venerdì 22 luglio 2016

Concorso 2016 pt. 4: la prova di Filosofia ("Digito ergo sum")


Quesito 3 - Il candidato delinei brevemente un'unità di apprendimento dedicata al Cogito cartesiano alla luce delle interpretazioni della filosofia contemporanea.

E che vuoi che sia? La filosofia contemporanea ruota attorno al cogito e alla sua critica: basti pensare a Spinoza, ma anche alle risse con gli empiristi e l'entrata a gamba tesa che fa Kant... aspetta... questa è filosofia “moderna” e non “contemporanea”.
Quindi non conosco la risposta a questo quesito.

E che si fa quando non si sa? Si fa finta di essere scemi, tecnica brevettata che mi ha permesso di laurearmi, specializzarmi e abilitarmi in discipline altresì problematiche come Diplomatica Maya, Archeologia Atlantidea e Culinaria Mesopotamica.

In questo caso la soluzione è far finta di aver capito “moderna” al posto di “contemporanea”, dimostrando nell'ordine:
  1. scarse diottrie
  2. penosa preparazione storica
  3. limitate facoltà cerebrali
Ma siccome la vena istrionica è inarrestabile e il termine “multimediale” deve per forza essere tirato in mezzo quando si parla di didattica, come non buttare in mezzo qualche film da far vedere alla classe? Qualcosa di concettuale e incomprensibile, giusto per testare in quanti riescono a dormire con gli occhi aperti e facendo le bolle col naso. Così facendo si proietta l'immagine di un professore moderno, dinamico, che schifa i manuali e sperimenta nuove strade per la didattica, coinvolgendo una generazione che non riesce a concentrarsi per 10 minuti e che adesso (estate 2016) sembra più interessata ad addestrare Charmender© che a capire come facciamo a esistere in quanto esseri pensanti.
E per rafforzare questa immagine di irrefrenabile energia metacognitiva, ci si butta dentro anche la lettura di un'opera da sangue da naso, proprio per giustificare il fatto che “penso, quindi esisto e me ne rendo conto dal fatto che questo testo mi ha fatto venire l'emicrania”. Qualunque prodotto di Hegel si adatta perfettamente a tale esigenza.
Ma ho ancora qualche minuto per rifinire la risposta e quindi:
  1. correzione degli errori di ortografia, che spuntano come funghi in Val di Fiemme;
  2. inserimento di parole forbite che facciano pesare questi anni di letture sotto l'ombrellone;
  3. buttare “metacognitivo” e “attivare le preconoscenze” ogni tre righe.

Questa procedura vale più o meno per tutti i quesiti di Filosofia: tale disciplina richiede riflessione e meditazione, ma nella procedura concorsuale è molto meglio essere il digitatore più veloce del West e avere una solida formazione giovanile in quiz televisivi.
Non sia mai che ci si metta a ragionare sulle risposte...

La prova si conclude con aspiranti docenti stremati che sbandano lungo i corridoi, si confrontano mugugnando sulle risposte solo per ripulirsi la coscienza o corrono a gambe levante verso i servizi (giacché la prova non permetteva pause per il gabinetto, del resto questo concorso dà anche la possibilità di partecipare alle Olimpiadi di Tokyo 2020 nella categoria “Resistenza prostatica”).
Mi sento generoso e decido di adottare un filosofo. Trattasi di giovane collega che insegna a Treviso e al quale offro un passaggio, sperando di sfilargli il portafogli e gettarlo dall'auto in corsa: avrei così guadagnato qualche euro ed eliminato un rivale del concorso. Il ragazzo però mi sta simpatico, ha perfino fatto una tesi di laurea su David Foster Wallace e quindi si conquista la mia ammirazione, visto che io di D.W.F. non ho mai capito neanche i titoli delle opere. Se poi aggiungiamo che nella sua tesi ha infilato riferimenti a un filosofo come Derrida, il quale risulta a me più incomprensibile della matematica di quarta elementare, modifico i miei piani e decido di portarlo a casa. Ne guadagno un viaggio poco lineare attraverso le campagne venete, con chiacchiere spicciole sull'agricoltura tardomedievale a Ragusa e sui peggiori agriturismi della provincia di Padova.



E prossimamente... 

“La prova di Storia” 
(sottotitolo “Come violentare 20 anni di studio entusiasta in 2.30 ore di collage sub-culturali e metacognitivi”).