venerdì 15 settembre 2017

Metalitalia.com Festival 2017, Day 1: quando ti rendi conto che eri giovane...

Metalitalia.com Festival 2017
Day 1
Live Club – Trezzo sull'Adda (MI)


TRICK OR TREAT
Aprono il Festival, troppo presto per la mia ciurma ancora impegnata ad arricchire società autostrade e autogrill, oltre che compagnie petrolifere e ditte di ricambi auto: privilegi della guida sportiva e di feroci discussioni sul Metal, che fomentano disordini e scatenano il testosterone.

HOLY MARTYR
Qualcuno deve avere seriamente rotto le palle agli Holy Martyr, che assaltano lo stage incazzati come leoni a cui hanno strizzato i capezzoli. Epic Metal della vecchia scuola, per suonare il quale devi essere un brutto ceffo, avere la barbaccia e un piglio da scalzacani: magari nella vita gli Holy Martyr faranno i maestri all'asilo, ma qui si apre con una canzone intitolata “Numenor” e non possiamo certo farla suonare a delle ballerine. Promossi. A birra e salsicce poi gli Holy Martyr devono essere imbattibili.

WHITE SKULL
Alla sagra provano a proporre piatti nuovi, ma alla fine tutti prendono polenta e costicine. Ecco, i White Skull sono la “poenta e coste”: cambiano le mode, cambiano i gusti, ma alla fine sono sempre là e sono sempre una delle cose migliori. E va bene se la voce di Sister De Boni sparisce di fronte alla doppia cassa e alle ritmiche, se il basso tira dritto su una corda e del tastierista ci si ricorderà soprattutto per la chioma e le pitture di guerra. Ovvio poi che Danilo Bar ad ogni concerto batta tutti i record di “Guitar Hero” e vinca pure il premio Emmy per la miglior performance comica. Su tutti però si staglia Tony Mad, arcigno e sfrontato come un bucaniere, arringa la folla e si porta a casa i cori più ganzi.

SECRET SPHERE
Una volta mi esaltavo quando vedere le band con più componenti di una squadra di rugby, adesso le temo perché di solito non si capisce una tega di quello che suonano. I Secret Sphere, poi, si presentano con due coristi e per un paio di canzoni fanno anche i duetti con l'ex cantante Ramon (bravissimo, scalzissimo e con la peggior canotta che si possa comprare ai saldi dei cinesi)... i presupposti per la tonnara ci sono tutti, invece i ragazzi sono calibratissimi e il tutto prede una piega vincente. Poi Luppi ti stappa i timpani sparando baci a ultrasuoni nel microfono, ma lo perdoni perché ti fa la solita gag da Madagascar e capisci che, in un mondo giusto e onesto, starebbe a dirigere l'animazione nei resort più lussuosi del pianeta. Comunque sia, canzoni bellissime e una band in palla, suoni ottimi e tanto coinvolgimento: se hanno anche trovato gentil donzelle a cui accompagnarsi, hanno fatto filotto.

LABYRINTH
Sarò stato stanco e scazzato io, che ormai reggo gli sforzi prolungati solo se mi mettono la droga nel bicchiere, ma anche i Labyrinth devono aver avuto una nottata difficile o una visita di Equitalia. Tra incomprensioni di esecuzione e qualche battuta riuscita male, sembra più una serata in sala prove che una performance da festival. Poi hai Tiranti alla voce che, al netto della panciera (o cintura di wrestling), non prende lezioni da nessuno e in generale dove guardi c'è un fenomeno dello strumento, ma non scatta la magia. Felice di rivedere alle tastiere Oleg Smirnoff, che suona di spalle o coprendosi il volto con la coperta di capelli perché ci saranno stati dei suoi creditori tra il pubblico. Puntiamo su prossime date per il riscatto.

GRAN MAGUS
Ripulito il palco e lasciati solo una batteria minimale e due microfoni, parte l'intro con la soundtrack di “Conan” e so già che domani si andrà dall'ortopedico. E va bene così, dopo un paio d'ore di eleganti partiture il repertorio classic dei Grand Magus (saccheggiatori di Manowar e compagnia epicheggiante) fa ritornare il pubblico del Metalitalia allo stato primordiale: bestie. Nel senso metallico del termine, con headbanging, pogo, ululati e voglia di assaltare il primo villaggio fuori dal casello autostradale. La magia della band è avere anche al basso Fox Skinner, secco secco e col dente d'oro, così che le luci ci si rifrangono e sembra che abbia un faro in bocca. Nel mio tabellino i GM stanno sul podio.

RHAPSODY OF FIRE
Ho capito quale versione della band avrebbe suonato solo quando ho visto Staropoli sul palco: ormai non riesco più a seguire le telenovelas, figurarsi 2-3 versioni dei Rhapsody. I primi due album mi gasavano, anche se avevo capito che un genere simile è quanto di più scacciafiga ci sia: poi ho scoperto il bricolage, ho avuto successo con le donne e ho perso di vista i triestini. Staropoli è rimasto uguale (sempre una coperta di capelli e una degna circonferenza di bicipite), gli altri sono impeccabili. Scenografia poverella, ma qualche effetto speciale salta fuori lo stesso, esempio il flautista non microfonato che però si sente benissimo. Il nuovo Giacomo Voli lascia a bocca aperta e scopro troppo tardi che è anche personaggio televisivo, (vivo in una spelonca dove non si prende la RAI), sennò gli avrei chiesto una raccomandazione per Masterchef.

EDGUY
Ricetta per uno show vincente:
  • soundcheck da headliner, così prepari i suoni ammodo e si sente tutto;
  • tastiere campionate, che c'è meno cagnara;
  • canzoni da greatest hits e mai troppo incasinate da complicarsi la vita;
  • Tobias Sammet,
… e gli Edguy si portano a casa l'ennesimo show vincente.
Toby si gioca tutto il repertorio da intrattenitore, saltella qua e là senza cadere dal palco (dopo il volo al Bang Your Head di qualche anno da, mi aspetto di tutto), si tiene cappotto e cappello per tutto il concerto perdendo almeno 12 kg (ma è tedesco e reintegra subito con stinco e crauti), piazza anche le ballad strepitose che ha rubato a Savatage (lo dice lui) e Poison (lo dico io). Gli altri esistono, nel senso che ci sono sul palco, ma te ne accorgi solo quando Toby li indica per prenderli per il culo: per fortuna questo equilibrio soddisfa tutti, visto che la lineup è uguale da più di 20 anni.
Per fortuna che Sammet è alto come una banana, altrimenti avrebbe qualche decina di figli illegittimi da mantenere.

Un grazie a:

  • Notturno Metal per aver fornito il travestimento da bistecca di seitan, con cui sono riuscito a entrare di nascosto
  • Lo staff del Live Club, che ha fornito posti a sedere in posizione comodissima a tutte le donne in stato interessante (questo è vero e degno di lode)
  • Lo staff di Metalitalia.com per aver organizzato al meglio un festival impeccabile
  • I miei compagni di viaggio, che stanno ancora urlando il coro di “Hammer of the North”