giovedì 26 luglio 2012

Bang Your Head 2012 - seconda parte della terza parte



Sabato  - i calibri pesanti

SABATON.
Se i Crashdiet sono gli svedesi da “cocaina-fisichetto-attiragnocca”, i Sabaton sono la loro nemesi “birra-panza(o muscolone)-scacciafiga”. Peraltro in Germania hanno più chances di rimorchio i Sabaton... Concerto dinamitardo e ipertrofico a dir poco: la band zappa come un agricoltore della Bassa Veronese, tastieroni con fanfare e cori marziali da invasione della Polonia. Ripetere lo schema per circa un'ora, con aggiunta di fiammate e petardi e un po' di sano nazionalismo scandinavo. Risultato: un trionfo assoluto. Sul podio del BYH 2012 ci vanno anche i Sabaton.

SUICIDAL ANGELS.
Che abbiano suonato lo so unicamente perché c'è scritto nel programma.

GOTTHARD.
Curioso avvicendamento nelle prime file: solo per la durata dello show dei Gotthard, compaiono coppiette normo-vestite e innamorate, famiglie con bimbi, uomini d'affari, gente con un futuro.
Visto tutto il concerto in prima fila. Il nuovo cantante è bravo, simpatico e sorridente, davvero impeccabile come esecuzione... MA rispetto a Steve Lee ha carisma zero. Che gli altri siano macchine da guerra e non sbaglino un colpo è assodato (Leo Leoni sembra un carrozziere, però), tuttavia i Gotthard li andavo a vedere per Lee, il miglior frontman in circolazione: adesso hanno solo un buon cantante. Magari migliorerà in futuro, ma per me ora come ora non c'è alcun motivo per rivederli live.

PAIN.
Disgraziatamente persa la loro esibizione, perché nel frattempo suonavano gli Edguy e succedevano cose impensabili. A quanto mi hanno detto, anche sul palco dei Pain son avvenuti fatti irriferibili.

EDGUY
Tobias Sammet è vanitoso come un gallo cedrone: salta, balla, fa gli acuti con la lingua fuori, si lancia in infiniti monologhi (in tedesco) che fanno ridere tutti esclusi noi stranieri. Eppure non gli basta, vede due-tre persone che non lo seguono come dovrebbero e scatta il piano diabolico. Intento in un acuto spaccatimpani, il piccoletto mette un piede in fallo e vola giù dal palco: 2 metri senza paracadute e schianto sul cemento. Panico nelle prime file (c'erano solo ragazze e morosi delle stesse), l'eroico frontman torna dopo qualche minuto e si vede che è un catorcio, ma continua lo show per un'oretta, facendosi rammendare ogni tanto dai paramedici. Il pubblico, ubriaco e quindi privo di memoria a breve termine, dimentica l'accaduto e fa festa. Si assiste anche a un metallaro di mezz'età che abborda una giovine decidamente priva di memoria a breve termine e tenta in tutti i modi di farci un figlio, mentre la ragazza si salva solo perché nei cori salta e quindi lo stupratore deve ricominciare daccapo. Fine concerto, fuochi d'artificio, Sammet che pregusta le prossime settimane di convalescenza a casa dei suoi, morti ubriachi a terra in numero crescente, corsa disperata a spendere gli ultimi spiccioli in cibo-bevande, mentre la security lentamente spinge la massa metallara verso il secondo palco e si comincia a smontare le strutture.

Pausa gastronomica. L'unico stand rimasto aperto è un sospettissimo “Asian Food”. In realtà è cibo per suini. Riso con verdure oppure spaghettini con verdure, cucinati a caso. Se vuoi fare il fenomeno, ti ci buttano sopra anche pollo piccantissimo (sicuramente non pollo tedesco, visto che tale volatile non esiste laggiù). Poi si può condire a volontà con salsa di soia (90% di sale, minimo) e la salsa piccante “GnancaOmo” (definizione rivolta ai soli veneti), che rappresenta una dura prova nell'ingestione, un cimento per professionsti nella digestione ma un'impresa titanica nell'espulsione.

EXODUS.
Me li vedo perché suonano indoor come ultima band e la zona all'aperto sta venendo rapidamente sgomberata. In realtà il mio scopo è trovare bicchieri vuoti da riportare in cassa per accumulare buoni-birra, quindi gli Exodus scassano solo le palle. Comunque, show a velocità sparata per headbanging folle che fa anche un paio di vittime tra i fans (se quello davanti tira la testa indietro e quello dietro tira la testa avanti, immaginatevi il risultato).

Buonanotte a tutti, il festival è andato anche quest'anno. M anon è finita, abreve il report sul Festival che tutti avreste voluto vedere e che invece ho visto solo io (e non è il Bang Your Head).

martedì 24 luglio 2012

Bang Your Head 2012: prima parte della terza parte



...o meglio...



Sabato 14 luglio - prima parte

In quanto poser borghese da salotti buoni, mi permetto di perdermi i Sister (già visti, sono dei poveracci), i Lanfear (ti pare che mi metto ad ascoltare prog di prima mattina?) e i Warbringer (arrivo che suonano le ultime due, vado a fare shopping e mi dimentico che esistono).
Il clima è migliorato rispetto al giorno prima, il sole scalda e verso mezzogiorno è obbligatorio mettersi in mutande (evitando zone d'ombra, dove la temperatura scende di 20°): sarà che oggi non ci sono menagrami come i Venom o i The Devil's Blood a causare nubifragi.
Segnalati tedeschi svenuti sull'asfalto già dalle prime ore del mattino, sospetto che li mettano là come decorazione prima dell'apertura cancelli.

BREAKER.
Non esistesse la Germania, i Breaker avrebbero passato l'estate presso qualche lago del Michigan, come loro abitudine quando staccano dalla fabbrica. Da queste parti vanno matti per quelle band che hanno fatto un album negli anni '80 e poi sono sparite: i Breaker infatti hanno fatto poco di più e saltano fuori da qualche annetto per tour amarcord. Arzilli, ma pensionati. Cantante peggio vestito del festival (scarpe inglesi, jeans scuri, maglietta trucida, gilet di raso, capelli da assicuratore).

TANKARD.
Dedicare la propria carriera musicale alla celebrazione della birra (con qualche incursione in altri selezionati alcolici) risulta credibile solo in Germania. Sta di fatto che, dopo 30 anni di show nelle birrerie di tutto il mondo, pochi dal vivo spaccano come i Tankard. Il cantante Gerre è la rockstar più idiota del pianeta e il tripudio finale con una ventina di obesone teutoniche sul palco a ballare fuori tempo è valso la pausa che mi sono preso dal cibo e dalla birra. Di gran lunga la band col maggior numero di fans disadattati.

AXXIS.
Tra le band più simpatiche del Festival, con strumentisti variopinti (tastierista Branduardi, chitarrista minorenne, sezione ritmica che come al solito nessuno guarda) e con il cantante Bernhard Weiss che canta da paura e si muove come non avete mai visto nessuno muoversi (praticamente un'ora di “danza delle scuse” del Dr. Zoidberg). Poi la trovata di far salire sul palco il bimbo Justin, 6 anni con parrucca a-la Cinderella e chitarrone di gomma: il pubblico è impazzito per questo mini-motivatore, ha consumato ancora più birra e ha urlato a caso tutti i cori degli Axxis. Buona musica-spettacolo-bambini-pause birra-cori = ricetta per il successo.

PRIMAL FEAR.
Dei Primal Fear non impressiona la musica (Judas Priest + Accept + Metallone Tedesco Standard, devo dire che apprezzo da anni), ma la forma fisica di Ralph Scheepers, che a 47 anni è grosso e tirato a palla. Visto che non è il caso di avviare il discorso “bodybuilding”, aggiungo che la sua prestazione è al top e che fa agilmente le scarpe a quasi tutti gli altri cantanti in giro: peccato che, causa fisico tiratissimo e scolpito, non possa essere un sex symbol in queste lande dove la panza regna sovrana.

PRIMORDIAL.
Nulla contro di loro (sono irlandesi, pittati, trucidini, forse anche interessanti), ma sono rimasto un'oretta a prendere il sole. Però ho capito che un irlandese con birra tedesca in corpo non parla lingue comprensibili a me.

Pausa gastronomica. Tra le varie prelibatezze, decido di dedicarmi al pesce: il chioschetto vende panini con pescione crudo e contorno di cipolla, di certo il meglio per chi cerca l'amore al Bang Your Head. Avendo io già trovato l'amore, dirotto su panino con backfisch (trancio di pesce a caso) fritto e rifritto con salsa all'aglio. Goduria per 3 minuti, poi necessarie 3 birre per mandarlo già e 3 giorni per la digestione completa.
NOTA. Col termine “backfisch” in tedesco si indica anche “ragazza adolescente”: potrei aver sperimentato il cannibalismo, a quanto ne so.

venerdì 20 luglio 2012

Bang Your Head 2012 - Seconda parte della seconda parte



Venerdì 13 luglio – seconda parte

KAMELOT.
Finalmente, dopo 3 tentativi, riesco a sentire la voce del cantante dei Kamelot dal vivo: sarà perché l'hanno cambiato? Il nuovo Tommy Karevik è un portento, anche se diverso da Kahn: però gli fanno fare le stesse mossette del predecessore, così i tedeschi ubriachi non se ne accorgono. Corista-velina d'ordinanza e tastieroni pomposi. Su “March of Mephisto” ci sono ancora le strappone bendate e il testosterone esplode tra il pubblico.

ARCH ENEMY.
Assieme ai Motorhead, la band che ho visto più volte dal vivo e la band che ho più costantemente ignorato. Due canzoni bastano per capire che: Angela Gossow è anomala, in quanto tedesca eppure magra e vegetariana; i chitarristi sono smanettoni senza speranza; il bassista è un troll di caverna dal culone obeso; le canzoni mi sembrano tutte uguali; alla batteria hanno un elicottero.

THIN LIZZY.
Vedi Diamond Head, con due differenze: hanno canzoni migliori e sono molto più disonesti. Birra.

WIZARD.
Cominciano a scendere secchiate d'acqua dal cielo e mi butto al coperto per vedere i Wizard, che ricordavo come una versione teutonica dei Manowar con ancora più cattivo gusto e meno fisico. Direi che siamo là. Birra e gnocchetti col formaggio, ma un paio di cori li ho cantati con soddisfazione. Comunque sostituiscono gli Atlantean Kodex e questo me li fa stare sulle palle.

MOONSORROW.
Suonano indoor a luci spente, tanto che non ho ancora capito che faccia hanno. Mi tocca vederli perché piove, ma diciamo che non vado oltre. Chiome fluenti, comunque, e pure una finnica propensione all'ubriachezza non molesta. Direi che gli ubriachi del nord Europa tendono a essere socievoli e a mettersi fuori gioco da soli.

VENOM.
Piove, ho fame e i Venom mi fanno cagare. Di solito più si è scarsi e più si alzano i volumi: coi Venom siamo all'esagerazione da far girare le palle. Il batterista è meglio di Abaddon ma non è Abaddon, il chitarrista è l'ennesimo mestierante stempiato che schitarra a cazzo. Cronos è grosso e ha l'attaccatura dei capelli talmente indietro che sembrerebbe calvo anche col berretto. Tempo ben speso a mangiare maiale di vario genere.

THE DEVIL'S BLOOD.
Sono le 23, i tedeschi sono tutti sbronzi e l'Hard Rock anni '70 di questi olandesi ricoperti di sangue e con cantante più larga che alta sembra mandare tutti in letargo. A me sono piaciuti tantissimo, anche se col Metal c'entrano zero. Peccato per tutto il contorno esoterico-occulto che, come è noto, mena una rogna da paura e quindi le corna durante lo show le facevo non in stile “R.J. Dio” ma piuttosto a-la “nonna salernitana”. A giudicare dal tanfo che si sentiva in prima fila, il sangue era vero.

ORDEN OGAN.
Oh, suonavano all'una di notte. Ciao.

giovedì 19 luglio 2012

Bang Your Head 2012 - E avanti...




Venerdì 13 luglio – prima parte

Partiamo malissimo: nell'hotel balcanico mi servono la più misera colazione della storia tedesca, con pane-burro-marmellata-insaccati-caffè-succo. Dove sono i wurstel? E le uova strapazzate? Come mai non ci sono fette di torta al colesterolo né salsicce al curry? E i crauti dove diamine sono spariti? Fosche nubi aleggiano sulla prima giornata del Festival.

VANDERBUYST.
Tra i vincitori del Festival ci sono questi olandesi saltati fuori dal 1982 e decisi a restarci contro ogni logica spazio-temporale. Formazione a tre, braghe elasticizzate, assalto frontale e melodie da plagio (Saxon-Maiden-Thin Lizzy): meglio di così... Pubblico in estasi, consumo alcolico decisamente sopra la media nonostante siamo solo alle 11 del mattino.

CRASHDIET.
Ad uso e consumo delle signore, il più intossicato gruppo svedese mostra gli orecchini e le chiome per una manciata di canzoni. Show da rockerz di livello decente (farli suonare presto significa non dare loro il tempo tecnico per drogarsi), anche se l'attenzione è catalizzata dalla cresta del cantante Simon Cruz, che si muove come un ebete ma in qualche modo se la cava. È chiarissimo comunque che i 4 scandinavi vogliono (nell'ordine): drogarsi, bere, riprodursi. Tutto il resto lo lasciano ai Metallari.

DIAMOND HEAD.
Scusate, ma non riesco a essere così calvo da assistere a uno show dei Diamond Head. Birra. A proposito, pubblico in delirio senza vergogna.

FIREWIND.
Doppia cassa, chitarrismo onanistico, vocalizzi imponenti, sbrodolamenti tastierosi. Per me, invece, panino con pesce impanato e salsa di aglio. Diciamo che la band non mi interessa: se trovo i CD a 3 euro può anche essere che li prendo, se incontro i ragazzi per strada li saluto, ma il nostro rapporto finisce là.

ARMORED SAINT.
Non ce n'è... altra classe, altro livello. Superbi e trascinanti tutti, ma soprattutto John Bush: piccolo, calvo, vestito da grigliata al parco, con movenze da primate ed espressioni facciali che fanno dubitare del suo titolo di studio, ma prestazione da incorniciare. Meglio dal vivo che su disco, via!

POWERWOLF.
Pittati da zombi-vampiri fanno tanto ridere, ma per fortuna lo sanno e non fanno i fenomeni come tanti loro colleghi black metal. Hanno pure il tastierista-motivatore che ogni tanto molla lo strumento e fa le coreografie Zumba Fitness col pubblico. Le magliette dei PW si contano a centinaia e i loro cori da biergarten sono il massimo per accompagnare le bevute collettive. Immaginario horror stile “Carletto il principe dei mostri”, ma è proprio questo il bello.

mercoledì 18 luglio 2012

BANG YOUR HEAD 2012



I gusti sono roba personale e quindi le polemiche sono inutili: ecco il resoconto preciso e veritiero di tutto ciò che è successo al Bang Your Head 2012 e ci ho messo anche le cose che non sono successe e quelle che avrei voluto succedessero ma non si sono verificate e quindi mi prendo la rivincita facendole accadere in questo report.
Horns Up!

Giovedì 12 luglio: Warm-Up

Il Warm-Up Show del Bang Your Head è una scusa per iniziare a bere prima, ma siccome i tedeschi le cose le fanno bene, ci piazzano anche contorno musicale. Lo show dentro a un capiente capannone, con palco in fondo, cessi a sinistra e fondamentali spine di birra a destra. Fuori c'è la griglia e anche un truffatore tahilandese che sostiene di preparare specialità asiatiche (riso con crauti/cipolla + cane + salsa urticante, oppure spaghettini con crauti/cipolla + gatto + salsa irritante). I cancelli aprono alle 19, ma già dal pomeriggio ci sono decine di caduti che dormono ovunque dopo aver perso l'ennesima battaglia contro l'alcol.

FREEDOM CALL.
Persi i Majesty perché non me ne fregava nulla, arriviamo al Warm Up che sono già tutti ubriachi e propensi a cantare i cori epiconi dei Freedom Call: la band ha più basi registrare di Biagio Antonacci, ma la birra induce il pubblico alla massima partecipazione. Il divertimento è assicurato, così come la doccia di birra inflittaci dai birrosissimi spettatori.

BONFIRE.
Già visti 4 volte: sempre le stesse canzoni, gli stessi tiri, perfino gli stessi abiti. Di solito cambia il batterista e anche stavolta è stato così. Inoltre Ziller si è finalmente tagliato quel triste cespuglio arido e si è rassegnato a una chioma da Bundesbank. Pubblico in delirio come al solito. Lessman non ce la fa proprio più, ma il dubbio è che non sappia fare proprio nient'altro.

JON OLIVA'S PAIN.
Positivo: è Jon Oliva, Miglior Compositore della Storia; esegue classici dei Savatage che hanno un valore musicale assoluto oggettivo; suona tutto “Hall of the Mountain King” che non sentiremo mai più dal vivo; è di una simpatia assoluta; suona un finto piano bianco a coda; apre con “Gutter Ballet” e poi piazza “Power of the Night” che ha il riff più figo dell'Heavy Metal.
Negativo: band di mestieranti che eseguono il repertorio come fossero una cover band; Jon non ha più voce, zero, finita; Jon è talmente grasso che non so come faccia solo ad alzarsi dalla tastiera per andare in mezzo al palco.
I fans vedono solo il positivo, i detrattori vedono solo il negativo. Zone d'ombra non concesse in questo caso. Io sono un fan.

Fine show con Metal Disco: i megaclassici (Metallica, Iron, Judas, Twisted Sister, ecc.) ballati con stile ondeggiante da decine di ubriaconi presi a stare in equilibrio sulla birra rovesciata. Va anche bene così per la prima giornata di festival, quindi ritirata strategica in hotel e sonno poco ristoratore causa co-inquilino che ruggisce nel sonno come una famiglia di giaguari.

venerdì 22 giugno 2012

Biografia inutile: non mi azzardo a chiamarla "maturità"...



2002. In bici mi incarto da solo e mi rompo un braccio: è il giugno più caldo nella storia dell'umanità e soffro col gesso un paio di settimane, in più non posso guidare per tutta l'estate. Ne approfitto per laurearmi nuovamente, che detta così sembra una baggianata e forse lo è davvero. Ricevo l'incarico di produrre un libro e gestisco talmente male l'operazione che il volume esce a mia insaputa, ma almeno ho un posto nella storia della cultura. Sono diventato 25enne e quindi smetto di compiere gli anni.

2003. Blind Guardian Open Air a Coburg (Germania) è il primo festival all'estero: poter mangiare tutto il kebab che voglio giorno e notte è un segno di civiltà superiore. Acquisto la moto, più per fare il personaggio che per la sua utilità, ma alla fine risulta essere più utile che altro: da allora la uso sempre, ma come se fosse una bici. Mi iscrivo in una nuova palestra da pezzenti e mi dimentico regolarmente di rinnovare l'abbonamento, finchè accumulo 46 mesi di ritardi... ci vado ancora, ma entro ed esco dalla finestra del bagno. Scopro pure che l'alimentazione è fondamentale, più dei pesi stessi, cosa che comunque mi dimentico ogni volta che vado all'estero. E quindi sono un adulto, visto che in vacanza penso prima di tutto a mangiare e la festa passa in secondo piano.

2004. Viaggio in moto a gennaio da Treviso a Pordenone vestito come Lorenzo Lamas: mi congelo in modo umiliante, perdo le orecchie e da allora uso delle protesi di marzapane. In estate vado a Wacken senza biglietto, senza sapere bene la strada (unica certezza: “E' vicino ad Amburgo”), senza nemmeno una mappa della Germania (figurati il navigatore): arrivo dopo 13 ore di viaggio in piena notte, compro biglietto, pianto la tenda, dormo 0.5 ore, vivo la più grande Esperienza Metallara della storia. Ma, in preda al superomismo metallico, quell'estate mi ero fatto anche il Gods of Metal (Bologna, nubifragio biblico che trasforma l'arena in una palude, Judas Priest immani che fanno il fermo immagine e Twisted Sister che piazzano uno degli show più strappamutande della storia) e il Bang Your Head in Germania (mangio cose inenarrabili, piango a dirotto con Magnum e Gotthard e Queensyche che suonano tutto “Mindcrime”, mi ammazzo con Iced Earth e Doomsword, Sebastian Bach con la peggior backing band della sua carriera). In mezzo, primo volo in moto cercando di schivare un dromedario nella campagna di Sinistra Piave: nessun danno per me, qualcuno alla moto, orgoglio ferito e roccherolle. Dopo, festa glam su un barcone abusivissimo nella laguna veneta, costretto a navigare a fari spenti per sfuggire alla finanza.
Oh, faccio pure un Master in Marketing e Comunicazione.

2005. Soliti 150 concerti, tra famosi e pezzenti. Soliti 300 CD e passa, pentendomi come un coccodrillo. Mi ricordo il Gods a Bologna con Motley Crue headliner, ci vado con una marea di tossici inaffidabili che svaniscono appena arrivati, ricompaiono durante i Crue e spariscono di nuovo per rubare accendini: alcuni li scovo e li getto nel bagagliaio, altri sono rimasti a Bologna. Poi di nuovo Wacken, stavolta pioggia per un mese di seguito e temperature infami, fango fino alle ginocchia e tedeschi ubriachi: vittoria su tutta la linea. Per fortuna stavolta ci sono compagni di viaggio organizzati come neanche le gite dell'INPS. Ora ricordo... lavoro... stage gratuito da sfruttamento negriero in azienda che organizza eventi, zero possibilità di assunzione, parecchia bassa manovalanza, apprendo insulti in mestrino e guadagno una grigliata un mese dopo la scadenza del contratto (penso fosse la loro versione di “rimborso spese”).

domenica 6 maggio 2012

Biografia inessenziale: qualche altro anno...




1999. Sogno la California, ma non quella tossica dei Motley Crue, io viaggio sulle note del Gran Visir della Melodia Johnny Lima, il cantore della classe operaia della West Coast. La cosa cozza a tal punto con il Metallo Estremo che, per coerenza, abbandono l'Estremo e mi getto sulla Melodia: tanto la donna ce l'ho e non ho più nulla da dimostrare. Attraverso l'Italia per concerti di Metallo incandescente, in treno perché ho la patente ma non il mezzo di trasporto (60mila km verso Biella per tedeschi e doppiacassa). Capisco che il Mondo del Metal è delirante, mi adeguo al delirio e decido di non decidere del mio futuro. Coerentemente, faccio 2 esami universitari in cui il docente regala letteralmente il 30 a tutti i presenti e poi via in osteria: il mondo post-universitario mi pare un misto di Gardaland e alcolismo.

2000. Il nuovo millennio inizia anonimo, l'obiettivo è la laurea in vista di un progetto futuro inesistente: vagheggio di fare il ricercatore all'università, occupazione che consisterebbe nel bighellonare tra biblioteche e baccari di Venezia, stringere amicizie occasionali con turisti e studenti fuoricorso, tirarsela da intellettuale... In realtà voglio finire di studiare perché mi sono rotto di fare esami a luglio, quando invece dovrei essere al mare: anche se le superiori sono finite da un pezzo, con la testa sono ancora là. Càpito per caso in un paio di centri sociali, dove comprano la birra del discount e la servono col rincaro del 200%, ma li perdono perché trattano i cani meglio degli umani. Vado in palestra, ma a caso: una settimana 6 su 7, una settimana niente, mangio quello che mi danno in famiglia, il metabolismo tiene e questo mi basta.

2001. Mi laureo in 4 anni, mi sento un fenomeno da baraccone in mezzo ai fuoricorso. Ricevo anche un rimborso dall'università, una cifra risibile che spendo in birra e patatine. La mia tesi, letta oggi, fa cadere in un torpore immediato dopo poche righe, eppure all'epoca mi sembrava una rivoluzione in ambito storiografico: non è che oggi scrivo meglio, è che scrivo di cose più ganze o non scrivo proprio. Svolgo anche il servizio civile e sfrecciare in furgone per la provincia non mi dispiace affatto, almeno così ho imparato la geografia locale. Vado al Gods of Metal ogni anno, ad ogni edizione sono vestito sempre peggio. Sono sicuro di aver fatto anche altro, ma devono avermi messo qualcosa nel drink e non ricordo nulla... facciamo che mi sveglio nel 2002.

martedì 6 marzo 2012

Hardcore superstar LIVE & SWEATY




3 marzo 2012
New Age, Roncade (TV)... a 100 metri dalle pattuglie della stradale.

In occasione della imminente Festa della Donna, il New Age organizza una smutandata maschile a nome Hardcore Superstar. 
Pubblico abbondante e variopinto, in barba alla crisi e ai 25 euro d'ingresso... 
del resto il meccanismo “ledonnevannoavedereglisvedesi- gliuominivannoavedereledonnecheguardanoglisvedesi-glisvedesiringraziano” funziona a dovere ormai da anni. Solita pletora di cotonati con più capelli che buon gusto, ma tutto è funzionale al far festa e senza di loro dovrei scrivere solo di musica...

Le band.

Superhorrorfuck. Premesso che il New Age potrebbe anche smettere di pagare il fonico, che la resa sonora è da terzo mondo... questi veronesi hanno il look da nonmorti e uno stile lontanissimo dai miei gusti, molte zozzerie punkeggianti e il roccherrolle da cassintegrati di Wednesday 13. Si intuiscono dei ritornelli che mai conosceremo, resta un'immagine da festa di Halloween delle medie. Un sottofondo per pubbliche relazioni.
Sister. Formazione esteticamente indecisa o cerchiobottista: bassista clichè Nikki Sixx, chitarrista Swedish Death Metal, batterista abbastanza brutto da poter suonare nei WASP e alla voce uno a caso dei Marduk. Il suono non migliora e addio alla speranza di capire qualcosa delle canzoni: si intuisce che il singer è scarso, però nel dopo-show è quello che porta sul furgone strumenti e vestiti, quindi un lavoro già ce l'ha ed è meglio non abbia troppe aspettative di far carriera nella musica. I Sister sostengono di essere sleaze/punk, direi in modo decisamente aberrante, ma sono svedesi e quindi rimorchiano di più dei Superhorrofuck che hanno la sfiga di essere nati troppo vicino all'Adige.
Hardcore Superstar. Sarà la decima volta minimo che li vedo e non hanno mai sbagliato un concerto. Non gli serve più neanche fare album memorabili (gli ultimi hanno 2-3 pezzi + riempitivi), basta presentarsi sul palco per scatenare bolgia festa bolgia. Certo, se alla voce e alla batteria avessero Galeazzi e Ferrara, il pienone di fanciulle se lo scorderebbero, ma invece hanno i due figaccioni (Jocke palestrato e metallaro, Adde zingaro e unto come al solito) e quindi possono far passare anche il pigmeo alla chitarra (ma bravo il doppio del tossico che c'era prima) e Majin Bu al basso. Tra l'altro, come fa Jocke a cantare in quel modo e a muoversi fiero come un gallo cedrone?!

Il dopo.

I soliti guardoni parlano di zozzerie nell'aftershow, ma ero impegnato a ballare una programmazione finalmente Rock/Metal come Thor comanda (se escludiamo un 20 minuti del solito CD del New Age, che va messo su per contratto). Pare ci siano stati schiaffi all'ingresso. Uno nel parcheggio è svenuto sul cofano dell'auto, ma è un habituè e gli spazzini sanno già che va nell'umido. Due donzelle si vergogneranno di quello che hanno fatto, tra l'altro ho scoperto che è un reato grave per il diritto indonesiano. Al tipo che mi ha abbracciato fuori dai cessi: la prossima volta rimettilo dentro appena hai finito di farla. Da segnalare anche problemi deambulatori in pista, era passato Adde e il misto di sudore (suo) e bava (delle fanciulle) ha reso il pavimento un campo di calcio saponato. Majin Bu si è chiuso nel frigo della brasserie davanti al locale e verrà sostituito nel resto del tour da un orso con parrucca.

venerdì 17 febbraio 2012

Biografia inessenziale: la drammatica pubertà



Ah, gli anni '90... non ricordo di aver fatto nulla di costruttivo, semmai il contrario. Musicalmente fu un tracollo, camicioni a quadri e pizzetti anche nel pieno della Pianura Padana. Per tutto il resto, continuate a leggere.

1992. La famiglia compra casa a Jesolo: è la terra delle discoteche e a me piace il Metallo, ma posso ripiegare sulle sale giochi visto che mi regalano i gettoni. Delle amicizie comunque le faccio e l'estate acquisisce attrattive: qualcuno inoltre si degna di spiegarmi l'uso delle donne, anche se la cosa mi risulta alquanto astrusa.
Inizio con i giochi di ruolo e non ho ancora smesso, solo che ora sono bello e simpatico e intelligente, mentre allora ero solo un nerd.

1993. Liceo, Rugby, giochi di ruolo, Amiga, Metal. Ho 16 anni e non desidero altro.

1994. Decido di essere Metallaro anche nel look, è evidente che le braghe di fustagno hanno fallito e quindi tanto vale emarginarsi. Mi aiutano un paio di compagni di classe parecchio derelitti, che mi fanno comprare magliette trucide XXL e mi passano compilation su cassetta.
Rispettando lo sterotipo, comincio a bere birra: all'inizio mi fa schifo, ma resisto e sviluppo l'immunità. Trascino anche altri amici, la qualità della bevanda spesso è pessima causa denaro inesistente, ma le feste me le ricorderò per tutta la vita.

1995. Divento maggiorenne e non capisco a che pro. Tento la patente, ma vengo bocciato per disinteresse totale e mi faccio scarrozzare da mio cugino per un paio d'anni. Il rendimento scolastico e rugbystico è sempre impeccabile, quindi la famiglia accetta le scelte d'abbigliamento sperando che sia una fase. Per ribadire l'intransigenza mi decoloro i capelli: è un trauma che mio padre non supererà mai, ma quell'estate mi trovo una morosa occasionale e sono convinto di aver capito tutto dalla vita.

1996. Finisco il Classico con un voto buono ma non eccezionale, scappo immediatamente a Jesolo e faccio festa per tre mesi. Poi capisco che non posso andare a fare Medicina solo perché mi piace l'odore dell'ospedale e mi iscrivo a Storia a Venezia, senza pormi il problema di un futuro lavoro: pensavo ancora a Ghostbusters. Trovo anche la prima vera fidanzata, anche se sarebbe meglio dire che lei trova me... è comunque la conferma che il look straccione e i capelli decolorati a 19 anni danno una marcia in più. Nel frattempo ho sviluppato un carattere supponente e disinteressato al prossimo, mentre gli occhiali tondi continuano a farmi passare per intelligente.

1997. Prendo 30 al primo esame e la famiglia mi dice: “Perché niente lode?”. Capisco che mi attendono anni ingrati. Intanto mollo il Rugby, non ho più voglia e non me lo vedo come attività futura (in realtà non ho idea di cosa farò, studio Storia...): provano a farmi cambiare idea, ma a nessuno viene in mente di offrire soldi. Inizio ad andare in palestra e mi impegno anche, ma i risultati arrivano solo anni dopo, quando capisco che bisogna mangiare correttamente, bere poco e fare bene gli esercizi. Continuo ad avere la stessa morosa, comincio a capire qualcosa di donne ma non metto mai in pratica ciò che apprendo. Prendo la patente perché mi son rotto di girare sempre in bici.
Con un manipolo di eroi vado al primo Gods of Metal. Mi sento parte di qualcosa di grande, allora come oggi. Potrei scrivere tre romanzi e paio di saggi su quell'esperienza.

1998. Ho il chiodo, i capelli lunghi, la barbetta, ho cambiato occhiali, ogni tanto ascolto roba trucida per impressionare la gente (la quale giustamente se ne frega di me). Pochi soldi, ma tanti amici. Odio Venezia, che puzza d'estate e d'inverno ti gela le ossa, ma l'Università procede bene e vagheggio l'idea di restarci a lavorare: non mi accorgo che dovrei essere più servile verso i docenti, gente più sveglia di me si sta già dando da fare. Il Gods of Metal diventa appuntamento fisso. Non lavoro per non restare indietro con gli esami, quindi niente soldi e ferie a novembre, il mese che piace ai Metallari Depressi: io invece sognavo...

...Continua...

giovedì 16 febbraio 2012

Biografia inessenziale: anni brutti e malvestiti



Riprendo dai "Ghostbusters", di certo l'evento più rilevante dei miei primi anni di vita. Risolto il problema del "cosa farò da grande", mi accingo ad affrontare l'ottavo anno d'età...

1985. Feste di Carnevale all'INPS, gite aziendali col dopolavoro (vantaggi dei genitori dipendenti statali). Il disperato tentativo di insegnarmi a giocare a tennis, io preferisco leggere “Topolino” e sognare di essere Paperinik: in tale frangente assumo un'espressione vuota che viene scambiata per riflessiva. Manifesto attitudine al disegno e rudimentale forma di senso del dovere, più che altro senso di colpa, ma ciò fa di me un bravo studente.

1986. Sento per la prima volta Bon Jovi, mi piace, ma preferisco investire il mio tempo guardando i “Masters” (per inciso, fino a 14 anni ho dovuto chiedere il permesso per accendere la TV). Arriva la nube di Chernobyl e per un paio di settimane non ci fanno uscire in giardino per la ricreazione: basta poco per risolvere una crisi radioattiva. A Natale ricevo il Castello di Greyskull dei Masters e per 118 ore sono il bimbo più felice del pianeta: poi divento il più infelice perché voglio anche la Cittadella del Serpente.

1987. Mi metto gli occhiali: sono ufficialmente il secchione della classe. Non potendo più giocarmela con il geco e l'australopiteco, provvedo a leggere libri di mitologia e poi li riassumo per la maestra: voti altissimi, dovuti allo sfinimento della povera donna. Leggo anche “Il nome della rosa” e non ci capisco niente, ma passo per un genio. Faccio gli esami di quinta e volo alle medie, ma in centro a Treviso perché nel mio quartiere le medie “sono troppo facili”: non ho mai capito questo ragionamento dei miei genitori, ma l'ho già detto che facevo finta di essere intelligente.

1988.1. Inizio le medie, non conosco nessuno e scopro che la matematica è una materia malvagia, oscura, imbarazzante. Ho gli occhiali disastrosi, una pettinatura con la riga in parte, mi vestono con cardigan e pantaloni di fustagno. Sono però altissimo e quindi non vengo preso eccessivamente per il culo. Il mio disinteresse nei confronti delle femmine persiste per tutti e 3 gli anni, del resto mi avevano regalato un Commodore 64...

1988.2. Facendo le prove di atletica scopro che sono velocissimo: non avendo io mai corso per 11 anni, nessuno se ne era mai accorto. Vinco i Giochi della Gioventù e il mio futuro sportivo cambia: abbandono la pallavolo, sport per cui sono negatissimo, e passo al Rugby. A scuola mi conoscono perché corro veloce, sempre meglio che essere noti per l'abbigliamento da piccolo lord.

1989. Gioco a Rugby: non sono capace di passare né di calciare, ma sono una scheggia e mi piazzano all'ala. La paura di essere preso e picchiato mi spinge a correre ancora più veloce: una carriera costruita sul panico. Col tempo imparerò a passare il pallone, mai a calciare o a prenderlo al volo... nonostante questo, passo per un giocatore forte e saranno anni di soddisfazioni. I genitori calvinisti però mi obbligano a studiare come se facessi l'università e, giocando pure col C64, il tempo che mi resta lo passo a dormire.

1990. Ci sono i Mondiali di calcio, all'epoca seguo tutti gli sport (compreso l'hockey su ghiaccio e l'equitazione) e mi sento coinvolto da Schillaci e Baggio fino alla delusione finale: da allora smetto di tifare seriamente per chiunque. Ascolto Sting, ho i capelli lunghi e gli occhiali tondi: sono un radical-chic che dimostra 20 anni, ne ha 13 e ragiona come uno di 9. Finisco le medie e vado al Liceo Classico, perché mi piace leggere e si fa poca matematica.

1991. Compro il “Black Album” dei Metallica. BOOM!!! La vita cambia. Da allora, Metal!
Il Liceo è pieno di donne, ma io ho appena ottenuto l'Amiga 600 e lo studio di latino/greco + gli allenamenti di rugby mi impediscono di accorgermi della loro presenza. Comunque a livello di popolarità resto basso, il look da intellettuale può anche piacere, ma i concetti che esprimo fanno terra bruciata. In più non mi drogo e non ho alcun interesse in politica, ma non ho nemmeno la ferocia e l'aspetto per farmi apprezzare dai Metallari.

mercoledì 15 febbraio 2012

Biografia inessenziale


Non guardo Sanremo, non gioco a Skyrim, la palestra è chiusa. Ho tempo libero e autoreferenzialità. Eccovi i miei primi 7 anni di vita. 
Roba grossa, roba che scotta. 
Un giorno potrei pentirmene e cancellare tutto, quindi approfittare adesso. 
Intanto mi invento anche i 7 anni seguenti.

1977. Nasco settimino di 4,5 kg e per i successivi 3 anni non dormo mai. In compenso imparo a parlare troppo presto e cammino in un batter d'occhio: la famiglia crede di aver prodotto un genio.

1979. Nasce mio fratello. In preda a crisi di gelosia smetto di parlare e il Q.I. mi si abbassa drasticamente per non risalire più. I tentativi di uccidere il fratello falliscono tutti miseramente, mi rifugio nell'imparare a memoria i nomi degli animali: ne apprendo solo un paio, ma difficili (geco palmato e australopiteco), e così la gente mi crede intelligente.

1980. Asilo con le suore. Non ricordo nulla, solo qualche sberla e i pisolini pomeridiani obbligatori seduti sul banco. Alla recita di Natale interpreto una comparsa, l'anno dopo sono promosso ad angelo, al terzo anno spacco nella parte di Giuseppe. Imparo ad andare in bici pedalando sulla ghiaia e ancora mi chiedo come ho fatto.

1981. Mentre mi accingo a mangiare dei carciofi, cado dalla sedia e mi rompo una clavicola: non ho più mangiato carciofi, se non sotto tortura. Passo il tempo con i miei duecento cugini, più o meno coetanei: i miei zii facevano figli a profusione, credevano in un futuro di assistenzialismo e posto fisso.

1982. Da appartamento mignon a casa su due piani con giardino. Gioco in salotto e devasto un sacco di soprammobili, ricevo in cambio una valanga di sberle da una madre che non crede nel metodo Montessori. Sono particolarmente brutto e spettinato, i miei mi vestono male e non sono nemmeno simpaticissimo: faccio però un sacco di sport diversi, ricordo solo il nuoto perché forse era quello che mi riusciva meno peggio. Credo di aver rubato dei giocattoli a un altro bimbo... se stai leggendo, chiedo scusa.

1984. Vedo “Ghostbusters” al cinema e il mio futuro nel mondo del lavoro mi appare chiarissimo. Ogni tanto vado a messa, ma la famiglia rigorosamente laica non mi incentiva e quindi divento rapidamente una pecorella smarrita: chiuderò la pratica con una combo “confessione-comunione-cresima” per poi sparire dalla comunità cattolica.

domenica 5 febbraio 2012

L'EVENTO del mercoledì



Home, il Tempio del Rock Ribelle & Conformista di Treviso: i Welkin fanno un altro passo verso una direzione che conoscono solo loro.
Il mercoledì è una sera infame, se suoni e vuoi pubblico puoi sperare solo in due cose: 1. essere famoso, 2. avere tanti amici.
I Welkin hanno dimostrato senza ombra di dubbio di non avere quasi nessun fan, ma di essere pieni di amici. Locale quindi dignitosamente riempito, in barba ai pinguini e agli orsi polari che si aggirano nel parcheggio.
Per chi non li conoscesse, i Welkin sono il gruppo più educato di via Zermanese: suonano in sala prove da anni senza rompere le palle a nessuno (perché la sala prove è loro), suonano poco live così non danno fastidio e non obbligano gli amici a cancellare i tornei di ramino, hanno inciso un disco davvero valido ma non l'hanno promosso affatto per non pesare sulle tasche di parenti e conoscenti (adesso hanno quindi una riserva illimitata di sottobicchieri).
Musica? Stando alla loro definizione “Rock Melodic Metal”, un'escamotage per truffare i gestori dei locali che generalmente sentono “Metal” e dicono “Drogati!”, così loro puntano sulla melodia e vengono scambiati per i Pooh.
L'esibizione ha luogo su una piccionaia a qualche metro da terra, così la band può vedere chiaramente se fai solo finta di seguirli e quindi toglierti l'amicizia su Facebook. I ragazzi, con poco tempo a disposizione (perché il DJ ha fretta di imporre musica molto brutta, come da contratto), sciorinano le loro hit del passato, un bene prezioso di cui sono clamorosamente privi: recuperano proponendo qualche pezzo nuovo, carino, elegante, ben suonato. Da sempre privilegiano l'esecuzione rispetto alla presenza scenica, anche se a volte il solista fa sì con testa più o meno a tempo. Lo show finisce in men che non si dica, lasciando tempo agli amici di correre a casa a riempire la borsa dell'acqua calda. Resto dell'idea che le ballad siano un male non necessario in 45 minuti di concerto, ma evidentemente qualche pezzo alle fidanzate bisogna pur dedicarlo.
Per ora e senza dubbio, la migliore delle due band che ho visto suonare all'Home.

martedì 24 gennaio 2012

E trovo anche il tempo di andare in Romania...



ROYAL RUMBLE
Voodoo Child Pub, Nebbia e campi (VE)

WAYLANDER (superultratrentenne bamboccione ancora fermo alle superiori)
È arrivato il bonifico dei Royal Rumble (12 euro, “sconto disperazione”) e quindi, ligio ai consigli del mio avvocato, produco recensione esaltante, come previsto nel contratto. Locale gremito all'inverosimile di varia gioventù, fisicamente male in arnese, ma splendidamente padana. Tutti in attesa dei Wild Pipes (band hard rock che abita nello scantinato del pub), ma i Royal Rumble si appropriano del pubblico altrui e sciorinano una decina di pezzi al fulmicotone. Lo show si apre con una cascata di guitar-solos che proseguirà fino a svenimento dei chitarristi per denutrizione, seguono riff spaziali con cui la band scolpisce dei veri e propri blocchi di granitico Hard Rock. Le lunghe chiome del cantante e del batterista sono la risposta a chi li accusa di essere una band di impiegati della Miralanza, qui l'unica chimica è quella degli smanettoni e del bassista che vorrebbe smanettare un sacco anche lui ma, si sa, il basso nel Rock non si sente e va bene così. Suonano tutte e due le lor super-hit e anche una serie di nuovi pezzi tra il brillante e lo scalpitante, il tutto gestito con sapienza dalla voce alcolica di Bruseghin, che evidentemente quando suona a 30 metri da casa dà sempre qualcosa in più. Alla fine del concerto arriva l'altra band, ma sono già perduto nelle nebbie.

PLINIO (chief editor presso “Dissonanze e Design”). 
Un locale che nel 2012 ha un arredamento che esclude del tutto bianco e acciaio dovrebbe essere raso al suolo a colpi di supponenza. Non discutiamo poi degli avventori, una mandria di boscaioli i cui grugniti in dialetto locale fanno intuire che il Nordest non è in grado di sostenere l'integrazione nemmeno tra paesi limitrofi. Le band che si esibiscono rubano riff e solos da ogni act che abbia strimpellato tra il 1978 e i 1986, con un'immagine pesantemente fuori sincrono. La prima band, che il cantante chiama Roiarambo, perde più tempo a ciarlare nei microfoni che a suonare, poi i chitarristi se ne vanno a spasso per il locale perché probabilmente gli altri 3 del gruppo gli stanno antipatici. La seconda band era uguale alla prima, ma meglio vestita. Lo stetotipo della birra, le camicie a scacchi come nel 1993, la nebbia da Carpazi: ecco dove è finito il rock. Lasciamolo là.

domenica 25 dicembre 2011

domenica 11 dicembre 2011

Chi ha suonato di spalla ai RL?



Impegnato a contarmi le dita dei piedi, non sono riuscito a seguire le band di apertura dei Reckless Love. Per fortuna i miei collaboratori, conoscendo già a memoria il numero di dita che possiedono, hanno scrutato con attenzione ciò che avveniva sul palco prima dell'avvento dei finlandesi.
Senza vergogna.

ROYAL RUMBLE.
Plinio (semina zizzania sulle pagine della rivista culturale “Alternative di sinistra senza rimetterci la casa al mare”). Lemmy dei Motorhead è peloso, alcolizzato, basso livello culturale, indumenti puzzolenti, educazione inesistente. Questi RR falliscono miseramente e si schiantano fuori parametro: i due chitarristi sono degli impiegati e il bassista è un chitarrista, quindi fuori 3; il batterista potrebbe funzionare, ma suona a 600 metri dal palco e quindi non esiste; il cantante rispetta parecchi dei canoni, ma si dimentica di farci sentire come canta. Sorge il sospetto che nessuno li abbia invitati a suonare, perché il fonico lascia spente le casse-spia e probabilmente anche il riscaldamento. Per carità, l'ignoranza trasuda dai loro testi sgrammaticati, presentando una visione del mondo bidimensionale fatta di basso livello cognitivo, soddisfacimento immediato dei desideri di alcol e riproduzione, riferimenti culturali da CFP e capacità di introspezione degna di un legume. A zappare, a zappare.
Rino (fan del Metallo di Belzebù, della birra Oranjeboom Doppio Malto e del Padova Calcio). Spaccano. Sono sfigati, ma spaccano.

BABY BELUGA.
Rino (Death Metal For Life, guest nel debutto dei Defecate&Die). Oh, questa l'ho capita: le femmine sono qua per i RL, quindi per i maschi hanno chiamato queste qua. Ma perché hanno gli strumenti? Non bastava ballare un po', tirare fuori due perizomi, quella roba che fanno le donne quando vanno sul palco? E poi vedo che hanno tutte il moroso... ma allora cosa son venute a fare? Oh, senti che cagnara, stanno strozzando qualcuno sul palco...
Plinio (critico musicale, sua la convinzione che il rock sarà salvato solo dagli architetti). Addio pari opportunità, una band di quattro donne-donne non permette equilibrio con gli headliners (4 uomini che sembrano donne). Ma si sa, dici “all female band” e pensi Runaways, con l'aggravante che le BB non hanno un produttore che le manovra coi fili e performano un po' quello che pare a loro. Apprezziamo la spontaneità, come anche il suonare volutamente dissonante, che c'entra zero con l'immagine da rockerz e riporta alla dorata incapacità di band seminali della schitarrata casuale inizio anni '90 zona Seattle (l'HIV del Rock, Dio li benedica tutti). Comunque il rock è morto e le BB piantano un chiodo sulla bara.
Jessy (fan dell'Hard Rock da 8 mesi, ma ancora se capita si fa qualche rapper, in ricordo dei mesi precedenti). Bah, se stanno sul palco non rompono le balle a Olly e va bene così.

HARD REVENGE.
Rino (chitarrista di Estrema Musica ed Estrema Destra, ma anche leghista e satanista). Ecco quelli che hanno pagato per fare da spalla ai recchioni, e attenti che le prestazioni sono incluse nel contratto. Il migliore è il batterista, che mi servirebbe per il mio nuovo progetto Nekrozoophylum, gli altri suonano perché le scuole son chiuse per il ponte (il chitarrista però è meglio se si prepara per gli esami di terza media, che quest'anno è dura). Se li trovavo nel parcheggio, gli facevo l'eye liner a bastonate. Sfigati, zero.
Jessy (groupie nel weekend, ma all'occorrenza anche infrasettimanale nei bagni del CFP di Mestre). Vabbè, ma se i fighi arrivano dopo, perché mandano le controfigure prima? Comunque hanno tanti capelli, meglio dei RR che hanno rotto le palle e facevano i rocker con il taglio da impiegato. Questi c'hanno anche le braghe sbregate, però si vede che comprano in saldo da H&M. Eppure li ho già visti da qualche parte, saranno famosi se sono in tour coi RL. Uno è uguale a quello che prende la corriera con me, ma quello c'ha il piercing come Nikky Sixx e le new rock, mentre questo sembra più depilato ma ha le scarpette da ginnastica da 29.90. Io intanto mi piazzo vicino al bagno perché prima o poi Olly deve andarci!

sabato 10 dicembre 2011

Reckless Love



9 dicembre 2011

Revolver (San Donà di Piave - VE)


Se ne diranno di tutti i colori su una band come i Reckless Love, perché essere oggettivi è impossibile. Sono fintissimi, ma piacciono lo stesso. Che sappiano suonare è ancora oggetto di discussioni, eppure alla fine i loro concerti attirano gente che pare anche divertirsi. I dischi sono semplici, saccheggiano melodie altrui senza ritegno con una produzione leccata che sembra l'antitesi del rock, eppure i loro ritornelli non escono dalla testa per mesi. Insomma, invece di sprecarmi a scrivere qualcosa di decente, ho preferito chiedere a qualche esperto un giudizio sincero sullo show:

Jessy Glitter Roxx (studentessa, rocker, appassionata di tatuaggi e letteratura a caso).
Che figo quello biondo che sculetta. Poi c'è anche quello dietro, che ha i tatuaggi troppo troppi: è anche depilato giusto, ma anche l'altro. Però quello dietro non sculetta, mentre il biondo sì, e fa anche le spaccate in aria. Che peccato che il cantante si è messo a petto nudo solo alla fine, comunque non è che son andata al concerto per guardarlo, infatti mi interessavano le canzoni e hanno fatto tutte quelle che conosco, la prima e la sesta.
Poi uguali uguali agli mp3, suonano. Son bravi, glielo stavo anche dicendo a Olly quando l'ho trovato davanti ai bagni, ma era pieno di ebeti che volevano la foto e non sono riuscita a fargli i complimenti per il microfono con gli strass.
C'era anche quello con gli occhiali da sole, ma è brutto, e quell'altro con la chitarra grossa che sembrava carino, ma si vedeva che non aveva carisma. Cioè, tipo, si vedeva chiaro.

Waylander (sputasentenze fannullone in ferie, mantenuto di lusso).
Era dei tempi dei Beehive all'Ipercoop che San Donà di Piave non assisteva a un concerto con così tanto playback. Del resto la critica principale a questi 4 finlandesi era che su disco riuscivano bene, mentre dal vivo facevano spettacolo ma non sapevano suonare: con una valanga di basi (cori, linee vocali, probabile anche qualche parte strumentale) i ragazzi possono ora concentrarsi sulla scena. Olly entra sculettando e continua imperterrito per tutto lo show, a parte quando scalcia in aria e fa la piroetta, mentre posa per le foto e sfodera un sorriso al Photoshop. Gli altri potrebbero anche non esistere, ma in effetti c'erano e quindi ricordiamoli così: il chitarrista ha la parrucca di John Rambo III e vedi chiaramente che vorrebbe farsene qualcuna ma ha sbagliato band, il bassista lappone non dovrebbe permettersi di andare in giro con quella pettinatura e il batterista è quello che si rimorchia tutte quelle che Olly non riesce a tirare su. Pubblico maschile tra il divertito e lo sbigottito (Olly fa l'occhiolino a tutti, uomini e donne), pubblico femminile in tempesta ormonale con punte di delirio soprattutto nei pressi dei bagni e quando Olly agita il bacino mettendo in mostra un pacco piccolo e giocherellone.

Plinio (critico musicale di “Note dolenti”, supplemento di un noto quotidiano di aera post-bolscevica).
Se il rock è morto, ieri abbiamo assistito alla riesumazione del suo cadavere e abbiamo constatato che continua a puzzare di truffa e pailettes. Il quartetto finlandese scende in Italia con l'idea di non sprecarsi troppo a suonare, piazzando una serie di playback da Festivalbar. A farla da padrone è quindi l'immagine del cantante Olly, nuovo sex symbol di questo crepuscolo del rock: chioma bionda e laccata, fisichetto da lapdancer, lucidalabbra in dosi fuori dalla grazia di Dio, movenze sinuose che promettono notti di fuoco. Gli spettatori assistono ignari alla scempio perpetrato da questi ragazzotti che scopiazzano i Poison (che saccheggiavano il repertorio dei Kiss, già pietosi di loro) con melodie da italo-disco degli anni '80: tutti paiono divertirsi, ennesima dimostrazione che il declino del roccheroll è irreversibile e si sta frustando un cavallo morto. Cosa ci sia di diverso tra questi Reckless Love e un Justin Bieber non lo capiamo, abbiamo cercato di chiederlo alle molte signorine discinte, ma le scena di isteria collettiva ci hanno respinto al bancone del bar.
Un funerale sgargiante, ma Baustelle 3 – Reckless Love 0.

Rino (metallaro, chitarrista dei Furious Vomit).
Oh, ma io li odio questi qua! È che mia morosa voleva vederli e, visto che la settimana scorsa abbiam visto i Prostitute Disfigurement, stavolta mi tocca guardare 'sti 4 gay. Ma si può suonare così? Tutto finto, tutto di plastica, tanto valeva usare le chitarre gonfiabili che tanto devono solo stare sul palco a menare il culo. Per chi poi? Che tanto sono omo e si spaccano tra di loro. Meglio se mi bevo 12 birre, che poi li sommergo a rutti. Ma che sfigati... guarda il microfono glitterato! Ma guarda che fa i salti come in un video di aerobica... e poi avrà sì i muscoletti, ma se finiamo a cartoni gli mangio il cuore.
Mia morosa? Non so, è andata in bagno un'ora fa.