martedì 22 luglio 2014

BANG YOUR HEAD 2014: Non Temere Meccanici e Alopecia




VENERDI' 11 LUGLIO

Nonostante le apocalittiche previsioni, un sole cocente si staglia in cielo mentre all'Audi di Balingen mi dicono che il problema dell'auto è risolvibile solo lunedì (e quindi mi salta il programma di ritorno) in cambio di un forziere di ducati e il sacrificio di tre vergini di bell'aspetto (in Germania son rarità). In compenso i ragazzi del concessionario son briosi 25enni (notare che a quell'età in Italia stai ancora meditando se per la tua tesi triennale bastano 20 pagine) e la buttano sulla simpatia. Si potrebbe anche guidare senza avere danni al mezzo, solo che sopra i 70 km/h l'auto si sobbalza e si scuote come un'anguilla, quindi meglio risolvere il problema subito. Cambio programma al volo, parcheggio esaltante a qualche metro dall'ingresso del BYH e son sotto il palco giusto giusto per i Warlord.

WARLORD. Heavy Metal per palati fini, quello della cult band americana impreziosita dal trevigiano Paolo Viani alla chitarra. Vedendoli live mi rendo nuovamente conto di quante splendide canzoni abbiano composto e di quanto sia urgente licenziare il loro curatore d'immagine. Ma l'immagine è un problema solo mio, la Germania se ne frega e i Warlord, pur un po' imbacchettati, fanno sognare. Hanno scritto dei classici, ma io stravedo sempre per “Winds of Thor”... e qui son lacrime vere.
VAIN. Merito gli schiaffi sul coppino! Ho sempre snobbato i Vain su disco, figurarsi live. La band in realtà non è più quella degli esordi, c'è solo un Davy Vain scalzo, adiposo, spocchiosissimo ma perfetto vocalmente. E poi ci sono i ritornelli infallibili del disco d'esordio. Momento-disagio: Davy Vain crede di avere il pubblico contro perché è rimasto alle lotte tra glam e thrash degli anni '80, si difende coglionando i Metallari e vantandosi di aver prodotto i Death Angel, ma non s'accorge che il pubblico del BYH sta tifando per lui o, nei casi peggiori, sta dormendo per terra.
KISSIN' DYNAMITE. Immagine glam, riff metallari, ritornelli power: la quintessenza di quello che un Utente Medio del BYH vuole sentire. Gli va bene che avranno vent'anni e il fisico ancora tiene, ma voglio vedere se la delicata cucina teutonica non mi sfonda anche questi gracili rocker dalle chiome fluenti. Il cantante Hannes Braun è famoso perché ha partecipato a una specie di X-Factor alemanno quando aveva 12 anni, adesso canta che è un piacere e ha lo stesso hair stylist di Belen. Le donne tra il pubblico strillano e s'agitano, ma è probabile che siano spiazzate dagli addominali del secco Hannes (altra rarità in Germania).
RIOT V. Poche parole per una band che ho amato moltissimo. Ora è una cover band e non potrebbe essere altrimenti, vista la dipartita del leader Mark Reale. Comunque Hall è un cantante impressionante ed eseguono tutti i pezzi storici. Un bel tributo, ma resta l'amaro in bocca.
EXODUS. Faccio pausa. Scusate, so che torna il cantante storico Zetro e che i thrasher hanno la bava alla bocca, ma non sono proprio un fan e quindi vado a recensire...
PANINO CON PUNTA DI PETTO AFFUMICATA! --> ma nei prossimi post...

MICHAEL SCHENKER'S TEMPLE OF ROCK. Ostia! Michael Schenker che suona cover di Michael Schenker! Visto che le canzoni le sanno tutti, concentriamoci su Michael, uno di quei chitarristi che ha realmente fatto la storia e, se non amasse così tanto la bottiglia, forse sarebbe ancora più grande. E' magro anoressico, al punto che dubito viva ancora in Germania (non puoi essere un ultra 50enne magro in Germania. Punto.); suona da paura e il pubblico è in visibilio anche quando non emette note e gironzola sul palco a molestare gli altri membri della band (che sarebbe meglio definire dipendenti); non litiga con nessuno e, anzi, sorride sereno; esordisce con “Doctor Doctor” degli UFO e si dimentica di aver scritto pezzi magistrali a metà anni '80, quando aveva le extension viola e ha provato a fare il sex symbol in USA.
SEBASTIAN BACH. Seb, non serve... Non serve mettersi il camicione, che tanto si vede la panza lo stesso. Non serve truccarsi, hai le occhiaie da montagne innevate (soave metafora). Non serve agitarsi per il primo pezzo, poi sei finito per il resto dello show. Non dovresti neanche cantare, visto che ragli come un somaro in calore. E nelle ballate non agitare la manina durante il vibrato, perché la voce non vibra e si sente: l'illusione ottica forse funziona con te stesso quando cerchi di fregarti allo specchio, ma non prenderci per il culo. Il peggiore.
AXEL RUDI PELL. Qui a Balingen il chitarrista Axel Rudi Pell è una superstar. Per festeggiare i 120 anni di carriera gli permettono uno show infinito 3 ore abbondanti in tre parti.
S'inizia con la reunion degli Steeler: utile per dire “Io c'ero e tu no!” al Bar dei Metallari, ma per tutto il resto piuttosto trascurabile, anche se l'effetto nostaglia esalta migliaia di tedeschi ad alto tasso alcolico.
Seconda parte con lo show vero e proprio di ARP con la sua band solista: picco di qualità esagerato, con band di caratura superiore, canzoni brillantissime dai più svariati album e presenza di ex cantanti in gran forma come Rob Rock (ulula come un licantropo) e Jeff Scott Soto (sempre più pachidermico e istrionico). Il titolare alla voce è però Johnny Gioeli, che è semplicemente perfetto e lascia tutti a bocca aperta per le sue qualità: uno dei migliori che abbia mai sentito dal vivo.
Terza parte con set di cover e ospitate di musicisti vari. Duello di batteria tra Vinnie Appice e Bobby Rondinelli (per la prima volta mi rendo conto che non sono la stessa persona con due parruccche diverse, ma qualche cromosoma in comune devono averlo); Doogie White s'esalta con “Mistreated”, ma arriva Gioeli a sorpresa a fargli vedere chi è meglio; Ronnie Atkins elegante e alticcio ruggisce su altri pezzi dei Deep Purple; John Lawton pare in vacanza a Ibiza ma canta da par suo; il cantante simbolo della Calvizie, l'ultracentenario Graham Bonnet, dà tutto su “Since You Been Gone” e perdiamo migliaia di capelli. Tributo finale corale a R.J. Dio con “Long Live Rock'n'Roll”, fiammate, petardi, fuochi d'artificio, tutto l'arsenale della Sagra del Porcello di Balingen sparato in aria.

Ora ci son 30 km da fare con un'auto con vibra come un diapason: per uscire dal Festival si fa il percorso a ostacoli saltando corpi riversi di ubriachi e gente che sostiene di “riposare gli occhi”. La festa per molti continua nel campeggio, alcuni il campeggio non l'hanno mai lasciato e altri ancora non riusciranno a tornarci. Domani giornata impegnativa, quindi via di corsa verso l'albergo multietnico per una sana dormita sul materasso di legno.

1 commento:

Alessandro Fort ha detto...

Altre, ennesime, meravigliose descrizioni di personaggi al limite fra il reale e l'impossibile. Ogni volta ci si chiede se questi personaggi abbiano anche una vita reale o vengano congelati in una dimensione parallela dalla quale escono solo per i concerti. Sempre esaltante l'immagine del pubblico esultante di fronte, sotto, accanto a questi eroi della musica più attuale di quella attuale. Descrizione perfetta, da chiedersi quando l'autore sentirà l'esigenza di emulare i suoi eroi musicali!