domenica 11 agosto 2013

Threshold + Crucified Barbara


... e ti pare che metto una foto dei Threshold???

10 agosto 2013
Gradisca d'Isonzo (Gorizia... pare sia in Italia, ma i locali dissentono apertamente).

Scegli la recensione che più ti appartiene.
Sei Metallaro o Rocker (meglio il primo, il secondo è qualunquista e rischia sempre di deviare verso lidi promiscui), ne sai a pacchi di musica e, oltre a sbatacchiare la testa, conosci le band e i ritornelli? La recensione 1 è per te, vecchia volpe da backstage!
Non ne sai nulla e ai concerti ci capiti per caso, spesso a causa di inganni da parte di amici infami o partner senza rispetto? La recensione 2 ti consolerà nella tua battaglia contro il disagio e l'autismo del Metallaro!

Recensione 1: per Metallari/Rockerz.
Festival ad alto tasso di Metallo davanti alle mura del castello di Gradisca d'Isonzo (sita in un luogo che, a quanto pare, non è Italia ma Impero Austro-Ungarico). Si parte a suonare nel pomeriggio con varie band di Metallone Progressivo, ma ritardo l'arrivo ben conscio che il solito pubblico di parenti, compagni di classe e altri musicisti basta e avanza per dare ai gruppi l'illusione che la loro musica abbia un senso (questo è il punto in cui si ride, gente di poco spirito!).
Crucified Barbara. Le CB sono 4 svedesine dall'aspetto apprezzabile unito a buone capacità tecniche e un'intensa attitudine. Hard Rock spesso Metallizzato a dovere, ideale per i live. Impossibile però dimenticare che le ragazze non hanno letteralmente le canzoni: certo, hanno inciso tre album, ma in nessuno di essi c'è un pezzo memorabile e degno di menzione. Mai paura, di band così ne abbiamo a pacchi. Per fortuna sono carine e attirano orde di guardoni da tutto il Nord-Est (terra che già di suo ne produce a ritmo continuo), quindi i loro concerti garantiscono sempre una certa affluenza. Nel post-concerto si rivelano semplici, simpatiche e prive di fidanzati nerboruti, quindi ribadisco che dovrebbero farsi scrivere i pezzi da qualche adulto.
Threshold. Band inglese di Prog Metal incredibilmente non noioso e ricco di pathos. Suonano al 100%, con il cantante Damian Wilson che spara una prestazione da panico e tafferugli in piazza. Saccheggiano gli ultimi due dischi, già esaltanti di loro, ma con una classe ancora superiore. Concerto perfetto, con suoni non sempre impeccabili ma che passano in secondo piano rispetto a tutto il resto. Pubblico di veri fanatici, gente che si è fatta ore di viaggio per vedere la band, trascurando le famiglie e perdendo i posti di lavoro; gente che fa headbanging controtempo, seguendo le ritmiche schizofreniche del batterista Johanne James, piccolo e nero come quello della pubblicità delle Tabù ma posseduto dallo spirito voodoo di Papa Shango.
Momento catartico quando il cantante dice “Grazie Italia” e molti locali hanno un moto di orgoglio precisando che la definizione geografica non è corretta e che le carte geografiche di riferimento debbono datare al massimo al 1860.
Finito il concerto, Damian Wilson si butta in mezzo al pubblico per ringraziare e fare foto. Ricordarsi per il futuro di non abbracciarlo, visto che è sudato come una nutria d'estate. Impeccabili: pubblico da nerd delle scuole di musica, ma comunque concertone.


Recensione 2: per il resto del mondo
In una valle quasi priva di illuminazione, attorno a un palco più piccolo di quello della Sagra dea Sardea (a Silea a inizio luglio, vietato mancare), si accalcano decine di scarti della società. Capelli lunghi, magliette smanicate per rilasciare odori bestiali, scarponi da Grande Guerra, inquietante propensione per l'alcolismo. Con grave irresponsabilità sociale, l'organizzazione prevede delle promozioni per l'acquisto di birra (4 birre, 10 euro) e questo in breve causa oscillazioni dei corpi, ilarità, battute da caserma, propensione alla molestia. Solo degli sbronzi possono lanciarsi in discussioni concitate sulla data esatta di un particolare concerto, sul valore di un disco inciso 36 anni fa, sull'importanza fondamentale di un assolo eseguito così e non colà, oppure sull'imprescindibilità di alcuni album che non sono mai usciti ufficialmente ma che tutti i presenti sembrano comunque possedere. Una nutrita schiera dei presenti si accapiglia su questione tecnico-musicali (strumentazioni, partiture, esercizi, blah blah blah) e incidentalmente hanno quasi tutti il codino e la maglietta con scritto Dream Theater. Vi sono molti disagiati che non hanno mai visto una femmina in vita loro e sbavano abbondamentemente quando una di loro entra nel raggio visivo: in genere sono calvi, con forfora persistente e rachitismo, ma con polsi prodigiosamente snodabili. Donne presenti in numero notevole, ma comunque tutte accoppiate a ceffi da galera che di certo stanno con loro grazie a minacce e ricatti.
Crucified Barbara. Biondine vestite di jeans e pelle, con tatuaggi da gang di biker (anche sugli avambracci, come i delinquenti) e una serie di canzoni fracassone in cui si intuisce qualche melodia ma si capisce che non è roba da signore e che queste qua al loro paese probabilmente lavorano in qualche distilleria clandestina oppure occupano gli appartamenti quando i proprietari sono in ferie.
Finito lo show delle CB, i guardoni calvi e segaligni abbandonano la prima fila per accalcarsi allo stand del merchandising, dove le svedesi fanno finta di apprezzare le strette di mani sudate e i palpeggiamenti guasconi dei loschi figuri in questione. In cambio vendono qualche CD e maglietta, quindi vincono tutti.
Threshold. Band esteticamente inguardabile, questi Threshold dall'Inghilterra (nota fucina di fotomodelli ed esperti di bon-ton). Il cantante inizia lo show con una coperta di capelli, ma appena comuncia a sudare gli viene una stempiatura fino alla nuca (e ha un thermos col thè, 'sto sfigato). Il bassista è un pachistano che maltratta il suo strumento senza che si senta una sola nota. Uno dei chitarristi peserà 38 kg (stile “Grassi contro Magri”) e ha una stempiatura da nascondersi in casa e mandare la mamma in centro ad acquistare una parrucca. L'altro chitarrista e il tastierista sono due impiegati capitati là per caso. Il batterista negretto sarà alto un metro e mezzo, talmente scuro che si vedono solo gli occhi e i denti, ma fa un fracasso del demonio e ci si stupisce che non intervenga la polizia per tutelare il sonno dei bravi borghesi di Gradisca. Le canzoni sono tutte incasinate e non si riesce a ballare, ma la cosa inquietante è che il pubblico li definisce “accessibili e ruffiani”, uno strano strano afferma perfino che “hanne le melodie pop” (e ti chiedi cosa intenda per pop); alcuni fanatici vorrebbero canzoni dei primi dischi, molto più intricate e complesse, e ti viene da pensare che questi inglesi hanno pure una discografia e dei fans...
Dopo il concerto c'è gente che vuole addirittura farsi delle foto con questi inglesacci, ma è certo che sono tutti sbronzi e che stanotte a Gradisca ci sarà un boom delle effrazioni in casa.

***


Elemento trasversale: mangiare in primis.
La maledizione dei discotecari (che non fanno nulla di male direttamente, ma esistono e tanto basta) mi fa trovare chiuse le locande indigene. Tocca dirottare verso la festa in piazza a Gradisca d'Isonzo, con stand etnici che preparano cibarie sospette (gli indiani mi sembrano troppo felici attorno al loro paiolo e ciò non è rassicurante, gli unghersi fanno solo dolci ma si mettono le dita nel naso, gli sloveni hanno solo Union Pivo e zero cibo). I meno truffatori paiono dei toscani specializzati in grigliate, anche se cercano di farti prendere la tagliata o la fiorentina (che ovviamente costano come un blocco d'argento).
La grigliata toscana. Costa, salsiccia, pezzetti di tagliata, spiedino. Contorni con patate fritte o pomodorini + rucola + cipolline. Da bere Chianti di provenienza non verificabile (plausibile qualche discount di Ronco Bilaccio) e birra Union Pivo (orgoglio di Slovenia, una birra che fa vedere con speranza un futuro inesistente). Carne decente, a tratti valida (costa dignitosa, tagliata così così, salsiccia e spiedo brillanti), anche se il livello di sale/spezie è altissimo e noi chef navigati sappiamo che la carne ganza non ne ha bisogno, ergo nascono sospetti. La parlata toscana diverte e fa passare in secondo piano la qualità altalenante, resta la delusione per non aver divorato una Lubjanska come Perun comanda.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sempre divertenti e realistici i diari di viaggio.
A.F.

Giampiero Novello ha detto...

Realistici e oggettivi, chiaramente!
Grazie mille Dott. F., glielo dica Lei a questi lettori che scrivo in preda alla sindrome di Tourette e non mi considero responsabile della verità qui contenute ;)