mercoledì 11 aprile 2007

Transilvania Metal Fest, 9-4-2007 (Modena)


Metal anche a Pasquetta. E sia.
La mia dolce V ed io. Partiamo nel pomeriggio verso Modena. C’è il Transilvania Metal Fest. Un festival di Metallo, come ne stanno spuntando a centinaia in questi ultimi anni in Italia. Meglio, dico io: una volta c’era solo il Gods, prima non c’era nemmeno quello… almeno adesso si può scegliere.
Viaggio liscio, in due ore arriviamo. Zona industriale di un paesino sperduto alla periferia di Modena. Pensavo fosse un locale tipo Transilvania (sennò perché hanno chiamato così questo festival ?!?). Invece sembra il Centro Anziani di Spresiano. Però fuori c’è una chitarra alta 3 metri. Questo è Rock!
Numerosi Metallari hanno rinunciato alla Grigliata Pasquale per presenziare all’avvenimento. Alcuni irriducibili si sono messi a grigliare davanti al locale. Nella locandina c’è scritto che si può campeggiare, ma non si vede una tenda. Però la gente c’è… Prezzi popolari all’ingresso, si entra e subito si incontrano gli “artisti”, che sono spaparanzati al sole in una zona-backstage grande come il bagno di casa mia.
Si distinguono, come sempre, i White Skull… anzi, i vicentini dei White Skull (Toni e Alex), che ci salutano calorosamente anche se ho l’impressione che non mi riconoscano mai.
Il locale si riempie molto lentamente, ma alle 17 è già ora del primo gruppo…
SINTHPHONIA SUPREMA. Giovani e con un CD d’esordio da promuovere. Non hanno il basso, ci pensa il tastierista modello octopus. Power melodico, a volte progheggiante e spesso pomposo grazie ai tastieroni da Guerre Stellari. Discreti, ma con diversi “ma”. Le canzoni sembrano tutte uguali. Il cantante è assolutamente anonimo e si muove come Pinocchio: sarà timidezza o emozione, ma in un’occasione del genere poteva e doveva fare di più. Rimandati a tempi migliori.
MARSHALL. Possenti, ma soprattutto con un frontman che, credetemi, vive le sue canzoni al 100%. Grande prestazione, sia vocale sia di scena. Ma anche gli altri non sono da meno. Insomma, questi si sono fatti la strada da Napoli per suonare davanti a quattro gatti (la gente se ne andava a spasso per il locale) e hanno dato il massimo. Rivelazione della giornata.
Tocca ai Rain, quindi scatta la pausa per respirare all’esterno. Incontriamo Metallaro quarantenne di 150 kg che decanta le lodi di Michele Luppi (voce dei Vision Divine). Sorpresa, il Luppi è fuori dal locale a qualche metro da noi. Viene subito molestato e ci ripaga con massime in dialetto reggiano. Denota anche un livello di stordimento notevole, probabilmente a causa del pranzo pasquale a base di ciccioli e piadina. Con fare sornione ci fa una rivelazione sul suo nuovo progetto (gli L.A.), ma è la stessa che ci aveva fatto 2 settimane fa a Pordenone: hai poco da chiedere il silenzio se poi lo dici a tutti!
RAIN. Rientro per le ultime canzoni. Loro copiano spudoratamente Judas e Saxon. Ma lo fanno dal 1980 e non gliene facciamo una colpa. Dal vivo spaccano, soprattutto il cantante, che è anche prodigo di bestemmie e volgarità. Chiudono col loro inno “Only for the Rain Crew”, con tanto di donnina sul palco, dotato di forme bovine e che a forza di dimenarsi rimane con le mammelle al vento. Più che sesso fa ridere, ma si spera che sia un risultato voluto.
WHITE SKULL. Tra torce, scudi, striscioni e teschi, sul palco c’è a malapena posto per i musicisti. Partono sparati e non mollano un secondo. Hanno sempre dato il meglio dal vivo e così è oggi, anche se i suoni non sono buoni. La nuova cantante, Elisa, ha il look e la grinta giusti e sembra crederci davvero, peccato che la voce si sia sentita poco. Toni Mad è il Re della Giungla, un vero spettacolo da vedere: potrebbe anche smettere di suonare la chitarra e fare solo le facce, varrebbe il prezzo del biglietto. La conferma della serata.
VISION DIVINE. Un gruppo che, da quando ha Michele Luppi alla voce, ha fatto il salto di qualità. Facile, si direbbe, visto che il vocalist renderebbe spettacolare anche un gruppo di canti tirolesi. Ma è anche vero che le canzoni belle sono venute fuori con gli ultimi due album, quelli con lui che canta. Dal vivo sono delle macchine, praticamente uguali al disco. Un po’ è un peccato, perché usano delle basi per i cori e quindi non possono improvvisare più di tanto. Ma va bene così. Tutti fenomeni, si sa. Il nuovo batterista Alex Bissa è uguale a Bud Spencer (troppo simpatico) e He-Man Puleri mi è sembrato leggermente in ritardo sulla definizione fisica (muoviti, che tra un mese bisogna andare in spiaggia a sfoggiare l’addominale). Altra band che vale la pena di vedere… sempre.
DOMINE. Allora, qui c’è gente che lavora! Siamo a due ore da casa e c’è l’incognita traffico. Quindi decidiamo di vedere qualche pezzo dei Domine e di partire. Due canzoni speed all’inizio (“Thunderstorm” a “The Messenger”) fanno sparare a Morby i suoi acuti ammazza-cani, ma il capolavoro arriva con “The Aquilonia Suite”: 10 minuti esaltanti, dopo i quali per me il Festival può dirsi concluso. Comunque i Domine raramente sbagliano uno show e sono sicuro che si sono fatti onore.
Ripartiamo e rischio l’infarto quando sto per sbagliare strada e andare a Zocca… paese Natale di Vasco, se ci entro rischio di dissolvermi come un vampiro alla luce del sole. Ma il Riflesso del Metallaro è più veloce del cervello e riesco a buttarmi in autostrada! Il rientro è tranquillo e senza code. Talmente rapido che non mi sono quasi reso conto di essermene andato. A parte ovviamente le orecchie che fischiano. Ma è ben poco tributo da pagare al Dio del Metal…

1 commento:

Anonimo ha detto...

...azz...
bella mossa...fatto bene, io me ne sono stato a braciolare invece. E' cosa buona che tu abbia capito la grandezza dei Marshall....e poi 80 italiano è meglio...e loro arrivano dagli 80. Mi sono rifatto ieri sera coi Riff Raff ( sì,sì li ho tormentati). Adesso mi ritiro dalle scene , per un po'. Attenzione, Laibach il 21 a Mortegliano. Importantissimo. Ma la stessa sera ci sono le McQueen al Velvet. La Qualità contro la Tendenza, chi vincerà?