mercoledì 6 novembre 2019

Pagan Warriors across Capannoni Abbandonati beyond the Piave



Pagan Warriors Across Europe

Skyforger – Finsterforst – Enisum – Helsott

30 ottobre 2019
Revolver Club (San Donà di Piave – VE)

Adesso che sono ex giovane e ho raggiunto il successo professionale (ovvero un salario di sussistenza minima), mi riscopro esaltato dalla serie B del Metal. O meglio, serie B tendente retrocessione. Di vedere ancora Iron Maiden e Metallica mi interessa nulla, mentre negli show underground si trova la giusta commistione di escapismo, disagio, attitudine da “Apocalisse o Nulla” (cit.) e violenza tribale. Di solito in mezzo a 20-30 persone. Che si conoscono tutte, ma si salutano solo con un cenno della testa, perché il Metal è una cosa seria. 
Passata la mattina lavorativa a spiegare le civiltà precolombiane promuovendo i sacrifici umani come l'ultimo must per le feste del diciottesimo, torno a casa veloce per firmare i documenti di rinuncia momentanea alla paternità e ritorno in San Donà di Piave per questo pittoresco Festival itinerante di band pagane o comunque invise al Sant'Uffizio.

HELSOTT.
Perso clamorosamente il primo gruppo, che mi dicono sia americano e sovrappeso. Non so altro. Identifico il cantante, barbuto e panciuto ed ebbro di infame birra Oberburger (sempre in offerta al discount D+, molto apprezzata se lavori sui ponteggi o porti illegalmente immigrati oltre confine). Ha le infradito e le unghie luride. Lui ha capito tutto: donne non ce ne sono, birra sì, quindi la puntata è scontata.

ENISUM.
Una volta mi seccava non conoscere le band che andavo a vedere, adesso me ne faccio una ragione, perché il mio tempo è dedicato a pulire sederini e addormentarmi ovunque possa appoggiare la testa. Gli Enisum sono certamente fuori contesto, perché di pagano hanno giusto l'alberello che regge il microfono. Magari anche i testi, ma non si coglie alcunché. Poi sfuriano con blastbeats e quando rallentano i chitarristi si fissano i piedi durante gli arpeggi. Realizzato che i ragazzi hanno anche una componente depressiva niente male (in senso musicale, poi sulla vita privata chiederò eventualmente al parroco del paese), sguscio all'esterno per cercare qualche storia di sessodrogaroccheroll. 

La storia di droga. I Finsterforst s'aggirano vestiti da boscaioli, con fare sospetto. Sicuramente tramano. Sarà droga? Sarà sesso? Di certo c'è una storia da raccontare. Il cantante richiama i musicisti e li porta in un angolino, poi sfodera una scatoletta bianca. Qua si va sul pesante: cocaina, pastiglie, forse crack? La decadenza e il nichilismo in arrivo? 
No, maledizione. Lucido da scarpe.
Se lo spalmano in faccia. 
Perché è il loro outfit sul palco. 
La morale? Forse è che la serie C (area playoff) non può permettersi praticamente nulla. La droga e il sesso costano, in tour bisogna tagliare sulle spese e dividersi anche i panini; se capita di rimediare qualcosa, deve essere assolutamente gratis, ma se è gratis generalmente fa schifo e le povere band devono essere al top sul palco, mentre i postumi di droga mal tagliata o malattie veneree compromettono lo show e dunque la vendita di magliette e quindi le possibilità di far benzina per tornare a casa.

FINSTERFORST.
I ragazzi si giocano la carta della divisa da palco. Camicia a scacchi H&M 12.90 ai saldi di fine anno, canotta bianca con senape, lucido da scarpe, libera scelta sui pantaloni. 
Pochi soldi, tanta buona volontà. 
Il gusto compositivo e d'arrangiamento è riservato ad altri. Linee vocali tra growl e birreria, chitarra pesante ma senza riff percepibili, ritmiche quadrate + cantato in tedesco che ormai da vent'anni ti fanno pensare solo ai Rammstein, indecisione maxima sul genere suonato (a volte di qua, a volte di là, mai troppo male ma nemmeno bene, pure una parte arpeggiata copiata da Vasco...). 
Il tastierista è infinitamente più carismatico del cantante e, tenendo conto che lo strumento non lo suona perché è tutto campionato, si potrebbe anche spostare al centro del palco a fare headbanging coi capelli lunghi due metri.
La serie C (area playoff) va così. Un'ora di scarpate musicali, a volte azzecchi un gol o una melodia, a volte tiri una falciata epocale, poi tutto finisce e nessuno ha capito chi abbia vinto.

SKYFORGER.
Se dicessi “band di lettoni vestiti da pastori, che cantano in lingua madre, suonano Metal estremo ma non troppo, con parti folk che potrebbero essere baltiche come scozzesi o bellunesi” non ti verrebbe gran voglia di abbandonare il 55 pollici e la tisana. E faresti male. Perché gli Skyforger hanno fatto un grande show e ti sei perso questi highlights:
  • il cantante-chitarrista piccoletto barbone, talmente mingherlino che nell'XI secolo poteva fare al massimo l'arciere, parla un inglese livello A1 e sicuramente si legge le frasi scritte sugli stivali di pelliccia;
  • il bassista troll gigantesco nell'anno 1208 menava l'ascia contro i Cavalieri Portaspada, stanotte invece dedica ogni canzone a Perkunas, intona inni di guerra con vocione prepotente e si agita come se avesse un procione dentro le mutande... il Revolver l'ha amato;
  • il chitarrista solista di lavoro fa il medico, a quanto ho capito, e mi chiedo quanto basso sia lo stipendio nella sanità lettone per spingere un medico a suonare di mercoledì sera a San Donà di fronte a gentaglia come me;
  • il batterista non riuscivo a vederlo, con l'età comincio ad avere problemi con le penombre e quel lettone sicuramente era piccolissimo e secco secco, perché è chiaro che il catering se lo spazzola tutto il bassista e il resto della band ha problemi di denutrizione;
  • le parti folk erano tutte suonate dalle basi e non hanno sbagliato un colpo, in alto le Corna del Metal per questi meravigliosi software che fanno risparmiare migliaia di euro in cornamuse e flauti d'osso (che puzzano, tra l'altro).
Comunque li promuovo a pieni voti: andateli a vedere, loro vi sorprenderanno e voi sorprenderete loro, visto che a questa data eravamo in una ventina e probabilmente avranno pensato che l'Italia sia una landa desolata con pochi sopravvissuti girano tra campi incolti e capannoni industriali abbandonati. 
Poi ho scoperto che in patria gli Skyforger sono parecchio stimati, hanno i contributi statali per incidere gli album e pare abbiano composto qualcosa per un musical (ma forse erano solo andati a vederlo senza pagare il biglietto, questo musical... non mi fido della mia conoscenza del lettone non sottotitolato nelle interviste su Youtube). 
Insomma, la Lettonia si piazza in maniera imperiosa nella mappa del Metal e, col sostegno economico del Presidente Egils Levits e della Repubblica tutta, è qui per restare.

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