giovedì 18 agosto 2022

ESAMI DI STATO pt. 4.2 - Grand Finale (sbilancio ulteriore)


C’è altro da dire sull’Esame? Qualcosa… 


RISULTATI. L’edizione 2022 degli Esami di Stato ripropone due prove scritte, utili per abbassare le valutazioni sennò salta fuori la solita sfilza di 100 che illudono di poter diventare cardiologi a colpi di rimozione progressiva degli esami. Pare che comunque siano arrivati lo stesso i voti massimi in svariate zone del Belpaese. Prepariamoci a un’Italia piena di cardiologi. Detto ciò, le prestazioni agli orali hanno risentito del riscaldamento globale, quindi…


RISCALDAMENTO GLOBALE. Problema planetario che si ripercuote localmente sulle facoltà intellettive della commissione e degli studenti. A titolo personale, il caldo soffocante e le zanzare mi succhiano almeno due titoli di studio e la patente del monopattino. Quindi, allorché sento lo studente farfugliare di pendolo tra noia e fulgore, la capacità reattiva è la stessa del riccio sbronzo che attraversa l’autostrada. Del resto, l’Università Invisibile di Ankh-Morpork ha da tempo dimostrato che i troll sono babbei a temperature alte, ma se obbligati a vivere in climi rigidi, essi si dimostrano arguti e fantasiosi (cit. Pratchett). Umilmente consiglio Esami di Stato in piscina: fresco, ventilato, palcoscenico adeguato per infradito à la page. Altrimenti rassegniamoci a un progressivo declino delle prestazioni intellettive.

A questo punto, solitamente, un collega spara la solita “E pensare che all’Istituto Douglas Quaid ci sono i climatizzatori in ogni aula!”, il che vale tanto quanto il cugino che una volta è morto.


PAUSA CAFFE’. La droga più utilizzata dall’essere umano non rende la vita del professore più semplice, giacché la dipendenza da caffeina il docente la sviluppa già all’atto di laurearsi. Pausa caffè serve quindi per reintegrare la dose e non andare in astinenza. Il rischio, ovviamente, è che una commissione in crisi di astinenza e flagellata dal riscaldamento globale cominci a sparare giudizi random o a usare “davvero” le griglie. 


FAME. E’ un problema mio, anni di precariato mi hanno rese familiari la fame e la povertà (non che la situazione sia migliorata con la paternità…), quindi a cadenze regolari il mio stomaco invia al cervello l’impulso della fame e dal cervello rimbalza verso le corde vocali. Dico “Fame!” e mi metto a mangiare quello che c’è. Tutto quello che c’è. Se non c’è niente, divento nervoso e boccio. Per evitare la sgradevole situazione, mi porto sempre cibo a sufficienza. Ma se c’è altro, mangio anche quello. Perché mio nonno mi ha insegnato che domani il cibo potrebbe non esserci più e giù adesso ci son problemi con l’olio di girasole. Generalmente mangio durante le esposizioni del PCTO (acronimo che sta per “Produrre Catalessi Tramite Obnubilamento”), perché se ho fame non riesco a raggiungere una dignitosa catalessi.


ADEMPIMENTI FINALI. Ne parlo da anni, ma ogni volta resto ammaliato dal rituale dello spago, della ceralacca e del sigillo, che evidentemente richiama a qualche culto orfico. Nel senso che vedi la morte del buonsenso e poi, quando la racconti, nessuno ti crede. C’è in effetti anche il momento cyberpunk, quando il Presidente chiude definitivamente l’applicazione contenente i 34 verbali compilati in digitale: brividi che neanche il monologo di Roy Batty… poi ovviamente bisogna stampare tutto e infilare nel pacco di cartone, che siamo di nuovo nell’Abbazia di Jorge da Burgos.


Ma adesso basta. Anche quest’anno lancio di diplomi ai bisognosi e nessun ricorso, quindi tre mesi di ferie (t.r.e.m.e.s.i., sembra incredibile, ma è tutto vero, come il wrestling) fisse al Chiosco Saigon a scialare il lauto stipendio in chinotti caldi con la panna (cit.).


… forse prossimamente scrivo della vita nelle piscine private, vediamo che dice il mio avvocato

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