? La domanda “Cosa farai dopo?” conta come domanda di contenuti?
Le indicazioni del Ministero sono così chiare che ogni commissione si autogestisce e spesso si ritorna alle domande sulle conoscenze. 
Roba incredibile, direbbero i Teletubbies v. prima parte). Perché se già lo studente cita Ungaretti, a te commissario deve bastare e non ti puoi permettere di chiederne biografia oppure (orrore) poetica.
Ma ormai è mezzanotte, dobbiamo andare a dormire 5 ore che domani c'è la prima prova, il Nuovo Tema d'Italiano Riformato.

[SPOILER] Alla fine di questo resoconto i Teletubbies perderanno.

lunedì 22 luglio 2019

Esami di Stato 2019 - parte 1: noto, non noto, ma nemmeno ignoto.

ESAMI DI STATO 2019 – parte 1

L'Antefatto.



Mi immagino la sede del Ministero della Pubblica Istruzione come un incrocio tra la Megaditta fantozziana e i sotterranei del Colosseo.
Lì dentro ogni Ministro di un Nuovo Governo sogna una Riforma che lo renda Immortale e risolva una volta per tutte i Problemi della Scuola Italiana (per ogni maiuscola ci vorrebbero abbastanza incisi da pareggiare la lunghezza del “Capitale”, ma in nome della pigrizia e dell'indolenza essi saranno risparmiati).
A elaborare le varie riforme sono team di esperti che alla fine si rivelano sempre includere i Teletubbies, un ombrellaio e arrotino, qualche pedagogista e un passante.
Riuniti in uno scantinato riscaldato a gas esilarante, gli esperti hanno elaborato quest'anno la Riforma dell'Esame di Stato, che possiamo ridurre a due elementi:
  1. Muori male, Terza Prova!
  2. Buste.

  1. La Terza Prova era accusata di varie nefandezze, in particolare di puntare tutto sulle conoscenze a discapito delle competenze... chi frequenta la scuola dalla parte sbagliata (docenti) sa che gli alfieri della Nuova Scuola hanno ucciso per molto meno. In sostanza, non bisogna valutare se lo studente conosca le cause della Grande Guerra (conoscenza), quanto piuttosto come utilizzi tale informazione (competenza): di solito gli studenti sviluppano queste competenze sparando collegamenti casuali tra Grande Guerra, termostati, derive dei continenti e Kierkegaard. Quindi fuori dalle balle la Terza Prova e spazio alla Nuova Novità Innovativa (punto 2.)
  2. Alla luce di quanto sopra (punto 1) gli esperti, al grido “Competenze = collegamenti interdisciplinari !11!!!1”, risolvono la questione del colloquio con un conciso e brillante “Buste”.

Poi, per mesi, il silenzio. 
La parola “Buste” (maiuscolo, reverenziale) alleggia per i corridoio delle scuole, per le aule docenti, per le presidenze, ma nessuno sa niente. 
E chi meno sa, parla. 
E si scatenano deliri incontrollati. 
3 buste, 5 buste, dentro solo immagini, dentro testi, dentro liste della spesa, le sceglie il presidente, le sceglie lo studente, arrivano coi barconi, le preparano i commissari esterni, le prepara il televoto...
I docenti e gli studenti procedono nell'oscurità, preparandosi per un Esame orale le cui modalità sono secretate come le prove della Terra Cava. Nel frattempo il Ministero tace, al limite risponde telegrafico: “Buste”.
Il popolo della scuola decide che si debba puntare su collegamenti interdisciplinari e molti docenti si impegnano per arricchire le lezioni con connessioni pertinenti, per allenare i ragazzi alla meraviglia del fil rouge che attraversa più discipline e allarga la mente e rende cittadini del mondo e sviluppa le competenze.
Poi, inevitabilmente, nelle interrogazioni saltano fuori Grande Guerra, termostati, derive dei continenti e Kierkegaard... e tu, docente, guardi fuori dalla finestra contemplando i campi di crisantemi.

Intanto passano i mesi, l'autunno cede all'inverno e ai problemi di riscaldamento nelle scuole, poi ci sono le alluvioni primaverili e i viaggi di istruzione, ma nessuno ancora capisce cosa significhi “Buste”. 
A parte orizzontescuola, che sta alle questioni scolastiche come meteo.itsta alla meteorologia. 

Poi, come l'irrompere dell'Essere dal Nulla, arriva il chiarimento del Ministero.
Buste = Buste
In ognuna un materiale a scelta della commissione. Materiale che deve essere non noto agli studenti, ma collegabile alla luce del programma delle singole materie.
Insomma, deve essere noto non noto ma nemmeno ignoto
E stimolare le competenze, acciocché gli studenti possano estrarre dalla Busta un'immagine della Grande Guerra e agilmente collegarvi termostati, derive dei continenti e Kierkegaard. 
Perché il Mondo Globalizzato ha disperato bisogno di giovani competenti che colleghino le scie chimiche con la costruzione delle Piramidi, con Soros e col riscaldamento globale (insomma, pare ci sia una stringente necessità di nuovi David Icke, quello dei rettiliani).

Ma mancano poche settimane alla fine della scuola e diventa necessario organizzare simulazioni di colloquio. Dalle quali emerge che a fare bella figura non sono quelli che trovano i collegamenti più pertinenti, ma quelli che parlano meglio e che vanno avanti senza scrupoli e senza alcuna attenzione per le obiezioni della commissione. E allora diventa chiaro che a trionfare agli orali saranno dei prodigiosi incroci tra Gorgia e Giorgio Mastrota.