- Appena sostenuto un esame scritto all'Università. Una farsa. Un centinaio di persone strette come polli, nessun controllo da parte dei docenti (che se ne sono andati al bar, poche storie!!!). Scopiazzature indegne stile "prima liceo", c'era chi durante l'esame ha letteralmente trascritto da libri e quaderni. Lo so che l'occasione fa l'uomo ladro, ma non siamo alle superiori dove la sopravvivenza è il parametro a cui adeguarsi. Qui si tratta di un esame fondamentale che deve essere la base su cui costruirsi una cultura nella materia. Se le premesse sono queste, che vada a quel paese anche questa Università. Come posso prendere sul serio una facoltà che non ti prepara minimamente nelle materie fondamentali?
- Al Rock io ci credo, mi diverte e mi fa passare splendide serate. Se c'è da fare 300 km per andare a vedere una band che vale, e il giorno dopo si lavora, si fa. Dormirò quando sarò morto, diceva Bon Jovi nell'ultimo album decente che ha scritto ("Keep the Faith", era il '92 e lo ascoltavo di nascosto perchè i Metallari dovevano odiare Bon Jovi). Mi sarà sempre difficile adeguarmi all'andazzo "spriz in centro-cena fuori-discoteca". Vuoi mettere "viaggio in macchina con musica a palla-show incendiario- sosta all'alba in autogrill"? Ogni volta che vado a un concerto so che porto un mattone per erigere la Grande Cattedrale del Rock.
- Il Rugby è il più grande sport del mondo. Perfino una partita del tristissimo campionato italiano, sempre più involuto tecnicamente e ricco di stranieri di terza categoria, mi esalta più di una partita di Champions League o di NBA.
- Mea Culpa... i KISS degli anni '80 hanno saputo scrivere album spettacolari. Riascoltavo l'altro giorno "Crazy Nights". Gente! E' un capolavoro del genere! Hard Rock anthemico con ritornelli da polmoni extralarge. E tanta, tanta melodia di quella bella, genuina, che ti fa sognare l'America e ti vende un sogno che non esiste. In questo Novembre curioso, che sembra piuttosto un brutto Settembre, questi Kiss ci vogliono...
- Lo scopriamo adesso che l'immigrazione incontrollata ha portato in Italia anche un'orda di delinquenti? Doveva arrivare Veltroni ad illuminarci?
- Andrò controcorrente, ma la filosofia di S. Agostino e Tommaso d'Aquino resta un monumento affascinante. Per il sottoscritto le loro opere sono come il Vallo di Adriano, oltre c'è solo barbarie. Elitario, classista, prepotente, ecco la mia descrizione attuale: ma attenzione, mai superficiale.
- Ero in palestra col lettore mp3 e guardandomi intorno mi sono detto: "Ecco perchè qui dentro parlo con 3 persone in tutto... gli altri non sanno nemmeno cosa siano Alaska (Shadow Gallery) o Someone Else (Queensryche)!". D'ora in poi farò l'esame "Alaska" ai miei interlocutori.
- "Someone Else?" (dei Queensryche, dall'album "Promised Land", 1994) è una delle più belle canzoni per piano e voce che siano mai state scritte. Poche storie. Musica, testo, interpretazione vocale... c'è tutto! Ma non è una canzone per tutti. Anzi, se piacesse alla massa mi preoccuperei, l'arte non è per tutti. Elitarismo, appunto...
lunedì 5 novembre 2007
Minestrone
martedì 30 ottobre 2007
Gentaglia e schifezze by Bonny-san
Un Tailandese che è stato arrestato per aver dato fuoco a delle macchine ha detto di averlo fatto perché il suono delle sirene delle volanti lo eccita sessualmente. L'uomo ha poi raccontato alla polizia che, dopo aver appiccato il fuoco ai veicoli, è andato a comprare una birra e poi ha chiamato le forze dell'ordine. Ha quindi aggiunto di essere rimasto a guardare arrivare le luci e le sirene delle volanti e dei pompieri, fatto che gli avrebbe provocato un orgasmo. La polizia lo ha infine arrestato grazie alla testimonianza di un passante che lo aveva visto allontanarsi da una macchina. A colloquio con gli agenti, l'uomo ha confessato, dicendo di essere soggetto a stress e a mal di testa, e che incendiare macchine lo faceva sentire meglio. La polizia ha poi scoperto che il piromane era già stato due anni in prigione con la stessa accusa e che dopo il suo rilascio aveva trovato lavoro anche come pompiere. I medici hanno precisato che l'uomo ha bisogno di cure.
lunedì 22 ottobre 2007
R.W.C 2007: I Voti
sabato 20 ottobre 2007
Ma ci andate al cinema o no?

Tendenzialmente io non amo molto il cinema italiano. Se escludiamo alcune eccezioni come per esempio M.T. Giordana, M. Garrone, P. Sorrentino, direi che i registi più in voga nel panorama odierno li detesto cordialmente. Ma ogni tanto capita il premio, la chicca, il gioiello inaspettato...ed ecco giungere nelle nostre sale questa pellicola fosca, intensa e rarefatta, dotata di un'aura tutta particolare. Presentato alla ventiduesima “Settimana Internazionale della Critica alla Mostra del cinema di Venezia”, La ragazza del lago è tratto dal romanzo Lo sguardo di uno sconosciuto di Karim Fossum, edito da Frassinelli nel 2002: l'azione viene spostata dalla gelide coste norvegesi all'altrettanto freddo e affascinante panorama friulano, magistralmente fotografato con i suoi plumbei silenzi da Ramiro Civita. Una mattina come tante la piccola Marta scompare, percorrendo da sola la strada di un paesino immerso tra le montagne. Scatta l'allarme e la polizia intraprende le ricerche, capeggiata dallo 'stanco' e assorto commissario Sanzio, napoletano trapiantato al Nord con dolorosi drammi familiari da affrontare. Quando la bambina ricompare, tutti, noi compresi, tirano un sospiro di sollievo, finché emerge un'inquietante rivelazione: la scoperta del corpo 'addormentato' di una ragazza adagiato lungo le sponde di un lago attorno al quale si narra la leggenda di un serpente capace di addormentare per sempre le persone tramite lo sguardo. La vittima è Anna, ex atleta bellissima e adorata, la cui nudità placida e serena colpisce subito la sensibilità di Sanzio, che da quel momento condurrà le indagini per risolvere il caso, scoprendo i segreti, le invidie, i piccoli orrori quotidiani della provincia, con la sua umanità debole e sofferente, pietosa e disperata. Lo sguardo dello sconosciuto, come recita il titolo del libro, è quello della polizia, di Sanzio, del padre di Anna, di Anna medesima fino alla tragica morte, quello del paese intero e il nostro che scruta, giudica e percepisce alla luce di ciò che si presenta visibile agli occhi. Il regista Andrea Molaioli, classe 1967, alla sua opera prima dopo anni di assistentato presso N. Moretti, M. Calopresti, C. Mazzacurati e M. Risi, ci colpisce al cuore e alla mente con un film rigoroso ma dinamico, un thriller-noir-drammatico che non ha nulla da invidiare a ottimi telefilm americani sulla falsariga di Cold Case e Senza Traccia: il crimine è efferato, le prove sempre più serrate, i sospetti incalzanti; la splendida interpretazione di Toni Servillo, dopo il Titta Di Girolamo ne Le conseguenze dell'Amore di Sorrentino, cui Molaioli è debitore in alcune scelte stilistiche e musicali, è a dir poco sublime, impossibile non amare la sua aria sottotono, ma lucida e attenta; la trama delittuosa, atipica per il cinema italiano (nonostante La sconosciuta di G. Tornatore dello scorso anno), scorre gonfia e struggente. Fatemi(vi) un favore: per una sera spegnete la televisione, scartate il film straniero e godetevi questo piccolo capolavoro cui l'eco di Twin Peaks strizza l'occhiolino da lontano.
giovedì 18 ottobre 2007
Memorie di Adriano

giovedì 11 ottobre 2007
Altro consiglio...

Ecco il film che ha aperto il Festival di Venezia il 29 agosto, tratto dall'omonimo romanzo di Ian McEwan (tra i suoi romanzi Il giardino di cemento, adattamento cinematografico nel 1992), 'crudele' autore inglese attento alle dinamiche psicologiche adolescenziali e familiari, che con Espiazione raggiunge una perfezione assoluta costruendo un meccanismo angoscioso e ansiogeno che il regista Joe Wright segue con rigore quasi filologico, come già nel 2005 con Orgoglio e pregiudizio sempre al fianco della Knightley. Complice l'ottima sceneggiatura di Christopher Hampton, autore teatrale noto per la trasposizione delle Liaisons dangereuses per il teatro nel 1985 e per la regia di Stephen Frears nel 1988, il film è un sontuoso ed elegante melodramma con una prima parte rarefatta e sospesa e una seconda, un po' troppo esasperata nelle scene di guerra, fortemente drammatica, il tutto scandito dal suono cupo di un pianoforte, dal rumore secco dei tasti della macchina da scrivere e da un montaggio frammentario capace di alternare i punti di visti e mostrare il chiaroscuro della verità e della menzogna. Nell'estate del 1935 la tredicenne Briony Tallis, delusa nelle sue aspettative teatrali, crede di scorgere quello che non c'è: mentre noi spettatori assistiamo alla nascita dell'amore passionale fra la sorella Cecilia e il figlio del giardiniere Robbie, entrambi adulti, Briony si autoconvince di scoprire il segreto che spezza la frustrazione di quella giornata e sancisce il suo status di acuta scrittrice, percependo, tramite una serie di indizi fraintesi, il consumarsi di una violenza. Un biglietto letto di nascosto contenente una frase troppo erotica, una parola -cunt- sconvolgente, un focoso amplesso consumato in biblioteca tra i due innamorati che appare come uno stupro, il ricordo umiliante della cotta infantile per Robbie. La ghiotta occasione di trasformare in realtà l'immaginazione si erge come un'irrefrenabile tentazione davanti agli occhi frementi di Briony (è 'l'innocenza del diavolo' che parla...rammentate il bel film omonimo sceneggiato, guarda caso, da McEwan stesso?): il crimine vero, lo stupro della cugina quindicenne Lola è lì, a portata di mano, ed è sicuramente Robbie l'uomo che vede vestirsi e fuggire tra il fogliame. La tragedia trova così il suo compimento: l'arresto del giovane, la separazione degli amanti, l'arrivo della guerra; la colpa, la terribile redenzione per ciò che ha commesso diventa la ragione di vita di una Briony diciottenne che ritroviamo in ospedale come alunna infermiera, e ascoltiamo molti anni più tardi, anziana e malata, in uno spettacolo televisivo in cui narra del suo ventunesimo romanzo, Espiazione appunto, l'ultimo ma anche il primo, frutto di un processo interiore di tormentata crescita e perenne rimorso. Chi ha veramente stuprato Lola? Cecilia e Robbie sono riusciti ad amarsi? E Briony ha espiato la sua menzogna, è riuscita a mostrare i segni del proprio pentimento all'amata sorella? I quesiti troveranno un'ipotetica risposta nel finale straziante che sovrappone i livelli della realtà con quelli della fantasia letteraria, la quale, stavolta benefica, restituisce la giusta e dovuta felicità a ciò che lei stessa aveva impedito.
RWC 2007: Worst Case Scenario
lunedì 8 ottobre 2007
Il Samurai insiste nel renderci partecipi...
giovedì 4 ottobre 2007
Rugby World Cup
mercoledì 3 ottobre 2007
Chi va al cinema scriva di cinema
Ed ecco la rubrica dedicata al cinema. Come molti sanno, ci vado poco e non trovo quasi mai nulla che mi esalti. Se mi esalto, lo scrivo sul blog. Siccome non mi esalto, scrivo poco. Ma è anche perchè ho una cultura cinematografica limitata. Lascio quindi spazio a chi ne sa più di me: Alice. Va da sè, se non vi piace la recensione potete sparare sul recensore...
FUNERAL PARTY (Death at a funeral); Gran Bretagna/Germania/Usa, 2007; regia Frank Oz; interpreti: Matthew Macfadyen, Peter Dinklage, Daisy Donovan, Rupert Graves, Alan Tudyk, Keeley Hawes, Andy Nyman
Regista inglese naturalizzato americano noto per le atmosfere satiriche venate di humour nero e spirito grottesco, Frank Oz (La piccola bottega degli orrori, Tutte le manie di Bob, In&Out) ritorna alla propria terra d'origine per offrirci un brillante esempio di cinema 'british' vecchio stile attraverso un godibile film corale e concitato, una farsa in cui personaggi ed equivoci si intrecciano, disfano e sfanno senza pietà talvolta con trovate, a dire il vero, ben poco inglesi. Girato negli Ealing Studios di Londra, vincitore del premio del pubblico per i film in piazza all'ultimo Festival di Locarno, narra, fedele al titolo, ciò che accade il giorno del funerale di uno stimato e rispettabile padre di famiglia con qualche segreto di troppo da nascondere che minaccia di uscire allo scoperto. La girandola di malintesi ruota attorno ai figli del defunto diversissimi tra loro, uno responsabile e posato, l'altro scrittore blasonato ed egocentrico, le esigenze familiari del primo e i capricci del secondo, amici nevrotici presi solo da loro stessi, parenti attoniti, preti esasperati, un vecchio zio disabile dal brutto carattere, una boccetta di valium in realtà contenente ben altro e un misterioso (non) invitato ansioso di mostrare compromettenti fotografie... Collante della vicenda la reputazione del defunto da preservare, perno d'unione tra i due figli che in tal modo riescono a “ritrovarsi”, e il famigerato allucinogeno travestito da calmante che passa da un soggetto all'altro con esiti disastrosi. Nonostante la bravura dell'intero cast, pochi gli attori veramente riconoscibili: Matthew Macfadyen lo abbiamo visto nei panni di Mr. Darcy nell'ultima versione di Orgoglio e Pregiudizio, la prima vittima del valium fasullo Alan Tudyk è il “pirata” nel film Dodgeball accanto alla strepitosa coppia Ben Stiller/Vince Vaughn, il nano Peter Dinklage si è visto in numerosi serial tv come Nip/Tuck e infine il lagnoso Ewen Bremner lo ricordiamo in Trainspotting, The Acid House, The Snatch, Match Point e Black Hawk Down, solo per citarne alcuni. Al di là di questo, ciò che alla fine resta è la sensazione di un esilarante divertimento condito con intelligenza e ironia il quale ci ricorda che cinema significa anche farsi quattro risate in allegria ritrovando il buonumore che mai potremmo concederci all'interno di una reale tragedia quotidiana.
domenica 30 settembre 2007
MONDOIDIOTA pt.1
E dopo i Mondiali, la Corea del Sud ospiterà un altro grande evento internazionale. Non si tratta di calcio, questa volta, bensì del festival dei falli intagliati. Roba seria: 9 squadre estere, 30 team professionali, 200 squadre di amatori che competeranno per guadagnarsi circa quattromila euro. Dovranno scolpire falli nel legno. E chi realizzerà la più realistica incisione si porterà a casa il premio. La giuria sarà costituita di soli uomini. Il festival si svolgerà nella cittadina di Samcheok. Gli organizzatori dell'iniziativa sottolineano come l'incisione di falli sia un'importante tradizione coreana, che ha quattrocento anni di storia alle spalle.
sabato 22 settembre 2007
Un campione
lunedì 17 settembre 2007
Rugby - aggiornamenti
martedì 11 settembre 2007
Mondiali di Rugby
ITALIA. Troppo brutta per essere vera. Si può perdere con gli All Blacks, anche con scarti pesanti, ma non si può scendere in campo con le gambe paralizzate dalla paura. Uomo più in vista: nessuno, tutti da rivedere.
ARGENTINA. La prima sorpresa, ma tra tutte è la sorpresa più prevedibile. Hanno una squadra amalgamata, ricca di talento e ora anche di esperienza (grazie al fatto che i giocatori militano tutti all’estero). Sanno gestire tatticamente il match, lottano fino alla fine e, soprattutto, hanno imparato a vincere. Uomo più in vista: Hernandez.
FRANCIA. Sorpresa in negativo, soprattutto perché gioca in casa. Ma nella partita con l’Argentina i Galletti si sono comportati da squadra di secondo piano: mai un guizzo, mai una genialata… altro che champagne, ci hanno servito aceto. Ora è obbligatorio battere l’Irlanda, ma il problema dei francesi sembra essere più mentale che tecnico. Uomo più in vista: Fabien Pelous.
IRLANDA. Vediamo se quest’anno dimostrano di essere i migliori d’Europa. Perché lo sono, ma si fanno sempre fregare da qualcun altro al 6 Nazioni. La Namibia è una squadra di poveracci, giusto un allenamento. Non possono perdere l’occasione di sbattere la Francia fuori dai Mondiali e poi se la giocano con l’Argentina. Se vincono il girone, planano in semifinale e lì può succedere tutto. Non li vedo campioni, comunque. Uomo più in vista: Brian O’Driscoll.
NAMIBIA. Squadra composta da giocatori sudafricani di seconda-terza divisione, ha retto decentemente l’impatto con l’Irlanda, dimostrando che sono lontani i tempi del 142-0 contro l’Australia. Si giocheranno tutto con la Georgia, in un match che comunque spero di non vedere. Uomo più in vista: Ryan Witbooi.
INGHILTERRA. Grande delusione per il match sotto tono. Parliamoci chiaro, arriveranno ai quarti ma non credo oltre. La squadra sembra priva di identità e anche il richiamare vecchi senatori non sembra sia servito a molto. Inoltre i rincalzi non sono all’altezza. Aggiungiamo che Wilkinson è ancora infortunato e diciamo che non conserveranno il titolo. Uomo più in vista: Ollie Barkley.
USA. Un’altra mezza sorpresa, perdono ma non affondano. Certo, per galleggiare hanno naturalizzato un sacco di stranieri, ma chi siamo noi italiani per parlare? Non è una buona squadra, ci ha messo il cuore e ha approfittato di un’Inghilterra ampiamente sotto standard. Uomo più in vista: Vahafolau Esikia.
SUDAFRICA. In un match tutto fisico contro Samoa, i Boks hanno dimostrato di non avere solo la testa dura ma anche l’istinto del killer. La differenza tecnica si è fatta sentire, ma quando sono stati chiamati allo scontro fisico, non si sono tornati indietro. Hanno mostrato la migliore organizzazione in touche di tutti i Mondiali. Con l’Inghilterra ci divertiremo. Peccato abbiano perso De Villiers per infortunio. Uomo più in vista: Bryan Habana.
SAMOA. Fisicamente sono tra i più dotati, ma sono anche troppo acerbi tatticamente e molto indisciplinati. Inoltre, sia che perdano sia che vincano, cercano sempre di buttarla in rissa. Peccato, con un po’ di rigore potrebbero diventare una valida squadra di seconda fascia. Adesso come adesso possono puntare al terzo posto nel girone. Uomo più in vista: Gavin Williams.
SCOZIA. Il Portogallo non rappresenta un test valido, ma gli scozzesi si presentano carichi e lanciano un chiaro messaggio all’Italia: “Non si passa!”. Mi sono piaciuti, hanno segnato quando potevano ma hanno pagato in termini di infortuni. Detto ciò, prevedo sconfitta netta con gli All Blacks. Uomo più in vista: Sean Lamont.
PORTOGALLO. Sinceramente pensavo peggio. Una squadretta, beninteso. Ma hanno lottato con onore. I mezzi sono pochi, stiamo parlando di dilettanti, perlopiù studenti universitari. Specchio di un Mondiale che si è allargato come partecipazione ma che diventa competitivo solo dai quarti di finale in poi. Uomo più in vista: Vasco Uva.
AUSTRALIA. Stesso discorso fatto per la Nuova Zelanda. Attendiamo test più duri. Hanno però dimostrato una cosa: non fanno sconti a nessuno. Uomo più in vista: Rocky Elsom.
GIAPPONE. Disastroso come al solito. Possono naturalizzare samoani, figiani, perfino europei, ma ciò non toglie che la squadra ha evidenti limiti caratteriali e tecnici. Prevedo il solito Mondiale da ultimo posto. Uomo più in vista: ???
lunedì 3 settembre 2007
W.O.A. 2007 pt. 7 - The Fire Still Burns...

Un po’ grind mi sento anche io, quando con un gruppo di cialtroni finiamo a fare tuffi nella spazzatura dello stand di hot-dog danesi. Puzza di cetriolo per tutta la notte. Poco male, in giro c’è chi puzza di ben altro.
La festa alla Metal Disco dura fino all’alba, ma ovviamente non reggo fino al sorgere del sole. Per fortuna chi mi accompagna fa onore. Non si sono toccati i fasti dell’edizione 2006, ma alla fine è stato comunque “over the top” e un ricordo resterà indelebile.
Scribacchiando queste ultime righe mi sono accorto di aver dimenticato di recensire lo show dei Turbonegro. Poveretti. Magari se la sono presa. Rimedio ai miei errori.
TURBONEGRO. Uno dei 2-3 gruppi di Rock a Wacken, vengono colpevolmente snobbati da qualche giovane Metallaro che deve capire i fondamentali della Cultura Rock, ma alla fine il pubblico c’è e si diverte. Hank (voce) sembra Bbud Spencer vestito da Zio Sam (con una panza da Galeazzi). Come look fanno davvero schifo (o sono geniali, a seconda dei punti di vista): tutti in jeans, ma uno col berretto da marinaio, uno con l’elmetto nazi e via così. Il migliore è quello abbigliato da colonialista inglese di fine ‘800. Hanno una marcia in più rispetto a tanti altri. Certo, non è ciò di cui vado matto, sono poco bilanciati e non fanno i ritornelli che piacciono a me, ma dal vivo rendono.
Ma è triste chiudere con i Turbonegro. E allora concludo dicendo che dopo questa esperienza chiudo con Wacken per un po’. Quello che poteva darmi, mi ha dato. Sono state 4 edizioni eccezionali, per ogni Metallaro questo è IL POSTO… poi gli snob diranno che non ci suonano i gruppi “giusti”, ma alla fine si va per la festa. Pochi gruppi “giusti” permettono di scoprire nuovi personaggi che altrimenti non ci saremmo mai degnati di guardare. Vale la pena di farci un salto, prima o poi.
Grazie a tutti coloro che hanno condiviso il viaggio col sottoscritto (voi sapete chi siete, fatevi un applauso). Quello che si poteva raccontare è stato narrato, ci sarebbe dell’altro ma è un’altra storia e ci vorrebbe un altro blog.
E poi adesso devo parlarvi del Festival più zozzo e unto della storia, ci sono andato questo sabato a Villach… poi i Gotthard hanno rimesso le cose a posto, ma fino a quel momento…
venerdì 31 agosto 2007
Fissa del momento...
So che per alcuni è quasi scontato che...
SHY "Excess All Areas" (1987)
sia un capolavoro, ma io ci arrivo un pò in ritardo su queste cose. E mi fa incazzare che l'unico video che ho trovato è quello dell'anthem dell'album, mentre il gruppo da il meglio sulle canzoni melodiche ma virili genere "AOR testosteronico". Intanto beccatevi la voce e la chioma di Tony Mills, uno che se ti chiama ad alta voce fa girare mezzo milione di persone.
Album da avere, seriamente...
giovedì 30 agosto 2007
W.O.A. 2007 pt. 6 - Si continua a suonar...

I gruppi che mi interessano partono dopo pranzo, quindi mattinata libera. Acquisti assoluti al Metal Market, dove incontro ancora una volta il leggendario Boss, padrone dell’etichetta Black Mark e soprattutto padre di Quorthon. I Bathory dell’epoca “vichinga” hanno significato qualcosa per me e non perdo occasione per ribadirlo al piccolo svedese panciuto.
Flora e fauna locale. Flora: erba da pascolo. Fauna: Metallaro Più o Meno Evoluto… si va dal vecchio Rocker anni ’80 (mullet rigoroso) al black panda (che stuprerebbe un canguro pur di apparire evil) fino al Thrasher coi capelli appiccicosi e le cartucciere. Donne, sì, ma di circonferenza improbabile e quindi inavvicinabili. Wacken non è luogo di conquiste, anche se dopo 5 litri di birra qualcuno potrebbe trovare gradevoli anche le mozzarelle a 2 zampe.
Via coi gruppi, allora, in una giornata splendida e priva di intoppi.
STRATOVARIUS. Dal poco che ho visto e sentito la band ha svolto il compitino in modo svogliato. Hanno intascato la paghetta e se ne sono andati a farsi un giro. Da anni suonano con il pilota automatico, poche sbavature e assenza di anima. Il Metal lo devi vivere, non può essere un lavoro. Finiti? Direi di sì, si sono riformati solo per i soldini. E Kotipelto deve prendersi una pausa di qualche mese, la voce ha cali paurosi. Peccato, a metà anni ’90 erano imprescindibili per un certo modo di fare Metal…
RAGE. Insieme all’orchestra! Bellissimo! Suoni perfetti, prestazione maiuscola: manca Mike Terrana alla batteria ma il sostituto (drummer dei Silent Force) se la cava, Smolsky sbrodola sulla chitarra come un Malmsteen che con qualche grammo di buongusto, Peavy ormai pesa come un orso adulto ma canta alla grande e lo si perdona se suona una nota di basso ogni quarto d’ora. Ottimo il repertorio, anche se hanno inciso talmente tanto nella loro storia che qualche disco me lo sono perso per strada. Uno degli highlights di Wacken 2007.
NORTHER. Children of Bodom: uguali!!! Mi mangio un chili con carne (senza alcuna traccia di carne) e per mezz’ora addormento il cervello. Poi mi riprendo e capisco che i Norther non sono UGUALI ai COB, essi hanno copiato 1 sola canzone dei COB e la ripropongono all’infinito. Pedalare.
DESTRUCTION. Nella triade tedesca “Sodom-Kreator-Destruction” sono i migliori. Meglio dei Sodom (e non ci vuole niente) ma anche dei Kreator (che dopo aver cercato l’evoluzione sonora sono tornati al vecchio stile e sembrano i “Kreator che fanno cover dei Destruction”). In più hanno le strappone sul palco. Insomma, si divertono e non sembrano prendersi troppo sul serio. Certo, non sono i Tankard e Schmier è uno che piuttosto di lavarsi si farebbe circoncidere… ma fanno divertire e sbatacchiare la testa. Ancora una volta i ragazzini tirano fuori le croci rovesciate… vabbè, lo fanno anche con gli HIM…
TYPE O NEGATIVE. E adesso lo dico! Hanno scritto 4-5 bei pezzi e basta!!! Sono stati un fenomeno divertente a suo tempo, Peter Steele è talmente “ironico” in ogni sua frase che sembra recitare (effetto Elio e le Storie Tese). Ma oltre a questo non si va.
TURISAS. Il W.E.T. Stage è praticamente inaccessibile. Un muro umano mi obbliga a vedere in punta di piedi 3-4 canzoni prima di essere costretto alla ritirata. I finnici piacciono parecchio da queste parti. Dal vivo sanno intrattenere, ricoperti di pellicce e sangue. Hanno anche un poveraccio che suona la fisarmonica. Convincono di più quando fanno i Metallari piuttosto che la band di liscio (con la fisarmonica, neanche i Rodigini…)
IMMORTAL. Mah… il black metal… mah… eppure sotto il palco erano in tanti… spero si siano accorti della tristezza infinita che fuoriusciva dalle casse…
BENEDICTUM. In un W.E.T. Stage semideserto si esibiscono i Benedictum. Anzi, si esibisce la loro cantante, visto che il resto della band è parecchio anonimo. Heavy Metal stile Black Sabbath (Dio-era) senza genialate. Mi guardo intorno e vedo che l’audience è composta da ultraquarantenni con magliette improponibili (Muro? S.A.D.O.? Ma hanno mai stampato delle magliette questi gruppi?!?). Poi scopro che stanno aspettando la cantante con la voracità tipica dell’avventore di topless bar. La ragazza in effetti è appariscente anzichenò, uguale sputata a Tina Turner, solo che canta Metal. E ha una “esuberanza di forme” decisamente notevole. Per il resto, nulla da segnalare.
IN FLAMES. Ma quanti soldi spende l’organizzazione? Nemmeno Ligabue può permettersi una produzione on-stage del genere. Luci, flashes, esplosioni… Il concerto l’ho visto dalla Festa della Birra, grazie agli schermi che proiettavano le immagini. Un oceano di gente che si ammazza. La band che esegue una scaletta TROPPO sbilanciata verso la produzione recente, ma sono in effetti le songs con cui hanno sfondato e la gente vuole sentire quelle. Gli IF tengono sempre un occhio sulla qualità musicale (di genere, chiaro) e un occhio sui dati di vendita. Sicuro gli scazza che in USA venda gente che da loro ha copiato tutto e nemmeno troppo bene (es., Killswitch Engage), ma alla resa dei conti dimostrano di essere loro i maestri di un certo modo di “far Metallo”.
martedì 28 agosto 2007
W.O.A. 2007 pt. 5 - Finalmente si suona
Ingresso area concerti. Coda chilometrica. Bestemmie. C’è un incendio davanti al Black Stage e il fumo ha invaso il palco. I Napalm Death stanno suonando (?!) mentre molta gente non riesce ancora ad accedere al loro palco. Urla e pericolo di sommossa. I soliti italiani (questa volta NON gente che mi ero portato dietro) incitano a spingere per entrare, col solito atteggiamento da nordafricani che ci rende RIDICOLI in tutto il mondo. Alle fine, anche senza spinte, si entra. Diciamo pure che è stato un Wacken pieno di intoppi, ma l’organizzazione ha sempre saputo trovare rimedi tempestivi ed efficaci.
COMMUNIC. Muro sonoro devastante, e sono solo in tre. I due album li ho ascoltati senza grosso interesse, troppo “modernisti” per i miei gusti, ma sul palco avanzano irrefrenabili come una carica della cavalleria normanna. Gran cantante, tra l’altro. Da rivalutare.
THERION. Sacrificati alle due del pomeriggio (meritavano le tenebre) e con suoni decisamente fuori registro. Ma gli svedesi hanno saputo dare vita a uno show intrigante. Quattro cantanti: il nuovo Thomas Vikstrom, piccolo e tondo ma con piglio da vero rocker… e ci credo, visto il curriculum; Snowy Show, il gigante albino, uno degli ultimi Veri Personaggi del circo del Metal; due ragazze che non ho avuto il piacere di riconoscere (ma sicuro le hanno assunte per le capacità artistiche, visto che l’avvenenza sta altrove). L’ultimo disco piacevole resta “Secrets of the Runes”, il capolavoro è “Theli”, loro lo sanno ed estraggono il meglio della loro discografia. Johnsson è sapiente compositore tanto quanto inutile chitarrista. Infine, sfoggiano il peggiore sfondo di tutto il festival, un’immagine talmente brutta che potevano esibirla alla Biennale. Promossi, piaciuti, avanti il prossimo!
POSSESSED. Visti al volo, un paio di pezzi. Caciaroni più che potenti. Il valore storico non si discute, ma è chiaro che un certo modo di suonare “estremo” non ha retto il passare del tempo (vero, Venom?). Un plauso a Jeff Becerra, il cantante: un incidente gli ha paralizzato le gambe qualche anno fa e lui si esibisce in sedia a rotelle! METAL!
FALCONER. Un progetto da studio che viene portato dal vivo. Fallimento su tutta la linea. Fedeli a quanto inciso, ma privi di qualunque verve… encefalogramma piatto. Cantante particolarissimo e originale (di solito canta a teatro), ma assolutamente fuori luogo e incapace di gestire un pubblico Metal. A mai più…
LACUNA COIL. Unico gruppo nostrano a Wacken. In Italia serpeggia un disprezzo immotivato per i LC, che non hanno alcuna colpa se non di essere riusciti a superare il provincialismo italiota e giocarsi le proprie carte all’estero, invece che stare qui a esibirsi nei pub. Bravi in quello che fanno, moderni e melodici quanto basta. All’estero spesso non ci credono che sono italiani, perché “Italia = dilettantismo” e loro sono ultra-professionali. Cristina è ormai front-woman consumata, gli altri non sbagliano una virgola e ci rendono orgogliosi di dire “Italiaaaaaaaaaa”! Alla faccia dei trogloditi che li prendono a bottigliate.
BLIND GUARDIAN. Sullo show non dico nulla. Mi piacciono troppo per valutarli. Sono sempre loro, nel bene e nel male. E anche il male è sempre delizia coi Blind. Nota a parte: bodysurfing per tutto il concerto… decine di corpi sollevati e trascinati verso le transenne, con svariate cadute da trauma cranico di pregevole fattura.
DIMMU BORGIR. Visti mentre stavo disteso sulla paglia come un Dinamite Bla Metallico. Come al solito si è assistito ad una simpatica carnevalata, con la band che si pitta e si riempie di borchie solo per contratto e centinaia di ragazzini privi di senso del ridicolo che ostentano croci rovesciate. Certo che, dal punto di vista del Marketing puro, Satana vende…
ICED EARTH. Chissà cosa è successo… tutti si aspettavano il concerto evento, e invece tanto tuonò… La band è ovviamente impeccabile, ma ha innestato da poco 3 nuovi elementi e di sicuro sono tutti da rodare. Ripper Owens è nella TOP 5 degli Heavy Metal Screamers, veramente una macchina da guerra… il suo difetto è la presenza scenica e il non essere proprio a suo agio con il repertorio di Barlow. Mi è sembrato uno che canta negli IE solo perché lo pagano. Anche il pubblico non reagisce in maniera roboante, se non nelle prime file. Rimandati, e lo dico con dispiacere perché la band mi piace, anche con Ripper alla voce.
giovedì 23 agosto 2007
W.O.A. 2007 pt. 4 - E la musica dov'è?

La zona pre-area concerti (quella delle Festa della Birra) è stata rimessa in sesto dalle ruspe. C’è paglia ovunque, quindi non si affonda nel fango. A meno che tu non lo voglia. E tra migliaia di Metallari, qualche centinaio sicuramente vuole. Sporchi, fangosi e pieni di birra: fanno molto folklore, anche se suscitano un minimo di disappunto quando cercano di abbracciarti.
I cessi di Wacken. Ce ne sono tanti. Anche se l’utente del festival predilige inoltrarsi nei campi, sfidando sabbie mobili e propri simili per provare l’emozione di svuotare la vescica in mezzo alla natura. A volte però la birra provoca disorientamento e ti trovi qualcuno che ti piscia sulle scarpe. Senza malizia, comunque. Da quest’anno era anche possibile affittare un cesso personale, dove potevi espletare in tranquilla solitudine, senza ingombranti presenze di qualunque genere e odore. Non so se a qualcuno sia venuto in mente di affittarlo, ma vedendo i ceffi in giro tenderei ad escluderlo.
Ci sono anche le docce. Quest’anno ho deciso di approfittare di mezz’ora libera per provarle. Alla modica cifra di euro 2,50 ho goduto della seguente esperienza: doccia calda in un casermone tipo galera U.S.A., pieno di nordeuropei tatuati, panciuti (la panza è genetica), spesso tinti di nero (con la ricrescita bionda, che loro ritengono fighissima e che mi ha donato impagabili momenti di ilarità)… nel dubbio ho prestato attenzione a non far cadere la saponetta.
Altra cosa rilevante: è il primo giorno del festival. Le esibizione cominciano nel pomeriggio. Insieme ad una pioggia fastidiosa. Dei gruppi “grossi” che si esibiscono mi interessa poco: BLITZKRIEG (li ho già visti al PlayItLoud), ROSE TATTOO (grandi, c’erano anche nel 2006), SODOM (non ho mai provato il minimo interesse per questi tre agricoltori) e SAXON (che a Wacken fanno sempre uno show con megaproduzione, pyros, luci, ecc., ma suonano qui con la frequenza dei Motorhead). Quindi recensisco l’unica band che ho visto.
TYR. In un W.E.T. Stage (il palco coperto, Wacken ha 4 palchi: 2 pincipali, 1 medio e 1 minore, il W.E.T.) affollatissimo la band fa un’esibizione precisa e intensa, anche se troppo breve. La loro musica, complessa e affascinante, intrisa di folk nordico e dirompente con robuste cavalcate metalliche, rende benissimo dal vivo. Eseguono anche delle riletture di canzoni popolare delle Isole Far Oer, luogo da cui provengono: si tratta di vere e proprie canzoni da osteria, che mettono allegria e voglia di brindare. Sarà anche stato lo stretto contatto con centinaia di energumeni sudati…
La fine del concerto dei Tyr mi fa realizzare che quest’anno gli organizzatori forse hanno fatto un passo falso. C’è davvero TROPPA gente. Non ci si muove nemmeno. Per uscire dall’area concerti devo spingere, strisciare, urlare, manovrare, ma alla fine la vittoria è mia. Vorrei restare a dare un’occhiata in giro, ma l’area concerti è full e non si passa: mai visto a Wacken!
Pieno di brutti presentimenti, mi reco all’accampamento e decido di trascorrere il resto della serata in riflessione (oggetto della riflessione: ma dove avevo preso il colpo di freddo che mi obbligava ad andare in bagno ogni 15 minuti?).
lunedì 20 agosto 2007
W.O.A. 2007 pt. 3 - Dolce Far Nulla

Mi reco spavaldo in area concerti per cambiare il mio biglietto con il prezioso braccialetto e con la Full Metal Bag. La suddetta borsa, al modico costo di euro 20 (compresi nel prezzo del ticket), fornisce: 1 impermeabile di Wacken e 1 sacco della spazzatura di Wacken (intercambiabili, nel senso che sono uguali), 1 penna di Wacken, 1 CD con qualche gruppo che suona a Wacken, 1 adesivo di Wacken, 1 collanina di Wacken… mancava solo 1 mucca di Wacken e avevamo esaurito i prodotti locali.
Il Festival non è solo musica. Certo, il 90% è musica. O almeno, è il valore che io do alla musica. Ma ci sono tutta una serie di eventi collaterali IMPERDIBILI. Il Metal Market permette al baldo Metallaro di dilapidare patrimoni in abbigliamento, chincaglieria, CD e vinili, armature (!), corni d’osso, scarponi da rocciatore. Ogni anno l’offerta è sempre più ampia e variegata. Per l’anno prossimo mi aspetto anche uno stand per il commercio di schiavi.
Poi abbiamo l’aspetto più squisitamente culinario. Il tedesco non sa mangiare, sa solo grigliare a caso e poi ricoprire tutto con salse variopinte. Ovvio che gran parte del cibo a disposizione sia colorato come un trans al carnevale di Rio. Anche gli effetti collaterali spaziano da una gestibile acidità di stomaco al temibile “spruzzo incendiario” fino allo svenimento mistico con visione di Sant’Artemio trafitto dalle frecce dei Saraceni. Prelibatezze supreme: panino con aringa cruda, panino con aringa macerata nell’aceto e impanata, panino con salmone crudo e cipolla, chili con carne (colore rosso mattone), cibo vietnamita che cambia nome in continuazione ma ha sempre l’aspetto di vermi alla busara, Gepetto’s Original Italian Pizza (un disco di pasta con sopra ragù, emmenthal e salame crudo), panino all’aglio.
Da bere… vabbè, si sa.
L’utente del Wacken non è estremista come quello del Bang Your Head. Puoi mettere le magliette che vuoi senza temere rappresaglie (laddove al BYH se hai la maglia di un gruppo che ha pubblicato per la prima volta in CD anziché in vinile, ti appendono per le unghie dei piedi). Ma il tedesco conserva comunque la passione per il gruppo sfigato, e quindi ancora una volta ho potuto ammirare la ragazza che indossa la canotta degli Incubator. È bello rivedere volti noti…
E di volti, noti o no, se ne sono visti un casino. Il festival è esaurito da un mese e più. Continua ad arrivare gente da tutto il mondo, si affollano come quarantenni ad un corso di latino-americano. La grande affluenza è in parte merito di un documentario intitolato “Full Metal Village”, che narra il rapporto tra gli abitanti di Wacken e la Popolazione Metallara: il documentario ha avuto un grande successo nei paesi di lingua tedesca e ha fatto aumentare a dismisura la fama del festival.
Come si può evincere, il mercoledì a Wacken non si combina nulla dal punto di vista musicale. Le ruspe lavorano per sostituire il lago di fango con paglia e fieno: non perché anche la vacche debbano assistere al festival, bensì perché avremmo evitato l’effetto sabbie mobili. Cosa sempre gradita a chi ha pagato i suoi 100 euro di biglietto.
domenica 19 agosto 2007
Mi sono fatto...

Ma adesso sono tornato e a breve saprete tutto ciò che c'è da sapere su Wacken e che nessuno si prende mai la briga di scrivere!
martedì 14 agosto 2007
MELIDIAN - Ready To Rock
Riff cromati, tastiere angeliche, batteria incalzante, basso quadrato, voce roca&virile...
Perfetto bilanciamento
Un altro gruppo che doveva farcela
Grazie a Walter per l'involontaria dritta su questa band. Ma allora è vero che ai tempi si faceva tutto meglio? PS il video parte dopo 22 secondi, abbiate pazienza e la vostra estate acquisirà un senso
lunedì 13 agosto 2007
W.O.A. 2007 pt. 2 - Arrivo...

Notizie inquietanti da Wacken mentre lasciamo Monaco. I nostri agenti sul posto riferiscono di tempeste e pioggia orizzontale. Non si può parcheggiare nell’area campeggio causa fiumi di fango. Le auto vanno lasciate in aree apposite e si arriva a piedi al campeggio, ovviamente carichi come profughi.
Sarebbe stato bello dire che questa è un’altra storia, ma il Fato ha voluto che la storia fosse proprio questa. E quindi questa devo raccontare.
Siccome nel viaggio di avvicinamento a Wacken non è successo molto, scrivo a caso. Ho notato per esempio che nella narrazione uso il “noi”. Sarà per lo spirito di appartenenza alla Comunità Metallara, sarà per coinvolgere chi quelle cose le ha vissute… però fa troppo “Metallica del primo album”. Quindi d’ora in poi passo alla prima persona singolare (IO). Così il mio Ego è soddisfatto e posso esprimere le mie opinioni senza coinvolgere poveri innocenti.
1. Il tempo in Germania è imprevedibile, un po’ come i vincitori del Tour de France.
2. I tedeschi sono simpatici e compagnoni solo quando bevono, sennò sono rigidi come dei baccalà.
3. Se un cameriere non capisce l’ordinazione, nel dubbio ti porta una birra da litro.
4. Gli autogrill hanno prezzi da suicidio, ma i cessi con lavaggio automatico del sedere sono incantevoli. E appendono sempre davanti ai water la pubblicità dei caminetti Kago… ho deciso che un giorno il “Genua 161” sarà mio…
5. Lassù sono ancora incazzati perché li abbiamo battuti in semifinale ai Mondiali. Va bene tutto, ma sostenere che i tedeschi abbiano dominato la partita è come difendere a spada tratta la verginità delle veline…
6. Non è vero che le eoliche rovinano il paesaggio, anzi… quindi i Verdi italiani, che girano il mondo solo per andare ai Caraibi, possono andare a cagare (scusate l’eufemismo)
Alla fine si arriva a Wacken. Sono le 10 di sera, non piove ma è di certo passato un uragano: pare Pederobba a Novembre. Gli unici contenti sono i bovini, che alla fine rappresentano il 90% degli abitanti di Wacken. Il supermercato è ancora aperto e mi getto dentro a comprare generi di prima necessità: energy drink (Red Bull da 0,35!!! Higher Power), patatine al bagigio, deodorante all’aglio, cipolle fritte, Original Italian Raviolos (!), ecc.
Poi è il momento di parcheggiare in un campo fangoso, caricarsi di tende e bagagli e raggiungere il campo che ci era stato riservato dai nostri agenti giunti un paio di giorni prima. Eccellente posizione: 100 metri dall’area concerti, 20 metri dai bagni (e questo fu un bene!), 50 metri dalle docce (per chi le usa…), in cima a una piccola collina ben difendibile dagli assalti degli autoctoni. Perché di gentaglia ne è già arrivata parecchia, quest’anno il festival è sold-out da quasi un mese…
Poco tempo per piantare la tenda al buio, qualche pacca sulle spalle, due brindisi in mezzo alla nebbia umida notturna (principale prodotto di Wacken dopo i bovini) ed è ora di porre fine all’agonia buttandosi nel sacco a pelo.
A domani…
mercoledì 8 agosto 2007
W.O.A. 2007 pt. 1 - Warm Up!!!!!

Si parte per Wacken. Ormai è come andare a Jesolo. Solo che è a 1317 km da casa. Ma è piena di tedeschi, proprio come Jesolo. Anche se non ha la Capannina. E questo è un bene. Ma ha gli stand di panini con l’aglio. E questo è un bene solo se non ti relazioni con chi li consuma.
Ma la storia è un’altra. È la storia di un’auto che si dirige a Monaco. E che a Monaco riesce anche ad arrivare. Si potrebbe insinuare che è merito di un navigatore satellitare particolarmente efficiente, ma la realtà è che la strada fino al capoluogo della Baviera è dritta e solo con un navigatore satellitare si può sbagliare direzione. Siccome il buon senso è caratteristica umana (anche se non di tutti gli umani) e non dei navigatori satellitari, a Monaco ci si arriva, e anche in tempi decenti. Certo, prima c’è stata una pausa in autogrill tedesco con degustazione di wurstel gigante. Ma anche questa è un’altra storia.
A Monaco entriamo in contatto con un secondo gruppo di Wackeniani che aveva già speso una notte laggiù, barcamenandosi tra birrerie, discoteche semideserte e una tiepida notte ingentilita da uragani e rovesci temporaleschi. L’istinto di sopravvivenza ci spinge di prendere una stanza in un ostello. Sei maschioni (più gentile donzella) chiusi nella stessa stanza generano immediato olezzo da cane con la rogna, il che ci porta a cercare rifugio nel centro di Monaco. Non c’è molto da dire sulla metropoli bavarese se non che sono fuori di testa per Luca Toni. Direi che basta e avanza.
Prima di affrontare l’impegnativa e famigerata birreria Hofbrau di Monaco, si decide di fare antipasto con sushi take-away. Ora, mi perdonino i filo-giapponesi, ma resto dell’avviso che preferirei di gran lunga mangiarmi le scarpe di Totò Antibo piuttosto che ingerire ancora quel pesce morto.
Non resta che inoltrarsi nell’HB, mastodontica birreria storica di Monaco, principale attrazione della città. Almeno a giudicare dalla presenza. Lunedì sera, tutto pieno. Mi guardo intorno ma Vasco non c’è, quindi non capisco come il locale possa essere così affollato… poi mi ricordo che siamo in Germania, paese civile in cui Vasco al massimo servirebbe ai tavoli. E invece al nostro tavolo serve un vietnamita che nemmeno si cura di prendere gli ordini, porta solo birre da litro. Riusciamo a fargli capire che vogliamo mangiare e allora ci porta tutto insieme ad altre birre da litro.
Per inciso, la birra tedesca ha la gradazione di un succo al caco e per immediato effetto collaterale trasforma la vescica in un pesce palla. Per questo la fila al bagno è più lunga della coda agli Uffizi.
Nota di colore. Hitler ha cominciato la sua “carriera” di arringatore di folle proprio in questa birreria. Non escludo che parte delle sue idee possa essere emersa dopo qualche seduta troppo prolungata al bancone.
All’HB si possono fare incontri importanti per la propria formazione. Cito a caso. Famiglia tipo teutonica (madre-padre-figlia-figlio) che butta giù birre a cascata, con tanto di bimbo sugli 8-9 anni che schiena la birra incitato da padre, poi da il cinque alla mamma, rutta e scappa in bagno. Oppure, tavolata di orientali (azzarderei Mongolia) che, essendo privi del gene dell’assimilazione dell’alcol, dopo una birra ridono sguaiatamente rimembrando con nostalgia le scorrerie di Gengis Khan e Tamerlano. E infine, i soliti italiani che cantano cori sconci. Quelli siamo noi. In breve un buttafuori si piazza a capotavola per tenerci sotto controllo, il tutto tra l’indifferenza generale. Almeno alla fine abbiamo la dignità di andarcene 5 minuti prima di essere cacciati…
La serata prosegue altrove, ma siccome alla fine le procedure non cambiano (la storia sì, ma è da raccontare un’altra volta, e forse in un altro blog), tanto vale passare alla giornata seguente.
lunedì 6 agosto 2007
mercoledì 25 luglio 2007
Perchè "Disossato"???

Alcuni storici hanno suggerito che Ivar fosse un disabile. Sappiamo che i Vichinghi solitamente eliminavano i neonati deformi o handicappati, ma l’essere il primogenito di un re potrebbe avergli salvato la vita. Le saghe insistono molto sul fatto che, nonostante non fosse in grado di camminare, Ivar possedesse una forza straordinaria nella parte superiore del corpo e che partecipasse alle battaglie da distante, scoccando dardi col suo arco lungo. Era inoltre estremamente abile nelle tattiche e nelle strategie di battaglia. Le due cose potrebbero essere accettabili. Soprattutto la seconda, un Ivar che studiava con cura la disposizione degli uomini e il modo di guidarli in battaglia: dall’alto del suo scudo poteva avere una visuale migliore e decidere con rapidità eventuali modifiche alle tattiche.
Ricordiamo anche che l'abilità tattica dei Vichinghi dell’epoca era talmente limitata che bastava avere appena qualche idea chiara su come ci si comportasse in battaglia per avere la fama di “grande stratega”.
Curiosità. Nel 2003 Nabil Shaban, un avvocato disabile affetto da "osteogenesi imperfetta", girò un documentario intitolato "The Strangest Viking" per una rete via cavo. In esso esplorava la possibilità che Ivar il Disossato potesse essersi trovato nelle sua stesse condizioni. Tra le altre cose dimostrò che poteva utilizzare un arco lungo e quindi di poter partecipare alle battaglie, come era richiesto a un capo vichingo.
Le saghe affermano che “né amore né lussuria giocarono alcun ruolo nella vita di Ivar” e che morì senza figli. Facile quindi concludere che Ivar fosse impotente. Da qui il soprannome di “Disossato”, o “Privo di Ossa”. Ad oggi questa è la più accettabile tra le varie versioni del soprannome di Ivar.
Altra spiegazione sta nel particolare senso dell’umorismo dei Vichinghi. Laddove un uomo di distingueva per le dimensioni, veniva soprannominato “Il Piccolo”, mentre un guerriero dal notevole girovita spesso sfoggiava il nomignolo di “Smilzo”, e così via. Nelle saghe Ivar viene descritto come un gigante dalla straordinaria forza fisica, quindi un soprannome come “Senza Ossa” potrebbe essere assolutamente plausibile.
martedì 24 luglio 2007
BLS & clones

Volevo finire la storia di Ivar, ma ho deciso di togliere un sassolino dall'anfibio.
Girando un pò per la Rete, parlando con i nuovi (o vecchi) gruppi della "scena" di questo disastrato NordEst dove la gente beve troppo e si preoccupa poco di comporre roba decente... insomma, cercando di capire cosa bolle in pentola, musicalmente parlando, emerge sempre lo stesso nome...
Black Label Society... o Black Label, siamo già ai diminutivi
C'è un pollaio pieno di gruppi che vorrebbero suonare "a metà tra i Black Label e ... (inserisci altro gruppo a caso)".
E sapete cosa mi è venuto in mente? Che la Musica non c'entra niente. C'è di tutto, ma non Musica. I BLS sono potenti e cattivi, Zakk suona come un berserk (e dell'orso comincia ad avere anche l'aspetto), vestono da bikers, se ne fregano di tutto, distruggono i posers a rutti, ecc.
Solita storia. I BLS compongono lo stesso album da anni. E lo fanno bene. Perchè è il loro mestiere. Mentre il vostro, cari rockers (minuscolo non casuale), è plagio. E del peggiore. E' una scusa per suonare tre riff con armonici e raccontare in giro che "suoniamo alla BLS". Anche perchè adesso fa figo citare Zakk Wylde. Fa figo vestirsi West Coast Choppers. Fa figo fare i bikers. Fa figo. Ma le canzoni dove sono?
Mi sono rotto le scatole di gruppi che "dal vivo spaccano". I salti da gorilla sono sempre ben accetti, certo meglio che colonne del Partenone con gli strumenti in mano. Ma possibile che nessuno si ponga il problema se serve altro? Ascolti le canzoni e non le distingui una dall'altra. Una suite di mezz'ora con armonici e vociaccia stonata. Roba composta in dieci minuti, tanto per avere qualcosa da strimpellare sul palco di qualche sagra. Ormai quando sento "alla BLS" so già cosa aspettarmi...
La Musica sta altrove. Io vedo solo una massa di bambini gasati coi gilet in pelle e una patetica serie di rockers stagionati che cercano scuse per evitare di impegnasi a comporre... tanto basta il "riff che spacca"...
La Musica sta altrove.
E come sempre, questa è un'opinione
giovedì 19 luglio 2007
Ivar il Disossato

Capo Vichingo proveniente dalla Danimarca, nell’anno 853 arrivò a Dublino per regnare sui Vichinghi che avevano conquistato la città un decennio prima.
Nell’865 i Vichinghi Danesi strariparono in Inghilterra. Dopo anni di scorrerie e saccheggi, i Nordici erano pronti ad una vera e propria invasione. Circa un migliaio di uomini (numero che oggi ci fa sorridere ma che all’epoca era degno di nota) ai comandi di tre fratelli. Ivar, Ubbi e Halfdan. Le saghe dicono che erano giunti per vendicare la morte del padre Ragnar, ucciso dal re Ella di Northumbria. Pare che Ella avesse fatto gettare Ragnar in una fossa piena di serpenti. Vero o no, i tre figli di Ragnar usarono il pretesto per organizzare una spedizione. Ivar era il maggiore e aveva il comando.
L’orda sbarcò in East Anglia e si procurò i cavalli. L’anno seguente iniziò l’avanzata via terra verso York, principale centro del Northumbria. La città oppose poca resistenza: le scorrerie degli anni precedenti avevano chiarito che i Vichinghi erano interessato all’oro e all’argento, e quello si decise di concedere loro. Ma Ivar e i fratelli occuparono la città con la ferma intenzione di restare.
Ella, che era salito al trono per acclamazione popolare ma si era meritato la fama di tiranno, richiamò il deposto re Osberto, che aveva lasciato un bel ricordo: ripulita così la propria reputazione, unì le forze con Osberto e marciò verso York. Era l’anno 867.
Lo scontro tra i due eserciti avvenne sulla pianura davanti a York. I Vichinghi ottennero una schiacciante vittoria e i due re nemici vennero catturati.
Ivar, Ubbi e Halfdan decisero di infliggere a Ella uno spietato e cruento rituale, l’aquila di sangue. La schiena della vittima venne incisa lungo la spina dorsale fino a separarne le costole e i polmoni furono estratti e allargati come se fossero le ali di un’aquila. Ella morì soffocato in un lago di sangue e l’ultimo suono che udì furono le risate sguaiate e gli scherni di Ivar e dei suoi fratelli.
Conquistate le terre di Ella, i tre si divisero e partirono per nuove razzie. Nell’869 Ivar e Ubbi scesero nell’East Anglia e catturarono il re Edmondo. Lo legarono a un albero e lo fecero trafiggere dalle frecce. Per questo suo sacrificio gli Inglesi lo venerarono come un santo, appunto Sant’Edmondo. Halfdan intanto guerreggiava nel Wessex, vincendo molte battaglie ma senza mai riuscire a conquistare il territorio. Dopo anni di guerre cominciò la vera e propria occupazione del suolo inglese. I Danesi si spartirono le terre e cominciarono a insediarsi e a dominare.
Dopo di ciò Ivar sparisce dalle cronache, ma forse lo ritroviamo con il nome di Imar negli Annali dell’Ulster. Secondo la fonte, nell’871 fece ritorno a Dublino per regnare come “re di tutti i Normanni di Irlanda e Britannia” e morì nell’873. Di morte naturale. Fine priva di gloria vichinga, ma se ne andò ammantato da un alone di invincibilità.
Manca solo di spiegare perché Ivar fosse chiamato “Disossato”. Ebbene, abbiate pazienza qualche giorno e tutto sarà rivelato.
martedì 17 luglio 2007
Recensioni tra passato e presente


lunedì 9 luglio 2007
L'ignoranza non è una scusa
