martedì 25 agosto 2020

La parabola di Epulone (con lieto fine e like a manetta)



Epulone non capì di avere i genitori ricchi fino ai 14-15 anni. Quindi alle medie si impegnò, perché credeva di dover un giorno lavorare. E andò abbastanza bene, venne bocciato solo una volta e uscì con una sufficienza vincolata alla promessa di intraprendere la carriera agricola.

Il ragazzo sarebbe anche andato a raccogliere pomodori, ma i genitori desideravano un diploma e lo spedirono alle superiori. Si rese conto, di colpo, che nessun compagno di classe aveva i cappotti da 700 euro e saltava la scuola a gennaio per andare con i suoi a fare “le settimane bianche” (4, due dalla nonna in Svizzera e due nella più borghese Cortina). Non essendo un babbeo, capì che non solo non avrebbe avuto problemi a trovare impiego nella ditta di famiglia, ma che probabilmente non avrebbe neanche dovuto lavorare: bastava stare lontani da pericoli come droghe e gioco d’azzardo e la rendita sarebbe stata garantita. 

Il suo impegno si azzerò.

Dopo aver battuto il record comunale di bocciature in prima, arrivò per pietà in seconda. Ogni anno alla famiglia  prometteva un maggiore impegno e i genitori, fiduciosi nella voglia di riscatto del figlio, lo lasciavano autogestirsi liberamente gli impegni scolastici. Da settembre a maggio Epulone eccelleva in Playstation e giri in motorino, oltre che serate nei locali top della Marca, grazie a una poderosa carta di credito passatagli sottobanco dalla nonna elvetica. Dovette sacrificare le quattro settimane bianche, ridotte tragicamente a due (una in Svizzera e una a Cortina), come prova del suo impegno. 

Arrivato ventenne in seconda, capì che era il caso di dare una svolta alla sua vita e chiese ai genitori di sottrarlo alla cattiveria della scuola pubblica. Venne mandato a recuperare la seconda, terza quarta in un anno in un Centro Studi. Divenne il preferito dei professori perché educatissimo, totalmente astemio, contrario alle droghe e brillante ballerino. Visti i buoni risultati conseguiti nei mesi da settembre a dicembre, ottenne il ripristino delle quattro settimane bianche: quando tornò regalò al preside una foto di Jerry Calà con dedica al capo docenti.

Doveva svolgere gli esami d’accesso alla classe quinta presso un curioso istituto paritario intitolato a Giorgio Chinaglia. Purtroppo Epulone non si presentò, perché aveva trovato lavoro come ballerino in una discoteca di Formentera dal mese di maggio e faceva brutto venire via a metà giugno per fare esami. 

Spiegata a situazione ai genitori e alla nonna, ottenne la loro comprensione e si fermò laggiù. Mamma e papà convennero fosse più conveniente iscriverlo a un istituto privato dell’isola, con orario flessibile che gli permettesse di ridurre lo stress, il grande nemico che aveva compromesso la sua carriera scolastica italiana. 

Oggi tiene corsi di Zumba sui principali social media.

Nessun commento: