sabato 20 novembre 2010

Down Memory Lane...


Forse in futuro qualcosa succederà, ma di certo in passato qualcosa è successo!


IL BLUE JEANS
Una storia di pressapochismo e deliri di onnipotenza

A Treviso aprono di solito due tipi di locali. Ci sono i posti molto alla moda, frequentati da gente alla moda, con abbronzature di moda (sempre che avere la pelle arancione sia di moda) e ascolti alla moda. Questi locali di solito hanno vita breve, ma riescono a fare soldi. Normalmente non fanno suonare dal vivo e quindi poco ci interessano. Poi ci sono i bar, che fanno meno soldi ma restano aperti a lungo, sempre che i gestori abbiano una gestione assennata. Anche questi fanno suonare poco dal vivo, perché non hanno gli spazi né i permessi.

Il Blue Jeans era un bar, ma faceva suonare dal vivo. Non aveva né gli spazi, né i permessi né una gestione assennata. Era una stanza a forma di L: un corridoio con il bancone a sinistra, qualche tavolino in fondo, arredamento spartano in stile “Vorrei ma non posso”, tavolini e spritz. Era situato in una zona tragica di Treviso, appena fuori dal centro, con poco parcheggio e con una clientela locale che lo ignorava. Un proprietario lucido l'avrebbe impostato in modo diverso, anzi, non l'avrebbe mai aperto. Ma il proprietario del locale non era molto lucido.

Si trattava di un iraniano dal passato sconosciuto. Dall'aspetto non avresti mai detto che era dall'Iran, sembrava un normale alcolizzato del NordEst. Quando parlava era spesso incomprensibile, ma forse la colpa era del cabernet. Non sappiamo se avesse già esperienza nella gestione di bar, visti i risultati comunque lo escluderei.

In ogni caso gli affari andavano male e quindi, quando un qualche disgraziato andò da lui a chiedergli di suonare, l'iraniano intravvide l'affare. Come lo intravvide lo sa solo lui.

La band di Treviso sono sempre alla ricerca di posti dove suonare, al punto che si accontentano di suonare gratis. Questo spinge i proprietari a ingaggiare chiunque gli prometta di portare gente e la ricompensa sono poche birra e zero euro. L'equazione “poche birre gratis/molte birre vendute” deve essere sembrata geniale all'iraniano, che si autoconvinse di avere un locale adatto alla musica live. Non era proprio così...

La band venivano fatte suonare in fondo al bar. Grazie alla forma a L, bastava che quelli in prima fila fosse alti più di 1,70 e il gruppo spariva. I suoni erano sempre più che scadenti, giacché non esisteva alcun impianto decente e l'acustica era un concetto oscuro. E questo fu il primo errore.

Il secondo errore era che ogni gruppo di zozzoni metal/rock di Treviso e dintorni volle una data al Blue Jeans e l'iraniano diceva di sì a tutti, tanto co 20 persone il locale era pieno. Ciò recava almeno due effetti collaterali:

  • la gente si portava da bere e non acquistava nel locale, quindi non si facevano affari;

  • essendo il bar minuscolo e le birre a pagamento, la maggior parte degli avventori stava fuori a chiacchierare e a bere le birre portate da casa.

Il bar era situato in una zona residenziale e la presenza continua di punk e Metallari che bevevano birra allarmava gli indigeni del luogo, che spesso chiamavano le forze dell'ordine. Quando questi arrivavano, scoprivano che il locale non aveva permessi per la musica dal vivo, vendeva tramezzini velenosi, l'aperol era scaduto nel 2002, il bagno era intasato, gli avventori spesso erano favorevoli alla legalizzazione di sostanze particolari, la zona non era insonorizzata e tutto il circondario poteva godere della musica.

Tutto questo per dire che anche gli Outlaw Stars si lanciarono a caccia di date nel locale e le ottennero senza problemi. Giovane band in piena promozione, suonava ovunque senza avere alcuna pretesa, anche sotto i ponti e nei cantieri edili, rivendicando le proprie origini operaie. Poveri ma belli, affrontavano il Rock così, senza troppi problemi: alzare gli amplificatori a 11, indossare il boa piumato e via.

Nessuno ricorda gli show degli OS al Blue Jeans a parte i 5 in prima fila, gli altri hanno una vaga memoria di suoni impastati e strilli da neonato, che si concludevano con le sirene della polizia. Le serate al Blue Jeans non portarono alcun beneficio agli OS, né economico (non si guadagnava nulla) né in termini di prestigio: se avessero suonato in Piazza dei Signori chiedendo l'elemosina, avrebbero avuto più soldi e più pubblico. Semmai ci rimisero dal punto di vista sanitario, vista la qualità dei prodotti del bar.

Dopo una sfilza di inevitabili denunce di disturbo della quiete pubblica, il locale chiuse. Nessuno ne sentì la mancanza, né come bar né come concerti. Alla fine era come andare a trovare le band in sala prove e la birra te la potevi portare da casa.

sabato 6 novembre 2010

Nell'indifferenza generica...

W.A.S.P.

31 ottobre 2010

New Age (Roncade – TV)


Una recensione breve nel primo atto,

una coda di lamentele e recriminazioni nel secondo

(saltate la prima parte se volete solo le cose brutte).


PRIMO ATTO: lo show.

Prima di Lawless hanno suonato due band di supporto. I Rain non li ho visti, ma tanto sono sempre i soliti. Gli Shadowside sono brasiliani, hanno una donnina alla voce e suonano un incrocio tra Iron Maiden e power metal europeo. Non ero interessato a nessuno dei due, troppo concentrato nello scovare disperati & fenomeni da baraccone in un New Age gremito oltre ogni aspettativa.

Una band chiamata W.A.S.P., di fatto, nel 2010 non esiste e, forse, non è mai esistita neanche negli anni d'oro. I W.A.S.P. sono Blackie Lawless. Se Lui è in forma e ha voglia, la band è strepitosa; al contrario, nemmeno Gesù Bambino in persona potrebbe risollevare uno show dove latitasse l'ispirazione del leader. Stavolta, per fortuna, Blackie è stato all'altezza della sua fama. Concerto intenso, pochi fronzoli e prestazione ottima: anche troppo precisa, al punto che, oltre al consueto playback nei cori, si è avuta la sensazione che anche la voce di Blackie fosse “aiutata” nelle strofe. L'acustica sempre mediocre del New Age penalizza le chitarre, impastate e confuse nelle ritmiche (come da tradizione W.A.S.P., comunque), mentre il basso sono anni che non si sente. Batteria abbondantemente triggerata, ma battuta con foga da minatore e quindi sopra la media. Il solista Doug Blair si ritaglia una manciata di minuti da guitar hero con pose a effetto e atteggiamenti bulleschi, mentre Blackie suona qualche accordo qua e là, con poco impegno ma tanto tanto carisma.

Lato dolente è la scaletta, perché Mr Lawless ha passato i 50 da un po' e umanamente non ce la fa a suonare più di un'ora: meglio un'ora bene che due ore da cani, certo, ma lasciare fuori pezzi da 90 del repertorio (niente “Chainsaw Charlie”, roba da suicidio commerciale) e piazzare 3 pezzi dall'ultimo album non è proprio una genialata. È vero che i W.A.S.P. sono una delle poche band degli anni '80 che ha continuato a pubblicare CD, a volte belli e a volte meno, ma è anche chiaro che non li compra nessuno e ai concerti i fans vogliono solo i classici.

***

SECONDO ATTO: lamentele e recriminazioni.

La tanto pubblicizzata “Festa di Halloween” del New Age è stata un'atrocità. Perché chiamare ben 3 DJs dal Nobile Pedigree Metallaro, se poi li si obbliga a piazzare le solite “canzoni da New Age” a uso e consumo della solita clientela?

Dopo un inizio incoraggiante con qualche pezzo Hard&Heavy che fa ben presagire, ben presto si sprofonda nella solita monotonia che da anni rende il locale sempre uguale a se stesso, sabato sera dopo sabato sera. Un buon modo per tenersi buoni i soliti aficionados, un'occasione persa per far divertire tutti gli altri, che hanno deciso di passare la serata lì invece che altrove.

Poco male, sono anni che sto lontano dal New Age (esclusi sporadici concerti) e quando ci torno trovo conferme sul fatto che in giro c'è molto di meglio.

Resta da dire qualcosa sui disperati. Tralascio volontariamente tutti gli utenti classici del locale, che tanto saranno sempre lì anche tra vent'anni, e passo alle new entry.

Attirati dall'americanata di Halloween, in diversi hanno optato per look da streghe-vampiri-designers-zombie-drogati, il che è sempre un bel vedere.

Non scordiamo i cotonati del Glam, che hanno passato il pomeriggio a spruzzare lacca e che presto si sono trovati come pesci fuor d'acqua a ballare i Limp Bizkit.

Citazione particolare per un simpatico pirata con l'eye-liner e il capello da Luigi XIV: un mirabile incrocio tra Lady Oscar e i Running Wild, che in sostanza si è sprecato tanto solo per l'ora di show dei W.A.S.P., perché dopo l'orrida musica del locale lo ha confinato in un angolo.

Ed ecco a voi Il Giovane Nerd. Maglioncino rosso e occhiali da frustate con asciugamano bagnato: entra in pista spaurito su un pezzo dei Guns, poi si scatena sul “repertorio New Age” tramite mosse scoordinate ed entusiasmo motivato solo da un'infanzia di “World of Warcraft” e porno su internet. Inevitabilmente, fa il vuoto attorno a sé.

Darwin Award” al siciliano che mi ha domandato se gli vendevo “uno spinello” (ha detto proprio così) e poi si è anche offeso perché l'ho mandato a cagare. Il personaggio in questione poi è andato a esigerlo dal DJ che stava mettendo i dischi. Probabile che l'abbia chiesto anche alla pattuglia parcheggiata fuori dal locale.

mercoledì 13 ottobre 2010

The Convivenza Saga pt. X --> The Block.

La scelta del luogo dove vivere è stata influenzata da parametri imprescindibili.

  • Luce e acqua corrente, perché son nato nella bambagia e ho il vezzo di lavarmi i denti due/tre volte al giorno.

  • Parcheggio coperto per la moto. Da quando ho bucato la ruota della bici nel 2007 mi ritrovo un unico mezzo di locomozione: la moto. Chiaro che la suddetta non può venire trattata male come un'automobile, che si prende pioggia/sole/grandine/neve e popò di piccione 24/7.

  • Vicinanza di un rivenditore di kebab. Qui la cosa è andata di lusso, visto l'elevata densità di nord-africani che popolano il quartiere. A dirla tutta, ci sono pure parecchi nigeriani/senegalesi, i quali col kebab c'entrano nulla, ma ho voluto citarli lo stesso anche se privi di qualunque specialità culinaria degna di nota. Un po' mi ci sono anche affezionato, perché tendono a discutere urlando in mezzo alla strada e quindi ormai di loro so quasi tutto. Un appello alla signora Ezeokaka: riprenda a casa suo marito Isaiah, sono sicuro che ha una valida spiegazione per essersi fatto scoprire a brache calate in compagnia dell'estetista.

  • Vicinanza al discount In's: fiocchi di latte PROTEINE 13/GRASSI 0,4 (no bagigi) + petto di pollo PROTEINE INAUDITE + polpettoni danesi di carne macinata PROTEINE NON DI QUESTA GALASSIA.

  • Non richiesto, c'è anche il negozio di fumetti, che non mi serve per ciò che vende (ho letto fumetti per 15 minuti a fine anni '90 e ci ho speso centinaia di euro che non avevo) ma per la gente che ci va. Essendo uno dei principali ritrovi per disadattati (insieme ai concerti), posso soddisfare la mia passione per l'antropologia osservando usi & costumi di quella strana razza chiamata “lettore di fumetti”. A distanza, però: forfora e alitosi sono sempre in agguato. Meritano un post dedicato, quindi per ora taglio.

  • Palestra e campo da rugby sono a distanze ragionevoli. Più la prima del secondo. Dopo la prima si torna a casa subito, dopo il secondo si cerca di scansare le birre e fare la tangenziale in condizioni decenti.

  • Il centro di Treviso è raggiungibile comodamente a piedi o scomodamente in auto. Fondamentale quando si decide di fare il borghesissimo e di andare a fare aperitivo: anzi, a guardare la V che prende gli aperitivi. Ne approfitto per ribadire la superiorità del prosecco rispetto allo spritz. Inoltre con il prosecco non ti danno le patatine, così l'addominale può restare cromato come un riff di “Under Lock And Key”.

  • Cassonetti della spazzatura a portata di mano. Qualcuno quindi dovrebbe spiegarmi perché qualche vicino preferisce lasciar frollare l'umido in terrazzo per qualche settimana. A meno che la vecchia in questione non sia defunta, il che in effetti spiegherebbe l'odore.

  • Finestre dello studio posizionate in modo che “Eternal Prisoner” di Axel Rudi Pell possa risuonare in tutto il giardino, scrostando la ruggine dalla grondaia ed educando il vicinato alla monolitica ed ispirata ripetitività dell'axeman teutonico.


A latere, mi sto ascoltando il solista di Terry Brock, “Diamond Blue”. Uno dei miei AOR singer preferiti di sempre. Please, su Youtube si può ascoltare senza problemi l'hit-single “Jesse's Gone”. Da paura. Silenzio. Abbassare gli occhi. Genuflessione. E adesso che siete delle persone migliori, andate in pace.

domenica 10 ottobre 2010

The Dirty Penny File ( + Slovenian HR & Paduan PopPunk)

Quale dei quattro ha appena scoreggiato?

La band è bovara. Da Santa Cruz, California, un quartetto da tour nei bar locali, se non fosse che il Re della Melodia Johnny Lima ha deciso di produrre (male) i due album e di scrivere (bene) parte dei ritornelli. Impatto e melodie funzionano a corrente alternata, ma sul palco ci sanno fare (a Rocklahoma quest'anno hanno suonato 5 show in 3 giorni, e c'erano altre 50 bands... magari raccomandati, ma non certo incapaci): chitarrista ispanico tutto riff e pose plastiche, bassista L.A. Guns con basso vintage e tatuaggi alla rinfusa, batterista-wrestler lungocrinito che potrebbe anche farsene qualcuna.

Il cantante ha dimostrato molte cose. Ha dimostrato che sa giocare a calcio, che ha un tatuaggio da carcerato, che ha i capelli e anche il bandana e anche il cappellino da camionista. Non ha dimostrato però di saper cantare. Siccome non mi accontento e i ritornelli scritti da Johnny Lima li vogliono resi perfetti e intonati, delle due l'una: o impara a cantare o passa il testimone ad altri e si accontenta di stare allo stand del merchandising.

Inizio del concerto assurdo, con il batterista che perde subito una bacchetta a forza di battere, cori scombinati, chitarra che parte con assolo nonsense e, come l'aspartame sul baccalà, una voce degna di Donald Duck incazzato (o di Udo rilassato). Con il secondo pezzo la band recupera il senno e non si ferma più fino alla fine. Il cantante invece prosegue con l'imitazione del papero.


I Toxic Heart dalla Slovenia potrebbero essere i Bon Jovi slavi: ottima perizia strumentale, abbigliamento da dimenticare, qualche ritornello memorabile e la sensazione che servirebbe una rettoscopia per rimuovere le scope dal culo. In effetti l'atteggiamento da “band di paese alla sagra” non serve a nessuno e l'Hard Rock vuole gente arrogante e sborona, no boy-scout.

I cinque fans sloveni dei Toxic Heart escono prepotentemente dal Moskow Peace Festival del 1986. Capelli cotonati sfibratissimi e bicolorati artigianalmente, jeans a vita alta da paninari, chiodi XL (come quelli che si trovavano di contrabbando nell'URSS di Kruschev) o giacche jeans dell'Oviesse Slovena. Un paio tentano goffi approcci verso qualche donna italica, ma non parlano inglese e comunque l'aspetto li squalifica a vita: inevitabile il ripiego sull'alcol. Consumo alcolico sopra la media, tasso di svenimento tutto sommato modesto.


C'è stato anche un valido gruppo pop-punk da Padova. Pose rock e boiate a profusione, ma il genere non si può sentire. Il Bonny si entusiasma, compra copie del loro singolo e poi cerca di regalarle in giro credendo di fare gradito omaggio: ne avesse trovato uno che ha accettato il dono. E questo dice molto di più di qualunque altro giudizio personale.


Il fenomeno della serata: quarantenne con scarpette inglesi, pantalone di fustagno, giacca in pelle extralarge made in Taiwan, maglietta inquadrabile nella categoria Disperazione & Affini, berrettino da baseball e guanti in pelle. Ovviamente calvo. Sguardo da morto di figa, ma di quelli pericolosi, che nei momenti di sconforto potrebbero arrivare a molestare anche le pecore. Vive con la mamma (o meglio ancora, col cadavere della mamma in frigorifero). Si chiude nella sua stanza per mimare gli assoli di Tipton/Downing e per ammazzarsi con YouPorn. Presenza costante nei negozi di fumetti, preferenze per roba giapponese con storie incestuose e robot giganti.

Mosse preferite della serata: 1. mimare assoli seduto su due sgabelli contemporaneamente; 2. avanzare fin sotto il palco e poi dare le spalle alla band per gettare intorno sguardi pericolosi; 3. nascondersi dietro una colonna e lanciare sguardi pericolosi; 4. guardarsi con soddisfazione il guanto in pelle, indossato all'insaputa della mamma; 5. andare fuori di testa su “Rock You Like a Hurricane”, con combo di assolo + piroetta + sguardo pericoloso; fissare le donne come un tossico davanti a una dose.

mercoledì 6 ottobre 2010

Aggiornamento Dirty Penny


Qualcosa è successo...

i Bon Jovi sloveni e i loro fans;
i BlinkPlacebo padovani senza fans;
i Dirty Penny travestiti da Avenged Sevenfold e in piena di crisi di identità, ma senza alcun patema perché alla fine sono quattro disperati americani che suonano perché non sanno fare altro (a parte il cantante, che sa solo giocare a calcio ma il Legnano non lo ha voluto e allora si è riciclato imitatore di Paperoga).


A presto per sapere tutto

mercoledì 29 settembre 2010

Dirty Penny


Sabato 2 ottobre 2010

Rock Club, Ronchi dei Legionari


Il primo album è suonato da cani, ma i ritornelli di metà delle canzoni sono scritti da Sua Maestà il Visir della Melodia JOHNNY LIMA. Anche se suonassero grindcore, con i ritornelli di Lima verrebbero accolti in Paradiso.


Il secondo album mi manca, ma delle due, l'una:

1. i ritornelli li ha scritti LIMA e quindi è un capolavoro

2. i ritornelli se li sono fatti da soli e quindi fa cacar


In ogni caso, questo oscillare tra il Paradiso e la Fogna è ciò che noi vogliamo. Quattro ignoranti zappatori e dei refrain da Autostrada Con Le Palme. Come dire Eros e Thanatos, ma col ketchup e le parrucche.

Faranno schifo. Io ci sarò. Noi vinceremo.


ATTENZIONE: si prevede una macchinata shock da arresto immediato da parte della Buoncostume. Oppure incarcerazione per eccesso di muscoli trasportati by night.

Saprete tutto a tempo debito.

martedì 14 settembre 2010

"The Convivenza Saga: aggiornamenti non necessari"


Il Petto di Pollo. Risorsa primaria di ogni sana alimentazione onnivora, costa poco e si cucina in pochi minuti. Esauriti gli aspetti positivi. Ostacolo principale: se cucinato a-la “dog's penis”, mantiene il suo sapore da cadavere. So che esistono dei trucchi da casalinga per evitare l'inconveniente, ma io non sono una casalinga, la V certo non si riconosce nella categoria e la Mamma Mia, oltre a essere vegetariana, credo sia la persona più distante in assoluto dal concetto di “casalinga”.

Risultato: sostanzialmente puoi cucinare il Petto di Pollo male ma coperto di spezie (curry o paprika, che tanto non compromettono l'addominale) o di salse (senape, che tra le salse è la meno devastante, a meno che non sia una di quelle senapi donatemi dal Papà Mio con l'unico scopo di farmi ingrassare per potermelo poi far notare). Oppure puoi cucinarlo bene, dedicandoci tempo e cura, fino a perderci mezza mattinata o mezza serata: ma così si elimina uno dei suoi 3 aspetti positivi, quindi adios.

Altro problema del Petto di Pollo: se non sei sicuro di mangiarlo a breve, lo devi congelare. Poi regolarmente ti dimentichi di averlo congelato e ne compri altro, finché il congelatore è pieno. Allora, finalmente, ti rendi conto che al mattino, prima di andare a lavorare, devi scongelarlo e poi mangiarlo quando capita: chi ha voglia di cucinarlo con cura dopo la giornata lavorativa? Non io. Spezie e via.


Le superfici piane. Mi riferisco a tutte le superfici piane escluso il pavimento. Dopo aver fatto ordine generale, suddette superfici tendono a riempirsi in tempo zero: generalmente abiti, tazze & tazzine, sacchetti pieni e vuoti (la V è ancora in modalità “emigrante con valigia di cartone”), libri acquistati in un impeto di frustrazione, CD capolavori che poi cerco disperatamente ovunque, appunti di mille materie (dannata sia il mio essere così poliedrico), amuleti contro la peste, varie ed eventuali.

Il pavimento del soggiorno e dello studio, poveretto, si deve accontentare di scarpe. Certo, essendo una coppia ganza, noi si riempie lo spazio con stivali, anfibi, doposci di pelo e ciabatte dei Kiss, mica robetta da medio-borghesi. Quella la tengo in cucina.


I rapporti col vicinato. Si evolvono, nel senso che qualcuno dei vecchi decrepiti ha percepito finalmente la mia presenza e ha verificato che non fossi uno squatter. Che poi, questi vecchi dovrebbero solo essere contenti di vivere vicino a me, così si possono ascoltare capolavori a profusione. Per ora li sto educando con l'Hard Rock Cristiano: avendo visto che Gesù va per la maggiore quaggiù, ho pensato a questa mossa ruffiana che dovrebbe sancire la non belligeranza. Stryper e Shout a palla: vecchi contenti e io in odore di santità.

Comunque, alla fine la convivenza coi vecchi è facile. Basta salutarli e, all'occorrenza, passare qualche minuto ad ascoltare l'elenco delle loro malattie. Alternare faccia sorridente a faccia preoccupata per 3-4 minuti, poi fuggire con una scusa banale ma con sorriso comprensivo. Attenzione a non andare oltre a queste cortesie, si rischia di venire nominati “badanti ufficiali” e ricevere continue richieste di fare la spesa, imbiancare le pareti o guardare insieme “Sentieri” (il tutto senza la paga di badante, beninteso).


Decorazione d'interni. È una rogna essere in affitto, perché le decorazioni che inserisci devono essere facilmente rimovibili una volta che decidi di fuggire perché non hai i soldi per il prossimo mese (tra parentesi, gente più miserevole pare non si faccia problemi a evitare di pagare, ma io sono stato educato da dei calvinisti). Questo mi impedisce di dipingere martelli di Thor sulle pareti o di incidere rune protettive (anti-cimici) sulle porte. E sì che la V ha anche fatto il Liceo Artistico... quante potenzialità sprecate...


Il tavolo nuovo. L'ho rubato a mio fratello, che l'aveva lasciato in custodia a Papà Mio. Il quale si era convinto di averlo comprato lui e ha cercato di tenerselo dicendomi: “E io dove appoggio i miei libri?”. Siccome un tavolino da studio mi sembrava sprecato come poggia-libri, l'ho sottratto nottetempo e il furto non è stato ancora notato. Si prega di limitare le delazioni. Comunque sia, tavolo perfetto per lavorare col computer e come piattaforma per lanciare le note dei capolavori in tutto il condominio --> attualmente in heavy rotation (come pausa dall'HR Cristiano) è “Perfect Timing”, McAuley Schenker Group, copertina da lacrime coi due eroi McAuley e Schenker in crisi d'identità con le extension blu elettrico e le pose da “me le faccio tutte io, tu guarda e impara”.


PS: ho letto “Cavie” e “Survivor” di Chuck Palahniuk --> così così, è troppo caricaturale per i miei gusti e a volte descrive scene che fanno proprio vomitare. “Survivor” utile perché ho imparato a togliere le macchie di sangue dalle magliette. Magari mi mancano i riferimenti culturali per apprezzarlo, questo Chuck: anzi, diciamo la verità, è a Chuck che mancano i riferimenti culturali per farsi apprezzare da me.

Molto meglio Irvine Welsh, “Il lercio” è una figata, se non fosse per la conclusione che è nera come la pece ma quasi c'era una redenzione e invece io volevo il protagonista lercissimo fino alla fine. Comunque mi ha confermato che nei paesi britannici si mangia da schifo e non c'è speranza che riescano a migliorare perché a loro quella robaccia piace davvero. Per fortuna che non sono più un impero coloniale.

giovedì 26 agosto 2010

LIZZY BORDEN


Rock Planet – Cervia

20 agosto 2010


Solo l'Essenziale


Ritrovo ora spritz al parcheggio del centro commerciale. Mentre la famiglia media italiota disperde i soldi del mutuo in merendine e federe per cuscini, la cricca si raduna per l'evento shock di questa estate: trasferta in Italia, a Cervia, per vedere Lizzy Borden (prima data nella Penisola) sfidando il weekend agostano. Partiamo in mezzo all'indifferenza generale, come è giusto che sia, perché se la gente si rendesse conto del peso determinante di queste gesta, le medesime perderebbero il loro appeal.

Ecco i cavalieri che fecero l'impresa:

  • Sir Bonny, grosso grosso in modo assurdo: il miglior deterrente per ogni pogo sotto il palco, riserva illimitata di consigli su Apple e proteine, fine conoscitore del Metal (esclusivamente Anno 1991) e, a tempo perso, controfigura di Ganesh il Dio Elefante.

  • Sir Walter NoRespect Bastiansson Webzine da Forcate With Balls On Fire: attenzione, egli potrebbe negare di essere mai stato presente nonostante le numerose prove fotografiche, ma la cosa non stupirebbe e, anzi, una sua negazione corrisponde all'affermazione assoluta della verità di quanto negato in precedenza, almeno fino a prova contraria o in caso di cambio di governo.

  • Sir AlexMasi, che oramai ha stracciato il suo omonimo in quanto a presenzialismo nei concerti che contano e rappresenta per tutti il giudizio inappellabile per la prestazione dei chitarristi: un suo “Questo apre il culo!” significa promozione a pieni voti, tutte le altre affermazioni equivalgono a un “Le faremo sapere”.


  • Sir MarchettoDonè, disposto a farsi il viaggio anche da solo, dimostra totale disinteresse per sciocchezze come il sonno o il costo delle autostrade italiane: esibisce la chioma più lunga della carovana e non ha avuto paura di ammettere la sua presenza al concerto degli Uriah Heep, pur cosciente che l'epiteto di “calvo” era in agguato.

  • Il vostro (assolutamente non) umile cronista, di cui non c'è bisogno di sapere ciò che già si sa.

Viaggio in autostrada ricco di discussioni sconclusionate su argomenti di interesse variabile a seconda del livello di demenza. Necessaria pausa in Autogrill per superare lo shock di aver attraversato fin troppi confini naturali (Piave, Adige, Po) e inevitabile foto U.S. Metal di gruppo con esibizione dei vinili di Lizzy Borden: risultato --> clamore strepitoso, vergogna inesistente e futura denuncia da parte del Signor Autogrill per aver fatto comparire il suo marchio in foto così clamorose.

Arrivo a Pinarella di Cervia senza incontrare intoppi di traffico, evidentemente Dio delle Trasferte Shock ha deciso di graziarci e il Dio dell'U.S. Metal ha aggiunto la sua benedizione mantenendo Lizzy Borden vivo fino ad oggi per suonare al Rock Planet.

Incontro con altri prodi cavalieri senza macchia (sulle magliette) e cena pre-torneo, giusto per provvedere alle macchie. La pizzeria sembra una bocciofila, la pizza è senza infamia e la birra trascurabile, mentre l'ignobile piadina scatena le ire del Bonny, che minaccia di gonfiare i bicipiti occupando così altre tre tavolate. Viene ridotto a più miti consigli dall'arrivo di tutta la band di Lizzy Borden in tenuta da spiaggia. La band viene ignorata bellamente dall'80% dei prodi, più concentrati ad osservare la spogliarellista che si esibisce live con Lizzy: dal momento che non accenna a spogliarsi in pizzeria, la suddetta viene relegata in un angolino della mente e sostituita con discorsi sull'essenzialità delle parrucche nell'odierno mondo del Metal.

Nemmeno il tempo di digerire e l'evento assume una piega del tutto inaspettata quando Sir Walter decide di inchiodare l'organizzatore della serata in una discussione serrata, conclusa la quale il colorito del valoroso friulano assomiglia a quello di un sudario: dopo aver avanzato la richiesta di tornare a casa e aver incassato un elegante rifiuto, l'eroico Walter vaga per il locale con sguardo perso e dispensando preveggenze, vaticini, calcoli strutturali e roboanti smargiassate a tutti i presenti. Cosa si saranno detti i due fenomeni? Questo e molto altro prossimamente fra questi post.

La digressione-Vogue.

Ed ecco cosa i nostri eroi hanno scelto di indossare in occasione dell'evento US Metal dell'anno.

  • Bonny: anfibi con calzino bianco di spugna 100% Max Cavalera 1991, braghe corte color sabbia con decorazione rappresentante una carpa in agonia, cintura Black Label Society (dettaglio provocatorio per scandalizzare gli US Maniax) canottiera nera XXL inevitabilmente aderente, camicia a maniche corte stile impiegato del Banco di Musile, braccialetti di ferraglia varia giusto per far capire chi è il Metallaro, polsino Hardcore Superstar fuori contesto.

  • AlexMasi: sneakers borghesi da spritz in piazza a Sacile, jeans scuri qualunquisti, maglietta originale Alice Cooper ancora intrisa del sudore del concerto precedente (non a caso, Alice Cooper).

  • MarchettoDoné: sneakers borghesi da prosecco in piazza a Portogruaro, jeans chiari leggermente bracaloni e sicuramente graditi a Krusty il Clown, cintura borchiata impeccabile uguale alla mia, T-shirt senza maniche all-black che evita l'umiliazione delle macchie da sudore, polsini neri di spugna n.1 per la canicola romagnola.

  • Walter: scarpa nera bassa socialmente accettabile in ogni Catasto del Nord-Est, pantalone bianco stile Billionare con cintura di cuoio bovino texano (dettaglio US Metal), maglietta dei Devil Doll per ribadire la sua fama di decontestualizzato cronico, orologio dei Ringo Boys (secondo dettaglio US Metal), braccialetti di caucciù e metallo che urlano “Ribelle ma affidabile!”

  • Io: tedesco in vacanza.


Lo show: ----- bravi, state a casa, che tanto c'è sempre qualcuno che scrive i report ----


Lizzy Borden chiude in anticipo per lasciare spazio alla programmazione del locale, che prevede:

  • sala esterna con roba africana, chiaramente gradita agli ambulanti che si riposano dopo giornata lavorativa;

  • sala interna n.1, musica disco mainstream, nido di minorenni disposte a tutto per avere il cellulare nuovo;

  • sala interna n.2, musica da rave battutissima, la gente balla stando ferma perché tanto non riuscirebbe ad andare a tempo: popolazione della sala equamente spartita tra tedeschi (che da sempre amano queste cacofonie) e punkabbestia con piercing in suppurazione;

  • gabinetto affollato da giovani che entrano per fare i bisognini ed escono col raffreddore (tiravano tutti su col naso...);

  • vari bar assortiti che vendono bevande a prezzi da Dubai-periferia.

L'integrazione, anche volendola, è impossibile.


La band riemerge trionfante dal backstage (uno sgabuzzino con foglio di carta recante scritto “Backstage”) per firmare autografi, fare foto e tutte quelle amenità che fanno credere a noi di essere dei privilegiati e a loro di essere delle Rockstar. Tali momenti servono principalmente a sfoderare discografie complete e impressionare gli astanti col demo raro, l'edizione coreana, la first press, il bootleg ufficiale e tutto ciò che crea su e-bay movimenti di denaro pari al PIL del Ciad. Inutile divagare, i trionfatori sono ancora una volta del NordEst: Walter ha tutto Lizzy Borden in vinile (incluso il primo mini, dettaglio sfoderato solo all'ultimo come si addice al vero istrione da Fiera del Disco), Bonny si compra la pelle del rullante a cui l'obeso del merchandising aggiunge in omaggio una birra del discount (la bevo io prima che Bonny la usi per corrompere le minorenni).

Momenti voyeuristici di solito non ce ne sono, ma in tale occasione è presente anche la cheerleader, che monopolizza l'attenzione e si fa foto provocanti con chiunque, donando a molti qualche notte di soddisfazione solitaria. Il NordEst si distingue per l'ennesima volta quando qualcuno, facendosi la foto con la donzella, esclama al fotografo: “Mi raccomando, prendi bene la mia maglietta!”. Priorità.

I chitarristi di Lizzy si lanciano al rimorchio selvaggio, visto che le minorenni presenti non sembrano farsi alcun problema a infilarsi nel backstage. Certo, anche le grupies al concerto di Lizzy Borden nel 2010... questo probabilmente le groupies non le vedeva nemmeno nel 1985, e adesso ce le ha pure lui... vantaggi della globalizzazione.

Il bassista è un incapace, al punto che la cheerleader ha pietà di lui e va a rimorchiare una bimba anche per lui. Scena da Silicon Valley, meglio che l'orda di guardoni non abbia visto.


Il rientro.

Obiettivo: rientrare al più presto nelle nostre regioni. Ci si ferma solo una volta arrivati in provincia di Rovigo. Parcheggio dell'autogrill in preda allo scompiglio quando si decide di indossare tutti la maglietta di Lizzy (uguale per tutti, neanche le Giovani Marmotte...) e di fare la foto di gruppo per i posteri. I sagaci molestatori del gruppo individuano una macchina di tre ragazze a cui chiedere uno scatto shock (solo i non molestatori si accorgono che ci sono anche due ragazzi, la cui esistenza però non viene percepita dai voyeurs). Una si presta ben volentieri, ma scende in fondo alla classifica quando afferma: “Ma chè, sete 'annati ar Concerto Metallaro?”. L'altra si difende meglio perché tace e soprattutto ci fa una foto con la sua macchinetta, portando con sé per sempre un ricordo di un clamore tale che è meglio non se ne renda conto: ovviamente quella foto inedita diventa da adesso una priorità assoluta per i collezionisti di baggianate, proprio grazie alla sua irrintracciabilità, all'angolazione sbagliata e all'inconsapevolezza dell'autrice.


E adesso basta! Alla prossima.


mercoledì 25 agosto 2010

Attesa smodata...



... per il report dello show di Lizzy Borden a Cervia. Pazientare, che altro si può fare?
Altrimenti vi becchereste qualcosa del genere "Lizzy ha spaccato anche se ha abbassato di tonalità le canzoni, i chitarristi sono bravi e molestatori, il bassista ha percosso più il petto che le corde, il batterista ha venduto la pelle del rullante a Bonny per pagare la cheerleader (la quale ha scatenato il voyeurismo più sfrenato)".

Contenti?

Io no.

Attendere... per sapere ciò vale veramente la pena di sapere.

mercoledì 18 agosto 2010

La trasferta definitiva

Artista degli anni '80 che è meglio adesso che allora (come canzoni, sulla voce non mi pronuncio ma probabilissimo la debacle di Coverdaliana memoria).

Vado... so che sarà una follia causa traffico da RiminiRimini, ma la sfida non permette di tirarsi indietro. Non succederà mai più che Lizzy Borden si faccia vedere in Italia: anche se lo farà, è QUESTO lo show dove bisogna essere presenti.
Tra qualche anno si farà selezione: chi era a vedere Lizzy nell'estate del 2010 conterà qualcosa, gli altri avranno anni per inventarsi qualche scusa.


domenica 8 agosto 2010

Gastronomia Teutonica


La Padella del Cacciatore. Difficile credere che il cacciatore, dopo una giornata di duro lavoro, a casa trovi questo delizioso piattino cucinato dalla moglie. Se così fosse, la signora dovrebbe avere in odio il lavoro del marito. Comunque sia, in una padella di metallo stile Ikea ma più zozza sono adagiati in ordine sparso: due polpettoni di porcello con formaggio ed erbette, una braciola di cinghiale, mezzo metro di pancetta fritta, una parte anatomica suina non identificata e comunque ricoperta di salsa sconosciuta, finferli in crema di finferli, marmellata di ciliegie. Di gran lunga la cosa più gustosa assaggiata in questa spedizione.

Livello di sozzura: medio, più che altro per colpa della padella.

Livello di gioia intestinale: elevatissimo, ma attenzione, provoca la paralisi per qualche ora.


Il dolce di Belzebù (porzione per 1). La nomea satanica non è per il dolce in sé, quanto per il fatto che lo dovresti assumere dopo il pasto (suino) e che la porzione è “per 1” solo se quell'1 è di stirpe germanica. N.3 frittelle di mele spappolate e fritte, con pallone (da basket) di gelato alla vaniglia, un grumo di panna montata 90% grasso saturo, colata di salsa di frutti di bosco e pioggia di zucchero a velo che ricopre anche la cameriera che te lo serve. Inutile dire che questo dolcetto, preso dopo un pasto normale, causa quegli stessi incubi che hanno portato alla nascita di diverse religioni messianiche.

Livello di sozzura: medio-alto, lo zucchero a velo è estremamente invasivo.

Livello di gioia intestinale: alto, ma solo per amanti die-hard dei dolci post-stinco.


Il panino di Nordsee. La miglior catena di fast-food ittico al mondo ha sempre il suo asso nella manica, il panino con salmone-insalata-uova-salsa. Se non fosse per la salsa di dubbia provenienza e per la presenza dell'aberrante carboidrato chiamato “pane”, costituirebbe una dignitosa fornitura di proteine. Ma è anche vero che in terra teutonica non esiste un cibo che possa essere mangiato da solo, loro li accompagnano sempre con arditi accostamenti da denuncia penale, quindi la salsa in sé è un buon compromesso per tutti i ganzi dall'addominale scintillante.

Livello di sozzura: basso, la salsa è gestibile e sembra quasi un cibo sano.

Livello di gioia intestinale: dipende... se sei un fanatico delle proteine, lo ameresti anche se avesse il sapore del fiele, mentre l'assaggiatore occasionale lo può considerare un raffinato appetizer in attesa del piatto forte.


Krapfen. A fare i dolci, i tedeschi non hanno rivali. E sono anche commestibili per gli stranieri, a patto però di limitarne la quantità. Prendiamo un krapfen standard: sfera di pasta al burro con cuore di marmellata bollente e rivestito con zucchero a velo compatto come malta. Uno è gestibile, due è da austriaco, tre è da tetesko, quattro è da bavarese: non ho notizie di gente che sia arrivata a cinque, almeno, non gente a piede libero.

Livello di sozzura: se hai la bocca come Steven Tyler, livello medio, altrimenti è obbligatorio il bavaglino

Livello di gioia intestinale: elevatissimo anche per i non fanatici del dolce, probabilmente i tedeschi ci aggiungono qualche sostanza psicotropa.


Noodles svevi. Oltre al maiale, cosa offre la cucina di Germania? La patata. Generalmente in Baviera ti becchi l'insalata di patate oppure delle sfere gommose di patate macinate, ma la cucina sveva ha la variante shock: minuscoli gnocchetti di patata, con speck e poltiglia giallastra per legare tutto. Sono un accompagnamento per il maiale e il vero intenditore ha il dovere di cospargerli generosamente con la brodaglia in cui le fette di maiale sono immerse. Attenzione, impossibile ordinare solo “un piatto di gnocchetti”: si provoca nei tedeschi la stessa reazione che loro provocano a noi quando ordinano “pizza e cappuccino”, ma (al contrario di noi proprio) si rifiutano di portarteli. Pare che ci sia l'obbligo morale di accompagnarli con carne di porcello.

Livello di sozzura: alto a causa del litro di brodaglia con cui vanno annaffiati.

Livello di gioia intestinale: medio, ma rappresentano un buon compattatore dello stomaco in attesa dell'ingestione dei 3-4 litri standard di birra (standard per un turista, sia chiaro)

venerdì 16 luglio 2010

THE REVIEW OF STEEL

Magic Circle Festival

11 luglio 2010

Tolmin (Slovenia)


Il Festival dei Manowar. Una spudorata autocelebrazione per i Kiss dell'Heavy Metal. Su come i barbari di New York siano divenuti una macchina da business ce ne sarebbe da scrivere, ma non siamo qui per questo. Noi siamo qui per l'Heavy Metal, le borchie, le donnine facili, i mutandoni di peluche, le panciere di cuoio, le parrucche con la frangetta, l'idea che il tempo non sia né circolare né lineare (è immobile, dal 1982 ad oggi) e gli inni contro “quelli là che vogliono fermare il Metallo”.

Se volessero, i Manowar potrebbero fare uno show di 4 ore con tutti i loro capolavori, assoli illimitati, comizi di DeMaio, guerrieri che si azzoppano sul palco, motociclette arroganti, donne discinte e proclami di fratellanza, ma stavolta hanno deciso di aiutare qualche altra band disperata.

Ecco le band ed ecco i motivi della loro convocazione:


CROSSWIND: E chi li ha visti? Noi si cercava di familiarizzare col complesso sistema di baratto tra vuoti a rendere, gettoni neri e tessere del monopoli con scritto che avevi dato a qualcuno 3 euro per avere quella suddetta tessera. Avendo capito che il sistema irrazionale non poteva essere razionalizzato, alcuni se ne sono fatta una ragione e hanno dimenticato a colpi di birra, altri invece hanno deciso di sfidare la Slovenia cercando di convincere gli inservienti che il sistema era sbagliato (ovviamente, risultati zero).

Dopo aver ingerito cibo che normalmente dei cani randagi rifiuterebbero, la ciurma si dirige verso il fiume Isonzo, che scorre a ridosso dell'area concerti. La spiaggia sassosa non ferma l'orda metallica che, in mutande e birra in mano, si immerge nelle gelide acque del fiume e posa per il calendario. Della permanenza in spiaggia girano per la Rete numerose foto che potrebbero rovinare la carriera di molti di noi.

METAL FORCE. Chiamati da DeMaio in quanto copia spudorata dei Manowar. Attenzione, copia dei Manowar da “Louder Than Hell” in poi, quindi riff semplici e d'impatto con doppia cassa a manetta e qualche coro anthemico qua e là. Provano pure a imitare le tutine in pelle e lattice che i guerrieri di NY adoperano ormai da anni (per comprimere degli addominali sempre più cadenti causa età avanzata), ma il chitarrista aggiunge un tocco di teutonico casual con un impermeabile giallo. Detto questo, i Metal Force sono poveri e le tutine gliele avrà cucite la nonna, altro che pelle di drago. Il cantante cicciotto non potrebbe essere Eric Adams nemmeno se inventassero il trapianto di corde vocali.

VIRGIN STEELE. Metà pomeriggio e suoni scadenti. Invero i VS ci mettono del loro, presentandosi con due chitarristi ma niente basso (campionato come pure le tastiere). Sembra quasi che DeMaio, amico della band da anni, li abbia chiamati per fare il bullo (come quando ti fai la piscina in casa e chiami gli amici non per fargliela provare ma per umiliarli). I VS comunque hanno anche scritto capolavori su capolavori e puntano duro su quelli. David DeFeis ha fermato il tempo al 1994, fisicaccio da ballerino e carisma da vendere, oltre che una prova vocale impeccabile, nella speranza di impressionare qualche fanciulla e spupazzarsela nel backstage. Su “Crown of Glory” mi sono ammazzato, ma sono resuscitato per ammazzarmi di nuovo sulla chiusura con “The Burning of Rome”. Due certezze: 1. questa band dovrebbe suonare almeno 3 ore per soddisfare la fame dei fans; 2. DeFeis saranno almeno 15 anni che usa lo stesso gilet leopardato, ma quante cose siamo in grado di perdonare a questo piccolo grande uomo!

HOLYHELL. Perché sono al Festival? Anzi, perché sono stati a TUTTE le edizioni del Festival? Perché la cantante è anche la donna di DeMaio. Prendiamo atto che per i prossimi anni gli HolyHell saranno presenza fissa. Aggiungerei anche presenza scadente: pur formati da signori musicisti (Joe Stump da anni prova a essere il Malmsteen americano, ma a noi quello svedese basta e avanza; Rhino è stato l'unico batterista decente dei Manowar in 20 anni), si affidano a basi campionate che partono a caso e ci aggiungono parecchi problemi tecnici. La cantante, che potrebbe salvare la situazione in questi casi, si ritrova spaesata e non le viene nemmeno in mente la soluzione estrema: mostrare una tetta per deviare l'attenzione. Cover finale di “Holy Diver” eseguita bene dagli strumentisti, ma ancora una volta brutta figura della donzella, che dimostra di aver imparato (male) il testo 5 minuti prima.

Ma gli HolyHell ci hanno permesso parecchie pause per fare le foto con Sua Maestà DeFeis (e quel babbeo del secondo chitarrista, che si buttava nelle inquadrature come se contasse qualcosa) e di mangiare il Fucking Metal Hot Dog, 50 cm di panino luridissimo pieno di verduracce zozze e di una salsiccia enorme speziatissima. Si approfitta anche per andare al Second Stage, giusto per comprendere che le band suonano laggiù davanti ad amici e parenti, in un contesto di una tristezza unica: la gavetta è durissima, si sa, ma a questo punto suona al bar, che almeno vengono a vederti anche i compagni di classe.

KAMELOT. Questi hanno capito tutto. Le donne sul palco ingrifano il Metallaro come non mai e i Kamelot piazzano una piacevole corista molto gothic con stivaloni da Dominazione Globale. Obiettivo Metallaro Ingrifato: raggiunto. Più che domandarsi quanto brava sia la band, ci si chiede perché Roy Khan canti quasi sempre in ginocchio, ma forse è perché aveva paura di tutti quei Metallari Ingrifati. Dovrebbe avere paura anche del suo chitarrista, visto il modo in cui gli ha molestato la moglie sul palco. Su “March of Mephisto” hanno portato sul palco due strappone bendate e inguainate in vestitino giusto: non più di un minuto di esibizione, ma c'è gente che si ricorderà solo quello.

Perché DeMaio li ha chiamati? Immagino per le strappone.

ARCH ENEMY. Li ho visti nel 1998, quando avevano il cantante stempiato. Adesso hanno una vipera di donna (cit. Bonny) che rutta peggio del kebabbaro di Via Zermanese. Anche questa donnaccia sembra piacere al pubblico, che risponde alle sue incitazioni con rutti altrettanto potenti. Essendo impegnato a mangiare il gelato, a bere idromele e a farmi 7-8mila foto poco dignitose, non posso dire molto sulla prestazione, a parte che i ragazzi sono precisi come i designer dell'Ikea e i due chitarristi sparano solos a profusione, ma essendo fratelli è anche comprensibile che facciano sempre a gara a chi ce l'ha più lungo.

Motivo della convocazione da parte di DeMaio? Boh, gli avranno detto che cantava una donna.

MANOWAR. Può una band suonare solo pezzi dagli ultimi tre album (più il recente mini-CD e “Black Wind, Fire and Steel”) e sconquassare ugualmente il pubblico? Certo che sì, basta alzare il volume oltre i limiti umani. È un po' la tecnica di Vittorio Sgarbi. Ma aggiungiamo che Eric Adams canta in modo eccezionale, è un nano ma ha il muscolo giusto, le zeppe e la panciera. DeMaio è il Gene Simmons del Metal e se potesse mandare un altro sul palco a suonare al posto suo, limitandosi a tenersi lo spazio per il comizio contro “quelli là che odiano il Metallo”, lo farebbe di corsa. Hamzik è un batterista che vale il doppio di Columbus e un decimo di Rhino, è talmente vecchio che sembra fuori tempo pure per gli ZZ Top, ma gli hanno triggerato perfino i feltrini della batteria e se anche suona con gli alluci sembra che spari i Missili Interstellari. Karl Logan è un mediocre, nelle ritmiche come nei riff e nei solos, addirittura la sua parrucca è di cattivo gusto e poi è smilzo scandaloso: come puoi suonare nei Manowar se pesi 60 kg? Una cura di steroidi per Karl: invoco la cura Bonny, steroidi rumeni per il povero Logan, perché magri sono pure Hamzik e Demaio, ma il primo è nascosto dietro la batteria e DeMaio è il capo, mentre Logan non conta un ca$$o e si permette pure di essere smilzo.

Cosa è successo dopo? Manca la chiusura della Review. Ma questa non è una testata giornalistica e quindi affaracci vostri.

giovedì 15 luglio 2010

Coming soon...


THE REVIEW OF STEEL

lunedì 28 giugno 2010

“The Convivenza Saga”


Situazione casa nuova. Random.

Computer:

MacBook (design ed efficienza) mollemente adagiato su un tavolaccio da macellaio con macchie scure stile Messa Nera Lucio Fulci Horror Italico Tristezza Anni '70. Internet è un fenomeno moderno e sconosciuto che potrebbe turbare i molti vicini 90enni qualora scoprissero le porno-implicazioni della faccenda. Risultato: zaino porta-Mac sulla schiena 24/7 alla ricerca di reti wireless da rubare in giro per la Marca Trevigiana.


Frigorifero:

50% occupato da Fage (dimensione 500g, offerta scandalosa della Cadoro ed acquisto d'impulso... borse della moto piene, più borsone di traverso sulle gambe e acrobazie durante il ritorno in tangenziale) e da Fiocchi di Latte (0,4% di grassi, panico nel metabolismo che ormai ignora l'esistenza dei grassi nel cibo... alla sagra di Chiarano si prevede un crollo totale delle certezze finora maturate dal suddetto metabolismo).

Verdura dai feudi di Chiarano, tutto originale biologico in quantità inaudite: percentuale che arriva allo stomaco --> 53%, percentuale che marcisce per inutilizzo --> 47%. Progetti per il futuro: aumentare consumo verdura, devolvere il resto ai meno abbienti.

Prosciutti di San Daniele: regalo dei camionisti alla mia consorte. Nulla di sordido, lavora all'autogrill e i timidi camionisti pensano giustamente che corteggiarla donando provviste sia un gesto vincente. Da vincente, io ringrazio.

Petto di pollo. Fosse per me, lo mangerei anche crudo per risparmiare tempo, ma la V è donna di sani principi e insiste per cucinarlo, spostando quindi la mia evoluzione da Paleolitico e Neolitico.


Pavimento:

Legno in cucina e in camera da letto, si lava a casaccio, ma attenti a non far cadere oggetti di più di 20 kg. Conseguenza, non ci posso ascoltare musica dentro: avendo l'usanza di gettarmi per terra all'ascolto dei capolavori, rischio danni permanenti al parquet.

Roba strana e scivolosa nel resto della casa. Mai lavato, appena appena un passaggio di aspirapolvere. Scivoloso = OK, ci si può fare la “Scivolata di potenza” (V. “School of Rock”). Resistenza alla caduta a corpo morto causa capolavori: per ora, ottima.


Musica:

la Montagna di CD è rimasta nella casa avita, per questi primi mesi ci si limita a quanto presente su I-Tunes e si integra con qualche CD acquistato recentemente o recuperato a casaccio.

In presenza di V: Steel Panther, Wig Wam, H.E.A.T, The Poodles, Shining Line.

In assenza di V: ManOwaR a pallettone, mutande di pelo, pose plastiche, urla belluine, ovatta nel pacco, corna al cielo, brothers of metal proud and standig tall.


PS gira voce che da qualche parte si annidi una lavatrice. Compito per il weekend: scovarla e comprenderne il funzionamento. In alternativa: stabilire buoni rapporti con la vecchietta del piano sopra, diventare il Nipote Che Non Ha Mai Avuto e portarle la roba da lavare/stirare, ricevendo in cambio caramelle e (hopefully) lasagne. L'alternativa si presenta più praticabile.

domenica 6 giugno 2010

June Updates


Giugno è giunto ed è giusto chiedersi perché io sia qui a scrivere invece di stare a far nulla in spiaggia.
Spiaggia che mi è negata fino alla fine di quella tragicommedia nota alle masse come "Anno Scolastico". Ultime cartucce da sparare: la caccia alla scimmia urlatrice e al lemming randagio danno poche soddisfazioni, ma qualche euro in tasca per comprarsi yogurt greco e fiocchi di latte alla fine lo si porta a casa.
Casa in costante aspettativa di lavori domestici, quelli che una volta svolgeva la mamma e che adesso cerchi di affibbiare a qualunque essere femminile che bazzichi tra le tue 4 mura. Pesci rossi femmine e formiche femmine sembrano refrattari a lavare i piatti e le mutande, la comunità conta sulla V e sul suo senso della famiglia.
Famiglia che assume un significato a dir poco allargato quando al matrimonio di ieri si presentano ben due paesini del Centro Italia (versante Sposa) e una comunità lombarda (versante Sposo). Bel matrimonio, ho pianto un sacco grazie alle mie lacrime artificiali: esagerazione di cibo, Fratello della Sposa Molesto, azzardati accostamenti cromatici, minorenni tatuate e dodicenni esperti di mojito, teste gonfie e panze in mostra, non vedenti ma danzanti, Fratello Mio Molestissimo, epistemologia spicciola, pianisti jazz che fanno i toast per campare, dialetti curiosi, tecniche di approccio efficaci solo in una Casa di Piacere per stranieri, lezioni di Step, chiamate alle Crociate, promiscuità alimentari e sessuali, famosi DJ della Val Brembana, omelie da Savonarola.

Lunga Vita Al Metal,
beghini e donatisti che non siete altro!