CRAZY LIXX + 17 CRASH
11 novembre 2016
Revolver (San Donà di
Piave – VE)
Ai Crazy Lixx ho già
regalato 3-4 recensioni e mai che si siano sognati di pagarmi, ma
almeno fanno album belli e quindi diciamo che siamo pari. La uso come
scusa per non parlare di musica, che tanto, a giudicare
dall'affluenza al concerto, interessa a pochi.
Il locale.
Il Revolver ha avuto un
momento d'oro come locale per concerti qualche anno fa, poi è
passato a feste da discoteca post adolescenziali su cui non mi
pronuncio. Complice però una concatenazione di eventi, in questo
inverno 2016-2017 il locale riprende a ospitare concerti e ciò è
bene, perché è a 25 km da casa e a metà strada c'è il Mobilificio
Caramel (le cui pubblicità da anni sollazzano gli utenti delle tv
locali e dimostrano che il boom economico del NordEst è chiaramente
avvenuto per caso): arrivati davanti al Mobilificio partono
regolarmente 12 km di imitazioni delle televendite con voci nasali e
inflessioni da Fossalta di Piave, così il resto del tragitto è puro
cabaret.
Al Revolver riconosco due
pregi:
- un'acustica incasinata abbastanza da rendere inutili le seconde chitarre e quindi lasciare libero il chitarrista ritmico di fare il babbeo sul palco;
- un sistema di riscaldamento consistente in un getto di aria sahariana che colpisce alle spalle tutti coloro che si trovano davanti al palco in linea col microfono centrale: il tornado asciuga istantaneamente il sudore e ti obbliga a restare in mutande, poi esci a fare il figo e ti prendi la gastroenterite, per cui passi il resto della settimana a casa e risparmi abbastanza per pagarti il prossimo concerto al Revolver.
Il pubblico.
Talmente scarso che si
poteva, nell'ordine:
- uscire tutti dal locale e rubare abbastanza biciclette da spostarsi tutti verso la città
- andare insieme a mangiare la pizza da Ciccio in centro a San Donà;
- concedere a ciascun presente un monologo sull'annosa questione “Pizza alta o pizza sottile?”;
- formare due fazioni “Chi conosce Johnny Lima” vs “Chi ignora Johnny Lima” e sfidarsi a sputi;
- tornare al Revolver e vedere gli show.
Le band.
17 Crash.
Siccome non si parla di
Musica, si parla di Costume e Società. La band toscana ha due
chitarristi che vorrei in ogni band, anche di liscio: uno “larger
than life” con repertorio di mossette clamorose stile Ratt/Dokken
che mette in pericolo costantemente i legamenti ma che genera sul
palco un tale uragano di Convinzione Rock che non ti accorgi neanche
di cosa stia suonando, l'altro minorenne che si guarda intorno a
bocca aperta stupita (espressione che ti coglie quando vedi da troppo
distante uno che ti ruba la bicicletta ricevuta alla cresima).
Complice l'acustica-bagarre del locale, sento solo alcuni ritornelli
azzeccati, un batterista che perde colpi come un 70enne senza Viagra,
il solito basso inesistente del Rock e un cantante che rende meglio
quando non strilla (ma lui strilla come fosse alle audizioni per gli
Steel Dragon). Comunque ci scommetto che in pizzeria avrebbero
scatenato un tafferuglio.
Crazy Lixx.
Nuova formazione con
l'inserimento di due chitarristi, dopo che i precedenti si sono dati
alla macchia (uno è scappato negli Inglorious a suonare Hard Rock
stile Whitesnake per un pubblico di calvi, l'altro lo ricorderemo
solo per essersi riprodotto nei bagni del Live Club durante il primo
Frontiers Festival insieme a una generosa groupie).
I nuovi innesti sono
gente nota a chi frequenta il genere, quindi diciamo 200 persone in
tutta Italia. Jens Lundgren era il chitarrista di quegli scalcinati
dei Bai Bang, un esile elfo albino da 40 kg di peso che stasera aveva
i volumi settati a livello “concerto pomeridiano all'oratorio Don
Bosco”; Chrisse Olsson ha bivaccato per qualche anno coi
disperatissimi Dirty Passion, adesso ha portato nei Crazy Lixx il suo
fascino da carcerato balcanico e i pantaloni sempre uguali da inizio
carriera.
Il mio preferito resta il
batterista, che pare un culturista 10 anni dopo aver smesso con gli
steroidi: polpacci enormi, maglietta dei Darkthrone e una precisione
che lo piazza tra i migliori del genere (anche se sembra che del
genere non gliene freghi proprio niente).
In tutti i loro 4 album i
Crazy Lixx hanno inserito diversi pezzi splendidi e oggi ovviamente
li suonano tutti, perché (caso raro) la band pare essere pienamente
cosciente che il pubblico dal vivo vuole le figate e non i fillers.
I suoni sono già
migliori rispetto al solito, di certo i cori in playback aiutano la
causa e permettono al cantante e alla sua sempre più rada chioma di
vagabondare per il palco e anche nel backstage (lasciando il resto
dei Crazy Lixx a guardarsi con la sicurezza di chi non ha capito
niente).
Comunque sia, show
soggettivamente bello (sui CL sono poco oggettivo, c'è scritto anche
nel mio curriculum) e che avrebbe avuto tutte le caratteristiche per
piacere ai cultori del genere, i quali però hanno deciso di passare
la serata su Netflix.
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