Padova sempre più
versione italica di Kalimantan (città più inquinata
dell'Indonesia), ma col bonus di una viabilità definitivamente
incomprensibile. Per l'ennesima volta arrivo al Grindhouse seguendo
una strada diversa e tutt'ora non ho ben chiaro in che regione mi
trovassi.
Il locale è noto: grande
come una scatola da scarpe, ben gestito e perfetto per concerti
underground come questo, visto che con qualche decina di avventori si
ha l'effetto tonnara. In più c'è la presenza fissa di ragazze
immagine che smutandano e sculettano, attirando rockerz pronti a
tutto pur di vedere un sedere: insomma, in qualche modo la gente
arriva sempre, anche se spesso abbiamo il parcheggio in pieno
fermento e il locale semivuoto.
Bar trascurabile per
qualità (birra solo in bottiglia, parecchi superalcolici da
stordimento), ma la chicca clamorosa dell'imitazione della RedBull
made in Discount D+: la miglior scorciatoia per l'acidità di
stomaco! Ma tanto si guarda solo l'ombelico della barista...
RECKLESS. Eroi locali:
tutti gli avventori del bar del paese, tutti i membri della Pro Loco,
tutti gli animatori dell'oratorio sono presenti per supportare i
Reckless. Prestazione dinamitarda e mossette sincronizzate come se il
Capodanno del 1988 non ci fosse mai stato e “Dirty Dancing”
sbancasse al botteghino. Chiome da Antico Regime, spandex, fisici
segaligni e zigomi acuminati, con contorno di Hard Metal ruffiano ma
tagliente e corde vocali lancinanti strappate dalle gole di Blackie
Lawless e Tom Keifer. Batterista una spanna sopra, poche storie.
Promossi alla grande, urge però far colletta per mandarli in
palestra a metter su qualche kg di brutali muscoloni da supermachos,
perché il peso medio della band è decisamente troppo basso.
BAI BANG.
La band. Ladri
certificati di riff e ritornelli, gli svedesi sanno suonare senza far
troppo schifo. I loro CD sono divertenti, ma è chiaro a tutti che
siamo perlomeno in serie B (zona retrocessione). Il più dignitoso è
il batterista, che non rischia oltre il 4/4 standard, ma fa benissimo
le tonalità alte nei cori salvando spesso la baracca (alla fine è
l'unico con cui ho parlato, simpatico e puzzolente). Il chitarrista
albino è quello più motivato, nel sesso post-show ci crede
tantissimo e tempo 2 canzoni è già a petto nudo. Bassista
cinquantenne con panza e tatuaggi da Hells Angels (gli under 25
leggano “Sons of Anarchy”): disastrosa la catenella
naso-orecchio, che è troppo corta e sembra un apparato medico per
deficienze respiratorie.
Diddi. Mezzo
secolo portato male, parrucca corvina con bandana anti-stempiatura,
pelle arancione da Umpa Lumpa, tatuaggi in stile bimbominchia
roccherrolle con abbondanza di stelline, tettina cadente. Un
ributtante incrocio tra Bryan Ferry e Pippo Baudo. Voce anonima
(quella che abbiano tutti cantando sotto la doccia) e movenze
limitate tipo i vecchi con l'anca d'acciaio. Blatera qualcosa
riguardo all'essere sveglio da 24 ore, un paio di volte chiude gli
occhi e si dimentica di riaprirli, poi cede di schianto dopo 47
minuti di show e buonanotte.
Il pubblico.
Quelli del Grindhouse non son nati ieri e piazzano una prima fila di
ragazze immagine per le prime canzoni. La band si gasa oltremodo (a
parte il cantante, che dovrebbe avere altre preferenze), in
particolare il chitarrista che spara qualche frase italiana da
rimorchio imparata al Campeggio Union Lido di Jesolo, poi passa alle
bestemmie e saltella felice come un bimbo che ha fatto la monellata.
L'incantesimo finisce dopo 3 canzoni, quando le ragazze s'allontanano
portando con sé qualche decina di fissaculi (maschi italici
ipnotizzati dal sedere o dal seno di ogni donna a portata di
sguardo).
Lo show. Avendo
rubato tutti i ritornelli alle canzoni più famose dell'hard rock, è
un piacere cantare a squarciagola le loro versioni zappaterra di
“Livin' on a Prayer” o “Let's Get Rocked”. Peccato che dopo
una decina di pezzi la band decida di finire lo show adducendo scuse
tipo “il cane mi ha mangiato i compiti per casa”. Ma insomma,
sono anche le 2 di notte e abbandonare l'Indonesia per tornare a
Treviso mi sembra una prospettiva alquanto allettante.
Poi decido che,
poveracci, alla fine m'han fatto divertire e qualche contributo ci
vuole, sennò come fa Diddi a pagarsi le lampade? Al merchandising
vendono i loro CD e non hanno magliette, ma solo canottiere perfette
per guardare la televisione mangiando frittate. Tranquillo Diddi, ora
ho la tua canottiera e tu puoi rinnovare l'abbonamento al solarium.
1 commento:
STO MALE!!!
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