domenica 2 dicembre 2018

LORDI + SILVER DUST + DNR: il ritorno del Festivalbar


LORDI + SILVER DUST + DNR
24 novembre 2018
Revolver Club (San Donà di Piave – VE)

Il concerto all'ultimo minuto è pratica che rifuggo, in quanto persona distante dall'italica improvvisazione e prossima alla maniacale pianificazione teutonica (quella che ha fatto perdere due guerre mondiali su due, peraltro). Tuttavia Lordi l'ho visto varie volte e so esattamente cosa aspettarmi: mi interesserebbero solo i costumi nuovi e sapere se davvero non suda là dentro. Poi mi libero da impegni con una piroetta degna del Peggior Genitore 2018 (titolo che conquisto in extremis per il terzo anno consecutivo, maggiori informazione dietro pagamento) e con la serenità interiore tipica dei traditori dei benefattori (per chiarimenti, ricercare “Divina Commedia – Inferno – Nono Cerchio – Giudecca”) giungo al Revolver.

Pubblico numeroso, femminile a tratti.
Sobrietà generale, almeno finché non si sparge la voce che la birra rossa pesta più della bionda e costa uguale. A tarda serata i cocktail scendono da 7 a 3 euro se ne ordini una decina.
Finisce male.
Malissimo.
Ma ormai sono impermeabile alle tentazioni del demone alcolico.
Io.
Altri no.

Ora parliamo di musica, che è quello per cui mi pagate.

DNR
Mi rammarico per non averli visti, tuttavia le dimensioni del batterista Delgado mi impediscono di parlarne male. Perché, come insegna Wittgenstein con un raffinato gioco linguistico, “Ai grossi in monofrequenza non devi rompere le palle”.
Gente piacevole, comunque, anche se è evidente che il quantitativo di proteine sia spartito tra i membri in modo poco equo.

SILVER DUST
La confusione regna nella sala prove degli svizzeri Silver Dust. Look horror-vittoriano, teatralità ingenua ma efficace e uno schermo che proietta immagini e cortometraggi sul concept della band (una storia horror con amici e parenti come attori).
Intrattengono, ma musicalmente sparano a caso come uno studente impreparato in una interrogazione su Hegel. Un pezzo gothic, una ballata, una randellata cubica in stile Rammstein, un vortice di schizofrenia alla System of a Down, assoli neoclassici, qualche figurante sul palco (probabilmente la fidanzata di qualcuno).
Il cantante accentra l'attenzione, fa pure sedere per terra una parte del pubblico (per poi far saltare, prodezza che ho evitato perché certe cose le lascio ai giovani) e spara assoli per far vedere che la band è solo lui.
Alla fine non ho capito se possano evitare un futuro nel telemarketing, al limite come animazione in qualche parco horror ci starebbero anche bene.

LORDI
Motivi per andare a vedere Lordi:
  1. Se il playback parte regolare, siamo già all'80% di precisione esecutiva. 
  2. I costumini sono sempre il massimo e ci si perde a guardarli, quindi non si nota che il bassista è in playback anche durante il suo assolo.
  3. Il chitarrista Amen ha le movenze e l'ignoranza di Keith Richards, oltre che lo stesso numero di rughe. Inoltre sono entrambi in decomposizione. Si sospetta che suoni davvero, perché con le basi avrebbe avuto almeno un sound decente.
  4. Lo show è spettacolare come assistere al Carnevale di Ceggia, però non ci sono i bambini, ma gli adulti sbronzi che saltano come bambini. In sostanza è la stessa cosa.
  5. Le canzoni sono solo ritornelli e sintetizzatori da Miami Vice, il che rende entusiasta il mio bimbo interiore che di solito soffre a spiegare la filosofia del linguaggio di cui non capisce nulla.
  6. I cori su disco sono talmente clamorosi che non ha senso farli cantare live dalla band, visto che farebbero schifo e quindi salviamo la baracca mettendo direttamente il CD. 
Lo spettacolo si chiude in trionfo e ci starebbe una foto coi mostri, ma te la fanno fare solo se hai il braccialetto VIP che sarà costato come una renna di Babbo Natale. In fondo anche Lordi deve sopravvivere, ma tra cachet, magliette vendute e selfie a pagamento ci dimostra che è ormai un vecchio mostro arrivato e desideroso solo di una dorata pensione tra saune e renne sotto sale.

La serata prosegue fuori dal locale, tuttavia ciò che accade nel parcheggio resta nel parcheggio. Come a Las Vegas, ma con i superalcolici croati.

Nessun commento: