martedì 28 agosto 2018

Esami di Stato pt 4: la circolarità della baggianata



Gli orali: introduzione.
Gli orali sono preceduti dal tabellone con i voti degli scritti. Lo studente italiano, notoriamente penoso in matematica, si porta la calcolatrice e fa la somma dei punteggi per vedere a che voto può ambire: il minimo è il vergognoso 60 da calcio nel sedere e raccolta olive in Marocco, il massimo è il 100 che è come il noumeno di Kant (esiste, ma è irraggiungibile, nel senso che io non l'ho mai visto).
Se fa bene i conti, lo studente saprà a che livello dovrebbe tarare la sua preparazione per ottenere il risultato sperato (il punteggio massimo per l'orale è 30, voto che si dà a fenomeni o aberrazioni, a seconda dei punti di vista). Ma, ancora una volta, di quelli bravi non ha senso parlare.
Un argomento adatto a questo blog è lo studente che deve prendere dai 15 ai 20 punti per arrivare a 60. I tre anni scolastici sono andati così così, altrettanto per le tre prove scritte e quindi il pargolo deve dimostrare di essere abbastanza scolarizzato per poter accedere a una catena di montaggio, a un parcheggio universitario pluriennale con Erasmus integrato o a una carriera nel multilevel marketing.
Ecco cosa passa per la testa dei membri della commissione.
  • COMMISSARI INTERNI. L'orale è il coronamento di un anno di preparazione, della quale non tutti gli studenti hanno usufruito. Significa che difficilmente gli sciagurati diventano virtuosi in occasione della prova finale. Magari sono anche sciagurati simpatici, giurano di andare a coltivare barbabietole post-diploma o di scappare a delinquere in un altro paese. Basandosi su queste promesse, i commissari interni provano ad assumere l'atteggiamento dell'imperturbabile asceta, che si lascia scivolare addosso le brutture del mondo in vista di un fine più alto.
  • COMMISSARI ESTERNI. Stremati da una decina di giorni di burocrazia indegna e correzioni paranormali, essi vorrebbero solo andare a casa. Ma devono sottoporsi a quest'ultima impresa. E devono cercare di stare sulla sottile linea tra dignità, imparzialità e comprensione delle umane sofferenze (degli studenti e dei commissari interni). 
    Roba da persone equilibrate.
    E non è detto che lo siano.
    Anche se, per fortuna, spesso lo sono.
    Ma a volte no.
  • PRESIDENTE. Ricorsi. Tribunali. Manette.

Gli orali: svolgimento.
La prova si articola in tre passaggi: esposizione della tesina, domande per verificare la preparazione, domandone finale sul futuro.
  1. Tesina. I commissari interni hanno già visionato le tesine, a volte le hanno corrette, altre volte cestinate, a volte scritte loro (momento più basso della carriera di un professore), altre volte ancora accolte con gioia e soddisfazione (mi dicono accada...). 
    Nei dieci minuti iniziali lo studente deve esporre il suo prodotto delle sue fatiche, sperando sempre che non l'abbia scaricato dal web o dagli studenti degli anni precedenti o che non l'abbia fatta preparare da qualche cugino universitario. 
    La rappresentazione teatrale si svolge così: commissari interni devono mettere i ragazzi a loro agio e sorridere; gli esterni devono fingere interesse perché è poco professionale scaccolarsi e giocare poker a durante l'esposizione; il presidente non ha alcun obbligo e quindi dipende dal carattere (c'è chi ascolta, chi sbadiglia, chi chiede di finire dopo 3 minuti... vasta e varia è l'umanità).
    Sugli argomenti non si può pretendere troppo: va benissimo se vuoi parlarmi delle nuove droghe che hai provato durante l'anno scolastico, però fammi una bella presentazione in Prezi che così le competenze digitali sono al top.
  2. Domandine. Le domande dovrebbero partire dalla tesina e di solito mi va di lusso, perché elementi casuali di Storia e Filosofia gli studenti li infilano sempre. Peggio va alle materie escluse dalle tesine, ma almeno si mette alla prova l'abilità del commissario di inventarsi collegamenti inesistenti o l'umorismo nel chiedere cose che non c'entrano niente pescando a caso nel programma. 
    Sulle risposte che molti studenti danno agli orali è fiorita una copiosa letteratura umoristica. Posso testimoniare che è vero: pare che la Germania abbia vinto due guerre mondiali, che Schopenhauer abbia causato il suicidio di Leopardi, che 2+2=22 e così via... si perde la capacità di stupirsi. L'unica è fare la faccia ieratica, non dire né sì né no e confidare nell'incomprensibilità della Filosofia e nella soggettività della Storia. Sia chiaro, nemmeno il più prestigiatore dei docenti può far passare per buona l'idea che le bombe atomiche siano esplose in Inghilterra, ma alla fine lo studente autore di una risposta del genere è già proiettato verso la totale irrilevanza esistenziale e tanto basta.
  3. Domandone sul futuro. Chissà perché, che l'esame sia andato bene o meno, quasi tutti i Presidenti si sentono in dovere di chiedere agli studenti cosa faranno in futuro. 
    Non è una cosa buttata là, aiuta anche a capire se il soggetto in questione ha una minima percezione di cosa vale e cosa può fare. Se uno ha collezionato figure barbine durante tutto l'esame e poi dichiara di voler studiare per diventare CEO di Apple, la commissione potrà indirizzarlo con leggerezza presso la più lontana catena di montaggio della ditta americana. 
    Ogni tanto c'è qualcuno che dice di volersi prendere un anno per decidere con calma: io questi li amo, soprattutto se dicono la verità, ma ci sono anche quelli che, dopo 4 bocciature e un patrimonio dilapidato ai videopoker, vogliono prendersi un anno di ferie in qualche fumeria d'oppio.
    Poi c'è sempre quello che non capisce la domanda.

Gli orali: conclusione.
Dopo la prova, si decide subito il voto. 
Suggerimento per i futuri maturandi: più la discussione è lunga, più ci sono problemi. 
Il voto è collegiale, quindi lo decide tutta la commissione insieme: questo non significa però che siano tutti d'accordo. 
Il caso estremo si verifica quando lo studente è stato scandaloso in alcune materie ma non in tutte, inoltre ha scritti insufficienti ma non troppo e al domandone finale ha fatto intendere che desidera inserirsi nel mondo del lavoro con qualunque mansione (l'importante è non essere più obbligato a studiare Hegel e Heidegger). In tal caso si va a maggioranza e la decisione è influenzata da elementi come il caldo, l'umidità, l'appartamento prenotato al mare, il gas lasciato acceso a casa. A volte, nonostante tutto ciò, permane una situazione di stallo. Allora la fame è il fattore che spinge verso una soluzione conciliante, accompagnata dalla massima di un Presidente lungimirante di qualche anno fa: “Sarà la Vita a bocciarlo”.

ADEMPIMENTI FINALI.
Un manipoli di eroi, provati come e più dei mercenari della “Anabasi” di Senofonte. Ecco cos'è la commissione alla fine degli Esami di Stato. 
Magri ed emaciati, senza più vestiti puliti causa sudorazione inarrestabile, con la mente piena di dubbi perché a forza di sentir profferire boiate ti viene il sospetto di averle insegnate te, quelle boiate...
Ma manca ancora un elemento, il più importate per la Gioiosa Macchina Burocratica del Ministero. I verbali.
Non ne ho parlato molto, ma il commissario interno che s'è assunto l'onere di fare da segretario ha dovuto produrre decine di verbali per ogni singola operazione della commissione. Praticamente ha vissuto la vita di Belluca prima di sentire il fischio del treno. Alla fine il segretario è in condizioni pietose, sembra un internato in un campo di prigionia vietnamita e ci guarda come se fossimo una squadra di Rambo venuti a salvarlo. 
Il Presidente verifica e verifica, ma ancora non firma: se c'è un vizio di forma, è ricorso e galera. Il segretario deve riverificare, ma ancora il Presidente non firma. Tutta la commissione si spartisce il compito di revisionare i verbali. Cala la notte. Alla fine il Presidente firma.
È finita? 
No.
Bisogna sigillare il pacco con tutte le prove, i verbali e qualunque incartamente prodotto, compresi i fazzoletti da naso usati. Si sigilla con la ceralacca. Come nel 1212. Siamo nell'epoca della totale digitalizzazione, ma sigilliamo con la ceralacca. E poi fai i corsi di formazione sulla Scuola 2.0, sulle competenze digitali, sulle lezioni interattive... e usi la ceralacca.
Ma tanto è finita.
Per quest'anno.

giovedì 16 agosto 2018

Esami di Stato pt 3: l'attesa è orizzonte ultimo e senso dell'esistenza?



Le prove scritte.

PRIMA PROVA – IL TEMA DI ITALIANO.
Checché ne dica il Ministero delle Competenze, ho sempre sostenuto che la vera prova di maturità stia nel tema.
Insomma, se all'orale lo studente imbelle profferisce una boiata, si può far finta di niente, oppure girare il discorso o convincerlo a rivedere le sue posizioni. Ma non si torna indietro da ciò che è scritto nella prima prova.
Eseguito al meglio, il tema risolve l'esame: una prova valida dimostra alfabetizzazione, capacità di citare ciò che si conosce in modo pertinente, proprietà di ragionamento e quindi testa pensante (il massimo, cioè dimostrazione di originalità e spessore, non l'ho mai visto, ma, come per lo Yeti, non escludo che possa esistere).
Se però il tema fa pena, neanche il più ignavo e scalzacani dei docenti di italiano potrà mai prendere per buone alcune bestialità che gli studenti si sono sentiti in dovere di scrivere nero su bianco in un documento ufficiale.
Copiare è inutile, va da sé, a meno che non ci sia qualche spregiudicato che riesce a passare la prova a un complice che gli svolga la prova e gliela ripassi. Sforzo esagerato e rischio eccessivo, ma le menti non pensanti arrivano anche a non calcolare tutto ciò. Comunque, non mi è mai capitato di assistere a brogli durante la prima prova e quindi l'agonia di 6 ore di sorveglianza non ha alcun diversivo (se escludiamo il collega esterno che durante le sorveglianze si spaccava mediocri birre in lattina da 33cl).
Fosse per me, l'Esame di Stato dovrebbe comprendere solo il tema.
Se va bene, diploma.
Se va male, decapitazione.

SECONDA PROVA – MATERIA DI INDIRIZZO.
Essendo le possibilità di copiare più alte rispetto al tema, i commissari esterni si presentano in alta uniforme della Stasi (vai su Google, è roba clamorosa... poi guarda anche “Le vite degli altri”). Sempre che appartengano alla tipologia Angelo Vendicatore (vedi post precedenti).
In caso contrario, la seconda prova passa liscia come l'olio.
In effetti le 6 ore a disposizione di solito sono abbastanza per fare un lavoro fatto bene, ma capita che “studente” e “lavoro fatto bene” non siano proprio sinonimi. E allora abbiamo quelli che consegnano dopo il tempo minimo (3 ore) ostentando sicurezza e ricevendo anche il bacio accademico da parte dei commissari speranzosi di andare a casa presto: sono quelli che di solito prendono 4-6-8 quindicesimi (sempre pari, ma mai sufficienti). Ma ci sono anche gli altri, che consegnano dopo 6 ore giuste giuste, beccandosi almeno un'ora di maledizioni a denti stretti da parte della commissione: questi, grazie al “bonus odio” durante le correzioni fatte da commissioni disfunzionali (mica tutte, eh...), mai arrivano al massimo.

TERZA PROVA (R.I.P.).
Dall'anno prossimo non esisterà più ed è un bene. Per le seguenti ragioni:
  1. era il festival dei peggiori tentativi di copiare, roba da Darwin Award... se fosse permesso tagliare un dito per ogni tentativo scoperto, avremmo orde di mutilati a carico dello Stato;
  2. per evitare le copiature, i commissari interni cercavano di mettere domande accessibili, rendendosi tragicamente conto che alcuni studenti sono in difficoltà anche l'accoppiata nome/cognome... e comunque cercavano di copiare lo stesso;
  3. i commissari esterni o facevano come gli interni (con gli stessi risultati) oppure mettevano domande canaglia per distribuire giustizia divina come la Falce di Azrael: in ambo i casi il naufragio era più che un'opzione;
  4. gli studenti che non avevano studiato ma non volevano/riuscivano a copiare facevano gli occhioni tristi ai commissari... gli occhioni tristi, fossero stati valutabili, avrebbero proiettato verso il diploma fior fior di sfaccendati.
La sorveglianza era schizofrenica, dai divieti di parlare fino al respirare a comando, unite a generose aperture con battute sconce da caserma (se il Presidente apparteneva a una certa sottocategoria) oppure con indicazioni da parte degli interni condite da insulti perché gli studenti chiedevano cose ripassate due settimane prima.
Ribadisco, ci sono anche gli studenti bravi. Ma di quelli si parla altrove, qui solo disagio.
Buttiamola nella latrina, questa terza prova. E sostituiamola con niente, per favore. Così gli esami finiscono prima.

INTERMEZZO 1.
Nelle prove scritte gli studenti con certificazioni particolari (Disturbi Specifici dell'Apprendimento o DSA, es. dislessia) hanno il 30% del tempo in più per completare la prova. Ciò li rende soggetti temutissimi dalla commissioni, perché possono inchiodare i docenti ben oltre le 6 ore previste (per le prime due prove).
Ancora oggi è celeberrimo l'urlo di uno stimato docente di mezz'età allo scadere della sesta ora: “Consegnate, tempo scadut... Dannazione (in realtà disse ben di peggio)! C'è il DSA!!!”.

INTERMEZZO 2.
Prove suppletive... quando uno studente per malattia perde una prova, si deve organizzare il recupero. Stesse modalità delle prove ufficiali, ma con quesiti differenti.
Chiaro che l'assenza deve essere motivata e storie del tipo “ho perso l'autobus”, “mi sono dimenticato” o “pensavo di essere ancora in quarta” non danno grandi diritti. Ma la malattia deve essere roba seria, perché le commissioni costrette alle suppletive sono come i carcerati a cui viene ritardato il giorno di uscita dal carcere.
Leggendario fu il Presidente che, alla notizia di uno studente assente per malattia e calcolato che la suppletiva gli impallava la programmazione per andare a pescare, esclamò: “Subito inviare ufficiale giudiziario, visita medica a domicilio e un team di esperti”, e qui si fermò, ma sperava anche di spedire un plotone di esecuzione per giustiziare il malato.

Le correzioni.
Il Ministero obbliga i commissari a essere tutti presenti durante le correzioni.
Tutti.
Anche quelli che non hanno nulla da correggere.
“Aspettando Godot”, “Il processo”, il concetto di alienazione in Marx... fate un po' voi.
Accade che ci siano docenti veloci come saette, correttori sotto anfetamfine che finiscono il lavoro in tempi da record olimpico. Ma ci sono anche strazianti plantigradi in letargo, lenti come una lezione su Wittgenstein tenuta dal sottoscritto (io però in mezzo mormoro anche parolacce). I primi sono santi e vanno tutelati. I secondi sono spesso oggetto di ricatti e minacce, ma se la lentezza è anche di comprendonio, non c'è pugnale che tenga: il nostro destino è il sequestro di persona per tutti a oltranza.
Poi fa caldo.
Poi si litiga sul fare pausa o andare avanti senza soluzione di continuità, sperando di finire prima delle tenebre.
Poi salta fuori quello che aveva un impegno inderogabile e cerca di scappare.
Poi c'è la fase delle contrattazioni sui voti in stile Büyük Çarşı (vai di Google!). 
Alla fine si pubblicano i voti, si va a casa togliendo il saluto a qualcuno e si attendono gli orali.

E in attesa degli orali, fai il ripasso:



lunedì 6 agosto 2018

Esami di Stato pt. 2: spionaggio, imboscate e cappuccini


LA RIUNIONE PLENARIA.
Riunione che serve ai commissari per conoscersi, per verificare come sia il Presidente e per pianificare il calendario delle operazioni.
Sulla carta.
In realtà ecco cosa succede.
  • COMMISSARI INTERNI. Studio attento del Presidente, che in un mondo utopico coniugherebbe l'efficienza aziendalista di team leader con l'umanità di un saggio filosofo (ovvero, è bravo a fare i calendari e promuove tutti).. in un mondo utopico, appunto. Altrettanto accurata l'analisi nei confronti dei commissari esterni, giacché li si spera comprensivi con i poveri studenti analfabeti: in sostanza, dovrebbero promuovere tutti senza fare i protagonisti dell'esame (perché il ruolo di protagonisti è ambito dai commissari interni).
    Cosa aiuta nel valutare i colleghi e Presidente durante la riunione plenaria? Parametri inoppugnabili come l'odore corporeo, le scarpe indossate, la disponibilità a ridere alle battute vergognose che qualche interno mette in campo per stemperare la tensione, il “sentito dire” che arriva dagli studenti (generalmente sono rocamboleschi voli pindarici attorno ai sempreverdi temi di sesso e droga). Insomma, conta la prima impressione.
    I commissari interni di solito sono persone con normali processi metali, perché il Consiglio di Classe non è talmente idiota da inserire squilibrati... tenendo conto che tra gli esterni possono annidarsi casi mostruosi.
  • COMMISSARI ESTERNI. Tendono a incarnare due estremi: Angelo Vendicatore della Cultura, pronto a spazzare via le tenebre dell'ignoranza, oppure Benevolo Genitore Surrogato, che a colpi di domande da Settimana Enigmistica (prima pagina) e risposte che si dà da solo, conduce tutti i pargoli a votazioni scintillanti. Nel primo caso gli studenti sono spacciati, a meno che non intervenga il Presidente per placare gli animi (gli studenti se la caverebbero anche studiando, ma non vorrei ragionare troppo per assurdo). Nel secondo caso, se i commissari sono tutti così si può già dare anche agli studenti una laurea 110 e lode, altrimenti comincia il valzer di scontri e ripicche tra commissari (“Sei troppo buono”, “Sei troppo cattivo”, “Ti puzza l'alito”, “---inserire insulto generico alla madre---”...).
    Se sono persone normali, ci si ragiona e si procede tranquilli verso un Esame nella norma. Altrimenti, solo un Presidente illuminato può salvare la situazione. 
  • PRESIDENTE. Egli sa che i ricorsi avvengono in caso di bocciatura e che si giocano tutti sui vizi di forma, quindi i verbali della commissione devono essere impeccabili. Ragion per cui molti Presidenti se li fanno da soli, e il segretario deve solo rivederli e controfirmarli.
    Ma l'Umanità è vasta e varia, quindi ci sono anche Presidenti che vogliono solo andare in ferie, che dormono in piedi, che molestano femmine e maschi, che obbligano il segretario a produrre centinaia verbali che poi vengono costantemente cancellati e riscritti, che non sanno organizzare nemmeno la spesa settimanale e figurarsi una serie di impegni istituzionali, ecc. 
    Se si presenta la peggiore ipotesi, è l'Abisso. Sei commissari sequestrati dal Ministero e obbligati a lavorare in piena estate, coordinati dal Presidente peggio della nazionale zairese ai mondiali '74. Solo anni di abitudine alle difficoltà, a fare di ragion virtù, ad accettare la follia e abbracciare il nonsenso (insomma, la quotidianità per un docente italiano) può permettere di uscirne vivi.

Alla Plenaria si deve prendere anche una decisione drammatica: i turni di sorveglianza durante le tre prove scritte. Nella migliore delle ipotesi si fanno turni equi. Ma tale ipotesi si presenta raramente. C'è il commissario che abita in mezzo a un lago (tutto vero), quello che di mattina deve badare alle capre, quello che si sveglia alle 4 e quindi vuole il primo turno ma alle 11 deve assolutamente andare a dormire, quello che farebbe tutti i turni ma ha problemi di trasporto perché gli hanno ritirato la patente (è sempre tutto vero), quello che soffre il caldo o il freddo, quello che ha fissato degli impegni inderogabili proprio in quelle ore perché non si ricordava di essere stato nominato commissario(continua a essere una storia vera).
Alla fine, per fame o per sonno, qualcuno cede e il calendario esce. Gli esterni vorrebbero sempre uno dei loro presente, giacché ci si immagina un team di commissari interni spregiudicati e corrotti (in stile polizia messicana) che vivono per favorire oltre ogni limite l'esame dei loro studenti. Cosa che potrebbe anche verificarsi ogni tanto, ma vediamo l'impostazione mentale del commissario interno:
  1. se lo studente è bravo, non ha bisogno di aiuti;
  2. se è medio, non ha bisogno di aiuti;
  3. se è sufficiente, anche senza aiuti un diploma se lo porta a casa; 
  4. se è scarso, abbiamo alcune opzioni:
  • è scarso per vari problemi certificati (dislessia, iperattività, ecc.): esistono nelle misure previste dalla legge e ce la fa senza aiuti;
  • è scarso perché non capisce nulla e non ci si capacita di come sia arrivato in quinta: anche con aiuti non ce la farà, quindi inutile farlo;
  • è scarso perché “ha le capacità ma non si applica”: me lo sono dovuto sopportare per anni, magari con i genitori che minacciano perché il piccolo genio non è valorizzato, e ti pare che vado anche ad aiutarlo?

Forti di queste convinzioni antitetiche, i due team di commissari si preparano ad affrontare le tre prove scritte. Che, dal punto di vista dei docenti, sono l'equivalente di ciò che accade ne “Il deserto dei Tartari”: lettura che consiglio senza indugio, mentre attendete il prossimo post sulle prove scritte.

PS. Capita che la scuola ospite preveda di offrire cibarie e bevande (caffé e cornetto, al massimo) alla commissione. Non spesso e comunque più nelle private che nelle pubbliche. Ragion per cui potrebbe sembrare corruzione. Tuttavia, se un commissario si fa comprare in cambio di qualche brioche, evidentemente costui passa il tempo libero a chiedere l'elemosina in stazione.
Il pericolo più grande, in questi casi, è la gola. Alcuni commissari sembrano a digiuno dagli anni '90 e quando arriva il momento spazzolano tutto quello che c'è, come se fossero stati allevati in qualche orfanotrofio. A volte si portano anche a casa gli avanzi, come si fa nei matrimoni che piacciono a me, con la differenza che in una commissione di 7 persone gli “avanzi” sono un nome elegante per definire i furti. 
Magari nella Prima Repubblica ti rimborsavano anche l'acquisto delle Galatine... ma ormai l'abbondanza è finita e le commissioni si presentano con i Tupperware pieni di insalata di riso.