lunedì 22 luglio 2019

Esami di Stato 2019 - parte 1: noto, non noto, ma nemmeno ignoto.

ESAMI DI STATO 2019 – parte 1

L'Antefatto.



Mi immagino la sede del Ministero della Pubblica Istruzione come un incrocio tra la Megaditta fantozziana e i sotterranei del Colosseo.
Lì dentro ogni Ministro di un Nuovo Governo sogna una Riforma che lo renda Immortale e risolva una volta per tutte i Problemi della Scuola Italiana (per ogni maiuscola ci vorrebbero abbastanza incisi da pareggiare la lunghezza del “Capitale”, ma in nome della pigrizia e dell'indolenza essi saranno risparmiati).
A elaborare le varie riforme sono team di esperti che alla fine si rivelano sempre includere i Teletubbies, un ombrellaio e arrotino, qualche pedagogista e un passante.
Riuniti in uno scantinato riscaldato a gas esilarante, gli esperti hanno elaborato quest'anno la Riforma dell'Esame di Stato, che possiamo ridurre a due elementi:
  1. Muori male, Terza Prova!
  2. Buste.

  1. La Terza Prova era accusata di varie nefandezze, in particolare di puntare tutto sulle conoscenze a discapito delle competenze... chi frequenta la scuola dalla parte sbagliata (docenti) sa che gli alfieri della Nuova Scuola hanno ucciso per molto meno. In sostanza, non bisogna valutare se lo studente conosca le cause della Grande Guerra (conoscenza), quanto piuttosto come utilizzi tale informazione (competenza): di solito gli studenti sviluppano queste competenze sparando collegamenti casuali tra Grande Guerra, termostati, derive dei continenti e Kierkegaard. Quindi fuori dalle balle la Terza Prova e spazio alla Nuova Novità Innovativa (punto 2.)
  2. Alla luce di quanto sopra (punto 1) gli esperti, al grido “Competenze = collegamenti interdisciplinari !11!!!1”, risolvono la questione del colloquio con un conciso e brillante “Buste”.

Poi, per mesi, il silenzio. 
La parola “Buste” (maiuscolo, reverenziale) alleggia per i corridoio delle scuole, per le aule docenti, per le presidenze, ma nessuno sa niente. 
E chi meno sa, parla. 
E si scatenano deliri incontrollati. 
3 buste, 5 buste, dentro solo immagini, dentro testi, dentro liste della spesa, le sceglie il presidente, le sceglie lo studente, arrivano coi barconi, le preparano i commissari esterni, le prepara il televoto...
I docenti e gli studenti procedono nell'oscurità, preparandosi per un Esame orale le cui modalità sono secretate come le prove della Terra Cava. Nel frattempo il Ministero tace, al limite risponde telegrafico: “Buste”.
Il popolo della scuola decide che si debba puntare su collegamenti interdisciplinari e molti docenti si impegnano per arricchire le lezioni con connessioni pertinenti, per allenare i ragazzi alla meraviglia del fil rouge che attraversa più discipline e allarga la mente e rende cittadini del mondo e sviluppa le competenze.
Poi, inevitabilmente, nelle interrogazioni saltano fuori Grande Guerra, termostati, derive dei continenti e Kierkegaard... e tu, docente, guardi fuori dalla finestra contemplando i campi di crisantemi.

Intanto passano i mesi, l'autunno cede all'inverno e ai problemi di riscaldamento nelle scuole, poi ci sono le alluvioni primaverili e i viaggi di istruzione, ma nessuno ancora capisce cosa significhi “Buste”. 
A parte orizzontescuola, che sta alle questioni scolastiche come meteo.itsta alla meteorologia. 

Poi, come l'irrompere dell'Essere dal Nulla, arriva il chiarimento del Ministero.
Buste = Buste
In ognuna un materiale a scelta della commissione. Materiale che deve essere non noto agli studenti, ma collegabile alla luce del programma delle singole materie.
Insomma, deve essere noto non noto ma nemmeno ignoto
E stimolare le competenze, acciocché gli studenti possano estrarre dalla Busta un'immagine della Grande Guerra e agilmente collegarvi termostati, derive dei continenti e Kierkegaard. 
Perché il Mondo Globalizzato ha disperato bisogno di giovani competenti che colleghino le scie chimiche con la costruzione delle Piramidi, con Soros e col riscaldamento globale (insomma, pare ci sia una stringente necessità di nuovi David Icke, quello dei rettiliani).

Ma mancano poche settimane alla fine della scuola e diventa necessario organizzare simulazioni di colloquio. Dalle quali emerge che a fare bella figura non sono quelli che trovano i collegamenti più pertinenti, ma quelli che parlano meglio e che vanno avanti senza scrupoli e senza alcuna attenzione per le obiezioni della commissione. E allora diventa chiaro che a trionfare agli orali saranno dei prodigiosi incroci tra Gorgia e Giorgio Mastrota.


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