ORDEN OGAN + RHAPSODY OF
FIRE + UNLEASH THE ARCHERS
24 ottobre 2017
New Age Club (Roncade –
TV)
Poteva essere una
desolazione umiliante, invece salta fuori un'ottima serata di Power
Metal.
Presupposti a dirla tutta
negativi...
- Mettici un martedì sera, in cui il Maschio Beta Trevisano generalmente gioca a calcetto e poco pensa al Metal.
- Mettici che il genere scacciafemmine per eccellenza rischia di trasformare lo show nella Sagra della Salsiccia.
- Mettici due band come Unleash the Archers e Orden Ogan, che in Italia non possono neanche contare sui parenti per rimpinguare il pubblico.
- Mettici che la band più nota, i Rhapsody of Fire, suona per seconda e neanche un'ora.
Insomma, i presupposti
per il naufragio c'erano tutti.
Evidentemente invece i
giocatori di Dungeons&Dragons senza attitudine calcistica sono
numerosi in Veneto, quindi l'affluenza è dignitosa. Quattro cani con
gli UtA, consistente collezione di stempiature e magliette XXXL con i
RoF, qualcosa di meno con gli OO (perché se si arriva a casa verso
le 23 ci sta anche una partita a League of Legends).
UNLEASH
THE ARCHERS
Mettiamoci
nei loro panni: milioni di km dal Canada per aprire questo show nella
campagna veneta alle ore 20.05... venti persone sotto il palco sono
un trionfo. Heavy classico con accelerazioni da gara di motorini
davanti all'oratorio e una serie di cover degli Iron Maiden che
spacciano per canzoni loro, ma ce la mettono tutta e alla fine
convincono tutti. Eppure a leggere di musica ci si annoia, quindi
sotto coi dettagli collaterali:
- Chitarrista alla mia sinistra: prelevato di peso dalla copertina del primo Allman Brothers, si piazza davanti al ventilatore e per un'ora mormora con gli occhi chiusi “Sono al Fillmore East. Sono al Fillmore East”.
- Chitarrista alla mia destra: deltoide sproporzionato, deve smetterla di allenarsi guardando i video di “Malati di Palestra”™.
- Bassista strabico col bassino minuscolo e seri problemi di assimilazione delle proteine.
- Batterista scarsone, ma leader della band.
- Cantante Brittney Slayes (l'unica di cui mi sono cercato il nome su Wikipedia), brava a passare da Bruce Dickinson a Rob Halford fino a King Diamond (cioé Halford con una molletta sui testicoli), grande presenza scenica con una serie di coreografie azzeccate e il solito vecchio headbanging per quelli che vogliono vincere facile.
Bravi,
gli comprerei anche qualcosa, ma i CD costano come un biglietto A/R
per il Canada e le magliette sono così dozzinali che a confronto
quelle degli Iron sono dei dipinti del Caravaggio. Appena mi arriva
lo stipendio da Notturno Metal provvedo a ordinare alla band un po'
di sciroppo d'acero.
RHAPSODY OF FIRE
Band dalla lineup più
instabile del cast di “Sentieri”, si presenta adesso con lo
storico Alex Staropoli (con almeno 10 kg di massa in meno rispetto
agli anni buoni), chitarra e basso mirabolanti dal Trieste Sunset
Strip, la voce spettacolare di Giacomo Voli (che conoscono tutti per
aver fatto un talent sulla RAI, ma io la rete nazionale non la prendo
e tanto in TV guardo solo programmi di apicoltura), batterista
tedesco ultra-sincronizzato (che usa più le gambe delle braccia, in
piena tradizione power) e uno splendido MacBookPro che gestisce cori,
orchestra e trattative per il tour tramite Siri (il che spiega perché
gli Orden Ogan siano headliner). Show impeccabile come solo le band
brandizzate Apple sanno fare, un nostalgico excursus attraverso
canzoni storiche amatissime da un pubblico esaltato neanche avesse
infilato una serie di 20 naturali sui tiri per colpire (D&D™).
Timidi tentativi di pogo subito abortiti accompagnano una
cavalcata trionfale che ci fa tornare 20enni ostracizzati dal mondo
del Metal Integralista, perché nel 1998 ascoltare i Rhapsody era
prova di dubbia eterosessualità.
ORDEN OGAN
Carriera rispettabile
all'estero (dischi ogni 2 mesi, tour e festival anche nei centri
commerciali, magliette pacchiane, ecc.), in Italia gli Orden Ogan
sono roba per pochi. Sarebbe stato meglio avere i Rhapsody of Fire
come headliner (almeno i pezzoni li si conosceva), ma è anche vero
che le canzoni degli OO si imparano in 30 secondi e, forti dell'avere
solo tre varianti di ritornelli, il pubblico riesce a
canticchiarsele.
Scenografia rubata alle
Fiere di San Luca di Treviso, con due manichini vestiti da cowboy e
qualche sfondo dismesso dal villaggio western di Gardaland. Musicisti
vestiti da vaccari come nel concept dell'ultimo album “Gunmen”,
ma rovinano tutto coi lineamenti del tedesco in vacanza ai camping di
Jesolo Cavallino.
Uomini da amare nella
band:
- Chitarrista male in arnese e con capelli rari ma lunghi (messo davanti al ventilatore sembrava Einstein). Sorridente però.
- Batterista dritto e preciso come da tradizione teutonica, ma con sguardo fisso verso un punto davanti a sé (a parte brevi inclinazioni della testa verso destra, per vedere se qualcuno si stava fregando la birra), appena più mobile dei due manichini.
A livello di interazione
siamo decisamente lontani dagli Dei del Rock, ma anche sotto
l'animazione di un villaggio vacanze. Il che in sé non è male, ma
se poi suoni 12 pezzi con 3 variazioni di massima, difficilmente
lascerai un ricordo immortale e la brama di imitarti allo specchio al
ritorno a casa. Infatti gran parte del pubblico preferirà tornare a
casa a imitare allo specchio il MacBookPro dei Rhapsody (che deve
essere un crumiro, però, perché ha gestito anche le parti migliori
del concerto degli OO).
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