Estemporanea reunion di Metal Brigade in occasione del concerto dei Firestrails al SottoSopra di Este. Il vecchio e stanco Ganesh emerge dalle nebbie del sandonatese e unisce le forze col sottoscritto e il sempreverde Walter. Suonano band locali e i Firetrails di Pino Scotto, vecchia gloria del Rock italiano (quello vero, non la poltiglia che ci spaccia da trent’anni il derelitto Vasco).
In breve...
THE VIPERS. Punk rock (o rock punk?) facile e chitarroso. L’impatto c’è, si intravedono barlumi di attitudine. Canzoni tutte uguali, non è che si sforzino molto a comporre. È fin troppo chiaro che puntano tutto sull’avere tre donne in formazione. Ma non si arriva molto lontano senza pezzi all’altezza.
OUTLAW STARS. Citano Motley e Skid Row, coverizzano decentemente “Monkey Business” e “Welcome to the Jungle” ma se la cavano meglio con le loro canzoni. Un paio sono di livello superiore (“The Mirror”, “This Loving”), più vicine all’hard rock bonjoviano che allo street degli esordi. L’attitudine non si discute. Chitarre incendiarie, sezione ritmica precisa. Il cantante l’hanno ibernato nel 1986 e lo scongelano solo per i concerti. Da vedere.
BURNING BLACK. Volevamo essere i Judas Priest, o almeno gli Accept. Non male, anche se molto derivativi. Hanno tutto per piacere agli amanti del genere: assoli al fulmicotone, tempi spediti, voce tirata allo spasimo, look tutto borchie & cuoio. Non aggiungo altro perché ho visto troppo poco. Sorry.
FIRETRAILS. Pino, come Rocker e come cantante, non si discute. La scaletta, nemmeno. Classici dei Vanadium (su tutti “Streets of Danger”) e gioiellini dei Firetrails (“Run too Fast” ma soprattutto “Silent Heroes”). E “Long Live Rock And Roll” (tutto maiuscolo, via!). Pazienza se la voce non è più all’altezza del passato, il nostro compensa col carisma e con le tendenze alla piromania (datevi fuoco!). La band è di livello superiore. Larsen alle tastiere fa spettacolo con un assolo suonato sotto il suo strumento. Steve Angarthal (chitarra) farebbe comodo a gruppi ben più celebrati. Gli altri non sono da meno. Un gruppo che ha ancora qualcosa da dire. E speriamo che i ragazzi delle band di spalla abbiano imparato qualcosa da Pino & soci: soprattutto che in Italia col Rock non combinerai mai niente e proprio per questo puoi fregartene di tutto e continuare a suonarlo...
Post serata tra birra in compagnia e foto con Pino & consorte. Walter molesta per ore i musicisti dei Firetrails, quelli delle band di supporto, chiunque abbia suonato qualcosa in vita sua, chi potrebbe farlo in futuro, insomma chiunque. Ganesh cerca di riadattarsi al mondo del Metal dopo aver passato anni a vederlo attraverso lo schermo del PC e i racconti degli irriducibili. Pino spara roboanti affermazioni e abbiamo il dubbio che il Rock conservi giovani, ma proprio tanto giovani, probabilmente sui 16 anni.
In breve...
THE VIPERS. Punk rock (o rock punk?) facile e chitarroso. L’impatto c’è, si intravedono barlumi di attitudine. Canzoni tutte uguali, non è che si sforzino molto a comporre. È fin troppo chiaro che puntano tutto sull’avere tre donne in formazione. Ma non si arriva molto lontano senza pezzi all’altezza.
OUTLAW STARS. Citano Motley e Skid Row, coverizzano decentemente “Monkey Business” e “Welcome to the Jungle” ma se la cavano meglio con le loro canzoni. Un paio sono di livello superiore (“The Mirror”, “This Loving”), più vicine all’hard rock bonjoviano che allo street degli esordi. L’attitudine non si discute. Chitarre incendiarie, sezione ritmica precisa. Il cantante l’hanno ibernato nel 1986 e lo scongelano solo per i concerti. Da vedere.
BURNING BLACK. Volevamo essere i Judas Priest, o almeno gli Accept. Non male, anche se molto derivativi. Hanno tutto per piacere agli amanti del genere: assoli al fulmicotone, tempi spediti, voce tirata allo spasimo, look tutto borchie & cuoio. Non aggiungo altro perché ho visto troppo poco. Sorry.
FIRETRAILS. Pino, come Rocker e come cantante, non si discute. La scaletta, nemmeno. Classici dei Vanadium (su tutti “Streets of Danger”) e gioiellini dei Firetrails (“Run too Fast” ma soprattutto “Silent Heroes”). E “Long Live Rock And Roll” (tutto maiuscolo, via!). Pazienza se la voce non è più all’altezza del passato, il nostro compensa col carisma e con le tendenze alla piromania (datevi fuoco!). La band è di livello superiore. Larsen alle tastiere fa spettacolo con un assolo suonato sotto il suo strumento. Steve Angarthal (chitarra) farebbe comodo a gruppi ben più celebrati. Gli altri non sono da meno. Un gruppo che ha ancora qualcosa da dire. E speriamo che i ragazzi delle band di spalla abbiano imparato qualcosa da Pino & soci: soprattutto che in Italia col Rock non combinerai mai niente e proprio per questo puoi fregartene di tutto e continuare a suonarlo...
Post serata tra birra in compagnia e foto con Pino & consorte. Walter molesta per ore i musicisti dei Firetrails, quelli delle band di supporto, chiunque abbia suonato qualcosa in vita sua, chi potrebbe farlo in futuro, insomma chiunque. Ganesh cerca di riadattarsi al mondo del Metal dopo aver passato anni a vederlo attraverso lo schermo del PC e i racconti degli irriducibili. Pino spara roboanti affermazioni e abbiamo il dubbio che il Rock conservi giovani, ma proprio tanto giovani, probabilmente sui 16 anni.
Altro? No, per ora può bastare. Il Rock ha vinto anche stasera. Del resto, se non ha niente da perdere, allora vince sempre.
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