Venerdì 13 luglio – prima parte
Partiamo
malissimo: nell'hotel balcanico mi servono la più misera colazione
della storia tedesca, con
pane-burro-marmellata-insaccati-caffè-succo. Dove sono i wurstel? E
le uova strapazzate? Come mai non ci sono fette di torta al
colesterolo né salsicce al curry? E i crauti dove diamine sono
spariti? Fosche nubi aleggiano sulla prima giornata del Festival.
VANDERBUYST.
Tra
i vincitori del Festival ci sono questi olandesi saltati fuori dal
1982 e decisi a restarci contro ogni logica spazio-temporale.
Formazione a tre, braghe elasticizzate, assalto frontale e melodie da
plagio (Saxon-Maiden-Thin Lizzy): meglio di così... Pubblico in
estasi, consumo alcolico decisamente sopra la media nonostante siamo
solo alle 11 del mattino.
CRASHDIET.
Ad
uso e consumo delle signore, il più intossicato gruppo svedese
mostra gli orecchini e le chiome per una manciata di canzoni. Show da
rockerz di livello decente (farli suonare presto significa non dare
loro il tempo tecnico per drogarsi), anche se l'attenzione è
catalizzata dalla cresta del cantante Simon Cruz, che si muove come
un ebete ma in qualche modo se la cava. È chiarissimo comunque che i
4 scandinavi vogliono (nell'ordine): drogarsi, bere, riprodursi.
Tutto il resto lo lasciano ai Metallari.
DIAMOND
HEAD.
Scusate,
ma non riesco a essere così calvo da assistere a uno show dei
Diamond Head. Birra. A proposito, pubblico in delirio senza vergogna.
FIREWIND.
Doppia
cassa, chitarrismo onanistico, vocalizzi imponenti, sbrodolamenti
tastierosi. Per me, invece, panino con pesce impanato e salsa di
aglio. Diciamo che la band non mi interessa: se trovo i CD a 3 euro
può anche essere che li prendo, se incontro i ragazzi per strada li
saluto, ma il nostro rapporto finisce là.
ARMORED
SAINT.
Non
ce n'è... altra classe, altro livello. Superbi e trascinanti tutti,
ma soprattutto John Bush: piccolo, calvo, vestito da grigliata al
parco, con movenze da primate ed espressioni facciali che fanno
dubitare del suo titolo di studio, ma prestazione da incorniciare.
Meglio dal vivo che su disco, via!
POWERWOLF.
Pittati
da zombi-vampiri fanno tanto ridere, ma per fortuna lo sanno e non
fanno i fenomeni come tanti loro colleghi black metal. Hanno pure il
tastierista-motivatore che ogni tanto molla lo strumento e fa le
coreografie Zumba Fitness col pubblico. Le magliette dei PW si
contano a centinaia e i loro cori da biergarten sono il massimo per
accompagnare le bevute collettive. Immaginario horror stile “Carletto
il principe dei mostri”, ma è proprio questo il bello.
2 commenti:
... coi Firewind cantava Apostolakis o c'era il fiero scandinavo uguale a Soto? In teoria per la Germania basta e avanza il greco.
C'era il greco Papathanasio, che in effetti per il Germania è andato benissimo ;)
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