SMALL JACKETS
10 gennaio 2014
Il venerdì non va bene.
È la serata clou per i concerti, tanto quanto il sabato è delle
coppiette. Ma se il giorno dopo lavori, il venerdì sera è da
suicidio: show, 3-4 ore di sonno, una mattinata di lavoro e un
pomeriggio buttato nel cesso per poter reggere la serata... poi c'è
il grande mistero della domenica, che a quanto pare la gente
trascorre a letto, mangiando o nei centri commerciali (a parte Pedro,
che la passa a sparare alle anatre in barba alla legge, ma Pedro può,
perché me lo sono appena inventato). E della domenica parlerò in
futuro, quando la domenica deciderà di rendersi rilevante.
Il venerdì non va bene,
perché cerco in tutti i modi di ignorare gli eventi fenomenali, le
occasioni di perdizione, le cene dove primo-secondo-dolce sono sotto
forma di birre, le spedizioni in luoghi non plausibili (“Tranquillo,
facendo stradine siamo là in mezz'ora”... e ti ritrovi alle 3 di
notte a vagare per le aziende agricole di Tombolo). Mai riuscito a
evitare tutto ciò. Mai.
Neanche questo venerdì.
“Vai a vedere gli Small Jackets in quel posto vicino a casa tua,
sono ganzissimi, sono harder faster, c'hanno i pantaloni a zampa e le
camicine strette strette, suonano il roccherolle bravi belli e
benedetti dalla curia...”. Quando l'Alto Comando del Rock
impartisce l'ordine, si parte per la missione senza discutere. E si
dormirà tra 40 anni, all'ospizio.
Locale insensato in
mezzo ai campi, più azienda agricola che osteria, con la stufa a
legna e la gente che gioca a scopa. Birra finché vuoi, vino della
casa, si mangia quel che c'è e parcheggi in mezzo a un bosco. Draghi
di legno qua e là, un palco esterno da concerti importanti, palco
interno da concerti-gavetta ma è gennaio e farebbero suonare dentro
anche i Rush (giusto per dire una band che piace a tutti, ma
nominarli fa sempre molto molto raffinato). A voler essere pignoli,
non ho visto se c'è la pista per giocare a bocce, che non sarà
roccherolle ma attira gli anziani e quindi aumenta gli incassi... ma
il marketing lasciamolo agli esperti...
... e parliamo di
disagio...
Disagio pt.1
Arrivo tardi e, ingenuo
nonostante mezzo secolo di concerti visti in Italia, penso che
abbiano già iniziato. Ma ovviamente lo show inizia “quando arriva
più gente”, il che significa che si inizierà solo quando sarà
chiaro che non verrà nessuno. E poi è venerdì, domani si dorme...
quindi c'è tempo per due birre e un incomprensibile tagliere con
formaggi e cren. Nel frattempo non arriva nessuno di veramente
interessato allo show e quindi la band di supporto inizia.
Disagio pt.2
La band di apertura fa un
genere che non ascolto, in più non ha ritornelli e tanto basterebbe
per tornare al bancone. Sono però bravetti a suonare e quando
attaccano non c'è veramente nessuno in sala, quindi ingresso e prima
fila (vabbé, a 5 metri dal palco... ma non c'era nessuno) per quasi
tutto lo show. Massima affluenza durante l'esibizione: 12 persone,
inclusi fonico e band headliner. Non capisco come possa piacere un
genere come questo, ma qualcuno (in qualche luogo, in qualche tempo)
probabilmente apprezzerà.
Disagio pt.3
E' l'alba del giorno dopo
quando gli Small Jackets salgono sul palco e io so già che non vedrò
la fine di questo concerto, perché nossignore, non voglio dormire
mezz'ora nel parcheggio per poi andare diretto a lavorare: voglio il
mio letto e me ne frego se non è roccherolle, perché il mio letto è
più roccherolle di molte band che ho visto nella mia vita. Peccato
che gli Small Jackets siano MOLTO PIU' roccherolle non solo del mio
letto, ma anche di qualche centinaio di band più affermate. Sono
Rock come una sbronza di alcolici misti al pub + una rissa per motivi
campanilistici + una notte di sesso con la fidanzata del tipo che ti
ha appena picchiato nella rissa.
Se poi suonano un genere
che pratico pochissimo e che mai sognerei di ascoltare a casa, posso
dire che la band è promossa al 100%. Fanno scuotere il sedere,
tengono il palco con la maestria dei migliori, hanno una potenza che
le band-revival in giro si sognano. Hanno il look vincente “zampa
d'elefante e vestitini stretti”, sono magri magri che li fai volare
via con un applauso, i capelli lunghi e gli zigomi da rockers anni
'70 (o, secondo i parametri estetici tipicamente italiani, da Banda
della Magliana).
Me ne vado a metà
concerto, ma compro la T-Shirt perché hanno un merchandising che
spacca e mi serve qualcosa di pertinente da mettere ai concerti black
metal e in palestra.
Li lascio con 18 persone
in sala, ma tanto suonano come fossero davanti a 3mila. Band promossa
a pieni voti: se ripassano non me li perdo.
Passo davanti al bancone
mentre i vecchi giocano a carte e bestemmiano Nostro Signore Gesù
(ma con rispetto) e mi chiedo cosa ci facciano qui all'alba. Afferro
qualche nocciolina per il viaggio, mi tuffo nella nebbia mattutina e
via: c'è una nuova storia da raccontare.
3 commenti:
Come sempre, la descrizione fa immaginare di essere lì, di aver vissuto la medesima esperienza. Ho le orecchie che mi fanno male a causa della vicinaza dagli amplificatori e il vino era così così, ma delresto io di vino non ne capisco un cazzo. Il pubblico era selezionatissimo, alla fine siamo diventati tutti amici, tanto che uno di loro ha proposto di aprire na comune nella stessa azienda agricola e aspettare il prossimo concerto, Tutti assieme.
Tu hai un cuore grande così, AF ;D
Complimenti per la sua recensione se così si può chiamare, aspetto altre sue opinioni, perché sono interessato alle sue avventure e il modo con il quale le racconta.
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