EVERGREY + LESOIR
11 maggio 2015
Work In Progress
(Albignasego – PD)
Il ritardo di questo
report è imbarazzante e ho poca inventiva, quindi propongo due scuse
standard che mi gioco sempre quando ho gli attacchi di pigrizia:
- lo show è stato talmente trionfale, intenso, sconvolgente, che ci ho messo 10 giorni a riprendermi e solo adesso che sono finite le allucinazioni da esperienza ineffabile ho la serenità per scrivere;
- il corso di abilitazione per lustrascarpe che sto seguendo mi obbliga a produrre a ritmo continuo riflessioni scritte sull'evoluzione della metodologia del lustrascarpe e sulle tecniche più efficaci da usare in relazione alla calzatura, il che mi lascia poco tempo per i miei passatempi (per esempio picchiare le anatre lungo il Sile).
Prima che si scatenino i
precisini... c'erano anche i Vitriol (che non hanno suonato per
motivi che vanno dalle scie chimiche al Bilderberg fino ai
rettiliani) e gli Zonaria (che non ho visto perché sperduto nella
dedalica viabilità padovana).
Il WIP sembra sempre di
più un lap-dance. Poi ti accorgi che hai sbagliato locale e sei
finito proprio nel lap-dance a fianco. Mesto come un ramarro, ritorni
sui tuoi passi e ti avvii verso il locale giusto, ben sapendo che lì
ti attendono i Metallari Maschi Proletari, profumati dopo una dura
giornata di lavoro nelle acciaierie della provincia veneta.
Locale semipieno o
semivuoto a seconda del livello di ottimismo, solito drappo funerario
calato sulle spine di birra ma frigo pieno di bottiglie
dignitosissime (al punto che a una certa ora la birra rossa era
finita... in effetti, può essere una prova della sua dignità o
della sua esiguità), atmosfera rilassata perché è lunedì sera e
ci mancherebbe anche che qualcuno rompesse pure le scatole.
LESOIR. Mai sentiti
prima. Noto che hanno due donne in gruppo. Una bionda che suona la
chitarra e la tastiera. Una mora che canta, suona un'altra tastiera
nascosta da qualche parte in un angolo del palco e ogni tanto anche
un flauto traverso. Ci sono anche tre uomini, che immagino non avrà
guardato nessuno. Non mi sono documentato, non
mi sono piaciuti, non so che scrivere e quindi ci caccio questo
aneddoto inutile:
docente
agli esordi, Heidegger entusiasmò gli alunni che seguivano i suoi
corsi quando si inventò fortunate espressioni come "il mondo
mondeggia" ("die Welt weltet") e "lo spazio
spazieggia" ("der Raum raumt").
Se
i Lesoir fanno gli intellettuali, allora lo faccio anche io.
EVERGREY. Se per catarsi
intendiamo la purificazione dell'animo dalle passioni, come intendeva
il buon Aristotele (che tra l'altro ha scoperto che gli organi
sessuali del polipo si trovano sulla testa... e lasciamo in sospeso
la questione sul perché si sia messo ha cercare gli organi sessuali
del polilpo), allora poco si merita l'attribuzione di funzione
catartica più dell'arte degli
Evergrey. Musica intensa e spesso tragica, con testi che sanno
colpire basso ed esplorare abissi di solitudine e disperazione (che
spero di non sperimentare mai in prima persona).
E
mi dispiace per quelli che vorrebbero la recensione dove prendo per
il culo bassista stempiatissimo o il ChitarristaGesùCristo sbronzo
che suona solo gli assoli che si ricorda.
Gli
Evergrey sanno scrivere splendide canzoni, hanno una perizia
impressionante nonostante il carico alcolico, hanno un cantante che
lo riconosci anche quando canta canzoni di Natale alla tv svedese
(non lo fa, me lo sono inventato come il 12% di questa recensione),
per fortuna non sono anche bellissimi sennò bisognerebbe tirargli le
pietre. Certo che, con un pezzo come “A Touch of Blessing”, si
piazzano stabilmente da anni nella mia Top100 canzoni con
cui dimostrare che il Metal è meglio.
Una
serie di pezzi da godimento allo stato brado, inframmezzata da un
breve set per piano e voce di intensità rara. Resta da chiedersi se
il colossale cantante Englund sia così fenomenale perché è più
carico d'alcol d'un 16enne in disco la domenica pomeriggio oppure lo
è sempre e l'alcol serve solo come colluttorio.
Ma
che si vuole di più da un lunedì sera?
Grazie
a tutto lo staff del locale: per ora questo è stato il miglior show
del 2015 e, dal momento che mi hanno anche offerto 3 casse di prosecco, cinque Haribo e delle anatre da picchiare, non posso che essere grato e inventarmi il fatto che il WIP è il più gran locale del Giappone.
1 commento:
Avvincente anche per chi non andrà mai, mai, mai ad ascoltare concerti di tal genere, ma il dubbio può sorgere dopo la lettura... assicurato... come sempre grande il Novello nell asua veste di inviato speciale. Come farne a meno, oramai? ALESSANDRO FORT
Posta un commento