domenica 5 gennaio 2014

L'Odissea del Grasso Saturo: Estasi & Agonia in Epoca Natalizia



Natale in famiglia, tra tortellini e dolci alla cannella, risolve i rapporti con genitori e parenti. Tuttavia ci sono anche gli amici e, passati i 30 anni, ci si incontra a tavola. E ancora, nessuno ha voglia di cucinare, quindi ci si trova a mangiare fuori. E infine, non si può andare a provare qualcosa che ti puoi fare da solo, quindi niente wurstel crudi con senape.
Avanti allora con la Grande Epopea dei Grassi Saturi, vari episodi nell'arco di tutte le vacanze di Natale, di cui farò un riassunto per gli ingenui.

Il Giapponese.

Con la storia che a pranzo paghi poco e magni quanto vuoi, migliaia di piccolo-borghesi e proletari possono provare l'ebbrezza di ingolfarsi di riso bianco scotto e pezzi di pesce crudo senza sapore: è il sushi, signori. In un drammatico pranzo di 2 ore (causa lentezza esaperante dei camerieri, compreso un “diversamente giapponese” coi capelli rossi e la cadenza trevisana) ho ingurgitato: 2 litri di salsa di soia, 3 kg di riso, un centinaio di pezzettini di pesce grandi come un'unghia. Temo che la categoria “cibo” non sia la più adatta per definire il sushi. Comunque 2 effetti collaterali: digerisci subito (neanche il tempo di pagare in cassa) e ti senti un vero Uomo Mediaset, di quelli che fanno “la pausa pranzo al giappo”.

Il Cinese.

I cinesi hanno un paiolo gigante dove buttano tutto e poi impiattano a caso, dando nomi diversi alla stessa sostanza. Al limite la distinzione è tra piccante e non, anche se capita che questa differenza non si percepisca più dopo un piatto di pollo piccante al curry servito su roccia lavica incandescente che ustiona tutto entro 3 metri. Notiamo anche che per qualche tempo i veri fighi hanno snobbato il cinese per il giapponese, ma oggi che il giappo è diventato mainstream (e visto che a Treviso robe tipo etiope, peruviano e cingalese non esistono) i veri fighi con l'occhiale grosso sono tornati al China perché “non essendo più di moda, è di moda”. Poi le solite storia... pollo = gatto, manzo = cane, maiale = nutria, pesce = qualcosa senza odore e sapore che producono nei laboratori. Le salse coprono tutto, le verdure sono solo scrupoli di coscienza, la digestione è questione di giorni. Nel dubbio, friggere.

L'Americano.

Amici che suonano in un locale americano ad Aviano = “Man v Food”. Attenzione, locale USA significa che è gestito e frequentato da americani: i camerieri parlano solo inglese e il cibo è quanto di meglio/peggio la cucina yankee possa offrire. Essendo sottopeso da mesi, posso affrontare ogni sfida col sorriso sulle labbra:
  1. Chili Cheese Fries. Patate fritte ricoperte da una colata lavica di formaggio fuso e chili. Livello altissimo di soddisfazione e addensamento del sangue. Dopo un piatto intero, perdita delle consonanti e visioni mistico-medievali.
  2. Jalapeno Bombs. Guscio di pastella rocciosa con dentro peperoncino jalapeno malvagio e formaggio cheddar fuso. Primo morso: ustioni. Secondo morso: assalto piccante del peperoncino sulle ustioni prima provocate. Terzo morso: l'hai già finito. Tende a riproporsi nel corso della serata.
  3. Anelli di cipolla con salsa all'aglio. Pietanza che si trova ormai ovunque, ma gli anelli sono grandi come hula-hoop e la salsa all'aglio è il miglior modo per dire alla società civile: “Noi stasera ci eviteremo”.
  4. Rio Grande Fajita. Tre piatti di condimenti da buttare dentro delle tortillas calde, tutto “fai da te”. La carne speziata è rosolata con peperoni e cipolle, e questo dettaglio resta nello stomaco per qualche ora. C'è anche della verdura fresca, da qualche parte, in qualche forma... Guarnizione con guacamole, panna acida e salsa messicana. Capacità di lordare: elevatissima --> almeno 10 tovaglioli e 3 viaggi in bagno per ripulirsi, ci fosse stata una doccia avrei fatto anche quella. Goduria over the top, soprattutto perché il piatto te lo componi tu e quindi ci butti 1 kg di carne, una foglia di insalata e tutte le salse insieme.
  5. Bar B Que. Mezza dozzina di costicine speziate annegate nella salsa barbecue, con carne tenerissima che si stacca dall'osso e un lago di salsa dolce/piccante che si attacca anche a mani, capelli, vestiti, vicini di tavolo, pavimento del locale, band che suona, militari americani a 5 metri di distanza. Contorni da B-movie yankee (quelli che escono subito in DVD senza passare per i cinema): panino al burro (una sorta di minipanettone col contenuto calorico di 3 pizze), insalata di cavolo (c'era del cavolo in mezzo a quella salsa?), pannocchie rosolate nel burro con altro burro fuso a parte per i più eroici (e come ha fatto il burro a restare fuso nella vaschetta per 3 ore?). Da buttarsi per terra e piangere. Piangere a lungo.
  6. Dolci. La New York Cheesecake viene bocciata in quanto qui si è abituati al meglio del meglio (la miglior cheesecake della storia viene fatta a Gorgo al Monticano, ma che ne sapete voi?). Il Brownie invece scatena deliri da glicemia sfrenata, non l'ho mangiato tutto ma la vittima che l'ha consumato aveva gli occhi sbarrati come il profeta Elia quando venne rapito dagli alieni (ops, dagli angeli!).

1 commento:

Anonimo ha detto...

mi piacerebbe un commento anche sul kebab