Riprendo dai "Ghostbusters", di certo l'evento più rilevante dei miei primi anni di vita. Risolto il problema del "cosa farò da grande", mi accingo ad affrontare l'ottavo anno d'età...
1985. Feste di Carnevale
all'INPS, gite aziendali col dopolavoro (vantaggi dei genitori
dipendenti statali). Il disperato tentativo di insegnarmi a giocare a
tennis, io preferisco leggere “Topolino” e sognare di essere
Paperinik: in tale frangente assumo un'espressione vuota che viene
scambiata per riflessiva. Manifesto attitudine al disegno e
rudimentale forma di senso del dovere, più che altro senso di colpa,
ma ciò fa di me un bravo studente.
1986. Sento per la prima
volta Bon Jovi, mi piace, ma preferisco investire il mio tempo
guardando i “Masters” (per inciso, fino a 14 anni ho dovuto
chiedere il permesso per accendere la TV). Arriva la nube di
Chernobyl e per un paio di settimane non ci fanno uscire in giardino
per la ricreazione: basta poco per risolvere una crisi radioattiva. A
Natale ricevo il Castello di Greyskull dei Masters e per 118 ore sono
il bimbo più felice del pianeta: poi divento il più infelice perché
voglio anche la Cittadella del Serpente.
1987. Mi metto gli
occhiali: sono ufficialmente il secchione della classe. Non potendo
più giocarmela con il geco e l'australopiteco, provvedo a leggere
libri di mitologia e poi li riassumo per la maestra: voti altissimi,
dovuti allo sfinimento della povera donna. Leggo anche “Il nome
della rosa” e non ci capisco niente, ma passo per un genio. Faccio
gli esami di quinta e volo alle medie, ma in centro a Treviso perché
nel mio quartiere le medie “sono troppo facili”: non ho mai
capito questo ragionamento dei miei genitori, ma l'ho già detto che
facevo finta di essere intelligente.
1988.1. Inizio le medie,
non conosco nessuno e scopro che la matematica è una materia
malvagia, oscura, imbarazzante. Ho gli occhiali disastrosi, una
pettinatura con la riga in parte, mi vestono con cardigan e pantaloni
di fustagno. Sono però altissimo e quindi non vengo preso
eccessivamente per il culo. Il mio disinteresse nei confronti delle
femmine persiste per tutti e 3 gli anni, del resto mi avevano
regalato un Commodore 64...
1988.2. Facendo le prove
di atletica scopro che sono velocissimo: non avendo io mai corso per
11 anni, nessuno se ne era mai accorto. Vinco i Giochi della Gioventù
e il mio futuro sportivo cambia: abbandono la pallavolo, sport per
cui sono negatissimo, e passo al Rugby. A scuola mi conoscono perché
corro veloce, sempre meglio che essere noti per l'abbigliamento da
piccolo lord.
1989. Gioco a Rugby: non
sono capace di passare né di calciare, ma sono una scheggia e mi
piazzano all'ala. La paura di essere preso e picchiato mi spinge a
correre ancora più veloce: una carriera costruita sul panico. Col
tempo imparerò a passare il pallone, mai a calciare o a prenderlo al
volo... nonostante questo, passo per un giocatore forte e saranno
anni di soddisfazioni. I genitori calvinisti però mi obbligano a
studiare come se facessi l'università e, giocando pure col C64, il
tempo che mi resta lo passo a dormire.
1990. Ci sono i Mondiali
di calcio, all'epoca seguo tutti gli sport (compreso l'hockey su
ghiaccio e l'equitazione) e mi sento coinvolto da Schillaci e Baggio
fino alla delusione finale: da allora smetto di tifare seriamente per
chiunque. Ascolto Sting, ho i capelli lunghi e gli occhiali tondi:
sono un radical-chic che dimostra 20 anni, ne ha 13 e ragiona come
uno di 9. Finisco le medie e vado al Liceo Classico, perché mi piace
leggere e si fa poca matematica.
1991. Compro il “Black
Album” dei Metallica. BOOM!!! La vita cambia. Da allora, Metal!
Il Liceo è pieno di
donne, ma io ho appena ottenuto l'Amiga 600 e lo studio di
latino/greco + gli allenamenti di rugby mi impediscono di accorgermi
della loro presenza. Comunque a livello di popolarità resto basso,
il look da intellettuale può anche piacere, ma i concetti che
esprimo fanno terra bruciata. In più non mi drogo e non ho alcun
interesse in politica, ma non ho nemmeno la ferocia e l'aspetto per
farmi apprezzare dai Metallari.
Nessun commento:
Posta un commento