mercoledì 29 giugno 2016

Soilwork: la recensione sudata

Camionisti in attesa dello show

SOILWORK
+ DESPITE EXILE + LOGICAL TERROR
Revolver (San Donà di Piave)
26 giugno 2016

Interrompo la narrazione delle mie battaglie contro il MIUR e il concorso per rituffarmi nel variopinto mondo della Musica Metal: suoni fragorosi, borchie, birra, sudore, stempiature e poco sesso.

Raramente mi sono trovato in condizioni di simile ignoranza a un concerto. Non conosco le band di spalla e mi sono perso almeno 3-4 album dei Soilwork, recuperando gli ultimi con lo sforzo disperato dello studente che si prende 4 materie a settembre e prova a capirci qualcosa dopo non aver fatto una tega per un anno. Nonostante questa leggendaria espressione di scarsa professionalità, Notturno Metal mi obbliga a rinunciare al torneo domenicale di briscola per assistere allo show.

Dicasi Soilwork gruppo svedese che una volta sparava col mitragliatore e adesso usa i raggi laser (nel senso che pestano sempre, ma con eleganza. Hanno il batterista belga tentacolare e un francese che s'aggira per il palco. Ma il boss è il cantante Speed Strid: alto 2 metri, con le spalle a coppo, ha perso i capelli a 20 anni ma ha compensato coi kg, inoltre ha una delle voci più varie e personali della scena.

Aprono i Logical Terror da Modena, ma arrivo tardissimo e assisto solo all'ultima canzone che pur mi piace, ma è troppo poco per dire qualcosa: rilevo solo che sono sudatissimi. Seguono i friulani Despite Exile, giovanissimi e pesantissimi, fattore quest'ultimo che mi spinge lentamente verso l'esterno (giudizio quindi non pervenuto, ma non stupisce vista la mia notoria incompetenza). Peraltro fuori non si respira perché lì vicino è parcheggiato il tour-bus dei Soilwork, che ha il bagagliaio pieno di escrementi di cervo.

Lo show degli svedesi è comunque mirabile: la band è una macchina da guerra senza cedimenti, la selezione dei pezzi rende giustizia a una carriera ventennale e, anzi, è un peccato che alla fine si lascino fuori canzoni splendide. In ogni caso basta suonare “Rejection Role” e hai vinto facile.
Ma è anche vero che si è trattato di una data sofferta, questa dei Soilwork: prima fissata al Deposito di Pordenone, poi spostata per varie questioni a San Donà nel locale meno climatizzato del NordEst, si colloca in un weekend ricco di eventi e di canicola estiva e la gente preferisce ovviamente vedere show gratuiti o andare al mare. Nonostante ciò, gli svedesi dimostrano sul campo uno spessore superiore.
Momenti di esaltante tonnara sul palco, si sentono solo la batteria, gli assoli e Strid che alza le tonalità stritolandosi i testicoli. L'artefice del marasma sonoro pare essere il fonico della band, uguale a Gandhi ma con la maglietta di The Legend of Zelda. In questo vortice di nonsense sonoro il tastierista sta sereno: mano destra per suonare e reggere una birra, mano sinistra per grattarsi le balle. Abbiamo anche due elementi di notevole spessore alle chitarre: quello svedese che smandibola durante i solos e quello francese che sembra un imprenditore veneto (stile “camicia bianca, SUV e rimorchio minorenni al Marina Club di Jesolo”).
La delusione serpeggia per il fatto che non è presente il batterista titolare Dirk Verbeuren, bloccato alla frontiera per contrabbando di formaggi e comunque sostituito da un ragazzino che ha portato a casa la pagnotta con un drumming solido e preciso: bravo stagista, hai sfruttato bene la tua occasione e puoi tornare a fare fotocopie.

Pubblico delle piccole occasioni, son tempi duri per tutti e si preferisce investire in una spesa di carne steroidata al D+. I presenti sono comunque il meglio della borghesia big spender: gente che guadagna duro con truffe finanziarie e pasteggia a Champagne e panda arrosto. L'atmosfera è quindi colta e affettata, si discetta di Brexit, fluttuazione del prezzo del Krug e vacanze eno-gastronomiche in Alsazia. Ci rimettono l'headbanging e il mosh, gestiti da uno sparuto gruppo di giovani che sicuramente hanno vinto il biglietto in qualche marginale concorso radio e hanno il bagagliaio dell'auto pieno di Finkbrau. Strategia non errata, visto che il Revolver ha birre con prezzi da classi altolocate.

Chiusura dello show a orario da padri di famiglia e i Soilwork si avviano poeticamente nella notte verso Vienna lasciando un caratteristico olezzo feci di ungulati.



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