HARDCORE SUPERSTAR +
SEVENTH VEIL
19 novembre 2014
Gran Teatro Geox (PD)
Hardcore Superstar in
grande spolvero, che snocciolano tutte le loro hits, compreso il
nuovo singolo “Glue”, fino all'anthem “We Don't Celebrate
Sundays” e la sempre fresca “Liberation”. Suoni di chitarra
altalenanti, ma la verve è delle migliori e i nostri portano a casa
l'ennesima prestazione da primi della classe. Pubblico entusiasta e
colorato. Bella serata.
Ha senso una recensione
così? Che potete leggere ovunque, che dice quello che dicono tutti e
che mi ha fatto salire la mestizia mentre la scrivevo?
Per carità...
Ecco le cose serie.
Il Gran Teatro Geox,
essendo a Padova, è irraggiungibile per principio. Eppure, dopo
tangenziali contromano e salti del guard-rail, si arriva. Da fuori
sembra l'ingresso dell'Aqualandia, ma con più stand per la birra.
Si teme la desolazione
sotto il palco, visto che il Teatro è spazioso, siamo mercoledì
sera e gli HCSS fanno le solite 32 date italiane. Ma gli
organizzatori risolvono facendo suonare la band nella zona d'ingresso
e sembra di essere nell'androne di un multisala. Il palco è sul lato
corto, stretto tra le due pareti: insomma, ho visto gli HCSS suonare
in un corridoio con la moquette e il soffitto da cattedrale.
Il bar interno è gestito
da camerieri trendy, molto veloci ed efficienti nell'interazione con
i molteplici casi umani. In effetti non c'è stata gran varietà
nelle richieste, che andavano dalla birra a qualche amaro per
ritornare alla birra e spesso fermarsi là. A un certo punto si
spacca anche la cassa, ma l'orda di assetati non accetta ritardi e si
va avanti senza, come fossimo in un mercato birmano.
Menzione d'onore per i
bagni, lussuosi e pacchiani come quelli dei casinò sloveni (luoghi
di perdizione che da anni mi riducono a mangiare pane e carote per
mesi).
Pubblico variegato e
pittoresco, ma che si risolve nella formula “HCSS attirano =>
femmine che attirano => maschi” (a rimorchio o speranzosi di
sollazzarsi con gli avanzi degli svedesi). Come sempre i concerti
sono l'occasione per sfoggiare l'abbigliamento da mail-order o le
pacchianate comprate in gita a Camden di nascosto dalla mamma (noto
che spaccano gli spandex, utili anche per interpretare il cicisbeo a
Carnevale). Cotonature in calo, del resto gli HCSS non le usano e
quindi il pubblico femminile non le apprezza... noto invece che le
parrucche non tramontano mai. Avvistati anche completini sadomaso da
filmino amatoriale: roba vera, roba nostrana, non delicatezze
patinate da porno americano!
Intermezzo satirico.
Sbronza come solo a 17 anni si può essere, la ragazza s'accascia al
bancone chiedendo una birra; la barista, impietosa e schiava del
lucro, serve la bevanda; la giovane butta già il primo sorso e lo
rigurgita dentro il bicchiere pieno a velocità decuplicata, creando
un apprezzabile effetto eruzione dal suddetto bicchiere. Poi
s'accascia nuovamente sul bancone in attesa di anni migliori.
Ah, le minorenni ai
concerti degli HCSS... molte avranno passato il pomeriggio a studiare
per il compito di matematica, poi hanno fatto i famosi lavaggi
anticoncezionali con la Cocacola e, indossate le mutande e messo lo
scotch sui capezzoli, via verso i manzi scandinavi!
E narriamo del bestiame
svedese, dunque.
- Jocke, il fisicatissimo e inarrestabile cantante, esibisce l'intramontabile tinta corvina e le bretelle. Le scommesse lo davano a petto nudo dopo 2, massimo 3 canzoni, ma qualcuno deve aver truccato il sistema e Jocke si tiene la maglietta fino alla fine dello show, provocando isterismi che ricordo di aver visto solo nei peggiori lap-dance.
- Adde, il batterista che piace a quelle a cui non piace Jocke, è biondo e con la maglietta. Abituate a vederlo moro e senza maglietta, le minorenni rimangono spiazzate e lo scambiano per un giostraio.
- Vic Zino, chitarrista tascabile capellone, viene spesso accusato di essere un metallaro che ha snaturato il sound della band, ma a me sembra solo uno che se la spassa alla grande sul palco, senza porsi i problemi che assillano molti fans.
- Martin, il sempre più pachidermico bassista (quello che non tromba mai, ma voglio fortissimamente credere che abbia una donna a casa che lo ama tantissimo), mi lascia sempre il dubbio: parrucca o no? A inizio concerto ha una coperta di capelli che ti fa esclamare “Parrucca!” con la sicurezza di un coiffeur, ma a fine concerto ha la piazza e ti vengono i dubbi. Son problemi.
Impegnato nel
bagarinaggio e nel gioco delle tre carte, mi sono perso il gruppo di
spalla, i Seventh Veil. Spiacente ragazzi, ma aver suonato in un
multisala dovrebbe già essere motivo di vanto.
Gli HCSS invece non
mollano un secondo, riescono sempre a piazzare una dozzina di pezzi
da urlo, fanno spettacolo dal primo minuto all'ultimo, non
invecchiano mai e piacciono anche quando sono sudati come anguille.
Ci sono gli estremi per
prenderli a schiaffi.
Nessun commento:
Posta un commento