... e ti pare che metto una foto dei Threshold???
10 agosto 2013
Gradisca d'Isonzo
(Gorizia... pare sia in Italia, ma i locali dissentono apertamente).
Scegli la recensione che
più ti appartiene.
Sei Metallaro o Rocker
(meglio il primo, il secondo è qualunquista e rischia sempre di
deviare verso lidi promiscui), ne sai a pacchi di musica e, oltre a
sbatacchiare la testa, conosci le band e i ritornelli? La recensione
1 è per te, vecchia volpe da backstage!
Non ne sai nulla e ai
concerti ci capiti per caso, spesso a causa di inganni da parte di
amici infami o partner senza rispetto? La recensione 2 ti consolerà
nella tua battaglia contro il disagio e l'autismo del Metallaro!
Recensione 1: per
Metallari/Rockerz.
Festival ad alto tasso di
Metallo davanti alle mura del castello di Gradisca d'Isonzo (sita in
un luogo che, a quanto pare, non è Italia ma Impero
Austro-Ungarico). Si parte a suonare nel pomeriggio con varie band di
Metallone Progressivo, ma ritardo l'arrivo ben conscio che il solito
pubblico di parenti, compagni di classe e altri musicisti basta e
avanza per dare ai gruppi l'illusione che la loro musica abbia un
senso (questo è il punto in cui si ride, gente di poco spirito!).
Crucified Barbara.
Le CB sono 4 svedesine dall'aspetto apprezzabile unito a buone
capacità tecniche e un'intensa attitudine. Hard Rock spesso
Metallizzato a dovere, ideale per i live. Impossibile però
dimenticare che le ragazze non hanno letteralmente le canzoni: certo,
hanno inciso tre album, ma in nessuno di essi c'è un pezzo
memorabile e degno di menzione. Mai paura, di band così ne abbiamo a
pacchi. Per fortuna sono carine e attirano orde di guardoni da tutto
il Nord-Est (terra che già di suo ne produce a ritmo continuo),
quindi i loro concerti garantiscono sempre una certa affluenza. Nel
post-concerto si rivelano semplici, simpatiche e prive di fidanzati
nerboruti, quindi ribadisco che dovrebbero farsi scrivere i pezzi da
qualche adulto.
Threshold.
Band inglese di Prog Metal incredibilmente non noioso e ricco
di pathos. Suonano al 100%, con il cantante Damian Wilson che spara
una prestazione da panico e tafferugli in piazza. Saccheggiano gli
ultimi due dischi, già esaltanti di loro, ma con una classe ancora
superiore. Concerto perfetto, con suoni non sempre impeccabili ma che
passano in secondo piano rispetto a tutto il resto. Pubblico di veri
fanatici, gente che si è fatta ore di viaggio per vedere la band,
trascurando le famiglie e perdendo i posti di lavoro; gente che fa
headbanging controtempo, seguendo le ritmiche schizofreniche del
batterista Johanne James, piccolo e nero come quello della pubblicità
delle Tabù ma posseduto dallo spirito voodoo di Papa Shango.
Momento catartico quando
il cantante dice “Grazie Italia” e molti locali hanno un moto di
orgoglio precisando che la definizione geografica non è corretta e
che le carte geografiche di riferimento debbono datare al massimo al
1860.
Finito il concerto,
Damian Wilson si butta in mezzo al pubblico per ringraziare e fare
foto. Ricordarsi per il futuro di non abbracciarlo, visto che è
sudato come una nutria d'estate. Impeccabili: pubblico da nerd delle
scuole di musica, ma comunque concertone.
Recensione 2: per il
resto del mondo
In una valle quasi priva
di illuminazione, attorno a un palco più piccolo di quello della
Sagra dea Sardea (a Silea a inizio luglio, vietato mancare), si
accalcano decine di scarti della società. Capelli lunghi, magliette
smanicate per rilasciare odori bestiali, scarponi da Grande Guerra,
inquietante propensione per l'alcolismo. Con grave irresponsabilità
sociale, l'organizzazione prevede delle promozioni per l'acquisto di
birra (4 birre, 10 euro) e questo in breve causa oscillazioni dei
corpi, ilarità, battute da caserma, propensione alla molestia. Solo
degli sbronzi possono lanciarsi in discussioni concitate sulla data
esatta di un particolare concerto, sul valore di un disco inciso 36
anni fa, sull'importanza fondamentale di un assolo eseguito così e
non colà, oppure sull'imprescindibilità di alcuni album che non
sono mai usciti ufficialmente ma che tutti i presenti sembrano
comunque possedere. Una nutrita schiera dei presenti si accapiglia su
questione tecnico-musicali (strumentazioni, partiture, esercizi, blah
blah blah) e incidentalmente hanno quasi tutti il codino e la
maglietta con scritto Dream Theater. Vi sono molti disagiati che non
hanno mai visto una femmina in vita loro e sbavano abbondamentemente
quando una di loro entra nel raggio visivo: in genere sono calvi, con
forfora persistente e rachitismo, ma con polsi prodigiosamente
snodabili. Donne presenti in numero notevole, ma comunque tutte
accoppiate a ceffi da galera che di certo stanno con loro grazie a
minacce e ricatti.
Crucified Barbara.
Biondine vestite di jeans e pelle, con tatuaggi da gang di biker
(anche sugli avambracci, come i delinquenti) e una serie di canzoni
fracassone in cui si intuisce qualche melodia ma si capisce che non è
roba da signore e che queste qua al loro paese probabilmente lavorano
in qualche distilleria clandestina oppure occupano gli appartamenti
quando i proprietari sono in ferie.
Finito lo show delle CB,
i guardoni calvi e segaligni abbandonano la prima fila per accalcarsi
allo stand del merchandising, dove le svedesi fanno finta di
apprezzare le strette di mani sudate e i palpeggiamenti guasconi dei
loschi figuri in questione. In cambio vendono qualche CD e maglietta,
quindi vincono tutti.
Threshold. Band
esteticamente inguardabile, questi Threshold dall'Inghilterra (nota
fucina di fotomodelli ed esperti di bon-ton). Il cantante inizia lo
show con una coperta di capelli, ma appena comuncia a sudare gli
viene una stempiatura fino alla nuca (e ha un thermos col thè, 'sto
sfigato). Il bassista è un pachistano che maltratta il suo strumento
senza che si senta una sola nota. Uno dei chitarristi peserà 38 kg
(stile “Grassi contro Magri”) e ha una stempiatura da nascondersi
in casa e mandare la mamma in centro ad acquistare una parrucca.
L'altro chitarrista e il tastierista sono due impiegati capitati là
per caso. Il batterista negretto sarà alto un metro e mezzo,
talmente scuro che si vedono solo gli occhi e i denti, ma fa un
fracasso del demonio e ci si stupisce che non intervenga la polizia
per tutelare il sonno dei bravi borghesi di Gradisca. Le canzoni sono
tutte incasinate e non si riesce a ballare, ma la cosa inquietante è
che il pubblico li definisce “accessibili e ruffiani”, uno strano strano afferma perfino che “hanne le melodie pop”
(e ti chiedi cosa intenda per pop); alcuni fanatici vorrebbero canzoni dei primi dischi, molto più intricate e
complesse, e ti viene da pensare che questi inglesi hanno pure una discografia e dei fans...
Dopo il concerto c'è
gente che vuole addirittura farsi delle foto con questi inglesacci,
ma è certo che sono tutti sbronzi e che stanotte a Gradisca ci sarà
un boom delle effrazioni in casa.
***
Elemento trasversale: mangiare in primis.
La maledizione dei
discotecari (che non fanno nulla di male direttamente, ma esistono e
tanto basta) mi fa trovare chiuse le locande indigene. Tocca
dirottare verso la festa in piazza a Gradisca d'Isonzo, con stand
etnici che preparano cibarie sospette (gli indiani mi sembrano troppo
felici attorno al loro paiolo e ciò non è rassicurante, gli
unghersi fanno solo dolci ma si mettono le dita nel naso, gli sloveni
hanno solo Union Pivo e zero cibo). I meno truffatori paiono dei
toscani specializzati in grigliate, anche se cercano di farti
prendere la tagliata o la fiorentina (che ovviamente costano come un
blocco d'argento).
La grigliata toscana.
Costa, salsiccia, pezzetti di tagliata, spiedino. Contorni con patate
fritte o pomodorini + rucola + cipolline. Da bere Chianti di
provenienza non verificabile (plausibile qualche discount di Ronco
Bilaccio) e birra Union Pivo (orgoglio di Slovenia, una birra che fa
vedere con speranza un futuro inesistente). Carne decente, a tratti
valida (costa dignitosa, tagliata così così, salsiccia e spiedo
brillanti), anche se il livello di sale/spezie è altissimo e noi
chef navigati sappiamo che la carne ganza non ne ha bisogno, ergo
nascono sospetti. La parlata toscana diverte e fa passare in secondo
piano la qualità altalenante, resta la delusione per non aver
divorato una Lubjanska come Perun comanda.
2 commenti:
Sempre divertenti e realistici i diari di viaggio.
A.F.
Realistici e oggettivi, chiaramente!
Grazie mille Dott. F., glielo dica Lei a questi lettori che scrivo in preda alla sindrome di Tourette e non mi considero responsabile della verità qui contenute ;)
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