lunedì 13 maggio 2013

novellogiampieropensiero/in difesa di...




In fondo, vogliamo solo certezze. Il problema è che non ne abbiamo. Possiamo convincerci fino alla cecità che esse esistano, ma in ultima analisi si tratta solo di autoinganni.

L'Ingannatore quindi non vuole distruggere la realtà oggettiva, qualora mai ce ne sia una: anche se lo facesse, nessuno percepirebbe questo atto. Siamo tutti chiusi nella nostra soggettività, che ci porta a considerare solo ciò che riteniamo arbitrariamente importante (o inutile).

L'Ingannatore distrugge e ricrea le realtà dei singoli soggetti.

In un certo senso la sua è una funzione positiva, perché ci mette di fronte all'assoluta inconsistenza della nostra versione della realtà.

Molte religioni lo considerano un potere negativo, ma si può anche comprendere: le religioni hanno la pretesa dell'oggettività, chiunque la metta in dubbio viene etichettato come “infedele”, “eretico” o appunto “ingannatore”.

A questo punto viene da chiedersi se il nome Ingannatore sia appropriato... personalmente non credo, l'accezione negativa è fuori luogo. Se Egli è colui che induce a cambiare prospettive, a modificare il corso della Storia con la sua azione caotica e imprevedibile, allora Egli non è una forza esterna e negativa, ma l'esistenza stessa, informe e incessante nel suo mutamento. 

Nella misura in cui ci costringe a demolire le nostre convinzioni e a rivedere di continuo la nostra prospettiva, l'Ingannatore ci insegna a vivere. E in un certo senso a ridere della stessa vita che crediamo di aver compreso, almeno finché Egli non incrocia la nostra strada.

Dedicato coloro che, nel loro essere così diversi da me e tra loro, trascinano la realtà un po' dove vogliono.

sabato 11 maggio 2013

In sintesi, aprile... versione politicamente corretta




Ho fatto cose alla rinfusa, magari anche più interessanti, ma chi ci tiene a conoscere le difficoltà didattiche scatenate dall'analfabetismo di ritorno? Ecco qualche spicciolo, piuttosto.

Lordi domina al New Age.
Che il Dio del Metal benedica gruppi così: caciaroni, fumettosi, pirotecnici e sbilenchi. Lordi ha i ritornelli dei party anni '80, ha i costumi horror da zozzone (ma fatti benissimo), diverte sempre e ultimamente è anche raddoppiato il girovita. Non c'è tecnica, non ci sono ideologie, c'è solo lo show. In alternativa, ci si può sempre intristire davanti alla tv. Musica che non ha futuro e non le serve, perché i fans vivono solo nel presente credendo di essere nel passato: Einstein, beccati una pacca sulla spalla.

Bologna.
  • Pantaloni a zampa come se piovesse, ormai credo di essere l'unico in Italia a portarli e quindi nelle bancarelle li tengono solo per me. È la fine, ho fatto scorta e spero che non vengano messi fuorilegge dal nuovo governo.
  • Si mangia da paura, ma questa volta sono rimasto sul panino con la mortadella, preso in una bottega del centro che, solo per l'allestimento, costa più dell'aeroporto di Treviso. Invece pochissimi soldi, panino da buttarsi per terra in piazza e rotolare tra i punkabbestia, digeribilità in circa 6 ore e mi sono pure fregato dei ciccioli.
  • La cadenza dei bolognesi fa spaccare dal ridere, anche quando litigano. Soprattutto se sono dei cinesi con cadenza bolognese e litigano per una questione di inchini non concessi a un anziano durante una cerimonia.
  • Il treno Italo è veloce ed efficiente, come dovrebbero essere tutti i treni. Invece sembra speciale, perché è normale.
  • Un cane osserva annoiato mentre il padrone punkabbestia piscia per strada. A me, che sono un provinciale, sembrava un curioso rovesciamento di ruoli, ma il cane sosteneva che era doveroso tenere d'occhio il proprio accompagnatore.

Gente che corre in Restera.
La Restera, in questa stagione, è puro avanspettacolo. Decine di trevisani, terrorizzati dalla prova costume dopo un inverno di prosecchi e passeggiate in SUV, decidono di “tornare in forma” (come se ci fosse stata un'epoca aurea della loro vita in cui erano in forma e poi il mondo li ha puniti). Corse sbilenche da degenza in ortopedia, sudate da dromedario dopo 300 m, muggiti agonizzanti, sfilate di moda per esibire i completi trendy (e quindi non ci puoi sudare dentro), passeggiate con racchette per sognare la Marmolada. Poi ci sono i professionisti, che corrono in gruppo a velocità da gara chiacchierando serenamente tra loro e vorresti che cadessero in acqua (io che se parlo mentre corro sputo un pezzo di polmone...). Oppure quelli che sono già a regime quando tu inizi, ti superano tre volte, ti schivano alla quarta mentre stai facendo stretching e sono ancora là quando chiudi i balconi per andare a letto. C'è anche chi si siede sulle panchine e legge “L'Essere e il Nulla” di Sartre, perché se ti porti “Harry Potter” magari la gente pensa che sei un poveraccio. E poi ci sono io, che vi guardo tutti.

Spiaggia.
Sgomento quando il 1 maggio ho trovato la spiaggia di Jesolo piena di gente, ma nessuno con tatuaggi. Non ero nemmeno finito in mezzo a una gita dell'ospizio, era tutta gente giovane. Poi mi sono spostato di 20 metri verso la Capannina e sono tornate le sicurezze: tribali, stelline, numeri romani, nomi a caso, farfalline, depilazioni complete e costumi stretch con calzino arrotolato nel pacco. Nella vita qualche certezza deve pur rimanere.
Sono pure finito a prendere in sole in mezzo a un coro di ragazze adolescenti svedesi che intonavano canti popolari scandinavi. E poi ho sognato me stesso che prendevo il sole in mezzo a un coro di ragazze adolescenti svedesi che intonavano canti popolari scandinavi. Poi mi hanno svegliato perché sbavavo.
E al ritorno ho evitato il traffico correndo su un marciapiede, ma rischiando di tamponare due marinai appiedati.