Gli orali: introduzione.
Gli orali sono preceduti dal tabellone con i voti degli scritti. Lo studente italiano, notoriamente penoso in matematica, si porta la calcolatrice e fa la somma dei punteggi per vedere a che voto può ambire: il minimo è il vergognoso 60 da calcio nel sedere e raccolta olive in Marocco, il massimo è il 100 che è come il noumeno di Kant (esiste, ma è irraggiungibile, nel senso che io non l'ho mai visto).
Se fa bene i conti, lo studente saprà a che livello dovrebbe tarare la sua preparazione per ottenere il risultato sperato (il punteggio massimo per l'orale è 30, voto che si dà a fenomeni o aberrazioni, a seconda dei punti di vista). Ma, ancora una volta, di quelli bravi non ha senso parlare.
Un argomento adatto a questo blog è lo studente che deve prendere dai 15 ai 20 punti per arrivare a 60. I tre anni scolastici sono andati così così, altrettanto per le tre prove scritte e quindi il pargolo deve dimostrare di essere abbastanza scolarizzato per poter accedere a una catena di montaggio, a un parcheggio universitario pluriennale con Erasmus integrato o a una carriera nel multilevel marketing.
Ecco cosa passa per la testa dei membri della commissione.
- COMMISSARI INTERNI. L'orale è il coronamento di un anno di preparazione, della quale non tutti gli studenti hanno usufruito. Significa che difficilmente gli sciagurati diventano virtuosi in occasione della prova finale. Magari sono anche sciagurati simpatici, giurano di andare a coltivare barbabietole post-diploma o di scappare a delinquere in un altro paese. Basandosi su queste promesse, i commissari interni provano ad assumere l'atteggiamento dell'imperturbabile asceta, che si lascia scivolare addosso le brutture del mondo in vista di un fine più alto.
- COMMISSARI ESTERNI. Stremati da una decina di giorni di burocrazia indegna e correzioni paranormali, essi vorrebbero solo andare a casa. Ma devono sottoporsi a quest'ultima impresa. E devono cercare di stare sulla sottile linea tra dignità, imparzialità e comprensione delle umane sofferenze (degli studenti e dei commissari interni).Roba da persone equilibrate.E non è detto che lo siano.Anche se, per fortuna, spesso lo sono.Ma a volte no.
- PRESIDENTE. Ricorsi. Tribunali. Manette.
Gli orali: svolgimento.
La prova si articola in tre passaggi: esposizione della tesina, domande per verificare la preparazione, domandone finale sul futuro.
- Tesina. I commissari interni hanno già visionato le tesine, a volte le hanno corrette, altre volte cestinate, a volte scritte loro (momento più basso della carriera di un professore), altre volte ancora accolte con gioia e soddisfazione (mi dicono accada...).Nei dieci minuti iniziali lo studente deve esporre il suo prodotto delle sue fatiche, sperando sempre che non l'abbia scaricato dal web o dagli studenti degli anni precedenti o che non l'abbia fatta preparare da qualche cugino universitario.La rappresentazione teatrale si svolge così: commissari interni devono mettere i ragazzi a loro agio e sorridere; gli esterni devono fingere interesse perché è poco professionale scaccolarsi e giocare poker a durante l'esposizione; il presidente non ha alcun obbligo e quindi dipende dal carattere (c'è chi ascolta, chi sbadiglia, chi chiede di finire dopo 3 minuti... vasta e varia è l'umanità).Sugli argomenti non si può pretendere troppo: va benissimo se vuoi parlarmi delle nuove droghe che hai provato durante l'anno scolastico, però fammi una bella presentazione in Prezi che così le competenze digitali sono al top.
- Domandine. Le domande dovrebbero partire dalla tesina e di solito mi va di lusso, perché elementi casuali di Storia e Filosofia gli studenti li infilano sempre. Peggio va alle materie escluse dalle tesine, ma almeno si mette alla prova l'abilità del commissario di inventarsi collegamenti inesistenti o l'umorismo nel chiedere cose che non c'entrano niente pescando a caso nel programma.Sulle risposte che molti studenti danno agli orali è fiorita una copiosa letteratura umoristica. Posso testimoniare che è vero: pare che la Germania abbia vinto due guerre mondiali, che Schopenhauer abbia causato il suicidio di Leopardi, che 2+2=22 e così via... si perde la capacità di stupirsi. L'unica è fare la faccia ieratica, non dire né sì né no e confidare nell'incomprensibilità della Filosofia e nella soggettività della Storia. Sia chiaro, nemmeno il più prestigiatore dei docenti può far passare per buona l'idea che le bombe atomiche siano esplose in Inghilterra, ma alla fine lo studente autore di una risposta del genere è già proiettato verso la totale irrilevanza esistenziale e tanto basta.
- Domandone sul futuro. Chissà perché, che l'esame sia andato bene o meno, quasi tutti i Presidenti si sentono in dovere di chiedere agli studenti cosa faranno in futuro.Non è una cosa buttata là, aiuta anche a capire se il soggetto in questione ha una minima percezione di cosa vale e cosa può fare. Se uno ha collezionato figure barbine durante tutto l'esame e poi dichiara di voler studiare per diventare CEO di Apple, la commissione potrà indirizzarlo con leggerezza presso la più lontana catena di montaggio della ditta americana.Ogni tanto c'è qualcuno che dice di volersi prendere un anno per decidere con calma: io questi li amo, soprattutto se dicono la verità, ma ci sono anche quelli che, dopo 4 bocciature e un patrimonio dilapidato ai videopoker, vogliono prendersi un anno di ferie in qualche fumeria d'oppio.Poi c'è sempre quello che non capisce la domanda.
Gli orali: conclusione.
Dopo la prova, si decide subito il voto.
Suggerimento per i futuri maturandi: più la discussione è lunga, più ci sono problemi.
Il voto è collegiale, quindi lo decide tutta la commissione insieme: questo non significa però che siano tutti d'accordo.
Il caso estremo si verifica quando lo studente è stato scandaloso in alcune materie ma non in tutte, inoltre ha scritti insufficienti ma non troppo e al domandone finale ha fatto intendere che desidera inserirsi nel mondo del lavoro con qualunque mansione (l'importante è non essere più obbligato a studiare Hegel e Heidegger). In tal caso si va a maggioranza e la decisione è influenzata da elementi come il caldo, l'umidità, l'appartamento prenotato al mare, il gas lasciato acceso a casa. A volte, nonostante tutto ciò, permane una situazione di stallo. Allora la fame è il fattore che spinge verso una soluzione conciliante, accompagnata dalla massima di un Presidente lungimirante di qualche anno fa: “Sarà la Vita a bocciarlo”.
ADEMPIMENTI FINALI.
Un manipoli di eroi, provati come e più dei mercenari della “Anabasi” di Senofonte. Ecco cos'è la commissione alla fine degli Esami di Stato.
Magri ed emaciati, senza più vestiti puliti causa sudorazione inarrestabile, con la mente piena di dubbi perché a forza di sentir profferire boiate ti viene il sospetto di averle insegnate te, quelle boiate...
Ma manca ancora un elemento, il più importate per la Gioiosa Macchina Burocratica del Ministero. I verbali.
Non ne ho parlato molto, ma il commissario interno che s'è assunto l'onere di fare da segretario ha dovuto produrre decine di verbali per ogni singola operazione della commissione. Praticamente ha vissuto la vita di Belluca prima di sentire il fischio del treno. Alla fine il segretario è in condizioni pietose, sembra un internato in un campo di prigionia vietnamita e ci guarda come se fossimo una squadra di Rambo venuti a salvarlo.
Il Presidente verifica e verifica, ma ancora non firma: se c'è un vizio di forma, è ricorso e galera. Il segretario deve riverificare, ma ancora il Presidente non firma. Tutta la commissione si spartisce il compito di revisionare i verbali. Cala la notte. Alla fine il Presidente firma.
È finita?
No.
Bisogna sigillare il pacco con tutte le prove, i verbali e qualunque incartamente prodotto, compresi i fazzoletti da naso usati. Si sigilla con la ceralacca. Come nel 1212. Siamo nell'epoca della totale digitalizzazione, ma sigilliamo con la ceralacca. E poi fai i corsi di formazione sulla Scuola 2.0, sulle competenze digitali, sulle lezioni interattive... e usi la ceralacca.
Ma tanto è finita.
Per quest'anno.