ANVIL + REZET + TEODASIA
19 novembre 2016
Revolver (San Donà di
Piave – VE)
Show storico al Revolver:
gli Anvil, dopo anni bui, da qualche tempo sono tornati ad avere
abbastanza pubblico da permettersi tour europei in locali veri e non
in discariche (motivo? Guardate il documentario “Story of Anvil”,
ormai obbligatorio per la formazione culturale del Bravo Metallaro).
Le date in Italia questa
volta sono ben 5 e quindi il timore di una dispersione del pubblico è
motivata. Eppure i Metallari over 30-40 stavolta non tradiscono e
l'affluenza è dignitosissima, di molto superiore a quella dello
sciagurato concerto dei Crazy Lixx di una settimana fa. Grandi
assenti sono i giovani, che perdono l'occasione di assistere a uno
show “vecchia scuola”: non c'è nessuna scuola come la vecchia
scuola, e gli Anvil sono i fottuti presidi (sei-cit.). Inoltre c'è
sempre l'occasione di conversare con una serie di vecchie borchie che
si sono fatte le peggiori trasferte nei peggiori locali per assistere
ai concerti delle band più clamorose (o scandalose, dipende dai
punti di vista).
Detto ciò, ci son le
condizioni per un grande show. I miei spioni alle tappe precedenti
del tour hanno parlato di band in formissima, io sono carico di
energy drink del D+ (effetto dopante stile efedrina) e noto tra il
pubblico una rassicurante coerenza di look (chiodo, maglia, “braghe
da forca” e gigantesche scarpe da ginnastica alla caviglia).
TEODASIA. Arrivo per
l'ultima canzone e sento solo tastiere trionfali e una coppia di voci
che volano verso l'infinito e oltre. Noto solo che il cantante è
vestito da paggio di Re Artù, ma è una mia deformazione
professionale (la carriera di fashion blogger mi permette infatti di
pagare le bollette e i tre mesi di vacanze estive a Duna Verde con
birre del Lidl).
REZET. Speed-thrash from
Germany. Potrebbe bastare qua. Onesti, diretti, intricati il giusto,
con cantante chitarrista (meglio chitarrista che cantante) dotato di
cintura di pallottole d'ordinanza e un batterista anfetaminico.
Capelli in abbondanza, bassista con spalle pelose e una decina di
canzoni inviperite che fanno venire in mente i Kreator d'annata. Roba
da salto spaziotemporale: sembra di essere nel 1988, complice anche
una buona parte del pubblico, che di certo nel 1988 già andava a
concerti. Certo, i pezzi finiscono per assomigliarsi e solo su un
paio il cantante cessa i rantoli per avventurarsi in linee vocali
accessibili, ma i fanatici del genere gioscono. Thrash, headbanging,
corna al cielo e birra sul pavimento.
ANVIL. Inizio show:
batterista deflagrante che scandisce i tempi di guerra (che Robb
Reiner sia un talento cristallino lo dice Lars Ulrich, ma per fortuna
lo confermano anche Scott Ian e Lemmy), bassista che percorre il
palco con la “danza delle scuse” del Dottor Zoidberg e IN MEZZO
AL PUBBLICO Lips Kudlow sciabola riff assassini e urla dentro il
ponte della chitarra.
Basta così: gli Anvil
hanno già vinto.
Tutto il resto è solo
trionfo. Dal duello tra il bassista (uguale a Doc di Ritorno al
Futuro) e Lips nel corso di “Mothra”, dove simulano due mostri
giganti che si sfidano distruggendo Tokyo, fino alla prepotenza di un
Robb Reiner con chioma tintissima e bandana che dal 1989 copre una
probabile calvizie disperata (ma aggiungiamo camicia hippie aperta
sul petto e catenaccio d'oro stile Trastevere).
Lips, infine, è Lips:
brutto da sempre e adesso è anche vecchio, ma ha l'energia di chi ha
sfiorato il successo, ha perso il treno e si è ritrovato a
consegnare pasti alle mense ma senza mai smettere di suonare, poi ha
avuto una botta di culo (il documentario) ed è tornato a vivere di
musica dopo i 50 anni. Troppa vita vera per giocare la parte della
rockstar, meglio puntare sulla follia di un assolo fatto con un
vibratore. E per fortuna che la natura gli ha donato un volto di
gomma tipo Goggle di Labyrinth, con una rosa di espressioni babbee da
cabaret e un sorriso sdentato imperdibile. In ogni famiglia ci
vorrebbe uno zio spiantato come Lips, che a 60 anni ti piomba in casa
perché l'hanno sfrattato e ti occupa una camera per mesi,
strimpellando la chitarra e svuotandoti il frigo di notte.
Il bassista, comunque,
sembra il più squilibrato di tutti: ma se non lo avete visto, non
potete capire.
Metal On Metal!
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