Premessa doverosa: avrei sempre voluto seguire in tour qualche band Metal attraverso i continenti, documentando il delirio e le follie, il disagio e le aspettative (inevitabilmente deluse, perché chi suona Metal sa che la sofferenza non è un’eventualità). Invece sono qua a documentare delirio, follie, disagio e aspettative frustrate di intere generazioni di giovani impegnati all’esame di stato. Non è proprio la stessa cosa, ma il materiale abbonda. Meno sesso, droga e rockenroll, più War Poets e totalitarismi. A conti fatti si assiste comunque al vortice degli sbalzi umorali e a versioni locali di Jackass.
Detto ciò e tenuto conto che gli orali sono ormai conclusi, che resta di tutta questa epopea?
Le varie strategie per fare male o meno male all’esame.
Quand’è che l’esame orale decolla verso crediti da jackpot al flipper e quando invece tutto collassa?
L’ho chiesto a Leroy Fitzgerald, che di maturità se ne intende perché l’ha già fatta due volte e quest’anno forse è il momento buono. Ho poi tradotto in italiano per venire incontro alle esigenze delle masse. Molto è andato perduto nella traduzione, ma finché non faccio abbastanza soldi per una serie TV vi dovete rassegnare a questa mediazione di bassa lega.
Premesso che non si deve mai escludere il fattore fortuna, per cui lo studente imbrocca un argomento che conosce, oppure va in berserk culturale e tira fuori collegamenti da standing ovation, andiamo invece sui fattori che lo studente può effettivamente controllare.
Strategie di aumento del bonus (con titoli del sottoscritto, non si pensi che Leroy arrivi a tale efficienza neuronale):
- Captatio benevolentiae: richiede un attento lavoro di raccolta informazioni sui docenti della commissione (qual è l’argomento preferito, se hanno fatto progetti a cui tengono parecchio, …) per poi sfruttarne l’umana vanità. Non c’è nulla di più gratificante che sentire uno studente descrivere il romanzo che gli hai consigliato (usando le stesse parole di Wikipedia, ma chi mai controllerà?). Operazione non semplice, dice Leroy: richiede tempo e impegno, ma sempre meglio che studiarsi i programmi.
- Per fas et nefas: ogni mezzo necessario, dal copiare spudoratamente al portarsi bigliettini per l’orale (è successo davvero), dal ricattare docenti sprovveduti che dicono troppo di sé sui social fino a mentire su disagi personali e malattie in famiglia, anche se per gestire un simile castello di frottole servono competenze che non puoi improvvisare all’esame. Secondo Leroy tali competenze vanno affinate durante tutte le superiori, cercando anche il consiglio di classe adatto a farsi raggirare, il che implica si debba accettare di essere bocciati più volte, finché non gira bene.
- Vendere il Folletto: per come sono strutturati gli orali, privilegiato è lo studente che riesce a vendere il prodotto a prescidere dalla sua qualità, insomma, si premia chi sta tra Wanna Marchi e Gorgia. Quindi Leroy suggerisce di aprire un canale social su cui caricare video delle proprie argomentazioni su questione di carattere fondamentale (sushi, calzature, trap, calcio, legalize, ecc.) per mettere alla prova le proprie capacità di menare il can per l’aia. Ovviamente è necessario essere convintissimi di ciò che si dice, senza alcuno scrupolo, senza paura di collocare “Ulisse” di Joyce a Berlino.
Strategie di diminuzione del bonus (quindi da evitare, a meno che non si abbia una tendenza al masochismo).
- Piangere: secondo Leroy nessuno darebbe crediti bonus a un piagnone, che anzi rallenta lo svolgimento dell’esame e la commissione deve invece chiudere in fretta per andare a pilates. Personalmente darei ragione a Leroy, sostituendo pilates con caccia di frodo.
- Studiare troppo: premesso che per Leroy “studiare troppo” è tutto ciò che superi l’apertura del manuale, in effetti lo studente troppo preparato vuole dire tutto, partendo da premesse tipo Genesi 1,1 e generando nella commissione le stesse reazioni del piagnone. Può anche esserci un gruppo di docenti che sta zitto per valorizzare lo studio del candidato, ma è caso raro e si farebbe troppo affidamento sulla fortuna, che per Leroy deve essere limitata in quanto padrona solo del 50% delle vicende umane (cit.).
- Contra bonos mores: esiste un codice di abbigliamento suggerito per l’esame, a Leroy ciò non piace, ma, visto che c’è e può influenzare il voto, ci si adegui. Se per caso il candidato desiderasse ridurre i suoi crediti, Leroy suggerisce di calzare le intramontabili Crocs. Disprezzabili anche i bermuda. Canottiere sempre in fondo alla classifica, di poco precedute da camicie coi draghi. Il costume da bagno non è mai stato osato, che si sappia, ma la progressiva riduzione della stoffa nei top nelle signorine potrebbe portare a una situazione almeno paragonabile. C’è stato anche un tempo in cui la vita dei pantaloni arrivava sotto l’elastico della mutande firmate: furono anni difficili, li superammo a colpi di crediti bassi, fummo commissioni illuminate.
Stay tuned for the Grand Finale!