mercoledì 15 febbraio 2012

Biografia inessenziale


Non guardo Sanremo, non gioco a Skyrim, la palestra è chiusa. Ho tempo libero e autoreferenzialità. Eccovi i miei primi 7 anni di vita. 
Roba grossa, roba che scotta. 
Un giorno potrei pentirmene e cancellare tutto, quindi approfittare adesso. 
Intanto mi invento anche i 7 anni seguenti.

1977. Nasco settimino di 4,5 kg e per i successivi 3 anni non dormo mai. In compenso imparo a parlare troppo presto e cammino in un batter d'occhio: la famiglia crede di aver prodotto un genio.

1979. Nasce mio fratello. In preda a crisi di gelosia smetto di parlare e il Q.I. mi si abbassa drasticamente per non risalire più. I tentativi di uccidere il fratello falliscono tutti miseramente, mi rifugio nell'imparare a memoria i nomi degli animali: ne apprendo solo un paio, ma difficili (geco palmato e australopiteco), e così la gente mi crede intelligente.

1980. Asilo con le suore. Non ricordo nulla, solo qualche sberla e i pisolini pomeridiani obbligatori seduti sul banco. Alla recita di Natale interpreto una comparsa, l'anno dopo sono promosso ad angelo, al terzo anno spacco nella parte di Giuseppe. Imparo ad andare in bici pedalando sulla ghiaia e ancora mi chiedo come ho fatto.

1981. Mentre mi accingo a mangiare dei carciofi, cado dalla sedia e mi rompo una clavicola: non ho più mangiato carciofi, se non sotto tortura. Passo il tempo con i miei duecento cugini, più o meno coetanei: i miei zii facevano figli a profusione, credevano in un futuro di assistenzialismo e posto fisso.

1982. Da appartamento mignon a casa su due piani con giardino. Gioco in salotto e devasto un sacco di soprammobili, ricevo in cambio una valanga di sberle da una madre che non crede nel metodo Montessori. Sono particolarmente brutto e spettinato, i miei mi vestono male e non sono nemmeno simpaticissimo: faccio però un sacco di sport diversi, ricordo solo il nuoto perché forse era quello che mi riusciva meno peggio. Credo di aver rubato dei giocattoli a un altro bimbo... se stai leggendo, chiedo scusa.

1984. Vedo “Ghostbusters” al cinema e il mio futuro nel mondo del lavoro mi appare chiarissimo. Ogni tanto vado a messa, ma la famiglia rigorosamente laica non mi incentiva e quindi divento rapidamente una pecorella smarrita: chiuderò la pratica con una combo “confessione-comunione-cresima” per poi sparire dalla comunità cattolica.

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