sabato 20 ottobre 2007

Ma ci andate al cinema o no?


LA RAGAZZA DEL LAGO, Italia 2007; regia di Andrea Molaioli; interpreti: Toni Servillo, Valeria Golino.

Tendenzialmente io non amo molto il cinema italiano. Se escludiamo alcune eccezioni come per esempio M.T. Giordana, M. Garrone, P. Sorrentino, direi che i registi più in voga nel panorama odierno li detesto cordialmente. Ma ogni tanto capita il premio, la chicca, il gioiello inaspettato...ed ecco giungere nelle nostre sale questa pellicola fosca, intensa e rarefatta, dotata di un'aura tutta particolare. Presentato alla ventiduesima “Settimana Internazionale della Critica alla Mostra del cinema di Venezia”, La ragazza del lago è tratto dal romanzo Lo sguardo di uno sconosciuto di Karim Fossum, edito da Frassinelli nel 2002: l'azione viene spostata dalla gelide coste norvegesi all'altrettanto freddo e affascinante panorama friulano, magistralmente fotografato con i suoi plumbei silenzi da Ramiro Civita. Una mattina come tante la piccola Marta scompare, percorrendo da sola la strada di un paesino immerso tra le montagne. Scatta l'allarme e la polizia intraprende le ricerche, capeggiata dallo 'stanco' e assorto commissario Sanzio, napoletano trapiantato al Nord con dolorosi drammi familiari da affrontare. Quando la bambina ricompare, tutti, noi compresi, tirano un sospiro di sollievo, finché emerge un'inquietante rivelazione: la scoperta del corpo 'addormentato' di una ragazza adagiato lungo le sponde di un lago attorno al quale si narra la leggenda di un serpente capace di addormentare per sempre le persone tramite lo sguardo. La vittima è Anna, ex atleta bellissima e adorata, la cui nudità placida e serena colpisce subito la sensibilità di Sanzio, che da quel momento condurrà le indagini per risolvere il caso, scoprendo i segreti, le invidie, i piccoli orrori quotidiani della provincia, con la sua umanità debole e sofferente, pietosa e disperata. Lo sguardo dello sconosciuto, come recita il titolo del libro, è quello della polizia, di Sanzio, del padre di Anna, di Anna medesima fino alla tragica morte, quello del paese intero e il nostro che scruta, giudica e percepisce alla luce di ciò che si presenta visibile agli occhi. Il regista Andrea Molaioli, classe 1967, alla sua opera prima dopo anni di assistentato presso N. Moretti, M. Calopresti, C. Mazzacurati e M. Risi, ci colpisce al cuore e alla mente con un film rigoroso ma dinamico, un thriller-noir-drammatico che non ha nulla da invidiare a ottimi telefilm americani sulla falsariga di Cold Case e Senza Traccia: il crimine è efferato, le prove sempre più serrate, i sospetti incalzanti; la splendida interpretazione di Toni Servillo, dopo il Titta Di Girolamo ne Le conseguenze dell'Amore di Sorrentino, cui Molaioli è debitore in alcune scelte stilistiche e musicali, è a dir poco sublime, impossibile non amare la sua aria sottotono, ma lucida e attenta; la trama delittuosa, atipica per il cinema italiano (nonostante La sconosciuta di G. Tornatore dello scorso anno), scorre gonfia e struggente. Fatemi(vi) un favore: per una sera spegnete la televisione, scartate il film straniero e godetevi questo piccolo capolavoro cui l'eco di Twin Peaks strizza l'occhiolino da lontano.

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