mercoledì 7 gennaio 2015

Espiazione tantalica



Devo aver offeso qualche divinità e sono stato punito. Non m'è chiaro cosa abbia condotto al supplizio. Forse perché ho picchiato un'anatra? O perché ho pianto ancora una volta davanti ad Hulk Hogan che solleva Andre the Giant? Oppure perché ho scioccato il mondo rivelando che le scie chimiche sono colpa dei draghi?
Comunque sia, mal di gola. Violento, doloroso, frutto della maledizione da parte di una divinità dispotica e imperscrutabile.
Ecco il resoconto di 4 giorni di sofferenza: quella vera, quella incomprensibile, quella di un novello Josef K punito per motivi misteriosi.

Day 1. La birra della vigilia.
Ogni buon uomo vuole passare la vigilia a bere birra e cantare gli auguri a Gesù Bambino, ma ciò non è concesso: la gola si chiude ermeticamente e anche deglutire risulta una missione impossibile. Il pub è affollato, la gente s'esalta per la nascita del mio sosia, la birra scorre a fiume e i cori s'innalzano al cielo anche per sovrastare un DJ-set di pessimo gusto. Ma non c'è festa per me, il mal di gola colpisce basso e la voce se ne va. Se non riesco neanche a parlare, sono come morto: potrei comunicare col dialetto dei delfini, ma nessun delfino s'è presentato al pub stasera e son obbligato a un mesto ritiro.

Day 2. Il pranzo di Natale.
Si profila un pasto di qualità insieme ai Parenti Stretti: antipasti di grassi saturi, tortellini di Valeggio, bolliti, musetto (“cotechino” per chi vive in Italia), ossobuco che a ripensarci a quanto era buono mi vien la mestizia, verdura perché sennò muori, panettone farcito di qualcosa. Eppure mandare giù ogni boccone è dolore, perfino il vino non aiuta e l'idea di riempirsi la bocca e deglutire aiutato da un boccale di cabernet mi porta aesibire in volto un crescendo di colori da soffocamento (dal rosso pompeiano in poi è emergenza). Anche in questo caso, mangiato tutto a discapito della salute, ma obbligatoria ritirata. La dignità è salva, ma prima di andare a letto latte-miele-grappa a secchiate.

Day 3. I Parenti di Campagna.
Equivalente alimentare delle Dodici Fatiche di Ercole. La cuoca, Miss G, ha diramato 3 giorni prima il menù: impegnativo, lunghissimo, pregno di grassi saturi e conflitti proteici. E la gola ancora duole, nonostante i due litri di grappa di pino mugo (aroma di pino mugo inesistente, retrogusto di cotto fiorentino e basalto, gradazione illegale). Arrivo in Campagna: sulla griglia scoppietta un misto di carne e pesce che preannuncia digestioni avventurose, i due forni lavorano a pieno regime, la famiglia ha stretto un accordo diretto con l'Ucraina per la fornitura di gas dei fornelli, il cane abbaia e mai smetterà per le prossime 7 ore.
Orrore degli orrori, Miss G ha mentito: il menù è ben più ampio di quello annunciato. Per evitare critiche e rivolte, ha occultato pietanze e secretato informazioni. Ci si dirige quindi rassegnati verso la taverna per iniziare il tour de force.
  • Antipasti in piedi, prevalentemente a base di pesce, ma con l'irrazionale presenza di una cinquantina di arrosticini d'agnello. E pizza.
  • Antipasti seduti, perché quelli in piedi non valgono. Gamberoni alla griglia, insalata di polipo, altre cose strane e in quantità non normali. Si beve vino, bevande gassate, thè dolce, radler, birre di marche esotiche (prevalentemente Est Europa), acqua (ma ti prendono per il culo).
  • I primi... esclusi dal Menù Fasullo, compaiono a tradimento... sformati di pesce, lasagnette con ripieni indecifrabili, altre pietanze che non ricordo perché a quel punto ho deciso di mangiare bendato.
  • I secondi. La cuoca ritiene che, avendo tutti gusti diversi, bisogna preparare un piatto per ciascuno. E siamo in 12, quindi invasione di pietanze sul tavolo e qualche commensale è costretto ad alzarsi per far posto a pentole e pirofile. Miss G ha unilateralmente deciso che io amo l'anatra all'arancia e quindi me ne prepara 2 (“Do ànare, 40 euro!” è il muggito di dolore del capofamiglia). Poi però mi è concesso di mangiare anche arrosto, brasato, musetto, bollito e altre 7 portate. Per ridere, portano in tavola anche della verdura.
  • Gli antipasti tris. Bisogna finirli, quindi altro giro in tavola.
  • Mandarini a valanghe. A quanto pare, ti guardano male se non ne divori una decina, fai la figura dell'ignorante che non mangia la frutta.
  • Dolci. Vabbé, ormai è una strage. Nessuno è in grado di alzare la forchetta, ma Miss G continua a portare in tavola, senza considerare minimamente le richieste di pietà dei familiari.
  • Caffé. Alcuni non riescono a berlo causa laringe occupata dal cibo e propongono di versarlo nell'orecchio. Altri cercano di darsi alla fuga, ma vengono bloccati sulla soglia dal nonno ultranovantenne che ha in serbo una sorpresa...
Nonno C, con l'unico scopo di fare il figo con sua morosa, sfodera la fisarmonica e si lancia in un repertorio che perfino Carlo Magno definirebbe “datato”. I cori sono però un'ancora di salvezza da Miss G, che è costretta controvoglia a interrompere il flusso di cibo per permettere alla gente di cantare: cantare o mangiare, non esiste altra possibilità. Se scappi in bagno, ti vengono a cercare.
Avendo la voce azzerata causa mal di gola, rischio di fare la fine di un'oca da foie gras. Per questo balzo in piedi, bacio parenti a vanvera e mi butto in macchina, sgommando via prima che Miss G mi tiri un'anatra all'arancia sul cofano.

Day 4. La chiusura.
Troppo per un povero malato. Accetto il pranzo passivamente... mi ricordo di aver mangiato pesce, oppure era cervo... vino, luci, mandarini, gente che più sei impresentabile e più ti ama... Comunque da domani dieta (e il giorno dopo, ovviamente, mal di gola passato).

... ma a breve altri resoconti su wrestling e Panevin... una vita di eccessi, la mia...

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