lunedì 30 maggio 2016

Concorso 2016: cosa NON fare se vuoi il lavoro



Un breve riepilogo.
Faccio il professore alle superiori.
È quel mestiere in cui:
  • lavori solo di mattina,
  • hai 3 settimane di ferie a Natale e 3 mesi d'estate,
  • se sei sbronzo dalla sera prima puoi fare compito a sorpresa e dormire in cattedra,
  • a volte non vai a lezione e ti nascondi in bagno che tanto nessuno studente andrà mai in direzione a chiedere dove sia finito il prof,
  • puoi esibire la tua cultura come un surrogato del pene facendo citazioni colte che tanto nessuno può smentire,
  • eccetera eccetera
Tutto falso, ma a molti lettori rimarrà comunque il dubbio che sia vero, giacché voi miei coetanei invecchiate, ingrassate, vi stempiate e vi illividite col mondo, mentre io non invecchio, sono in gran forma, sono sempre gioioso e non mi stempio (perché l'ho già fatto a 12 anni)...
...da cui si potrebbe ritenere che effettivamente io non lavori...

La scelta per esclusione
Sta di fatto che ho deciso di farlo diventare IL LAVORO, in modo da abbandonare attività collaterali (come ladro di proteine o gonfiastorie) in cui non sono granché bravo.
Va da sé che il Ministero della Pubblica Istruzione (d'ora in avanti MIUR) il lavoro non me lo dà gratis, devo abilitarmi all'insegnamento (i dettagli nel mio prossimo romanzo “Corsi, ricorsi e concorsi”).
Mi abilito all'Università dopo un concorso per l'accesso e troppi mesi di sfruttamento: me la cavo facendo finta di essere scemo (tattica che, in un ambiente di saccenza autoreferenziale, paga sempre), ma il MIUR, non soddisfatto per avermi rovinato due estati, mi fa sapere che mi devo fare anche un concorso pubblico.

Il concorso: dinamiche minime di preparazione
Avendo da gestire un centinaio di studenti (e non potendo mettere una mia sagoma di cartone in aula) e altre amenità, la soluzione adottata è stata “Studia quel poco che puoi, poi ti giochi il tutto per tutto sulla retorica: nel caso non bastasse, cerca di nuovo di passare per scemo”.
E poi mai ho fatto un concorso pubblico vero e proprio (se vogliamo escludere il TFA, che era in effetti un concorso, ma probabilmente il MIUR teneva le dita incrociate dietro la schiena mentre preparava il bando), quindi un'altra esaltante esperienza di vita in questo periodo.
Il MIUR, che ci tiene a testare per benino la mia erudizione, ha previsto non una, ma due prove scritte per la mia classe di concorso, così avrò il piacere di visita la ridente Camposampiero e di sfidare poi la dedalica viabilità di Padova.
Allettato dall'idea di mettere tutto ciò nel curriculum, casomai cercassi lavoro come tassista, decido di iscrivermi alla modica cifra di due birre medie. Poi mi compro un testo tanto per far vedere che sto studiando quando mi addormento sulle panchine lungo il Sile e non faccio in tempo a esaltarmi per le foto delle scimmie dentro il ponderoso tomo che vengo a sapere che non serve a niente, perché le scimmie non sono argomento d'esame. E non lo è neanche la “Guida alle espressioni severe da usare in aula”.
Realizzo quindi che è il caso di studiare altro, per esempio cercare di capire cosa significhi “la Decostruzione è la denaturalizzazione del naturale”... missione fallita per la ventesima volta nella mia vita. Ripiego sull'apprendere la preparazione del pollo tandoori e addio.

L'approssimarsi della data: meno un mese... escalation di paranoia
Mica la mia, di paranoia.
Io mi agito solo se finisce il cibo.
Oppure se arriva qualche malattia grave come il raffreddore.
O se mi perdo in Asia.
La paranoia è di tanta brava gente che partecipa al concorso e cerca qualche sicurezza o qualche dritta attraverso i social network, i quali però sono tutt'altro che tranquillizzanti: su FB ti dicono di farti la doccia col Napisan prima di toccare i bambini, di evitare i vaccini sennò diventi un alieno, di ringraziare il Duce per la tredicesima e di far girare roba prima che la censurino... come si fa a pretendere un sereno avvicinamento al concorso?
In qualche settimana si assiste quindi a un livello di allarme crescente, con strisciante vociferare che scatena slavine di deliri incontrollati. Potrei utilizzare un linguaggio ancor più apocalittico, tuttavia il panico mi piace solo da spettatore disinteressato e quindi decido di dedicare piuttosto il tempo a una preparazione superficiale ma solida su argomenti basilari della Storia (es., la guerra del 1812 tra USA + pellerossa buoni contro Inghilterra + pellerossa cattivi, con tanto di fondamentale battaglia navale sul lago Erie) e della Filosofia (es., il pensiero di Bertrando Spaventa).


Attendete speranzosi la prossima puntata...

5 commenti:

Anonimo ha detto...

C'è un errore.... professore stia attento: "...da cui si potrebbe che effettivamente non io lavori..."

Alessamdro Fort ha detto...

Che Anonimo (chiunque sia) si vergogni della nota. Novello è il migliore sempre, quindi non erra mai. Ma rimaniamo invece affamati di sapere, curiosi di verificare la conclusione di tale avventura!! Come sempre magistralmente descritta tanto da creare il solo desiderio di viverla da parte del lettore.

Giampiero Novello ha detto...

Grazie anonimo, correggo!
E grazie Fortissimo per l'appoggio, ti porterò 3 capponi in dono

Unknown ha detto...

Novello non corregge mai la sua pronuncia. Se per caso pronuncia male una parola, la crusca semplicemente cambia la pronuncia attuale.

Anonimo ha detto...

Ecco.. sono passati a picchiarmi quelli della Crusca.. devo smettere di commentare le sacre parole di Novello!