lunedì 19 giugno 2006


Rugby World Cup. 30 ottobre 1991. Cardiff. Galles.
Si gioca la finale per 3°-4° posto tra Scozia e Nuova Zelanda. Le grandi deluse. Ma è soprattutto il cuore scozzese a sanguinare. I sogni di gloria si sono infranti su un calcio sbagliato proprio dal prediletto figlio delle Highlands, il capitano Hastings. Inghilterra in finale, lutto nazionale in Scozia.
Inni nazionali. Quello della Nuova Zelanda è una simpatica arietta innocua. Gli Scozzesi invece hanno l’immortale “Flowers of Scotland”, canto tragico di una popolo indomabile.
Ma la Nuova Zelanda ha l’arma per contrastare l’orgoglio di Scozia. La Haka, la danza di guerra maori che viene eseguita prima delle partite. Il vero inno degli All Blacks. Il modo in cui vincono gli scontri prima ancora del calcio d’inizio.
I Neozelandesi si dispongono a semicerchio, il maori che conduce la Haka al centro, e fronteggiano gli avversari.
John Jeffrey. Terza linea scozzese, predatore implacabile. Lo chiamano lo “Squalo Bianco”, per il suo stile di gioco e per la pelle e i capelli bianchi come la neve. Un eroe in Scozia, alla sua ultima partita in Nazionale. Jeffrey abbandona lo schieramento con cui i suoi affrontano la Haka. Avanza silenzioso verso i Neozelandesi, solo. Si ferma davanti a Va’aiga Tuigamala, il «Camion Nero», devastante trequarti ala di origine tongana. Lo «Squalo Bianco» si piazza a due centimetri dal volto dell’All Black. I Neozelandesi non credono ai loro occhi… nessuno ha mai sfidato in quella maniera la loro danza di guerra.
I giocatori della Scozia rompono lo schieramento e si posizionano ciascuno davanti al proprio avversario diretto. Affrontano la Haka così, faccia a faccia con il nemico.
Io ho assistito quella partita. Ma non vi dirò chi ha vinto. Andatevi a consultare qualche statistica per saperlo.
Con quel gesto di John Jeffrey, ai miei occhi la Scozia aveva già trionfato.

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