Camionisti in attesa dello show |
SOILWORK
+ DESPITE EXILE +
LOGICAL TERROR
Revolver (San Donà di
Piave)
26 giugno 2016
Interrompo la
narrazione delle mie battaglie contro il MIUR e il concorso per
rituffarmi nel variopinto mondo della Musica Metal: suoni fragorosi,
borchie, birra, sudore, stempiature e poco sesso.
Raramente mi sono trovato
in condizioni di simile ignoranza a un concerto. Non conosco le band
di spalla e mi sono perso almeno 3-4 album dei Soilwork, recuperando
gli ultimi con lo sforzo disperato dello studente che si prende 4
materie a settembre e prova a capirci qualcosa dopo non aver fatto
una tega per un anno. Nonostante questa leggendaria espressione di
scarsa professionalità, Notturno Metal mi obbliga a rinunciare al
torneo domenicale di briscola per assistere allo show.
Dicasi Soilwork gruppo
svedese che una volta sparava col mitragliatore e adesso usa i raggi
laser (nel senso che pestano sempre, ma con eleganza. Hanno il
batterista belga tentacolare e un francese che s'aggira per il palco.
Ma il boss è il cantante Speed Strid: alto 2 metri, con le spalle a
coppo, ha perso i capelli a 20 anni ma ha compensato coi kg, inoltre
ha una delle voci più varie e personali della scena.
Aprono i Logical Terror
da Modena, ma arrivo tardissimo e assisto solo all'ultima canzone che
pur mi piace, ma è troppo poco per dire qualcosa: rilevo solo che
sono sudatissimi. Seguono i friulani Despite Exile, giovanissimi e
pesantissimi, fattore quest'ultimo che mi spinge lentamente verso
l'esterno (giudizio quindi non pervenuto, ma non stupisce vista la
mia notoria incompetenza). Peraltro fuori non si respira perché lì
vicino è parcheggiato il tour-bus dei Soilwork, che ha il bagagliaio
pieno di escrementi di cervo.
Lo show degli svedesi è
comunque mirabile: la band è una macchina da guerra senza cedimenti,
la selezione dei pezzi rende giustizia a una carriera ventennale e,
anzi, è un peccato che alla fine si lascino fuori canzoni splendide.
In ogni caso basta suonare “Rejection Role” e hai vinto facile.
Ma è anche vero che si è
trattato di una data sofferta, questa dei Soilwork: prima fissata al
Deposito di Pordenone, poi spostata per varie questioni a San Donà
nel locale meno climatizzato del NordEst, si colloca in un weekend
ricco di eventi e di canicola estiva e la gente preferisce ovviamente
vedere show gratuiti o andare al mare. Nonostante ciò, gli svedesi
dimostrano sul campo uno spessore superiore.
Momenti di esaltante
tonnara sul palco, si sentono solo la batteria, gli assoli e Strid
che alza le tonalità stritolandosi i testicoli. L'artefice del
marasma sonoro pare essere il fonico della band, uguale a Gandhi ma
con la maglietta di The Legend of Zelda. In questo vortice di
nonsense sonoro il tastierista sta sereno: mano destra per suonare e
reggere una birra, mano sinistra per grattarsi le balle. Abbiamo
anche due elementi di notevole spessore alle chitarre: quello svedese
che smandibola durante i solos e quello francese che sembra un
imprenditore veneto (stile “camicia bianca, SUV e rimorchio
minorenni al Marina Club di Jesolo”).
La delusione serpeggia
per il fatto che non è presente il batterista titolare Dirk
Verbeuren, bloccato alla frontiera per contrabbando di formaggi e
comunque sostituito da un ragazzino che ha portato a casa la pagnotta
con un drumming solido e preciso: bravo stagista, hai sfruttato bene
la tua occasione e puoi tornare a fare fotocopie.
Pubblico delle piccole
occasioni, son tempi duri per tutti e si preferisce investire in una
spesa di carne steroidata al D+. I presenti sono comunque il meglio
della borghesia big spender: gente che guadagna duro con truffe
finanziarie e pasteggia a Champagne e panda arrosto. L'atmosfera è
quindi colta e affettata, si discetta di Brexit, fluttuazione del
prezzo del Krug e vacanze eno-gastronomiche in Alsazia. Ci rimettono
l'headbanging e il mosh, gestiti da uno sparuto gruppo di giovani che
sicuramente hanno vinto il biglietto in qualche marginale concorso
radio e hanno il bagagliaio dell'auto pieno di Finkbrau. Strategia
non errata, visto che il Revolver ha birre con prezzi da classi
altolocate.
Chiusura dello show a
orario da padri di famiglia e i Soilwork si avviano poeticamente
nella notte verso Vienna lasciando un caratteristico olezzo feci di
ungulati.
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