
Onestamente, con questo sole e con questo caldo umidiccio da palude forse sarebbe stato meglio leggere altro, ma sui libri (come sui dischi) seguo l'impulso. Acquisto, accumulo, smaltisco in tempi lunghissimi durate i quali continuo l'acquisto e l'accumulo.
Insomma, Sartre. Che forse porta anche sfiga, visto che proprio lunedì è arrivata la mia dose di disappunto... per fortuna non si tratta di niente di niente di niente di niente confronto ai Grandi Addolorati della Storia, ma devo pur darmi un minimo d'importanza. Dopo cotali esperienze, leggere Sartre potrebbe essere stato essere deleterio, ma è una cosa che nella vita andrebbe fatta.
Cerco “La nausea” in libreria... c'è, l'hanno anche messo in basso così è più doloroso accaparrarselo (se hai 80 anni e problemi alle articolazioni). Tra l'altro i negozi di libri, ad ogni ora, sono pieni di una curiosa ma affollata categoria di persone, quelle che si soffermano sui libri impegnati sperando che gli altri clienti li notino e si creino una buona opinione. Il perché non mi sfugge, ma non posso soffermarmi perché devo dire di Sartre.
Anzi, la storia su Sartre finisce qui. Infatti il libro non lo compro. Volevo prenderlo, però l'istinto (di autoconservazione?) mi ha spinto verso i libri musicali, giusto per vedere se qualche altro irrilevante della scena musicale ha scritto qualcosa di autobiografico e fantasioso. Anche troppi, a dirla tutta. Ma c'è anche il prodotto da acquisto immediato.

Pensare che Lester Bangs, sopraffino critico rock, l'ho conosciuto non attraverso i suoi scritti, ma tramite l'interpretazione che ne fa Philip Seymour Hoffman in quel sogno cinematografico che è “Almost Famous”. Quindi mi sono invaghito in primo luogo del personaggio e solo dopo di ciò che scriveva. E “personaggio” è il termine corretto, lui quello che scrivevo lo viveva. Anche troppo, a giudicare dalla sintassi incredibilmente contorta eppure comprensibile.
Verbi al passato? Beh, Lester è morto nell'82, strafatto di qualche sostanza e con problemi di alcolismo e dipendenza. Non un modello di vita, ma certo un modello di scrittura. Nemmeno un modello di gusti musicali, visto che scriveva tra i '60 e i '70 e gli piacevano band che io non ascolterei nemmeno sotto tortura. Ecco quindi il grande difetto di Lester, probabilmente se avesse assistito alla grande epopea dell'Hard Rock e Heavy Metal anni '80 avrebbe massacrato centinaia di band e mi sarei incazzato a leggerlo, invece percepire la sua esaltazione per Iggy Pop mi tocca relativamente.
Però che bene che scriveva... recensioni di dischi di 3 cartelle (oggi ti fanno fare 10 righe) dove il suo sproloquio divagava ovunque eppure sembrava tutto assolutamente serio, stringente e necessario.
Morto giovane, ha creato una leggenda ancora più grande di quella che era in vita. Peccato per tutta quella passione per jazz, garage, proto-punk e zozzerie varie, ma a uno così si perdona tutto.
Consiglio: buy or die.
Cosa c'entra la citazione di Calvino all'inizio? Nulla, tributo a Lester che avrebbe scritto un paio di cartelle e vi avrebbe convinto della sua pertinenza.