giovedì 24 agosto 2006

METAL CRUSADE pt. 4


Venerdì 4 agosto.
“My Ass is Virgin”. Questo recava scritto un cartello ostentato da una soave fanciulla avvolta in una bandiera della Finlandia. Solo a Wacken! Se fa una cosa del genere in Italia, in 3 minuti le sverginano anche le orecchie…
Altre brevi recensioni delle band che mi hanno intrattenuto.
WINTERSUN. Tra Children of Bodom (anche per la voce) e power nordico, si confermano gruppo inutile e colonna sonora per la visita al Metal Market.
LEGION OF THE DAMNED. Death-black ignorante suonato da zappatori. Musica per bambini satanisti, grazie a gente così il Metal sarà sempre preso per il culo.
DANKO JONES. Una gradevole sorpresa. Rock’n’roll minimale ma carico di groove e di energia animalesca. Danko è un istrione, la gente apprezza anche se di canzoni veramente buone ne ha scritte 5-6. Da vedere live.
NEVERMORE. Di sicuro il gruppo più “pesante” del Festival, con buona pace degli appassionati dei generi più estremi. Nessuno è riuscito a tirare mazzate sui denti così dolorose. “Pesanti” nel bene e nel male: o li si ama, o li si odia. Io mi godo i pezzi che conosco, poi passo oltre.
SOILWORK. Confinati nel Party Stage e ci stanno stretti. Mentre gli Opeth fanno addormentare la gente fino in Danimarca, i Soilwork spaccano. Grandi suoni, melodie interessanti, coinvolgenti sul palco. Avessero inciso un paio di dischi in meno, non avrebbero disperso così tanto il loro talento. Promossi.
KORPIKLAANI. Amati da tutti gli ubriaconi, sono sacrificati sul Party Stage. Resisto per 2 pezzi, poi i suoni impastati e la calca disumana mi spingono alla fuga. Bella impressione, ma tutto il folk metal finnico mi sembra una gran pacchianata e non riesco a trovare gruppi che valga la pena di ascoltare.
CARNIVORE. Peter Steele unico membro originario. Il gruppo ha sempre fatto cagare, ma lo sapevano anche loro. Suonano da cani, Peter esegue più sorsate di vino che note col basso. La gente apprezza le prima canzoni, poi si disinteressa. Le battute di Mr Steele sono sempre argute e acidissime, potrebbe dedicarsi solo a quelle...
CHILDREN OF BODOM. Ero a mangiare, ma pare che abbiano fatto un concerto normale, benedetto da uno straordinario afflusso di gente. I medici hanno avuto il loro bel daffare. Molte donzelle tra le prime file, per accaparrarsi le occhiate malvagie di Lahio. Ma solo un cantante al mondo può “ingravidare con lo sguardo”!
CELTIC FROST. La Storia del Metal Estremo. Suoni pessimi ma carisma da vendere. Non me ne è mai fregato nulla dei CF (a parte l’album glam “Cold Lake”), ma sono stati impeccabili e hanno riscosso il meritato tributo. Tom Warrior, volto gonfio come un pallone, non ha più capelli e indossa un berretto uguale a quello di Kai Hansen (un altro la cui stempiatura corre inesorabile verso la nuca).
DESPAIRS RAY. Abbandono i CF per scoprire questo splendido gruppo giapponese. Modernissimi (tra Nine Inch Nails e Rammstein) ma con riff cromati anni ’80 e compressi come esige il nuovo millennio. Si dimenano come ossessi, hanno un frontman che sputa sangue e un tiro micidiale. Peccato che gli album siano introvabili. Dal vivo mi hanno impressionato, sarebbe giusto verificare la resa su CD.
MINISTRY. Casino allo stato puro, cacofonie insopportabili per un gruppo che non aveva alcuna ragione di esibirsi a Wacken. E i comizi politici andate a farli davanti alla Casa Bianca, pagliacci!
METAL INQUISITOR. Più classici di così! Clonano riff di Iron, Judas, Accept, Saxon. Il cantante ha più voce che capelli e l’abbigliamento in spandex e giubbotti con toppe anni ’80 li ghettizza tra i nostalgici. In Germania avranno anche il loro seguito, ma in Italia abbiamo gruppi dello stesso genere che spaccano il doppio e copiano la metà. Divertenti, suvvia!
BATTLELORE. Gruppo che scrive concept sul Signore degli Anelli. Power metal con doppia voce (femminile pulita e maschile gutturale). Indigesti come un kebab con peperoni e banane.
PRIMAL FEAR. Bravi bravi bravi. Copiano, ma con classe e rispetto. Scheepers è una macchina da acuti e la sua definizione muscolare ha raggiunto l’ideale compromesso tra massa grassa e fibra resistente.
AMON AMARTH. Joan Hegg irrompe sul palco a petto nudo e Wacken lo ama: panza da birra degna dell’80% dei Tedeschi del Festival. Uno di noi (anzi, di loro)! I fonici pensano sia una grande idea eliminare le chitarre, in modo da farci godere l’esibizione del batterista più statico e monotono del Festival. A metà concerto sale sul palco una compagnia di rievocazione storica che inscena uno scontro tra Vichinghi e qualcos’altro. Divertente e interessante. Peccato che poi torni a suonare il gruppo. “Once Sent from the Golden Halls” resta il picco compositivo, il successo successivo è slegato dalla qualità musicale.
Ma noi stiamo già strisciando verso l’accampamento…

2 commenti:

Anonimo ha detto...

..mah!...ogni anno che passa mi convinco sempre di più che il Wacken non fa per me (cioè andrei solo a mangiare e a dischi, che non è neanche poco, a proposito magari metti anche 2 note sul pubblico femminile, che mi incuriosisce dopo che hai parlato della finlandese...e sii severo come per i gruppi...eheheh)...ma ne mancano ancora gruppi? di tutti mi interessano i nipponici, fai un po' tu, sei sicuro che il nome sia scritto giusto? ....chi è quello con gli okki ingravidanti? Coverdale? o quello degli HIM?...

Giampiero Novello ha detto...

Al Wacken ci sono così tanti gruppi che alla fine trovi sempre quello che ti interessa. Ma il bello è che non c'è solo la musica, è un immenso Luna Park per Metallari. Per quello vale la pena di andarci, anche in edizioni come quella di quest'anno, nella quale c'erano solo 3-4 gruppi che mi entusiasmavano. Per quanto riguarda le bellezze locali, ce ne sono molte, ma devi stare attento alle orde di superciccione in calore.
e infine... solo 1 cantante ingravida con lo sguardo... e ve lo presenterò col prossimo post!!!