mercoledì 30 luglio 2014

BRAIN FOOD & DEADLY DRINKS


Al Bang Your Head


Punta di petto affumicata. Fermi tutti! Il top del BYH! Punta di petto cotta e affumicata sul posto (e l'affumicatore ha la forma di una locomotiva), con salsa barbecue a volontà e pane bavarese. Cottura perfetta, coi tutti i succhi conservati magistralmente che si sciolgono in bocca. Crosta affumicata nera come la pece e gustosa oltre ogni dire. Pietanza vista finora da me solo in “Man v Food”: se avessi uno stand del genere vicino a casa, avrei il sangue denso come Nutella. Fortuna che quest'anno al BYH c'erano diversi gruppacci, così mi sono potuto divorare l'equivalente di un interno porcello affumicato. Tocco raffinato in più: bastano 30 secondi vicino allo stand e il lezzo di affumicatura ti si attacca fino a 48 ore.


Spatzle. Gnocchetti svevi annegati in formaggio giallastro. Sembra cibo per maiali, ma il tedesco prova una profonda affinità con tutto ciò che è suino e lo stand ha la fila persistente. Gli spatzle nello stomaco triplicano le dimensioni, assorbono ogni alcolico facendo passare la sbronza, inducono un picco glicemico da letargo, allargano il girovita di parecchi centrimetri e rendono il maschio appetibile per ogni giunonica signora del Festival (in sostanza, se mangi gli spatzle sei figo e te fai tutte).


Poltiglia thai. Noodles (spaghettini di una sostanza ignota) piccanti per principio, poi decidi se buttarci sopra carne (dicono pollo, ma io non ho visto neanche un gatto in tutta Balingen), pesce (tonno e sgombro in scatol, ovvio) o verdura (non la prendeva nessuno, era una trappola per individuare i vegani e deportarli in Polonia). Piatto economico e riepistomaco, un po' come gli spatzle ma con lo spirito hipster multiculturale. Poderoso in uscita il giorno dopo, stando a testimonianze dirette.


L'Indomabile Colazione Post (e Pre) Sbronza. Il BYH mette a disposizione anche un servizio catering nell'area coperta per fare colazione in santa pace come se si fosse alla Sagra del Wurstel. Frittata con strutto, 2 fette di bacon, crauti in aceto e senape, 2 wurstel rossi, marmellata, pane nero, 2 litri di caffé americano con zucchero-panna-latte-senape. L'avventore del BYH smette di bere verso le 4 del mattino, dorme a caso per 5 ore, poi va a fare colazione e per le 10.30 è già pronto per la prossima birra. I più arditi possono comunque ordinare per colazione anche lo stinco.


Korea. Ah, il buon gusto teutonico ! Inventori della Radler che oggi spopola anche in Italia, gli Alemanni hanno già pronta la nuova bevanda che ci mette tutti in riga: Korea, ovvero il delicato mix Vino+Coca. Non vogliatemene, non ho avuto coraggio di provare. La ragazza del bar al Festival sostiene che sia buonissimo e garantisca “una sbronza colossale” se assunto nelle adeguate quantità, poi indica i senzatetto addormentati per terra e sorride soddisfatta.


Met. L'idromele è la bevanda degli dei: se poi te la servono da una spina decorata con enormi corna di toro, signori, è il Valhalla. Dolce e rinfrescante, esige un consumo a litri, ma ha la gradazione del vino e dopo qualche brindisi l'ingenuo sente mancare i terreno sotto i piedi, crolla sulla schiena alzando gli occhi al cielo per ammirare le Valkyrie che scendono dalle nuvole e lì resta per un'oretta. È anche il momento in cui arrivo io a farmi le foto col cadavere.

In giro per l'Alemagna.


Jagerschnitzel: cotoletta del cacciatore”, con crema di funghi. Cotoletta grande come un frisbee, ma nascosta sotto la crema e le verdure. Il piatto, che in Italia garantirebbe soddisfazione a una coppia normale (lui “mangio solo quand vado fuori” e lei “dieta perenne ma non togliermi la cioccolata e lo spritz”), qui è spacciato per pranzetto tranquillo a metà della giornata lavorativa. Notare che, ai tavoli a fianco, studentesse delle superiori si finiscono la cotoletta e il contorno in metà tempo e col doppio della birra rispetto a me. Ma io, in terra alemanna, son anoressico e mezzo uomo.


Paprikaschnitzel: “cotoletta alla paprika”, con ovvia crema di paprika. Uguale alla precedente, ma con violenza piccante necessaria a risvegliare il cervello dopo il brunch a base di birra e brezel. Verdure leggere come peperoni, cipolle e cetrioli aggungono al piatto quel tocco “bio” che va tanto di moda.


Maultaschen Mit Ei: ravioloni ripieni di spinaci e carne, con un bell'uovo fritto schiaffato sopra. Dicono che sia uno dei piatti tipici della Svevia e quindi andava provato. La porzione da una persona dà per scontato che tu pesi almeno un quintale e abbia la fame di chi ha fatto la guerra. Gusto arrembante, non certo ingentilito dalle barbabietole e dalle cipolle che, con grande sfacciataggine, vengono definite “contorno”. Senza 2 litri di birra per buttare giù tutto, ti tocca la morte per soffocamento.


Schweinebraten: “arrosto di maiale” in crosta, con crauti in agrodolce e gnocchi di pane. Siamo a livello di alta cucina, per gli standard locali: infatti le cameriere lo servono con orgoglio e va consumato con rispetto, bevendoci sopra almeno 1 litro di birra. Lo chef, che ovviamente ci ha messo 30 secondi a cucinarlo, verrà più tardi a prendersi i complimenti per questo piatto-simbolo dell'adiposità bavarese.


Leberkäse: “polpettone di carne”. Ho apprezzato la versione calda, con sopra un uovo al tegamino e l'insalata di patate a parte: come quasi tutto ciò che si cucina in Germania, pare che lo scopo sia riepire la panza e assorbire l'alcol (e contrubuire allo sterminio costante di migliaia di porcelli). Mi dicono ci sia anche la versione fredda, ma è da merenda (!) e va gustata coi cetriolini sottaceto. Se il tuo problema è il sangue troppo fluido, fatti un Leberkäse a merenda.

giovedì 24 luglio 2014

BANG YOUR HEAD 2014: la patria del sesso sfrenato


Titolo volutamente ingannevole, orsù.


SABATO 12 LUGLIO
E piove! Dopo 4 anni consecutivi di solleone al BYH (se escludiamo il diluvio infernale durante lo show dei Venom nel 2012) la Germania tiene fede al suo clima casuale. Nessuno prova pietà per le migliaia di ubriachi che hanno passato la notte per terra sotto la pioggia, tanto questi si svegliano, fanno colazione con uova-wurstel-caffé e alle 10 del mattino riprendono con la birra...
Filo conduttore della giornata: il cambio abito. Se piove ci sono 15 gradi, poi esce il sole e si passa a 30 e così via per tutto il giorno. Evidentemente l'alcolismo risolverebbe la situazione, ma non ce lo si può permettere e quindi canotta/felpa a rotazione. Perché anche essere poser richiede preparazione e sacrificio.

HIRAX. Famosi perché hanno “il nero che canta”. Katon è Lenny Kravitz ricoperto di borchie e sorridente, fa un macello impressionante insieme ai suoi compari e a momenti piange per la partecipazione del pubblico. Vorrei dire vaccate sugli Hirax, ma sono stati così onesti e potenti che li promuovo abbestia!
MAD MAX. Hard Rock Cristiano con supercori e potenza quadrata alemanna. Pare che da qualche anno siano anche diventati ferventi cristiani, i Mad Max, ma devono aver saltato qualche messa, perché Dio gli scatena un diluvio di 11 minuti che serve unicamente a far scappare il pubblico al coperto: danno grave, infatti al coperto ci sono gli stand di birra e salsicce, che fanno totalmente dimenticare al pubblico chi sta suonando.
EKTOMORF. Un tedesco me li descrive (parole sue) come “zingari ungheresi uguali ai Sepultura, ma con più tatuaggi”. Li guardo da 18 km di distanza e la definizione è corretta. Quando sento il cantante che urla “Jump Jump!” capisco che è ora di procacciarsi del cibo e dileggiare degli sbronzi.
ROB ROCK. Rob è nato per cantare Heavy Metal e ce lo ribadisce dispoticamente per tutto lo show, ululando su note altissime mentre la band macina riff su riff. Peccato per la pioggia, ma Rob con la potenza delle sue corde vocali sposta le gocce che cadono davanti a lui lavando il pubblico in fondo. Poi gli si spegne il microfono e lo si sente lo stesso fino a Stoccarda. A tarda notte, in albergo, lo potevo sentire dalla birreria di Balingen che si ordinava da bere e il giorno dopo, in attesa al concessionario dell'Audi, lo si sente litigare all'aeroporto di Francoforte perché non gli vogliono imbarcare il suo shampoo preferito. Stentoreo.
STRYPER. Michael Sweet andrebbe invidiato. È la voce perfetta e paradisiaca degli Stryper, ha vissuto il delirio di onnipotenza del Metal anni '80 in USA, è un performer che non sbaglia una virgola e comanda il pubblico con un'occhiata, ha 51 anni e ne dimostra 15 in meno, canta inni a Gesù e alla Madonna e nessuno si sogna di prenderlo per il culo, addirittura quando scendono due gocce di pioggia si fa il segno della croce e spunta il sole... Nella top 3 del festival senza indugio, con approvazione dell'Altissimo e lo scorno di Belzebù Caprone. Talmente in forma che avrebbero spinto al battesimo anche Margherita Hack. Peccato per il mancato lancio delle Bibbie sul pubblico...
OBITUARY. Secchiate d'acqua dal cielo mentre gli Obituary imperversano. Ma il mio tempo viene speso a proteggermi nello stand di un senegalese domiciliato a Milano che vende cappelli di fogge ridicole e qualità da quarto mondo (roba che dopo qualche goccia di pioggia si sciolgono). Poi staziono al Metalborse (la fiera del disco) dove alcuni standisti sono talmente annebbiati dalla grappa che potresti rubargli la merce con una mano e rivendergliela con l'altra.
UNISONIC. Analisi dei musicisti di questo supergruppo di German Metal, dai minori ai maggiori --> batteria e basso provengono dai Pink Cream 69 e gli anni si sentono, soprattutto il girovita del bassista Ward ha ceduto di schianto e sembra Peter Griffin; Mandy Meyer, in preda a un attacco di autismo, suona con le mossette anni '70 e gli occhialetti da John Lennon, ma la musica è Metallone Zuccherino e sembra fuori dal mondo; Kai Hansen è un orso ciccione con gilet e parrucchino, occhialoni da sole e una paresi facciale che lo porta a rimanere sorridente anche quando s'incazza perché la sua chitarra non si sente; Kiske è fenomenale come voce, impressionante per la facilità con cui gorgheggia, ma è di una supponenza vergognosa e s'atteggia come se non gliene fregasse niente del pubblico, provando anche a fare il simpatico ma riuscendo solo a comunicare boria. Detto ciò, concerto solido e impeccabile, anche nelle cover degli Helloween. Per chi s'accontenta.
ANTHRAX. Li ho visti più volte, ma decido di godermi almeno l'ingresso di Joey Belladonna. Questo scalmanato ultracinquantenne con parrucca da competizione entra zompettando come Gollum, punta il dito il faccia a tutti i membri della band per ricordargli che è arrivato, blatera in italo-yankee qualche assurdità e via come dei treni. Pubblico in visibilio, band che si diverte, tutti i classici eseguiti alla grande e cantanti quasi decentemente. Tipico concerto da Festival: alla fine tutti son felici e si riprende a ingurgitare birra.
ATLANTEAN KODEX. Non ho boiate da scrivere in questo caso. Una band che giustamente piace a pochissimi e per questo il fanatismo è a livelli indicibili. Epic Metal marziale ed eroico, con testi da genuflessione e una devozione rara. In più di un'ora piazzano 8 pezzi, tanto per mettere in chiaro che non sono qui per ammiccare a nessuno. Brutti il giusto per non avere distrazioni di groupies e per sembrare incazzati con l'umanità moderna, anche se poi sorridono di gioia al ruggito del pubblico. Hanno un nano alla chitarra e il cantante sembra un agente del fisco, ma la musica basta e avanza. Per me, e solo per me, la band del BYH.
EUROPE. Vedo solo la conclusiva “The Final Countdown”, ma il pubblico è decisamente deluso dalla scaletta: pochissimi classici e molta roba nuova, con influenze Seventies e Blues in cui la band crede tantissimo, ma al BYH sono proprio fuori contesto. Temo non vedremo di nuovo gli Europe al Festival se prima non concordano la scaletta con gli organizzatori. Bravissimi, chiomatissimi, con tutte le mosse giuste da eroi, però effetto straniante per una musica che non è, semplicemente, quella che gli spettatori volevano sentire.
DELAIN. Vedo qualche pezzo prima dei Twisted Sister, i Delain son bravi nel loro genere e hanno la cantante-velina. Come previsto, il parterre è affollato di disagio, forfora, stempiature, pance a botticella, marsupi, una mano nelle mutande e una a fotografare compulsivamente lato A e lato B della povera Charlotte Wessels. Eppure, avendo seguito situazioni simili anche in Italia, posso ancora confermare che i disagiati italiani sono impareggiabili per faccia di bronzo e assenza di scrupoli: questi tedeschi sbavano, ma son educati e stanno a distanza, mentre i nostri avrebbero come minimo tentato l'invasione del palco.
TWISTED SISTER. Non si può scindere la definizione “Rockstar” dal nome “Dee Snider”. Dee è Intoccabile Divinità del Rock e contemporaneamente ti fa capire che è sul palco per te... non per tutti gli spettatori, ma proprio per te, che hai pagato il biglietto e meriti il miglior show della tua vita: eseguito da una band perfetta con un frontman che ti fa dimenticare di essere al mondo e magari dopo l'esibizione è anche capace di passare ore con te a raccontarti puttanate al bar. Questi sono gli Stati Uniti, questi sono i Twisted Sister e ringraziamo il Dio del Rock di poter godere ancora una volta della grandezza di eroi simili, perché alla fine dello show, mentre partono fiammate e granate, tutti i presenti si sentono come gli ultimi ad aver visto Atlantide prima del Cataclisma.

Nel prossimo post, cibo a manetta!!!

martedì 22 luglio 2014

BANG YOUR HEAD 2014: Non Temere Meccanici e Alopecia




VENERDI' 11 LUGLIO

Nonostante le apocalittiche previsioni, un sole cocente si staglia in cielo mentre all'Audi di Balingen mi dicono che il problema dell'auto è risolvibile solo lunedì (e quindi mi salta il programma di ritorno) in cambio di un forziere di ducati e il sacrificio di tre vergini di bell'aspetto (in Germania son rarità). In compenso i ragazzi del concessionario son briosi 25enni (notare che a quell'età in Italia stai ancora meditando se per la tua tesi triennale bastano 20 pagine) e la buttano sulla simpatia. Si potrebbe anche guidare senza avere danni al mezzo, solo che sopra i 70 km/h l'auto si sobbalza e si scuote come un'anguilla, quindi meglio risolvere il problema subito. Cambio programma al volo, parcheggio esaltante a qualche metro dall'ingresso del BYH e son sotto il palco giusto giusto per i Warlord.

WARLORD. Heavy Metal per palati fini, quello della cult band americana impreziosita dal trevigiano Paolo Viani alla chitarra. Vedendoli live mi rendo nuovamente conto di quante splendide canzoni abbiano composto e di quanto sia urgente licenziare il loro curatore d'immagine. Ma l'immagine è un problema solo mio, la Germania se ne frega e i Warlord, pur un po' imbacchettati, fanno sognare. Hanno scritto dei classici, ma io stravedo sempre per “Winds of Thor”... e qui son lacrime vere.
VAIN. Merito gli schiaffi sul coppino! Ho sempre snobbato i Vain su disco, figurarsi live. La band in realtà non è più quella degli esordi, c'è solo un Davy Vain scalzo, adiposo, spocchiosissimo ma perfetto vocalmente. E poi ci sono i ritornelli infallibili del disco d'esordio. Momento-disagio: Davy Vain crede di avere il pubblico contro perché è rimasto alle lotte tra glam e thrash degli anni '80, si difende coglionando i Metallari e vantandosi di aver prodotto i Death Angel, ma non s'accorge che il pubblico del BYH sta tifando per lui o, nei casi peggiori, sta dormendo per terra.
KISSIN' DYNAMITE. Immagine glam, riff metallari, ritornelli power: la quintessenza di quello che un Utente Medio del BYH vuole sentire. Gli va bene che avranno vent'anni e il fisico ancora tiene, ma voglio vedere se la delicata cucina teutonica non mi sfonda anche questi gracili rocker dalle chiome fluenti. Il cantante Hannes Braun è famoso perché ha partecipato a una specie di X-Factor alemanno quando aveva 12 anni, adesso canta che è un piacere e ha lo stesso hair stylist di Belen. Le donne tra il pubblico strillano e s'agitano, ma è probabile che siano spiazzate dagli addominali del secco Hannes (altra rarità in Germania).
RIOT V. Poche parole per una band che ho amato moltissimo. Ora è una cover band e non potrebbe essere altrimenti, vista la dipartita del leader Mark Reale. Comunque Hall è un cantante impressionante ed eseguono tutti i pezzi storici. Un bel tributo, ma resta l'amaro in bocca.
EXODUS. Faccio pausa. Scusate, so che torna il cantante storico Zetro e che i thrasher hanno la bava alla bocca, ma non sono proprio un fan e quindi vado a recensire...
PANINO CON PUNTA DI PETTO AFFUMICATA! --> ma nei prossimi post...

MICHAEL SCHENKER'S TEMPLE OF ROCK. Ostia! Michael Schenker che suona cover di Michael Schenker! Visto che le canzoni le sanno tutti, concentriamoci su Michael, uno di quei chitarristi che ha realmente fatto la storia e, se non amasse così tanto la bottiglia, forse sarebbe ancora più grande. E' magro anoressico, al punto che dubito viva ancora in Germania (non puoi essere un ultra 50enne magro in Germania. Punto.); suona da paura e il pubblico è in visibilio anche quando non emette note e gironzola sul palco a molestare gli altri membri della band (che sarebbe meglio definire dipendenti); non litiga con nessuno e, anzi, sorride sereno; esordisce con “Doctor Doctor” degli UFO e si dimentica di aver scritto pezzi magistrali a metà anni '80, quando aveva le extension viola e ha provato a fare il sex symbol in USA.
SEBASTIAN BACH. Seb, non serve... Non serve mettersi il camicione, che tanto si vede la panza lo stesso. Non serve truccarsi, hai le occhiaie da montagne innevate (soave metafora). Non serve agitarsi per il primo pezzo, poi sei finito per il resto dello show. Non dovresti neanche cantare, visto che ragli come un somaro in calore. E nelle ballate non agitare la manina durante il vibrato, perché la voce non vibra e si sente: l'illusione ottica forse funziona con te stesso quando cerchi di fregarti allo specchio, ma non prenderci per il culo. Il peggiore.
AXEL RUDI PELL. Qui a Balingen il chitarrista Axel Rudi Pell è una superstar. Per festeggiare i 120 anni di carriera gli permettono uno show infinito 3 ore abbondanti in tre parti.
S'inizia con la reunion degli Steeler: utile per dire “Io c'ero e tu no!” al Bar dei Metallari, ma per tutto il resto piuttosto trascurabile, anche se l'effetto nostaglia esalta migliaia di tedeschi ad alto tasso alcolico.
Seconda parte con lo show vero e proprio di ARP con la sua band solista: picco di qualità esagerato, con band di caratura superiore, canzoni brillantissime dai più svariati album e presenza di ex cantanti in gran forma come Rob Rock (ulula come un licantropo) e Jeff Scott Soto (sempre più pachidermico e istrionico). Il titolare alla voce è però Johnny Gioeli, che è semplicemente perfetto e lascia tutti a bocca aperta per le sue qualità: uno dei migliori che abbia mai sentito dal vivo.
Terza parte con set di cover e ospitate di musicisti vari. Duello di batteria tra Vinnie Appice e Bobby Rondinelli (per la prima volta mi rendo conto che non sono la stessa persona con due parruccche diverse, ma qualche cromosoma in comune devono averlo); Doogie White s'esalta con “Mistreated”, ma arriva Gioeli a sorpresa a fargli vedere chi è meglio; Ronnie Atkins elegante e alticcio ruggisce su altri pezzi dei Deep Purple; John Lawton pare in vacanza a Ibiza ma canta da par suo; il cantante simbolo della Calvizie, l'ultracentenario Graham Bonnet, dà tutto su “Since You Been Gone” e perdiamo migliaia di capelli. Tributo finale corale a R.J. Dio con “Long Live Rock'n'Roll”, fiammate, petardi, fuochi d'artificio, tutto l'arsenale della Sagra del Porcello di Balingen sparato in aria.

Ora ci son 30 km da fare con un'auto con vibra come un diapason: per uscire dal Festival si fa il percorso a ostacoli saltando corpi riversi di ubriachi e gente che sostiene di “riposare gli occhi”. La festa per molti continua nel campeggio, alcuni il campeggio non l'hanno mai lasciato e altri ancora non riusciranno a tornarci. Domani giornata impegnativa, quindi via di corsa verso l'albergo multietnico per una sana dormita sul materasso di legno.

martedì 15 luglio 2014

BANG YOUR HEAD 2014: The Titanic Ouverture (cit.)



Quarto anno di seguito al BYH, ma stavolta il fato s'è messo di traverso per impedire l'ennesima umiliazione degli Alemanni ad opera della bellicosa legione veneta. Auto che tradisce e rischia di scombinare i piani per ben due volte, tempo schizofrenico che passa da sole ustionante ad acquazzoni monsonici, Enel ladra che chiama mentre sono in vacanze per solleciti fantasiosi, Mondiali di Tuffi e Recitazioni con squadra locale che segna il gol decisivo mentre i tifosi sono tutti impegnati a fare la coda per la birra... e mille altre amenità!

GIOVEDI' 10 LUGLIO - Warm up show
Il Warm-Up si tiene indoor, quindi anche se fuori diluvia e tira un ventaccio novembrino, qualche centinaio di tedeschi può cominciare il degrado fatto di birra-whisky-grappe-crolloalsuolo.
La fortuna è dalla nostra, giacché una mamma all'ingresso mi vende a metà prezzo il biglietto del festival poiché suo figlio sta male. Mi spiace per il ragazzo, ma nell'equilibrio cosmico è decisamente più rilevante che al Bang Your Head ci sia io.
DYNAMITE. Persi. L'automezzo infido e traditore non permette evoluzioni da pilota italico standard, quindi si arriva che la band svedese ha già chiuso lo show. Gli sbronzi presenti in sala sostengono sia stato un bel concerto, ma potrebbero sostenere con altrettanta convinzione la teoria della Terra Cava. Trovo comunque in giro il chitarrista dei Dynamite, lo saluto e sparo la balla che mi sono piaciuti da morire: il ragazzo s'emoziona e chiede di fare una foto, si rammarica di non potersi sbronzare con me e sparisce nel furgone della band per il torneo di ramino.
BULLET. Vincitori della serata, come previsto. Stavolta il cantante Hell Hofer è sobrio, ma il suo atteggiamento non cambia. Gli altri membri della band si fanno un culo quadro per fare spettacolo, visto che Hell rotola lentamente da un lato all'altro del palco lanciando rantoli smargiassi e perdendo spesso l'orientamento. Trionfali.
STORMWARRIOR. Impegnato a mangiare poltiglia thailandese e a schivare le birre che i tranquillissimi Metallari locali scagliano in aria, seguo solo distrattamente l'arrembante Heavy Metal della band guidata da Majin-bu amburghese. Nulla di clamoroso da segnalare sul palco.
VICTORY. Il mastermind Herman Frank cambia quasi tutta la formazione, conferma il valido singer Jioti (che però si sforza come un licantropo per riuscire a far emergere la sua voce, e poi ha lo stesso look di Fabrizio Corona), s'è fatto la tinta corvina anche sulle basette (sennò dimostra 80 anni), sceglie tutti i pezzi coi ritornelli giusti e porta a casa la pagnotta.
GRAVE DIGGER. È come andare a trovare il nonno all'ospizio: sempre gli stessi discorsi, sempre le stesse battute, ma alla fine gli vuoi bene. Su disco i GD sono ormai un terno al lotto (o azzeccano il pezzo o, più spesso, annoiano), dal vivo invece sono una macchina da guerra con un'estetica orribile: i tre vecchi ormai non si possono vedere, soprattutto Jen Becker con la piazza e Boltendahl nella parte del nonno con la testa enorme, la zazzera da Einstein e le spalle large 32 cm. Il chitarrista Axel Ritt, che avrà 50 anni, sembra un ragazzino e ha la chioma 1983 unita alle “pose visibilio”. Poi fanno “Rebellion” e mi zittiscono.

Fine concerto con raccolta di vuoti abbandonati per terra, che vengono scambiati con qualche birretta (hanno il vuoto a rendere, ma non riesco a trovare un modo divertente per spiegarlo).
Si lascia il Warm-Up scavalcando cadaveri riversi nella birra, affrontando la piovosa notte teutonica a bordo di un'auto veloce come un calesse. Lenti ma inesorabili, puntiamo verso il nostro albergo a conduzione croato-russa-ungherese (dove nessuno parla inglese a parte un giovane slavo che, alla richiesta di avere altri asciugamani in bagno, s'affretta a preparati un burek - vedi sotto).