sabato 10 dicembre 2011

Reckless Love



9 dicembre 2011

Revolver (San Donà di Piave - VE)


Se ne diranno di tutti i colori su una band come i Reckless Love, perché essere oggettivi è impossibile. Sono fintissimi, ma piacciono lo stesso. Che sappiano suonare è ancora oggetto di discussioni, eppure alla fine i loro concerti attirano gente che pare anche divertirsi. I dischi sono semplici, saccheggiano melodie altrui senza ritegno con una produzione leccata che sembra l'antitesi del rock, eppure i loro ritornelli non escono dalla testa per mesi. Insomma, invece di sprecarmi a scrivere qualcosa di decente, ho preferito chiedere a qualche esperto un giudizio sincero sullo show:

Jessy Glitter Roxx (studentessa, rocker, appassionata di tatuaggi e letteratura a caso).
Che figo quello biondo che sculetta. Poi c'è anche quello dietro, che ha i tatuaggi troppo troppi: è anche depilato giusto, ma anche l'altro. Però quello dietro non sculetta, mentre il biondo sì, e fa anche le spaccate in aria. Che peccato che il cantante si è messo a petto nudo solo alla fine, comunque non è che son andata al concerto per guardarlo, infatti mi interessavano le canzoni e hanno fatto tutte quelle che conosco, la prima e la sesta.
Poi uguali uguali agli mp3, suonano. Son bravi, glielo stavo anche dicendo a Olly quando l'ho trovato davanti ai bagni, ma era pieno di ebeti che volevano la foto e non sono riuscita a fargli i complimenti per il microfono con gli strass.
C'era anche quello con gli occhiali da sole, ma è brutto, e quell'altro con la chitarra grossa che sembrava carino, ma si vedeva che non aveva carisma. Cioè, tipo, si vedeva chiaro.

Waylander (sputasentenze fannullone in ferie, mantenuto di lusso).
Era dei tempi dei Beehive all'Ipercoop che San Donà di Piave non assisteva a un concerto con così tanto playback. Del resto la critica principale a questi 4 finlandesi era che su disco riuscivano bene, mentre dal vivo facevano spettacolo ma non sapevano suonare: con una valanga di basi (cori, linee vocali, probabile anche qualche parte strumentale) i ragazzi possono ora concentrarsi sulla scena. Olly entra sculettando e continua imperterrito per tutto lo show, a parte quando scalcia in aria e fa la piroetta, mentre posa per le foto e sfodera un sorriso al Photoshop. Gli altri potrebbero anche non esistere, ma in effetti c'erano e quindi ricordiamoli così: il chitarrista ha la parrucca di John Rambo III e vedi chiaramente che vorrebbe farsene qualcuna ma ha sbagliato band, il bassista lappone non dovrebbe permettersi di andare in giro con quella pettinatura e il batterista è quello che si rimorchia tutte quelle che Olly non riesce a tirare su. Pubblico maschile tra il divertito e lo sbigottito (Olly fa l'occhiolino a tutti, uomini e donne), pubblico femminile in tempesta ormonale con punte di delirio soprattutto nei pressi dei bagni e quando Olly agita il bacino mettendo in mostra un pacco piccolo e giocherellone.

Plinio (critico musicale di “Note dolenti”, supplemento di un noto quotidiano di aera post-bolscevica).
Se il rock è morto, ieri abbiamo assistito alla riesumazione del suo cadavere e abbiamo constatato che continua a puzzare di truffa e pailettes. Il quartetto finlandese scende in Italia con l'idea di non sprecarsi troppo a suonare, piazzando una serie di playback da Festivalbar. A farla da padrone è quindi l'immagine del cantante Olly, nuovo sex symbol di questo crepuscolo del rock: chioma bionda e laccata, fisichetto da lapdancer, lucidalabbra in dosi fuori dalla grazia di Dio, movenze sinuose che promettono notti di fuoco. Gli spettatori assistono ignari alla scempio perpetrato da questi ragazzotti che scopiazzano i Poison (che saccheggiavano il repertorio dei Kiss, già pietosi di loro) con melodie da italo-disco degli anni '80: tutti paiono divertirsi, ennesima dimostrazione che il declino del roccheroll è irreversibile e si sta frustando un cavallo morto. Cosa ci sia di diverso tra questi Reckless Love e un Justin Bieber non lo capiamo, abbiamo cercato di chiederlo alle molte signorine discinte, ma le scena di isteria collettiva ci hanno respinto al bancone del bar.
Un funerale sgargiante, ma Baustelle 3 – Reckless Love 0.

Rino (metallaro, chitarrista dei Furious Vomit).
Oh, ma io li odio questi qua! È che mia morosa voleva vederli e, visto che la settimana scorsa abbiam visto i Prostitute Disfigurement, stavolta mi tocca guardare 'sti 4 gay. Ma si può suonare così? Tutto finto, tutto di plastica, tanto valeva usare le chitarre gonfiabili che tanto devono solo stare sul palco a menare il culo. Per chi poi? Che tanto sono omo e si spaccano tra di loro. Meglio se mi bevo 12 birre, che poi li sommergo a rutti. Ma che sfigati... guarda il microfono glitterato! Ma guarda che fa i salti come in un video di aerobica... e poi avrà sì i muscoletti, ma se finiamo a cartoni gli mangio il cuore.
Mia morosa? Non so, è andata in bagno un'ora fa.


4 commenti:

Il risparmiatore ha detto...

Spesso declamo l'inutilità dei Subsonica, dopo questo passo mi chiedo se non abbia mai tenuto nella dovuta commiserazione anche i Baustelle.

In effetti ho tutte le carte in regola per dire la mia, ho visto live entrambe le bands (e non è uno scherzo!). Ho anche visto Holly live coi Crashdiet. Meriterei una assunzione part-time ai servizi sociali. In un paese meritocratico, beninteso.

Giampiero Novello ha detto...

I Baustelle ci aprono un mondo intero di intellettualismo da gauche-caviar su cui esprimere giudizi tranchant in perfetto stile "gentiluomo di provincia" (es., Andrea Thrasher).
Alla luce di ciò, aver visto Subsonica-Baustelle-CrashOlly (quando era grasso e basso) per me equivale a un martirio: se anche la Chiesa Cattolica fosse meritocratica, potresti ambire minimo allo status di "beato".

Mario (uno dei tanti) ha detto...

Non ho seguito le vicende romantico-idealiste dei Baustelle, ma dopo averli sentiti (ma soprattutto visti, ho anche osservato il loro pubblico) è evidente che non possano essere che di sinistra. Ora, che io sia in grado di capire cosa è di destra e cosa di sinistra mi pare opinabile, ad ogni modo non esistono intellettuali musicali a destra (intendo dire moderati come gli omologhi di sinistra, a destra come minimo si inneggia a Satana). Per farla breve, sti Baustelle automaticamente non possono interessarmi. A meno che non diano una sferzata elettrica al loro sound, cambino look, cantino più rilassati e magari si prodighino in brani sleazy (il che, va detto, potrebbe riuscir loro benino, dato il decadimento "umano" che li contraddistingue). Spero di non essere preso troppo sullo scherzo per quello che ho scritto.

Giampiero Novello ha detto...

In sostanza, caro Mario, Lei suggerisce che i suddetti Baustelle potrebbero interessarLe qualora fossero qualcun altro e suonassero qualcos'altro vestiti in altro modo e con testi di altro spessore. Non posso che ritrovarmi in questo giudizio. Purtroppo/per fortuna il ruolo nel quale Lei vorrebbe vedere i Baustelle è già stato assegnato a entità meno miserrime.