Ghost
Il Deposito (PN)
12 febbraio 2016
Satana non è mai stato
così cool.
Look da party
altoborghese e le maschere misteriose, i Ghost sono più vicini a
“Eyes Wide Shut” che ai sabba infernali e questo è un motivo del
loro successo. Sono cool, roba da copertina di Cosmopolitan. Anche la
musica è ben lontana dall'efferatezza del metal estremo e satanasso:
placidi, eleganti, sanno che ormai il Demonio fa breccia con i
sussurri e le melodie suadenti, per introdursi nelle case della
“gente perbene” e magari vendergli anche qualche prodotto
finanziario altamente tossico.
I Ghost calano al
Deposito di Pordenone per convincere anche l'agiato NordEst ad
abbandonare le vetuste superstizioni cristiane e a passare in massa
all'adorazione del nuovo Satana 2.0, non più becero caprone
puzzolente, ma elegante affarista in tweed che, tra un sigaro e un
brandy, si compra le anime in cambio di potere e denaro.
Show di grande impatto
visivo (luci, colori, divertimenti) e ammiccamenti soft-core con
suore che distribuiscono particole blasfeme: il panem et circenses
con cui da tempi immemori le élite controllano la plebaglia e se ne
conquistano la fiducia. La band tiene il palco con sapiente maestria
e il cantante Papa Emeritus III officia le orazioni a Lucifero con la
solennità del suo epigono cattolico, ma con un fascino di gran lunga
superiore, giacché promette ricompense materiali “here & now”
invece di una vita di sofferenza e un premio solo dopo l'inevitabile
dipartita. Che vuoi che sia la dannazione eterna in qualche bolgia
dantesca, in cambio di elicottero privato e qualche collanone d'oro?
Il
locale ha un'affluenza abbondante, è chiaro che non siamo più a
livello di underground: in tal senso il potente management che sta
dietro ai Ghost ha azzeccato una mossa dopo l'altra, creando un brand
che può soddisfare sia adolescenti in collisione con la società,
sia nostalgici di un certo occult rock anni '70, per arrivare a
Metallari stanchi di show con 100% presenza maschile (i Ghost
piacciono decisamente alle signorine e poi hanno le suore discinte
sul palco) e curiosi dell'ultima ora (attirati da una proposta
musicale innocua e da un'immagine spendibile anche al Rotary Club).
Dando per scontato che il manager sia Belzebù in persona, il
successo è scontato: l'Ufficio Marketing del Diavolo ormai da tempo
è un passo avanti alla concorrenza, soprattutto da quando ha
convinto l'umanità che il Maligno non esiste e che, anche se
esistesse, ci si potrebbe fare affari convenienti.
O
Fans entusiasta a fine concerto: ingenuo. Non era una mascherata in
stile Kiss/Alice Cooper... la tua anima è compromessa, ormai sei
dannato. Hai barattato la salvezza per trenta denari e qualche
sollazzo carnale. Per fortuna io non c'ero e questa recensione è del
tutto inventata: la mia anima è salva e ancora intonsa, pronta per
essere venduta a voi dissennati che la vostra l'avete persa per
sempre (trattative solo in privato).
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