3 aprile 2011
Bologna (Estragon)
Leggendo qua e là nella Rete noto che c'è una esagerazione di pareri discordanti su questo festival. Troppa gente ha perso tempo ad ammirare se stessa invece di guardare/ascoltare cosa succedeva sul palco, ed ecco fiorire una messe di valutazioni sbilenche, giudizi causali, errori di valutazione, attentati al principio di non contraddizione.
Per fare chiarezza su cosa è successo (e cosa NON è successo), ecco in breve il resoconto del festival. Come sempre, non si parla di musica.
POLLUTION. La band gioca in casa, ma probabilmente i migliori amici hanno compito in classe domani e quindi il pubblico sparuto assiste a braccia conserte. Una esibizione vigorosa non cancella il sospetto che ai ragazzi manchino i ritornelli. Cantante con la panza e il look PapaRoach (pre-clonazione dei Crue) che si danna l'anima a sbraitare, ma forse era meglio prepararsi per l'interrogazione di Inglese.
DEADLY TIDE. La disperazione ha scelto i suoi alfieri: Deadly Tide da Livorno (Granducato di Toscana). Immagine incredibile per casualità degli accostamenti, nemmeno i gruppi glam della Serbia riescono a scendere così in basso. Detto che la musica piace anche, viene presentata con un livello di disadattamento tale che i ragazzi meritano approvazione totale. Fossero belli, sarebbero gli Steel Panther italiani, invece sono i Deadly Tide.
HELL IN THE CLUB. Nella tragicomica scena Rock'n Roll italiana gli HITC hanno un merito: si parla di loro. Se ne parla perché hanno la barba e l'eye-liner (vergogna), oppure perché uno di loro ha gli occhiali, o ancora perché il batterista sembra uno dei Sepultura più che un glamster dal cuore d'oro e l'ormone garrulo. Però se ne parla. Il loro CD d'esordio è carino e ben fatto, dal vivo fanno il loro sporco lavoro, il cantante potrebbe mangiare di più, ma alla fine portano a casa la pagnotta. E' che i calibri pesanti arrivano dopo...
CRAZY LIXX. Allora, questi qua hanno fatto due album DA PAURA e hanno almeno 12 pezzi da Greatest Hits. Di tutta la scena scandinava, sono i migliori, non c'è storia e buonanotte al secchio. Tuttavia esigo che si pieghino al nuovo che avanza e la piantino di voler fare i cori da soli: servono le basi campionate, così la band si concentra a fare le pose da sesso e magari si rimedia qualche minorenne. Il super-eroe resta il bassista, l'anello mancante, la chimera di tutti gli antropologi. E noi l'avevano a portata di mano.
VALENTINE. 25 anni di carriera e quel timidone di Robbie Valentine si caga sotto davanti pubblico italiano. Suvvia, Robbie, non deluderai nessuno: ti conoscono in 10 e per quei dieci sei una divinità da adorare senza discussioni. Clonazione del cantante dei Tokyo Hotel (o viceversa), Robbie ci mette un po' a ingranare, ma la bassista attira l'attenzione e gli dà tempo per scaldarsi. I pezzi sono impeccabili, la produzione recente viene snobbata dai fans più calvi, ma Robbie si difende bene e dimostra un buon gusto e una preparazione musicale che tutti gli altri musicisti della giornata si scordano. E poi è talmente buono che fa cantare la morosetta su qualche pezzo. Che vuoi di più da uno che avrà suonato 6 volte dal vivo fuori dall'Olanda?
LITTLE CAESAR. Tirati di peso fuori da qualche biker bar in Downtown LA e sbattuti sul palco di un festival glam quando loro di glam non avevano nulla nemmeno quando i capelli ancora tenevano, i cinque mostrano gli anni senza alcun problema e, suonando semplice e diretto, spaccano tutto. Ora, mai nella mia vita capiterà che torno a casa e metto su un CD dei Little Caesar, però se suoneranno ancora in giro li vedrò volentieri. Rock fatto di sudore, cattiveria e sputazzi. Hanno fatto gioire i cotonati più borderline e quella decina di calvi che ancora girano per i concerti.
TIGERTAILZ. Che cosa hanno mangiato a pranzo i gallesi? Messicano o vietnamita, a giudicare dal pepe al culo che hanno. Energia a profusione, caciaroni nel modo giusto, look orribile come da programma perché tanto sono dei minatori e se ne fregano. La nuova bassista non serve a nulla se non a mostrare le bocce, i due cinquantenni verrebbero incarcerati per bruttezza in qualunque Stato (eccetto il Regno Unito), il batterista è lo “show stealer”, incluso un drum-solo di 48 secondi da tramandare ai posteri. Bravi a riprodurre i cori clamorosi che li hanno sempre contraddistinti, a suonare non sono capaci (a parte il drummer, che è una foca equilibrista) ma tanto la musica contava marginalmente.
STEPHEN PEARCY. Dorme placido a bordo piscina nel motel dove soggiorna da quando si è sniffato tutti i soldi fatti coi Ratt. Il manager chiama: “Show in Italia, non coi Ratt perché quei pidocchi bolognesi non riescono a pagare il cachet. Vai come solista, assoldi tre disperati con problemi di mutuo (come te) e suoni un'oretta. Magari vai anche a vedere il Colosseo e Venezia, che tanto l'Italia è piccola e devono essere attaccati a Bologna”. Stephen si trascina all'aeroporto, si stordisce con qualche bicchiere, si sveglia un quarto d'ora prima del concerto, fa conoscenza con la band e via sul palco. Un pezzo degli Arcade, moltissimi dei Ratt, una cover, più che cantare il nostro abbronzatissimi yankee parla (accento da portuale, non si capiva niente, S biascicata da Vicodin). Qualche sbruffonata, un'oretta di passeggiata sul palco, una bottiglia di Sangiovese, volo di ritorno e “Welcome back to LA”.
3 commenti:
Cavoli Valentine me lo sarei visto volentieri...sniff sniff T_T
pazienza...
Un resoconto fastidioso per oggettività :) Ah giusto, è colpa mia che ti ho costretto alla serietà per la campagna elettorale. Comunque, suvvia, torna in te. In Italia non è vero che si viene eletti se si fa sul serio. Ti stavo scherzando :).
Eppoi ci sono tante cose da fermare, dagli Ufo agli sloveni, passando per l'uomo dai calzini bianchi a quella che ha atteso invano Tommy Lee ... cavoli, poveraccio Freud, gli sarebbero bastati due concerti due e avrebbe scritto la storia della psicologiao senza tanti patemi ... sedendosi poi per il resto della vita a bordo piscina, in compagnia di Stephen Pearcy. Che bello il Glam ...
Questa recensione serve per sgombrare il campo da ogni dubbio. Così la gente smette di blaterare in giro per la rete.
Uno ha scritto perfino "Tigertailz ridicoli e col peggior suono della serata, Little Caesar pensionati sottotono e Stephen Pearcy impeccabile e trascinante". A questo punto a cosa serve "assistere" ai concerti? Basta autoconvincersi che i tuoi idoli non sbagliano mai e puoi evitare di spendere i soldi del biglietto.
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