Le band minori si
esibiscono ovunque per mille motivi (voglia di suonare, crearsi un
pubblico, raccontare ai compagni di classe che sei in tour, far
vedere alla mamma che non sei uno spiantato...). “Ovunque”
significa nella migliore delle ipotesi locali adatti alla musica
live, nella peggiore autogrill, bocciofile, cantieri, corridoi.
Ieri, con tutto il
rispetto per il locale, siamo stati nella fascia bassissima. Pub che
al massimo reggerebbe un acustico + soundcheck problematico e salta
fuori una situazione dove si sente meglio se stai fuori dal locale
piuttosto che sotto il palco.
Poca colpa alle band, sia
chiaro: questo passa il convento e personalmente è sempre meglio
andarci, agli show, che restare a casa a sgranare fagiolini.
Ergo, nulla posso dire
sulla qualità della proposta delle band, né sulla perizia tecnica.
E comunque non ne sarei in grado, visto che in questo periodo la mia
mente è occupata a sondare i migliori cetrioli sottaceto nei
supermercati locali (oltre a cercare la strategia per spiegare
decentemente la filosofia del linguaggio, ma i cetrioli mi paiono più
abbordabili).
Ecco ciò che resta.
STRAIGHT EDGE. Mai visti
né sentiti prima (da quando sono agli arresti domiciliari non riesco
a tenere il passo), ma bella attitudine e le band che danno tutto sul
palco meritano sempre un plauso a prescindere. Mi è parso di
cogliere parecchio hard rock, una spruzzata di Seventies, una cover
dei Van Halen e mi fermo qua, perché a un certo punto del concerto
riesco a sedermi al bancone davanti al bidone dei bagigi e per noi
anziani questo rappresenta la svolta. Record regionale 2016 di bagigi
ingoiati in 31 minuti, peraltro. E zitti tutti.
ANUBI'S CURSE. From
Treviso a mia insaputa, band di Melodic Metal con voce femminile. I
fattori che mi spingono all'ascolto: 1. pausa dai bagigi, 2. una
pessima IPA, 3. paiono bravi. In effetti sarebbe bello prima o poi
ascoltare la musica che fanno, per ora posso dire che si muovono bene
(non bene come MC Hammer, ma bene), che mi pare di intuire anche dei
ritornelli ganzi, che non ci sono 700 basi registrate incluso il
pubblico e che alla fine portano a casa il macinato. Devastante
momento di avanspettacolo del bassista, potrei anche raccontarvelo ma
non avrebbe mai lo stesso senso e quindi disperatevi per quello che
vi siete persi.
WELKIN. Questi li conosco
da quando rubavano rame da adolescenti: dopo una carriera
ultradecennale da 1 concerto all'anno cominciano a ingranare all'età
in cui la maggior parte degli altri musicisti si rassegna a un futuro
nel Multilevel Marketing. I Welkin, che invece si sono trovati un
lavoro stabile poco dopo la terza media, adesso sono pronti a
schiacciare la concorrenza che infatti non c'è. Sempre clamorosi
nelle battute tra una canzone e l'altra: solo per quello valgono il
prezzo del biglietto (che mai comunque vi farebbero pagare, quindi
affrettarsi).
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